E cosa fanno le madri con i propri figli piccoli? E cosa hanno sempre fatto le madri che vivono in condizioni naturali? Accarezzano i piedini del proprio bambino, muovono delicatamente le sue piccole gambe dicendo: “Quanto sei bello, piccolo amore mio”. Toccano e accarezzano il corpo intero del bambino perché lo amano immensamente. Toccandolo, fanno questo massaggio al bambino. L’istinto materno è necessario allo sviluppo del movimento e allo sviluppo corporeo del neonato. Ora sistemiamo il bambino in una culla, lo lasciamo da solo e siamo convinti che le carezze siano immorali e poco salutari. Le nostre tate indossano le mascherine sul viso ogni volta che si avvicinano a un neonato e non gli rivolgono la parola. Oppure, se dicono qualcosa di incoraggiante, parlano comunque con la mascherina e i bambini non hanno modo di osservare le loro labbra che si muovono. Questa faccia mascherata è la prima cosa che offriamo alla coscienza che si tra formando.
Un fatto interessante è che in India, dove il massaggio viene praticato più di frequente che nei nostri paesi, c’è un tipo di massaggio che a noi manca. Gli indiani offrono massaggi volti a risolvere tante malattie diverse, dalla malinconica ai disturbi mentali, dalle funzioni interne del corpo al movimento. Non praticano questo massaggio con la classica freddezza che avrebbero gli occidentali, pensando solo di esercitare pressione su un arto: sono convinti anche che ci sia un’importante influenza psichica nel massaggio, per questo i loro massaggiatori devono essere simili ai preti. Preparano il paziente in modo spirituale. Dobbiamo offrire ai bambini un trattamento spirituale oltre a quello fisico, incoraggiandoli tramite il contatto. È il nostro affetto che dà loro piacere e li aiuta a crescere. Quando la natura non ha dato all’uomo un determinato compito da svolgere, ha compensato con qualcos’altro. Tutto ciò che fornisce la natura ha uno scopo e quello di questo dolce gesto di affetto è di favorire lo sviluppo del neonato.
La nostra cultura ha paura di questo trattamento naturale e ha paura di toccare i neonati. Sostiene che è necessario evitare di baciarli, rivolgere loro la parola solo indossando una mascherina e in generale lasciarli in pace. Stabilisce delle regole che prendono in considerazione solo il corpo, per cui anche se c’è una motivazione alla base (come il pericolo dell’infezione) si deve intervenire sul problema, non sul paziente in sé. Se si ha mal di testa, non si taglia la testa. Se c’è un difetto in qualcosa di naturale, bisogna trovare un rimedio, non trascurare questa questione. Dobbiamo sradicare il peccato, non uccidere il peccatore. Dobbiamo sbarazzarci del difetto, se ce ne accorgiamo, ma mantenendo il contribuito della natura. Non sono contro l’igiene, sono convinta che sia importante ma che non debba dettare le regole.
Non capisco come mai questa società abbia così tanta paura della malattia. I neonati vengono messi uno in fila all’altro, o sistemati nelle carrozzine: non sembra esserci molta fiducia nell’igiene.
Ho avuto modo di osservare il lavoro di un altro medico, un grande specialista che ha organizzato un esperimento che consisteva nel sottoporre i bambini a trattamenti e cure mediche perfette sin dalla nascita. Ha preso degli orfani e ha creato una piccola casa di cura.
Ha fatto uno studio specifico incentrato sul modo in cui i bambini reagiscono quando vengono nutriti. È stato molto preciso e ha studiato ogni dettaglio, ed è giunto alla conclusione che ogni neonato ha delle esigenze diverse, per cui è difficile nutrire i bambini artificialmente. Ogni bambino doveva essere studiato individualmente, doveva ricevere una quantità leggermente diversa di cibo e di diverse tipologie. Per questo si è messo a preparare dei pasti specifici, invece di lasciarsi convincere dalle pubblicità che sostengono che un determinato alimento è perfetto per ogni bambino. La sua conclusione è stata che nessun alimento, per quanto sano, vada bene per tutti i bambini.
Nella propria casa di cura questo specialista era riuscito a ricreare delle condizioni igieniche perfette: tutto era scrupolosamente pulito, le bambinaie indossavano delle mascherine e le stanze erano vuote e ordinate. La salute dei piccoli ne ha davvero giovato. Questo specialista aveva anche una clinica dedicata alle madri indigenti, che gli portavano i propri figli. Il medico forniva loro gratuitamente dei consigli così da poter confrontare i risultati del suo trattamento impeccabile a quelli del trattamento che i bambini poveri ricevevano quotidianamente. Il risultato è stato inaspettato: i bambini nella sua clinica non crescevano tanto bene quanto quelli cresciuti in casa, che erano molto più sani.
Quando i bambini cresciuti nella sua casa di cura raggiunsero circa i sei mesi, molti si ammalarono e ci fu un alto tasso di mortalità. Questo era un mistero, un problema. Il medico aveva dimenticato qualcosa di essenziale per la vita: aveva dimenticato che i piccoli hanno bisogno di amore e di aiuto. Osservava le povere madri che portavano i propri figli in clinica incuranti delle condizioni meteorologiche. Si trovavano in Olanda e in inverno c’era tanta neve e vento. Le madri portavano lì i loro figli, li toccavano e parlavano con loro. Il medico si accorse che questi bambini avevano una comunicazione psichica con le loro madri, mentre i bambini nella sua perfetta casa di cura rimanevano sempre nello stesso ambiente poco attraente. Avevano a disposizione solamente questo mondo bianco, giorno dopo giorno. Non c’era niente che li interessasse o li attraesse nello spazio che li circondava, né nelle bambinaie rigide e mascherate che si prendevano cura di loro fisicamente. Il medico si rese conto che era essenziale che i piccoli avessero a disposizione un ambiente attraente e dunque pensò di cambiare le cose: aggiunse fiori e colori. Fece togliere le mascherine alle bambinaie, senza pensare all’igiene orale. Spiegò loro che dovevano toccare e fare divertire i bambini, parlando con loro e accarezzandoli, spostarli in giro per la stanza e facendo fare loro una passeggiata in giardino. Dopo queste modifiche, i piccoli divennero più vispi e la loro salute fisica migliorò molto. Prima erano annoiati dalla propria vita monotona.
Sappiamo che esiste una specifica malattia psichica nervosa di cui soffrono anche i bambini. Ne soffrono le persone che sono annoiate e prive di alcun interesse.
I bambini che non hanno ancora sviluppato un’attrazione per l’ambiente hanno bisogno di qualcosa di diverso. In America lo hanno capito: lì si insegna alle future tate che devono far divertire i bambini fin dall’inizio, portarli fuori di casa e giocare con loro.
Non basta soltanto legare una campanella alla loro culla, come si fa ormai in tutti i paesi. Immaginate di trovarvi in prigione, stare sempre nella stessa stanza e sentire questa campanella che continua a suonare. Il bambino non ha bisogno di una campanella, ha bisogno di una persona piena di amore e simpatia per lui. La gioia di vivere non nasce da un giardino ma da una persona. È il sentimento di chi è in sintonia con noi ad animarci Un neonato non può muoversi in autonomia e fare visita agli amici. Per divertirsi non può leggere o andare al cinema. Se lo lasciamo solo, senza dargli affetto, cosa può fare? Può solo sopportare questa terribile repressione e dire: “Preferisco il primo ambiente in cui stavo, perché almeno avevo un legame emotivo con chi mi stava dando la vita.” Quindi, si spiega a queste tate americane che devono avere un’influenza sui bambini. Non contano i materiali, le campanelline e i sonaglini che diamo ai bambini. Serve un’anima, una persona. I neonati devono essere animati da qualcuno.
È curioso notare come i bambini inizino a differenziarsi nel loro primo anno e ancora di più nel secondo. Oggi non si sa come trattarli a questa giovane età, ma non si sbagliano i modi, non è sbagliato seguire le norme d’igiene. Questo specialista olandese era giunto alla conclusione che i bambini nella sua casa di cura soffrissero di una fame mentale. Dal punto di vista fisico non erano affamati, ma avevano bisogno che l’ambiente fornisse loro del cibo mentale. L’intelligenza deve svilupparsi attraverso l’esperienza nell’ambiente. I bambini piccoli che sono ancora incoscienti sono pronti a sviluppare la propria coscienza, ma per farlo devono ricevere il nutrimento mentale necessario. A quest’età devono assorbire l’ambiente per svilupparsi.
È in questa fase che apprendono una lingua, il che è ottimo, perché le lingue sono astrazioni, e si tratta di una grande conquista dell’intelligenza umana. I bambini ricevono il linguaggio dal loro ambiente. Non è ereditario, per cui non imparano necessariamente la lingua dei loro genitori, ma ricevono la lingua dall’ambiente nello stesso modo in cui ricevono tutto quello che costituisce la loro vita mentale. Quando l’ambiente è vuoto, dal punto di vista mentale il piccolo muore di fame, un po’ come accade ai prigionieri condannati a restare in una sola stanza. Non sono solo stanchi e annoiati. Dopo un po’ di tempo, sviluppano un determinato deficit legato al loro modo di vivere. Si può fare un paragone con il clima, che può essere freddo o caldo. Se il bambino non riceve affetto, sente freddo: ha bisogno di comprensione e incoraggiamento dal punto di vista psichico. Se ha fame mentale e dentro di sé soffre il freddo, non può comportarsi in modo normale; è intorpidito. Gli adulti hanno sviluppato un carattere; hanno la volontà, la speranza, e la felicità. Il bambino non ha niente di tutto ciò. Ha solo fiducia nel fatto che il mondo lo accolga e gli dia ciò di cui ha bisogno per essere felice e ad avere un buon carattere. I bambini non sono disubbidienti per natura: è il modo sbagliato in cui li trattiamo a farli comportare così. Molte tate intelligenti sonno arrivate alla conclusione che quasi ogni esempio di disobbedienza nei bambini dipenda dalla fame mentale, dalla mancanza di attività. Il bambino normale continua a fare conquiste dal punto di vista intellettivo: camminare, parlare, e così via sono tutte conquiste di una maggiore indipendenza. Questo è il lato materiale della questione. I bambini devono muoversi e agire, per cui una mancanza di attività avrà come risultato un comportamento disobbediente. La disobbedienza scomparirà se si darà ai bambini, abbastanza presto nella loro vita, l’ambiente giusto, che fornisca loro una grande quantità di nutrimento mentale e delle cure affettuose e amorevoli.
Non possiamo avere insegnanti che siano come marionette: devono essere affettuosi, premurosi e comprensivi.
Se diamo ai bambini l’ambiente giusto e queste cure affettuose, vedremo che non saranno più impertinenti, senza che diamo loro alcun consiglio o alcun esempio. Se un’insegnante è convinta che i bambini debbano prenderla ad esempio, facciano ciò che lei ordina, siano come lei e le obbediscano, vedrà che invece la loro tendenza a disobbedire sarà sempre maggiore e i piccoli moriranno di freddo.
Quindi, nel nostro progetto per l’educazione dei bambini piccoli, dobbiamo creare un ambiente attraente, nel quale inserire tutto ciò che fa bene alla mente, insieme a una persona comprensiva e affettuosa. L’educazione di più piccoli ha inizio molto prima che inizino le scuole, per cui spesso i bambini hanno già vissuto una vita di sofferenza psichica e di povertà intellettuale. La realtà è che quando arrivano nelle nostre scuole hanno già freddo e sete di affetto. Questo è il risultato pratico del pregiudizio scientifico. Ciò che raccomandiamo non è soltanto un ideale, ma si basa sull’ambiente giusto e sul giusto trattamento psichico. Fornite questi due elementi ai bambini e fin da subito potrete vedere lo spettacolo dell’anima umana.
La grande tragedia del bambino è l’essere nato per l’ambiente ma non essere accettato dall’ambiente. È il potenziale padrone dell’ambiente, eppure l’ambiente è chiuso per lui.