capitolo 73

La funzione dei verbi

L

e diverse parti del discorso sono raggruppate in quelle che chiamiamo famiglie. Il nome, l’aggettivo e l’articolo formano una di queste famiglie. Il verbo, l’avverbio e il pronome costituiscono un altro gruppo. Ci sono parti del discorso che ne collegano altre o ne indicano la posizione: sono la congiunzione e la preposizione. Infine, c’è l’interiezione, che non ha molta importanza.

Per prima cosa offriamo una raccolta di sostantivi che hanno un’ortografia fonetica. Poi proponiamo una raccolta con alcuni sostantivi fonetici e altri non fonetici, cioè167 pronunciati in modo diverso dal suono delle lettere che li compongono. Se il bambino individua tutte le carte con gli oggetti che hanno un nome fonetico, per eliminazione individuerà l’oggetto con un nome non fonetico che è rimasto fuori e lo imparerà. Potrebbe chiedere l’aiuto dell’adulto dicendo che pea (pisello) era l’unica parola che non riusciva a leggere. Allo stesso tempo, può rendersi conto che la parola scritta sul cartoncino rappresenta l’oggetto tralasciato e che quindi deve essere pea. Il fenomeno del bambino che dice di non saper leggere la parola pea e allo stesso tempo assorbe che si tratta di quella parola può apparire strano, tuttavia il bambino intende solo dire che non è riuscito a leggere la parola secondo le lettere della carta.

L’adulto può spiegare al bambino come si pronuncia la parola non fonetica e che la combinazione ea rappresenta un suono speciale. L’interesse del bambino viene immediatamente risvegliato. L’adulto deve poi fare attenzione a inserire questa combinazione in altre parole da proporre. Solo quando questo è chiaro al bambino proponiamo altre raccolte non fonetiche, facendo attenzione che gli oggetti gli siano molto familiari.


In seguito, tutte le raccolte che offriamo in geografia o biologia di cui il bambino ha esperienza dall’età di tre anni, possono essere presentate in due forme. Dapprima proponiamo le immagini con il loro nome scritto sopra. Quando il bambino conosce bene i nomi, possiamo offrire le immagini separatamente, insieme a schede individuali con i nomi.


Possiamo quindi introdurre l’articolo e la sua funzione. Questa è la seconda parte del discorso che viene presentata. Diamo un foglio di carta su cui compare un articolo e un sostantivo. Il bambino posiziona il foglio accanto all’oggetto specificato. In questo momento possiamo anche proporre il genere e il numero dei sostantivi, la loro definizione e la loro funzione.


A questo punto si può introdurre l’aggettivo e la sua funzione. In questa fase non si deve chiedere al bambino di recitare la definizione delle diverse parti del discorso. Si può invece chiedergli di identificare e distinguere ognuna di esse ponendo opportunamente sopra la parola il simbolo che ne rappresenta la funzione. Per prima cosa il bambino legge la frase che gli viene proposta: la tazza. Chiediamo quindi di posizionare il triangolo nero sopra il sostantivo della frase. Poi possiamo chiedere di identificare l’articolo e di posizionare il simbolo sopra la parola. Se abbiamo più tazze, possiamo chiedere di prendere la tazza blu. Deve individuare la parola che distingue un oggetto dall’altro. Il bambino può posizionare il simbolo dell’aggettivo sopra la parola blu e descrivere così la funzione dell’aggettivo.


Ciò che vale per gli esercizi di lettura vale anche per la lezione di grammatica. Dobbiamo suscitare l’interesse del bambino. La maggior parte delle persone pensa che le nostre insegnanti debbano essere inattive. In realtà non c’è nessuno così attivo come le nostre insegnanti fuori dalla scuola. A scuola sono attive per l’anima e l’intelligenza del bambino. Un pezzo di legno messo nelle mani del bambino è solo un pezzo di legno con cui egli può giocare a cavallo o addirittura rompere la testa di un altro bambino. Il nostro materiale non è magico e quando viene toccato tutto il mondo si inchina ad esso. Preparare l’intelligenza del bambino e accendere il suo interesse è semplice. Il materiale è autodidattico e, una volta impartita la lezione, l’entusiasmo e l’interesse seguono con facilità. Questo è vero anche nel caso del linguaggio. È solo dopo la lezione che il materiale sarà interessante per il bambino. Nel tenere la lezione, dobbiamo avere presente che dobbiamo suscitare l’interesse del bambino, pertanto questa deve essere vivace ed emozionante e non deve far addormentare tutti, insegnante compresa!


Passiamo poi ai verbi. Possono essere proposti al bambino attraverso lezioni appassionanti. Il verbo è pieno di azioni e offre l’opportunità di una grande allegria e di semplici battute a cui il bambino risponde, grazie alle quali possiamo fargli capire il significato del verbo. Ci sono diverse cose da distinguere. È meglio farlo attraverso una serie di esercizi separati.


Prima di tutto dobbiamo rendere chiara la distinzione tra la funzione dei nomi e quella dei verbi. Per dimostrare al bambino che il verbo significa un’azione che è stata fatta o che si sta facendo, possiamo fare una lezione collettiva. In questo modo possiamo risvegliare il suo interesse per il significato del verbo. Diciamo a un bambino: “Cammina!” A un altro diciamo: “Pulisci il vaso!” I bambini vedranno immediatamente la differenza tra i verbi transitivi e intransitivi. Nel caso dei verbi transitivi, non appena l’azione è terminata – il recipiente è stato pulito, l’acqua è stata bevuta o il libro è stato portato – l’azione è completa. Tuttavia, il bambino che cammina può continuare a camminare per molto tempo, e continuare a farlo finché non gli viene chiesto di sedersi o di fermarsi. Il verbo intransitivo non è contenuto in un arco di tempo definito, l’azione può continuare per un secondo o per un anno.


Per suscitare l’interesse del bambino possiamo proporgli un altro gioco collettivo. Abbiamo bisogno di diverse serie di oggetti che rimangano solidi e immobili senza alcun cambiamento. Le azioni non rimangono quando sono finite. Quando il bambino smette di camminare o di cantare, dell’azione non rimane assolutamente nulla. Gli oggetti concreti rimangono solidi e indistruttibili. In questo modo, possiamo far capire al bambino la differenza tra il verbo che è azione, che è vita, e il sostantivo.


Possiamo anche dimostrare la relazione tra l’oggetto e l’azione chiedendo al bambino di collocare l’oggetto in posti diversi, indicando il luogo con le preposizioni: sotto il tavolo, sullo scaffale. Quando l’azione di collocare gli oggetti nella rispettiva posizione è stata compiuta, gli oggetti hanno cambiato posto, ma restano gli stessi e non subiscono alcun cambiamento nella loro forma. La funzione del verbo diventa quindi chiara. È il movimento, l’azione, la forza che fa muovere gli oggetti. Non c’è alcun cambiamento negli oggetti stessi.


Un altro esercizio fornisce la durata relativa del tempo presente e del tempo passato. Proponiamo a un bambino un’azione che dura molto a lungo – apparecchiare la tavola – e un’altra che dura molto poco – bere l’acqua. Dobbiamo chiedere a ciascun bambino di dirci quando ha finito. Così, il bambino a cui viene chiesto di bere l’acqua, non appena ha finito di bere, dirà: “Ho bevuto l’acqua.” Il bambino che deve preparare la tavola impiegherà molto tempo prima di dire: “Ho apparecchiato la tavola.” Entrambi hanno compiuto l’azione. Entrambi erano nel presente ed entrambi sono ora nel passato. La differenza tra le azioni non è assoluta, ma relativa, in base al tempo impiegato per l’azione.


Quindi, attraverso questi esercizi collettivi, tutte le funzioni delle diverse parti del discorso diventano chiare. Non possiamo far capire al bambino questi concetti recitando le regole una dopo l’altra. Dobbiamo quindi avere un’idea chiara nella nostra mente di ciò che vogliamo che egli realizzi.


Possiamo anche mostrare al bambino che alcuni verbi hanno bisogno di un oggetto per compiere l’azione, mentre in altri non è necessario avere alcun oggetto. Chiediamo a un bambino di camminare. Chiediamo anche a un bambino di mangiare. Per compiere la prima azione – camminare – non è necessario alcun oggetto. Nel secondo caso, il bambino chiederà: “Mangiare cosa?” Il secondo bambino deve avere qualcosa da mangiare, ma il primo può camminare senza alcun oggetto.


Possiamo anche mostrare il verbo come l’ego. Il verbo è una persona che parla e parla, ma fa ben poco. Una volta i bambini erano seduti intorno a me e ognuno faceva un’azione diversa. Ho espresso tutte le azioni: “Lei sta tagliando. Lui ride.” Poi ho chiesto a una bambina: “Cosa stai facendo?” Lei ha risposto: “Niente, voi parlate sempre ma io non faccio niente.” È stata un’osservazione molto sorprendente da parte della bambina. Ormai aveva capito il significato del verbo e la sua funzione. Posso dire: Sta camminando. Lo sto dicendo, quindi sto parlando. Il parlare si accompagna all’azione solo nella prima persona del tempo presente all’indicativo: Sto camminando. In tutti gli altri casi, si tratta di semplici chiacchiere e nient’altro.


C’è un’altra serie di esercizi, sotto forma di comandi. Ogni comando è scritto su una carta ed è un’azione che deve essere eseguita. Su alcune carte ci sono verbi intransitivi, mentre su altre ci sono verbi transitivi con i loro oggetti. All’inizio diamo solo un’azione, solo un verbo. In seguito possiamo dare azioni complesse, illustrando le funzioni dei diversi tipi di verbi.

Possiamo dimostrare la successione dei verbi, il loro ordine logico e la loro analisi. Abbiamo un grande cerchio per rappresentare il verbo. C’è una frase scritta: Mangio il pane. Diciamo al bambino di cercare la parola che indica l’azione nella frase e di posizionare un cerchio rosso sopra di essa. Il bambino mette il simbolo del verbo sulla parola mangiare. C’è un foglietto168 su cui è scritta una domanda: Chi è che mangia? Il bambino estrae il simbolo del soggetto e lo mette vicino all’altro. C’è un altro foglietto con la domanda Che cos’è che si mangia? Il bambino prende il simbolo dell’oggetto e lo mette accanto al grande cerchio rosso, sulla parola pane. Questo aiuta a mettere le diverse parti del discorso nel loro ordine logico. Anche il soggetto e l’oggetto sono simboleggiati da cerchi rossi169 (perché sono tutti legati al verbo) per distinguerli dal sostantivo.

È interessante per il bambino preparare e comprendere il meccanismo dell’analisi della frase. Lo trova facile da capire perché è stato preparato a questo fin dall’età di tre anni durante il Gioco delle Domande. A cena, quando il domestico ha portato la minestra, al bambino sono state poste una serie di domande: Chi ha portato la minestra? Cosa ha portato il domestico?

Abbiamo tabelle simili per le frasi avverbiali che rispondono al verbo. Prendiamo ad esempio la frase: La mamma è andata in città, in macchina, con i domestici, a comprare un cappello. Le frasi avverbiali sono rappresentate da cerchi arancioni perché l’arancione è il colore dell’avverbio. Ci sono delle frecce su cui sono riportate diverse domande: Dove? Con chi? Per che cosa? Ci sono altre frecce su cui sono scritte le estensioni di tempo e luogo. C’è anche l’intera tabella degli avverbi per il controllo degli errori.

Questo dovrebbe essere offerto al bambino nel periodo di lettura prima che egli entri nel campo della grammatica. Tutto questo è solo lo studio della lettura. È solo un esercizio collettivo, una sorta di gioco. Non si tratta di un insegnamento speciale della grammatica. Ciò che intendiamo per grammatica è la conoscenza delle regole per poter definire le parti del discorso. Mentre il bambino legge, costruisce le basi della grammatica.

Abbiamo un altro materiale, che chiamiamo Scatole Grammaticali. Non sono come i libri di grammatica, che sono noiosi e orribili da leggere, essendo solo una serie di regole dopo l’altra. La grammatica è come un bel romanzo. Deve essere illustrata con bei colori, offrendo al bambino la filosofia delle parole nel modo più accattivante possibile. Le Scatole Grammaticali rendono il bambino consapevole di ciò che sa inconsciamente. Queste scatole sono di colori diversi. Il verbo è rosso e quindi anche il colore della scatola dei verbi è rosso. Il colore della scatola per l’articolo è marrone chiaro. L’aggettivo è di colore marrone scuro e anche la scatola per l’aggettivo è dipinta in quel colore170. Dobbiamo far conoscere al bambino i nomi speciali di queste parti del discorso. Quando estrae le scatole si rende conto che una è un sostantivo, l’altra un aggettivo e così via grazie ai loro diversi colori; il nome della parte del discorso che contiene è scritto sopra lo scomparto. Questo materiale è quindi autodidattico.


Per prima cosa dobbiamo far capire al bambino che possiamo creare tutte le frasi con un solo articolo, e che lo stesso articolo può essere usato per tutte le altre frasi che possono seguire. Non è quindi necessario avere tanti articoli quante sono le frasi da fare. Lo stesso vale per l’aggettivo. È sufficiente che nello scomparto ci sia un solo aggettivo. Per esempio, può esserci un cartoncino su cui è scritto il panno sporco. Ci può essere un altro cartoncino su cui è scritto il panno pulito. Il sostantivo è lo stesso, ma nella frase ci sono due parole che svolgono la funzione dell’aggettivo. Il bambino, scegliendo l’aggettivo per le due frasi, coglierà la funzione dell’aggettivo. Questo non accadrà se negli scomparti della scatola ci sono tante carte quante sono le parole di tutte le frasi messe insieme. Le Scatole Grammaticali contengono anche dei simboli. I simboli vengono posizionati sopra le parole della frase analizzata, come di consueto.


Il bambino, con questo materiale, impara anche l’ordine delle parole nella frase, quindi l’ordine delle diverse parti del discorso. Per esempio, non può dire il pulito panno, deve dire il panno pulito. È necessario mantenere l’ordine e la posizione esatti delle parole in inglese. L’ordine delle parole deve avere un senso. Il bambino potrebbe ridere a crepapelle se vede una combinazione come Il ratto mangia il gatto.

Esistono anche aggettivi adatti171 che si abbinano bene a determinate parole. Per rendere chiara la scelta degli aggettivi adatti e appropriati, al bambino viene proposto un esercizio in cui si sceglie un aggettivo appropriato per i sostantivi corrispondenti da un gruppo di cinquanta o più.


Per il bambino lo studio della lingua e della grammatica è entusiasmante. Non sono più i semplici nomi e i suoni delle parole a interessarlo, ora cerca l’espressione dell’anima umana per fissarla nella sua mente. Si addentra in qualsiasi libro per trovare le diverse parti del discorso, per studiare le diverse espressioni e l’ordine in cui sono disposte le parti del discorso. La ricerca del linguaggio, delle sue belle espressioni, del suo ordine logico, è molto più significativa della semplice memorizzazione delle definizioni delle diverse parti del discorso. Così, gradualmente, il bambino diventa inconsciamente consapevole dell’intera grammatica, in modo bello e chiaro.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.