Micronutrienti

I micronutrienti, sebbene necessari in piccole quantità, sono rappresentati da vitamine e minerali, essenziali per la normale crescita e sviluppo del bambino. Dal momento che non ci è possibile sintetizzarli, vanno assunti tramite la dieta o tramite integrazione. Una loro carenza causa manifestazioni cliniche specifiche. Tra i micronutrienti che più spesso rischiano di essere carenti nella fase dell’alimentazione complementare ci sono ferro, zinco, calcio, iodio, vitamina D, vitamina B12 e folati. L’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha identificato nei paesi europei come micronutrienti a rischio di carenza nella fase dell’alimentazione complementare ferro, vitamina D e, in alcune regioni, lo iodio.

Ferro

Nelle pagine precedenti, abbiamo citato il ferro come un elemento critico nella scelta della tempistica per iniziare l’introduzione di alimenti diversi dal latte. Il neonato viene al mondo con una riserva di ferro che gli arriva dalla mamma che lo rende autonomo fino al raddoppiamento del suo peso cioè fino ai 6 mesi circa, dopodiché necessita di introdurlo attraverso la dieta. Questo minerale svolge il ruolo fondamentale di trasporto dell’ossigeno, è essenziale per lo svolgimento di alcune attività enzimatiche, oltre ad essere importante per il sistema immunitario. Una sua carenza può manifestarsi con ritardo dello sviluppo psicomotorio e minore efficienza contro virus e batteri. Nel secondo semestre di vita il fabbisogno di ferro da fonti esogene aumenta rapidamente, diventando addirittura maggiore che nelle età successive. Ecco perché è importante, dopo i 6 mesi, introdurre un’alimentazione varia che includa fonti di ferro per evitare la carenza di questo minerale.


Particolare attenzione va prestata ai prematuri, ai nati piccoli per l’età gestazionale o con una rapida velocità di crescita, a quei bambini allattati le cui madri hanno basse riserve di ferro o in caso di precoce clampaggio del cordone ombelicale, in quanto soggetti più a rischio di anemia.

Fonti di ferro sono carne, pesce, tuorlo d’uovo, ma anche legumi, verdure a foglia verde e frutta secca. Ne favoriscono l’assorbimento il latte materno, le proteine della carne, l’acido ascorbico e citrico, i prodotti vegetali fermentati, mentre lo inibiscono il cacao, i polifenoli, i fitati, i tannini, le fibre alimentari, il calcio e il latte vaccino. Per migliorare l’assorbimento del ferro “non eme”37 contenuto negli alimenti di origine vegetale è possibile utilizzare nello stesso pasto una fonte di vitamina C. Possiamo aggiungere, ad esempio, qualche goccia di succo di limone o di arancia sulle verdure o nell’acqua o concludere il pasto con un po’ di frutta. La germinazione dei cereali e la produzione di pane con lievitazione naturale favoriscono l’assorbimento del ferro vegetale.


Qualora il bambino assumesse latte in formula, che apporta più proteine e ferro del latte materno, le proteine potranno essere introdotte più gradualmente e senza fretta.

Vitamina D

I bambini hanno necessità particolarmente elevate di vitamina D in seguito all’accrescimento scheletrico; nella sua forma attivata svolge numerose funzioni extrascheletriche agendo in realtà come un ormone che regola vari organi e sistemi, tra cui la modulazione del sistema immunitario. La maggior parte deriva dall’irradiazione ultravioletta della cute che possiamo ricavare attraverso l’esposizione ai raggi solari. Basterebbero 15 minuti di esposizione di viso, braccia e gambe tra le 11 e le 15 per 2-3 volte alla settimana da Maggio a Ottobre38.


Dalla dieta non si può ricavarne più del 10%; è contenuta per lo più in alimenti di origine animale come olio di fegato di merluzzo, latte e derivati, pesci grassi (salmone, tonno e sgombro), carni (manzo e fegato) e uova. La vitamina D contenuta nei vegetali è scarsa e poco biodisponibile. Pertanto, per raggiungere l’apporto giornaliero consigliato di vitamina D nei lattanti secondo i LARN (400 UI o 10 µg fino ad 1 anno e 600 UI o 15 µg da 1 a 3 anni), è necessario assumere, insieme ad una dieta varia, una supplementazione vitaminica.

Zinco

Lo zinco è il secondo metallo in tracce più abbondante nel corpo umano dopo il ferro.


È coinvolto in diversi processi che partecipano al metabolismo di proteine, carboidrati e acidi nucleici (DNA e RNA) e ha un ruolo fondamentale nelle membrane biologiche. È essenziale per la divisione cellulare, la crescita e lo sviluppo e per la riparazione dei tessuti, rappresentando quindi un nutriente fondamentale, in particolare nelle prime fasi della vita.


Tra le sue innumerevoli proprietà vi sono quelle di contribuire al normale funzionamento del sistema immunitario e di proteggere le cellule dallo stress ossidativo.

Negli ultimi anni sono emerse molte prove a dimostrazione dell’attività antivirale dello zinco contro una varietà di virus, tra cui il virus dell’influenza39.

Una sua carenza può determinare facilità ad ammalarsi, ritardata guarigione delle ferite, scarsa crescita, disturbi dello sviluppo e malattie degenerative.


Il latte materno può fornire adeguate fonti di questo minerale grazie alla presenza di una proteina legante lo zinco che ne facilita l’assorbimento. Per quanto riguarda la dieta, carne e uova sono buone fonti; gli alimenti di origine vegetale, ad eccezione di noci e legumi, sono solitamente poveri di zinco, oltre a contenere sostanze, come i fitati, che ne riducono l’assorbimento.

Folati

L’acido folico e i folati sono vitamine del gruppo B. Anche se spesso sono usati come sinonimi, il termine folato si riferisce alla vitamina nella sua forma naturale presente negli alimenti, mentre l’acido folico è la forma ossidata della vitamina e identifica la molecola di sintesi presente negli integratori vitaminici e negli alimenti cosiddetti fortificati, ai quali viene cioè aggiunto il minerale.


Il nome acido folico deriva dal latino “folium” cioè foglia, a indicarne il contenuto nelle verdure in foglia. Alimenti naturalmente ricchi di folati sono infatti le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, lattuga), ma anche i legumi (fagioli, piselli), la frutta (kiwi, fragole e arance) e la frutta secca (come mandorle e noci).


I folati degli alimenti sono instabili chimicamente e diminuiscono durante la conservazione, la preparazione e la cottura dei cibi, essendo sensibili al calore, alla luce, all’aria e all’acidità.


Il nostro organismo utilizza l’acido folico per produrre nuove cellule; è essenziale per la sintesi del DNA, delle proteine e per la formazione dell’emoglobina. Si rivela quindi particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come accade nell’embrione. Forse vi sarà stato consigliato prima e durante la gravidanza, per la prevenzione di alcune malformazioni congenite, come quelle a carico del tubo neurale (come la spina bifida), la labio-palatoschisi e alcuni difetti cardiaci congeniti. L’acido folico, inoltre, abbassa i livelli dell’aminoacido omocisteina, associato al rischio di malattie cardiovascolari.

Uno studio longitudinale40 recente condotto in 5 paesi europei, tra cui l’Italia, ha evidenziato che meno dell’80% della popolazione pediatrica, sino agli 8 anni, raggiunge quantità ottimali di diversi micronutrienti, tra cui i folati. Come ovviare a questo problema? Attraverso una dieta varia ed equilibrata, che includa, fin da piccoli, anche verdure a foglie verdi.

Vitamina B12

Le funzioni di questa vitamina sono connesse a quelle dei folati, giocando anch’essa un ruolo fondamentale nella sintesi del DNA, nella produzione dei globuli rossi, nella formazione del midollo osseo e per il benessere del sistema nervoso, dato che interviene nella creazione della guaina mielinica, ossia la struttura che riveste i nostri nervi.


La sua carenza determina una forma di anemia oltre a stanchezza, debolezza muscolare, stitichezza, perdita di appetito e di peso e sintomi neurologici.


Non viene prodotta dall’organismo umano, per cui deve essere introdotta con la dieta. Fonte di vitamina B12 sono gli alimenti di origine animale, come carne e uova, pesce, latte e suoi derivati. Per questo motivo chi segue diete vegetariane o vegane è maggiormente esposto al rischio di deficit di vitamina B12, ragione per cui in questo caso deve essere introdotta tramite integratori.

Iodio

La funzione dello iodio è quella di assicurare all’organismo una normale funzione tiroidea. In alcune zone in cui l’acqua potabile ha un basso tenore di iodio, definite “zone gozzigene”, è necessario provvedere ad un’introduzione tramite la dieta. Il suo apporto va quindi individualizzato in base alle singole situazioni.

Calcio

Sebbene non sia citato dall’EFSA tra i micronutrienti a rischio nei paesi europei, esiste un altro minerale di cui spesso i genitori temono carenze nel periodo dell’infanzia: il calcio.


Il calcio regola molti enzimi, partecipa alla contrazione muscolare, alla trasmissione degli impulsi nervosi e alla coagulazione del sangue, oltre ad essere fondamentale nella costituzione dell’osso e dei denti. Per questo motivo è di particolare rilevanza nella crescita. Il latte materno rappresenta una fonte di calcio altamente assorbibile.


Oltre al latte e ai suoi derivati, ricordiamoci che è ampiamente disponibile anche nel regno vegetale. Quali alimenti ne sono ricchi? Frutta secca e semi oleosi (sesamo, mandorle), verdure verdi in foglia (tranne spinaci e biete), broccoli, cime di rapa, rucola, legumi. L’acqua può rappresentare una fonte ulteriore di calcio.


Oltre ad introdurlo, dobbiamo stare attenti a non perderlo a causa di un consumo eccessivo di alimenti che contengono quantità elevate di fosforo, come proteine di origine animale o per una dieta troppo ricca di sodio.

Svezzamento: un affare di famiglia
Svezzamento: un affare di famiglia
Vera Gandini
A mangiare bene si impara da piccoli.Mamma e papà, attraverso scelte consapevoli, hanno l’opportunità di condizionare le abitudini alimentari dei loro figli, abitudini che tendono a persistere da adulti.Un libro per riflettere (anche) su quello che portiamo in tavola e migliorare il modello nutrizionale di tutta la famiglia. In una fase così importante e delicata come lo svezzamento, ogni genitore si interroga sul ruolo dell’alimentazione nella crescita del proprio bambino e si propone di utilizzare la modalità migliore, ma è solo grazie a osservazione e partecipazione che il bambino ci farà capire quando è pronto a iniziare, quando avrà fame e quando sarà sazio.Mamma e papà, attraverso scelte consapevoli, hanno l’opportunità di condizionare le abitudini alimentari dei loro figli, abitudini che tendono a persistere da adulti. I bambini, infatti, ci osservano quando facciamo la spesa, quando cuciniamo, quando mangiamo, e l’esempio è, anche in questo caso, fondamentale.Lo svezzamento rappresenta quindi un’occasione per riflettere su quello che portiamo sulle nostre tavole e migliorare il modello nutrizionale di tutta la famiglia. Le scelte alimentari dei primi anni di vita non influiscono esclusivamente sulla crescita e sulla salute a breve termine, ma si riflettono sul benessere delle età successive.Il libro Svezzamento: un affare di famiglia di Vera Gandini fa suo il motto “impariamo a mangiare bene da piccoli per stare bene da grandi”. Conosci l’autore Vera Gandini è laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Pediatria. Ha conseguito il Master di secondo livello “Alimentazione ed educazione alla salute” presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.Promuove la prevenzione attraverso l’alimentazione e l’educazione a stili di vita sani, orientando le famiglie verso scelte consapevoli fin dalle prime età della vita.