CAPITOLO 16

L’attività spontanea

I bambini piccoli possono essere molto avanzati. Con mani più o meno allenate, conquistano l’indipendenza. Gli piace portare cose pesanti e fare cose difficili – hanno una spinta interiore per esercitare il massimo sforzo. I bambini hanno la tendenza ad imitare (ad adattarsi a questo mondo) ma prima ci deve essere una preparazione. C’è un ciclo di attività che porta al movimento coordinato. Il bambino dipende dal mondo per riceverlo, per dargli ciò di cui ha bisogno per diventare felice, per avere un buon carattere; vuole il giusto ambiente e il giusto trattamento psichico.

8 ottobre 1946


Il bambino comincia a camminare con sicurezza e senza aver bisogno di aiuto a circa un anno e tre mesi. È un grande momento nella sua vita perché si tratta di acquisire una maggiore indipendenza, ma è un momento importante anche per la madre: la sua vita ora diventa più difficile. È un vero problema, perché adesso il bambino può muoversi per casa, mentre prima dove lo mettevi stava. Il piccolo è in grado di usare le mani, può prendere e spostare gli oggetti. Conoscevo un bambino, di meno di un anno d’età, a cui piaceva spolverare e togliere i tappi dalle bottiglie: se la madre avesse lasciato incustodita una bottiglietta di profumo, il figlio avrebbe potuto rovesciarla. Ho visto bambini di un anno che mettevano a posto le cose quando avevano finito di usarle, e si tratta di attività che spesso passano inosservate, perché di solito ai bambini vengono dati solo dei giocattoli. Dobbiamo ricordarci che il piccolo usava e metteva alla prova le proprie mani prima di iniziare a usare i piedi, mesi e mesi prima di poter camminare. Quindi le mani a quest’età possono imparare dei movimenti solo se al bambino vengono fornite le opportunità giuste. Un tempo, quando le donne sedevano con i propri figli in grembo li lasciavano liberi di giocare con i loro capelli. Se una tata fosse educata alla vera cura psichica dei bambini, saprebbe che hanno bisogno di usare le proprie mani in questo modo per svilupparsi bene. Prenderebbe in considerazione questo fatto fisiologico: che i bambini di quattro e cinque mesi usano le mani.


Anche se ho studiato a lungo questa questione, continua a sorprendermi e ogni giorno comprendo sempre di più quanto possano essere evoluti e capaci i neonati. Le mie esperienze sono incoraggianti, ogni giorno mi dà ancora più speranza e fiducia in ciò che i bambini possono fare. Vi potrebbe sembrare curioso, ma mi piacerebbe se qualcuno inventasse delle lettere dell’alfabeto in un materiale adatto a essere usato nel momento del bagnetto: il piccolo potrebbe afferrarle e sarebbero facili da vedere. Sarebbe interessante che sul muro dell’asilo nido ci fossero delle parole scritte in una bella calligrafia. In alcuni templi e moschee le parole si usano come ornamenti al posto di immagini di fiori. A questa età dovremmo inserire l’alfabeto nell’ambiente in cui si trova il bambino. Cosa possono fare i bambini di tredici mesi? Le loro mani sono più capaci. Hanno fatto una grande conquista: hanno ottenuto l’indipendenza fisica e possono camminare, oltre che mangiare. Camminano velocemente e con sicurezza. Sono molto diversi dai bambini che, solo pochi momenti prima, avevano bisogno di aiuto per fare i primi incerti passi. Quella non era vera indipendenza perché dipendevano dall’aiuto degli altri. Allora erano combattenti, adesso sono vincitori. Sono davvero indipendenti. Cosa facciamo per i bambini che hanno ottenuto questa grande conquista? Ad oggi creiamo per loro una scatola quadrata, un box, e ce li mettiamo dentro. Il piccolo è il solo a essere messo nel box. Questa adesso è la ricompensa per l’indipendenza che si è guadagnato, questa è la quantità di libertà che gli diamo. Non possiamo scoprire cosa vogliono i bambini quando sono messi in un box. Non possiamo comprendere la loro psicologia in queste condizioni. Il box è un aiuto per la madre o la tata, perché le priva del compito di dover guardare il bambino. Quando ha bisogno di aria fresca o viene portato fuori per una passeggiata, viene messo in una carrozzina. Di nuovo, non possiamo vedere cosa succederebbe nelle condizioni naturali a questo bambino, da poco indipendente.


Una mia amica ha avuto una figlia e voleva lasciarla libera. Un giorno, la bambina è scomparsa dalla sua vista, per cui la madre preoccupata è venuta a chiedermi cosa avrebbe dovuto fare. Le ho detto: “Lascia stare la bambina e guarda cosa fa. Non abbandonarla, ma guardala da lontano. Potrai avvicinarti se ha bisogno di aiuto”. In seguito, mi ha detto che la bambina aveva preso un poggiapiedi e l’aveva portato in giro. Sebbene avesse molti giocattoli (la famiglia era ricca), ciò che la dava la vera felicità era portare con sé questo poggiapiedi. Questo tipo di attività può essere notato in tutti i bambini di questa età, è molto frequente e diffuso e viene descritto come una fase dai testi americani di psicologia. A questa età i bambini hanno bisogno di portare in giro cose pesanti: è necessario per il loro sviluppo. Adorano fare i facchini e, per un anno e mezzo o anche di più, portano in giro le cose pesanti. Forse la prima opera compiuta dall’uomo sulla terra è stata di trasportare le cose da un luogo all’altro. Non appena il bambino acquisisce questa forma di indipendenza inizia a portare in giro cose pesanti e a mettersi alla prova con attività complicate. Lo chiamiamo lo sforzo massimo. Il piccolo si arrampica sulle sedie, sale le scale, fa tutte le cose che richiedono un grande sforzo. Non pratica soltanto una nuova abilità – la nuova conquista gli consente di fare un grande sforzo. Questo è l’horme, che chiede al bambino di esplorare il mondo e di fare questi movimenti difficili. Evidentemente tutti i bambini hanno questa determinata spinta naturale perché a quest’età hanno tutti la stessa esigenza di mettersi alla prova.


Una volta conoscevo una signora che aveva un bambino bellissimo di un anno e mezzo. Le interessavano le mie idee ma gli dava troppa libertà. Non lo guardava. Aveva un’idea esagerata della libertà: dobbiamo osservare il piccolo e aiutarlo se è necessario, non possiamo semplicemente lasciarlo solo in casa. Un giorno ha sentito il bambino che si ripeteva: “Stai attento, stai attento.” La madre è entrata in salotto, dove si trovavano lui e un tappeto bellissimo. Il piccolo portando una caraffa piena di acqua da una stanza all’altra, facendo uno sforzo enorme. La madre ha detto: “Che fatica per niente; lascia che te la porti io, caro.” Il bambino era disperato: si era rotto qualcosa nel momento in cui lei lo aveva interrotto. Maggiore è lo sforzo, maggiore è il piacere del bambino e peggiore è qualsiasi interruzione.


Dobbiamo renderci conto che i giocattoli non bastano a soddisfare i bambini, che non possono farci niente. Devono essere in grado di fare cose che richiedono un grande sforzo.


I piccoli adorano svuotare i cestini, raccogliere tutti i pezzi di carta e rimetterli di nuovo dentro. Mi ricordo di una madre che aveva visto suo figlio piccolo svuotare un cestino di carta per terra e poi iniziare a raccogliere tutto felice i pezzi di carta rimettendoli a posto. Il naso del bambino non era pulito ma lui era felice. Inorridita, la madre aveva chiamato la tata perché gli pulisse il naso e portasse via le cose. I bambini fanno un grande sforzo per conquistare l’ambiente: fanno tutto il possibile, il prima possibile. Si impegnano al massimo. Ho una foto di una bambina che ho osservato una volta – era una bambina di solo due anni e aveva una grande pancia – e stava portando una pagnotta grande quasi quanto lei. L’ha messa in equilibrio sulla sua pancia e la portava con grande difficoltà. Gli adulti intorno a lei erano ansiosi di aiutarla ma lei si impegnava a proseguire e infine aveva sistemato la sua pagnotta sul tavolo da pranzo. I bambini si impegnano molto in compiti che per il mondo potrebbero non sembrare importanti, ma che per lui lo sono. Non è che desidera rendersi utile, ma deve compiere queste azioni per il proprio sviluppo. La natura lo spinge a mettersi alla prova per svilupparsi.


Gli esercizi fatti dai bambini aiutano il loro adattamento all’ambiente. Prima di tutto devono diventare coscienti dell’ambiente, ovvero imparare a conoscerlo, e per farlo devono vivere delle esperienze. Le tate di oggi sono come infermiere della Croce Rossa, eppure una cosa è prendersi cura dei malati, un’altra cosa è prendersi cura dei bambini. I bambini non sono persone deboli e indifese. Non si muovono come malati, ma come conquistatori. Per passare dall’infanzia alla maturità hanno bisogno di una quantità di esperienze. Dobbiamo infatti renderci conto che tutte le cose che i bambini fanno spontaneamente servono alla loro formazione. La tata deve stare loro vicina e tenerli d’occhio, pronta ad aiutarli se necessario. Sarà molto occupata: un tempo ci si aspettava che i bambini loro dormissero molto e rimanessero nella loro carrozzina o nel loro box, per cui per l’adulto era facile. Non è semplice dare ai più piccoli la libertà ed essere vigili e pronti ad aiutarli, ma è il compito della tata. Gli anziani hanno delle infermiere perché diventano progressivamente più deboli, mentre i bambini si fanno sempre più forti.


La tata dovrà essere interessata ai più piccoli per via della sua conoscenza in materia: dovrà aver studiato l’assistenza all’infanzia. Fino ad allora, potrà solo prendersi cura della vita fisica e non di quella spirituale. È un grande compito e una grande missione assumersi la responsabilità di un’anima e aiutare i bambini a formare gli adulti che diventeranno.


In America, si è fatto molto per aiutare i bambini a svilupparsi. Hanno creato l’attrezzatura per l’arrampicata, laddove prima fabbricavano principalmente il necessario per far dormire i bambini.


Non è che una prova di quanto si stia diffondendo l’idea che i bambini debbano essere in grado di fare movimenti difficili.


I bambini in casa toccano tutto. Una madre sgriderà il bambino considerandolo disobbediente e monello quando, per esempio, vorrà il calamaio. Gli darà i suoi giocattoli e gli proibirà di toccare le proprie cose, ma quello le risponderà: “Non sono qui per i giochi. La mia missione è diventare un uomo forte.” Quindi è oppresso sin dall’inizio.


I bambini hanno la tendenza a imitare. Devono adattarsi in questo mondo ed essere in grado di fare tutto ciò che si fa nell’ambiente, per questo motivo imitano. Gli adulti di solito commentano dicendo: “La scimmia guarda, la scimmia fa”. Dobbiamo renderci conto che i bambini non possono fare immediatamente ciò che facciamo noi. Ci deve essere una fase di preparazione. Ad esempio, nessuno può imparare a suonare il pianoforte per imitazione – si deve esercitare, deve imparare a suonarlo. Allo stesso modo, i bambini non possono fare tutto per imitazione, per cui amano mettersi alla prova con attività complete in se stesse ma prive di uno scopo diretto, perché sono una preparazione che porta all’imitazione. Se i bambini hanno il permesso di fare quello che vedono nell’ambiente, eseguiranno una serie di esercizi che non hanno scopo esterno, ma sono una preparazione per l’attività successiva. I bambini si dedicano con grande cura e interesse a compiti che sembrano inutili. C’è un ciclo di attività. Queste attività ci potrebbero sembrare inutili, ma il bambino si sta preparando, sta preparando anche il coordinamento dei suoi movimenti. Una conseguenza di tutto questo processo fa sì che voglia arrampicarsi. Sale le scale, si arrampica sulle sedie. Non per sedersi, ma solo per amore della scalata. Potremmo chiederci perché dovrebbe fare uno sforzo così grande se non vuole godersi un momento di riposo, seduto: il piccolo si arrampica sul sedile della poltrona, aggrappandosi ai braccioli, e poi scende di nuovo. È un ciclo di attività, uno sforzo che porta a una particolare coordinazione dei suoi movimenti. Il suo scopo è allenarsi, non divertirsi. Ci saranno sempre i bambini che vogliono salire le scale. Generalmente, i genitori non glielo lasciano fare poiché hanno paura che cadano e quindi insistono ad aiutarli a salire. La scala è un’attrezzatura perfetta su cui esercitarsi: il bambino si arrampica a poco a poco e prova una grande felicità.


Una volta, una madre mi ha portato una bambina di quasi due anni dicendomi che aveva dei problemi nervosi e sostenendo: “Ogni volta che la porto su una scala, piange e fa storie. Ti faccio vedere.” La bambina pianse proprio come aveva detto la madre e io pensai che potesse essere perché desiderava salire le scale da sola e non essere trasportata. L’idea che una bambina così piccola potesse fare qualcosa di così pericoloso inorridì la madre. Eppure, le scale sono un ottimo strumento per fare ginnastica, pronte per l’uso dei nostri bambini. Mi ricordo di aver soggiornato in una di quelle alte case londinesi che hanno pochissime stanze su ogni piano, ma molti piani. Le scale erano alte e ripide e il bambino di un anno e mezzo che abitava nella casa voleva salirle. Fortunatamente per il piccolo, ero sola in casa con lui, quindi lui era libero. Con grande sforzo ha messo un piede su ogni gradino ed ha iniziato a salire. Con pazienza, interesse e impegno, ha continuato, passo dopo passo, fino a raggiungere la cima; poi nella felicità del risultato, si è distratto, ha perso l’equilibrio e è rotolato giù di nuovo. Poi si è seduto ed ha tossito perché anche questo modo di scendere le scale era stata una nuova esperienza ed era interessante scoprire che questo modo di scendere era molto più facile e veloce che salire. È stata un’esperienza superiore. Questo è un esempio di un ciclo di attività che potrebbe non avere uno scopo esterno, ma che è una preparazione per qualcos’altro. Si possono osservare molti di questi cicli, noi stessi li abbiamo: anche lo sport praticato in Inghilterra non ha uno scopo esterno utile. Non si gioca solo per l’amore della competizione; è un esercizio. Dobbiamo dare al bambino le opportunità per questi tipi di giochi, invece di proporgli passatempi inutili. Così come dobbiamo preparare un particolare ambiente per praticare un determinato sport, così dobbiamo fornire al bambino i mezzi per svolgere il tipo di esercizio necessario alla sua vita. È essenziale che abbia l’opportunità di muoversi.


Lo scopo alla base di questo ciclo di attività non è solo quello di diventare forti, ma anche di acquisire delle capacità. Il fine dello sport è di renderci più forti e più capaci. Ci sono due fasi: la prima dedicata alla forza e all’atletica, la seconda ai movimenti delicati e ben coordinati – l’agilità si perfeziona attraverso i giochi. Il bambino ha cicli di attività che gli servono a perfezionare i propri movimenti e la propria precisione, non la propria forza. Inoltre, perfeziona anche la propria personalità, sviluppando la costanza e la pazienza necessarie a portare a fine un compito con esattezza. Dobbiamo interpretare le sue azioni in questo modo, come le azioni del bambino che ha portato la pesante caraffa piena di acqua impegnandosi al massimo per non rovesciarla.


Vi proporrò un ultimo aneddoto per illustrare questi cicli di attività. Un giorno una cameriera stava stirando dei tovaglioli, ammonticchiandoli uno sull’altro. Il bambino di un anno e mezzo li ha visti a ha iniziato a prenderli uno per uno, separandoli uno dall’altro. Li ha presi tutti con attenzione e, partendo da un angolo della stanza, li ha sistemati in linea retta fino all’angolo opposto. Non si sarebbe potuta tracciare una linea più perfetta. Una volta finito, ha iniziato a rimetterli a posto, uno per uno, fino a ricreare il mucchio. Potrebbe sembrare un esercizio completamente inutile. Nessuno chiederebbe a un bambino così piccolo di fare una cosa così stancante, poiché in un simile esercizio sembrerebbe non esserci uno scopo intelligente. È stato fatto in risposta a qualche forza nell’horme, che così tanto insegna ai più piccoli. La natura ha dato al bambino questa meravigliosa lezione per prepararlo alla vita, perché prima di poter imitare gli adulti che lo circondano e diventare un cittadino utile deve sottoporsi a un addestramento preciso: deve migliorarsi. Il bambino obbedisce alla saggezza della natura.

Lezioni da Londra 1946
Lezioni da Londra 1946
Maria Montessori
Raccolta delle lezioni tenute a Londra nel 1946 diventate le basi dei corsi 3-6 dell’Association Montessori Internationale. Una pietra miliare nel mondo della pedagogia. Quello del 1946 fu il primo corso di formazione tenuto in Europa da Maria Montessori, dopo il suo lungo esilio in India durante la Seconda guerra mondiale.Lezioni da Londra 1946 raccoglie le lezioni, appunto, tenute a Londra sei anni prima della sua morte, in cui la famosa pedagogista parla con la saggezza di chi ha trascorso una vita a studiare non solo la prima infanzia, ma l’intero sviluppo dell’essere umano.Queste conferenze rappresentano una pietra miliare nel mondo della pedagogia, essendo diventate le basi dei corsi 3-6 dell’AMI, l’Association Montessori Internationale. State attenti – l’animo di un bambino è come uno specchio brillante sul quale ogni respiro può creare un’ombra.Maria Montessori L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, primarie, secondarie e superiori in tutto il mondo.