CAPITOLO 14

La psicologia del neonato

È l’attività del bambino che costruisce la mente dell’uomo. Il bambino è un embrione spirituale. Il neonato deve fare un grande sforzo per adattarsi al mondo esterno. L’educazione fin dalla nascita ha bisogno di “igiene” sia fisica che psichica. È compito dell’uomo elevare tutto ciò che è in natura a un’altezza maggiore. La Montessori invalida le argomentazioni degli psicoanalisti secondo cui l’esperienza terrificante della nascita (cioè il “terrore della nascita”) sarebbe la causa di certe anomalie. I bambini normali passano da un’indipendenza all’altra. L’indipendenza è un fenomeno di crescita. All’inizio vediamo le acquisizioni fisiche: i denti, il camminare, il linguaggio.

2 ottobre 1946


Il neonato non è soltanto un corpo: ha delle potenzialità. Non delle caratteristiche acquisite per via ereditaria come gli animali, bensì delle potenzialità umane che devono essere sviluppate nell’ambiente ed essere usate per costruire un uomo di una determinata etnia. Il bambino è il costruttore dell’uomo. Nel primo anno di vita non ha il corpo, l’intelligenza o il carattere di un uomo. Un uomo è un membro di un gruppo con le caratteristiche di quel gruppo. Poiché queste caratteristiche non sono innate, devono essere acquisite dal bambino attraverso il contatto con l’ambiente, e attraverso le esperienze ripetute e l’attività. È a causa dell’attività del bambino che viene creata la mente dell’uomo. Dobbiamo quindi considerare questo bambino – che ha questo potere, questa attività, che è il costruttore dell’uomo, che è un embrione spirituale.


Mentre tutti gli organi del corpo si formano nel periodo embrionale, dopo la nascita c’è un altro periodo embrionale, nel quale si costruisce la personalità dell’uomo attraverso l’attività nell’ambiente. Non è il paradiso ma il mondo reale, e quindi dobbiamo adattarci a questo mondo. Questo è il punto fondamentale.


Oggigiorno, c’è un grande interesse per l’inizio della vita umana e il suo rapporto con l’ambiente. Si è molto interessati alle sue misteriose ed enormi potenzialità, per questo motivo questo periodo sta ricevendo così tanta attenzione, ricevendo l’attenzione della ricerca scientifica: attraverso questa causa sociale vedo un risveglio della coscienza umana.


Alla nascita, il bambino deve fare uno sforzo enorme per adattarsi: si tratta di uno spirito con delle potenzialità misteriose, di un essere che si deve adattare all’ambiente. Non lo si era mai considerato prima d’ora, adesso si è decisamente interessati. Molti psicologici hanno studiato questo primo grande adattamento con la psicoanalisi, altri focalizzandosi sulla psicologia della mente cosciente. Chi ha studiato l’inconscio e il subconscio è rimasto sbalordito: lo studio dei primi anni di vita è prevalentemente freudiano. Noi non condividiamo le idee di Freud e di sua figlia in merito al bambino, ma siamo d’accordo su molte delle loro teorie sul subconscio: credono che molti problemi e difficoltà si possano far risalire a questo periodo. Ci sono persone che scappano dalla vita, che sfuggono dalle difficoltà, che non possono scegliere per se stessi, che sono insicure, che dormono troppo. Quando nell’inconscio c’è questa tendenza a fuggire dalla vita, quando le difficoltà diventano insormontabili, gli psicoanalisti guardano alla nascita, alla psicologia del neonato.


Il neonato deve fare uno grande sforzo per adattarsi al mondo esterno. Non è ancora cosciente. Considerate per un momento questo cambiamento improvviso di ambiente. I suoi occhi non hanno mai visto la luce: le sue orecchie non hanno mai sentito alcun rumore; niente e nessuno ha mai toccato la sua pelle. Ha vissuto a una temperatura regolare. Non c’è stato né inverno, né estate, nessun cambiamento di luogo, nessun contatto con l’aria e la sua nascita è stata quasi un’esperienza soffocante, un passaggio a un ambiente completamente nuovo. Se il neonato possiede una propria vita psichica, venire al mondo deve essere un’esperienza impressionante e molto difficile. Il piccolo deve fare uno sforzo enorme. È entrato in una vita che è diversa in ogni aspetto dalla vita facile che ha condotto fino a quel momento.

È facile capire che il neonato ha bisogno di grandi cure: dobbiamo essere molto premurosi e saggi. Non dobbiamo considerarlo un bambino, bensì un uomo che ha appena attraversato il momento più difficile della sua vita.


Ora dobbiamo imparare a prenderci cura del neonato. Dobbiamo accoglierlo con amore e rispetto, piuttosto che accettarlo con freddezza, come facciamo spesso. Oggi, prendiamo questo neonato un po’ come se si trattasse di un pezzo di carne dal macellaio e lo pesiamo sulla bilancia, poi lo prendiamo e lo mettiamo nell’acqua come se fosse un pezzo di carne da bollire. Lo trattiamo con noncuranza: lo immergiamo all’improvviso nella vasca da bagno. Non è raro vedere il bambino che sussulta. Questo gesto, infatti, gli instilla la paura di cadere. Dobbiamo cambiare il modo in cui trattiamo l’uomo appena nato, gettare le basi per il suo passaggio da un mondo all’altro con grande cura. Un nuovo spirito è entrato nel mondo e dobbiamo aiutarlo ad adattarsi al suo nuovo ambiente. Ci devono essere degli specialisti nel trattamento del neonato. Per venirgli incontro in questa prima fase di primo adattamento è necessario formare del personale sanitario che possa aiutare a sviluppare le potenzialità di una nuova persona. Questa preparazione deve essere spirituale, perché queste persone dovranno prendersi cura della misteriosa psiche del bambino, della quale al giorno d’oggi ancora non esistono specialisti. Dobbiamo formarli noi, insegnando loro a considerare la nascita come un momento di importanza suprema nella vita dell’uomo.


Questa educazione dalla nascita richiede la massima cura. Io credo che le case maternità e i reparti maternità negli ospedali siano il frutto di un malinteso. Ad oggi i luoghi in cui sono nate le grandi personalità della storia sono stati resi monumenti nazionali, con tanto di targa commemorativa. Ma se oggi chiedessimo dove sono nati alcuni grandi uomini della contemporaneità ci verrebbe risposto: “in questo o quell’altro ospedale”. Ed è là che dovremmo sistemare una fila di targhe? Non c’è dignità in questo. Io sono contraria all’idea che un bambino nasca in ospedale. Ad oggi l’igiene è il valore più importante della vita, ne è la regina. Quanto è meraviglioso il mondo, ma il corpo non è la parte più importante della vita e l’igiene deve essere serva e non regina. Nessuno prepara la propria casa per un bambino che nasce, appena sposati le coppie preparano un ambiente per il loro bambino ma, quando sta per nascere, scelgono l’ospedale. La madre viene portata via dalla propria casa per far nascere suo figlio, eppure gli ospedali sono fatti per i malati, per cui questo bambino che sta per nascere viene trattato come se fosse una malattia. Il parto è un fenomeno naturale, ma il neonato viene fatto nascere nello stesso posto in cui vengono curate le malattie. Eppure, la nascita non è un’operazione. In un caso si rimuove un tumore, in un altro si mette al mondo un bambino. Il tumore viene messo in acqua, il bambino in una cesta. Ciò mostra una mancanza di rispetto per l’umanità.


Cosa succede in un ospedale? Tutti i bambini sono riuniti in una stanza. La madre non sta bene, ha bisogno di silenzio, ma nella stanza dei bambini si può parlare ad alta voce. Tuttavia, è anche vero che se la madre è abituata ai rumori, i piccoli non hanno mai sentito alcun suono. Nella stanza della madre ci sono luci soffuse, mentre in quella dei piccoli – che non hanno mai visto la luce – mettiamo un’illuminazione intensa. Trattiamo i bambini come fossero incoscienti, però le uniche persone che sono veramente incoscienti sono i morti. Pensateci: se un uomo in procinto di morire è incosciente, ci prendiamo molta cura di lui, non lo trascuriamo. Gli dedichiamo molte attenzioni perché è un uomo. L’uomo è compreso e rispettato, ma non il neonato. Eppure, dobbiamo rispettarlo e trattarlo con grande cura, perché è un uomo potenziale.


Un medico americano ha pubblicato delle statistiche mostrando che la percentuale di decessi nelle cliniche ostetriche è più alta rispetto a quella relativa al parto in casa. In India, dove le condizioni igieniche sono meno ideali, la percentuale di decessi è molto alta a causa dell’infezione, per cui se una madre ha un’infezione rischia di diffonderla, a differenza di quanto accadrebbe in casa.


Dobbiamo risolvere questo problema. Dobbiamo rispettare le regole dell’igiene se vogliamo salvare le vite, però dobbiamo rispettare anche l’igiene psichica, trascurata a favore di un’igiene solo fisica. In natura, le madri prendono in braccio i propri bambini. Il collo di un neonato è debole: la sua testa cade in avanti, è una posizione naturale. In questi primissimi giorni, il bambino ha bisogno di contatto con la madre, che ha qualcosa che solo lei può dargli. Potremmo chiamarle vibrazioni, che aiutano la sua nuova vita. Tutti i mammiferi tengono il proprio piccolo vicino nei suoi primissimi giorni.

In questo diagramma26 ho disegnato una linea nera che rappresenta la vita. Ho messo un punto nero all’inizio, separato dalla linea principale. Il bambino in questo momento iniziale ha bisogno di una stretta comunicazione con il corpo della madre, che lo ama in modo speciale. Guardate i mammiferi: nascondono i propri cuccioli nei loro primi giorni di vita. Restano con loro nell’oscurità. Gli animali domestici, come i gatti, nascondono i loro gattini in un armadio buio, dove c’è silenzio e oscurità. Si difendono con ferocia da chiunque tenti di guardare i loro gattini, senza permettere a nessuno di avvicinarsi a loro per alcuni giorni: l’istinto naturale è di difendere i piccoli dall’ambiente. Nei loro primissimi giorni, i cuccioli devono essere protetti il più possibile dal trauma. Una volta che si saranno abituati un po’ alla loro nuova vita, la madre darà loro maggiore libertà, facendogli esplorare la casa per la prima volta. È molto interessante studiare la storia naturale, la psicologia e la fisiologia dei giovani mammiferi, per vedere la cura materna che i mammiferi hanno per i loro piccoli. Queste creature hanno capito che agli altri animali del proprio gruppo non deve essere permesso di venire a vedere i loro cuccioli, per cui all’inizio tendono a isolarsi. I mammiferi hanno questo genere di meraviglioso istinto.


L’uomo deve essere superiore agli animali: elevando a un’altezza maggiore tutto ciò che è nella natura, senza dimenticarsi del suo insegnamento: deve essere super naturale, non extra naturale.

Gli psicoanalisti si preoccupano di qualcosa che chiamano “il terrore della nascita”. Immaginano che i bambini vivano il parto come qualcosa di terrificante e studiando le conseguenze di questa paura, cominciano a capire che bisogna trattare il parto con una cura particolare. Dicono che le anormalità di cui soffrono molte persone sono dovute alla terrificante esperienza del parto. Ma io ho una mia teoria: se tutte queste anormalità derivassero dal “terrore della nascita” dovrebbero essere comuni a tutti, perché tutti nascono nello stesso modo. No, devono derivare da qualcos’altro. Deve essere qualcosa di più profondo – forse si deve prestare particolare attenzione all’eredità delle potenzialità. In questa fase, i bambini devono rimanere protetti ed è necessaria una cura speciale. Queste potenzialità devono sussistere in una situazione di grande tranquillità e per evolversi hanno bisogno delle migliori condizioni naturali. Successivamente, questo potenziale si attaccherà all’ambiente e la psiche potrà iniziare a svilupparsi. In questo periodo di deposito del potenziale ci possono essere molti ostacoli, ed è da qui che hanno origine tutte le anormalità. Perché le potenzialità del neonato si concretizzino ci sarà poi bisogno di un ulteriore aiuto, ma questa è un’altra questione, perché qui abbiamo un aiuto spirituale. Gli psicologi hanno osservato che i bambini molto piccoli presentano delle anormalità – attribuite al terrore della nascita – che chiamano “i sintomi di repressione”: li studiano molto attentamente e li mettono a confronto con le caratteristiche della vita psichica reale e normale, caratterizzata dall’indipendenza. L’indipendenza è la normalità, la repressione è l’anomalia.


Quali sono i segni della repressione? È qui che gli psicoanalisti freudiani parlano di un meccanismo di fuga. Questa immagine è chiara, ma il ragionamento degli psicologi in realtà non ci dice nulla sulla mente del bambino. Il bambino represso sostiene: “Non posso vivere in questa vita e non mi piace questo ambiente, per cui tornerò in uno stato di sonno perenne.” È ciò che succede. Il bambino dorme naturalmente a lungo, eppure noi cerchiamo di farlo dormire ancora di più, e questo è un errore da parte nostra, perché questo sonno continuo è uno dei sintomi della repressione. Gli altri sintomi emergeranno chiaramente quando il bambino sarà più grande. Si manifesta la paura dell’ambiente, i terrori notturni: il sonno del bambino è disturbato, il piccolo piange. Quando il bambino comincia a essere cosciente del proprio ambiente, non dorme più serenamente. “Dormire come un bambino” è sinonimo di quiete, eppure questo tipo di neonati dorme sonni agitati. Un altro sintomo emerge nella sua resistenza all’ambiente. Ci sono molte cose che non gli piacciono, per cui ad esempio non gli piace il cibo e non ha voglia di mangiare, trovando tutto ripugnante. Non sorride. Si può provare a stimolarlo toccandogli il viso, ma si tratterà di una reazione dei muscoli e non di un vero sorriso. Il bambino non mostra socievolezza e non risponde al contatto con altri bambini amichevoli. Non gli piace niente. I suoi movimenti sono lenti, ritardati. Ogni cosa che fa richiede uno sforzo. Una volta raggiunti i sei mesi non fa nulla, mentre un bambino normale di tre mesi dovrebbe fare grandi sforzi, amare esplorare il mondo e stabilire un contatto con l’ambiente.


La passività è la caratteristica psichica di questi bambini che presentano dei ritardi, e si riflette nelle loro caratteristiche fisiche: respirano più lentamente e superficialmente, fanno fatica a digerire. La loro vitalità si è rallentata. Una volta cresciuti, a un anno e mezzo o a due anni, ancora piangono. Cercano protezione e vogliono stare sempre vicini alla madre, tenendole la mano.


Forse pensate che sia normale che un bambino faccia così: dormire, piangere, essere schivo o timoroso sono caratteristiche naturali dell’infanzia. Di certo se si mette un bambino in una situazione artificiale è così che diventerà, perché la situazione lo costringerà a reprimersi e svilupperà un ritardo. Bisogna rendersi conto che qui si tratta di anomalie. Queste repressioni si presentano quando vediamo un ritardo nel raggiungere le tappe fondamentali della crescita: i bambini normali a un anno possono camminare e prima dei due anni un po’ parlano, mentre questi bambini sono in grado di pronunciare poche parole. Non parla non perché è piccolo, ma perché non è stato ben educato e non ha ricevuto le cure appropriate.


Un bambino normale cerca sempre di muoversi. Sorride, gli piacciono le persone e le riconosce. È vigile, ama l’ambiente. Si interessa a tutto. Si vede che è pieno di gioia di vivere. Quando è ora di dormire, dorme come un bebè, o forse sarebbe meglio dire come un angelo. Ma il resto del tempo è molto attivo e molto interessato a tutto. Ha un buon appetito, una buona digestione, fa respiri profondi ed è psichicamente sano. La salute psichica favorisce quella fisica.


I bambini normali sono indipendenti e con il passare del tempo acquisiscono un’indipendenza sempre maggiore. L’indipendenza è un fenomeno della crescita. Quando a un bambino spuntano i primi denti, comincia a essere indipendente dal punto di vista dell’alimentazione e non dipende più dal latte materno. Oggi, non ci accorgiamo di questo fenomeno perché nutriamo il piccolo artificialmente, usando un biberon.


Un altro grande passo verso l’indipendenza è il momento in cui impara a camminare. Prima di allora, il piccolo dipende dalla volontà degli adulti di tenerlo in braccio o spingerlo in una carrozzina. Tutte queste conquiste gli consentono di raggiungere livelli sempre maggiori di indipendenza.


Con l’acquisizione del linguaggio, il bambino raggiunge un nuovo livello di indipendenza: ora può comunicare i propri sentimenti, desideri e bisogni. È un grande passo in avanti.


Crescere è una serie di progressive conquiste di maggiore indipendenza. All’inizio, si tratta di conquiste dal punto di vista fisico – i primi dentini, i primi passi, le prime parole. Ognuna di queste conquiste arriva al momento giusto se il bambino vive in modo naturale, poiché la natura ha stabilito un ordine progressivo. Invece i bambini che presentano un ritardo sono sempre stanchi, non sono indipendenti e sono privi di energia creativa. Sono alla base di uomini letargici e privi di una volontà propria, incapaci di affrontare le difficoltà. I bambini che invece seguono questo ordine naturale diventano uomini di volontà. Questa è la differenza. Oggi, gettiamo artificialmente le basi per uomini privi di volontà e privi della gioia di vivere.


Un grafico che potrebbe essere simile a quelli usati nei corsi di formazione degli Assistenti all’Infanzia.

Lezioni da Londra 1946
Lezioni da Londra 1946
Maria Montessori
Raccolta delle lezioni tenute a Londra nel 1946 diventate le basi dei corsi 3-6 dell’Association Montessori Internationale. Una pietra miliare nel mondo della pedagogia. Quello del 1946 fu il primo corso di formazione tenuto in Europa da Maria Montessori, dopo il suo lungo esilio in India durante la Seconda guerra mondiale.Lezioni da Londra 1946 raccoglie le lezioni, appunto, tenute a Londra sei anni prima della sua morte, in cui la famosa pedagogista parla con la saggezza di chi ha trascorso una vita a studiare non solo la prima infanzia, ma l’intero sviluppo dell’essere umano.Queste conferenze rappresentano una pietra miliare nel mondo della pedagogia, essendo diventate le basi dei corsi 3-6 dell’AMI, l’Association Montessori Internationale. State attenti – l’animo di un bambino è come uno specchio brillante sul quale ogni respiro può creare un’ombra.Maria Montessori L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, primarie, secondarie e superiori in tutto il mondo.