capitolo 42

Libertà e disciplina

L

o sviluppo dell’ordine e della disciplina nelle nostre scuole è legato alla natura stessa del bambino. Il bambino per natura è portato a lavorare e obbedisce spontaneamente all’insegnante. Ciò significa che ci sono tendenze spontanee nel bambino che lo spingono verso questi obiettivi. Quindi, se riusciamo a dare al bambino la vera libertà, egli inizia a lavorare, e attraverso il lavoro diventa disciplinato.


Nell’ambiente scolastico c’è uno sviluppo mentale attraverso il lavoro. Il bambino fa anche esperienze sociali che nascono dalla sua relazione con l’ambiente. Lo sviluppo mentale ha tre aspetti: la libera scelta del lavoro, la ripetizione dell’esercizio e la concentrazione. Anche l’esperienza sociale comprende tre punti di riferimento: autocontrollo, autodifesa e associazione.


Come conseguenza della libera scelta emergono sentimenti sociali molto particolari. Uno di questi è l’aiuto che il bambino presta agli altri. Questo aiuto ha caratteristiche peculiari; un bambino aiuta un altro solo quando ce n’è davvero bisogno, se il bambino è in grado di risolvere il problema da solo. Il bambino sa istintivamente quando l’aiuto va dato e quando no. L’insegnante spesso interviene al momento sbagliato. Per esempio, un’insegnante che vede un bambino trasportare un tavolo pesante dice a un secondo bambino di andare ad aiutarlo. Il bambino, se fosse stato lasciato a sé stesso, non sarebbe andato ad aiutarlo e avrebbe fatto bene perché il bambino che trasportava il tavolo stava facendo lo sforzo da solo.


Quando non è necessario, l’aiuto diventa un disturbo sociale e crea problemi alle persone a cui viene dato. Il bambino ha questa sensibilità. Inoltre, è sempre pronto ad aiutare quando ce n’è davvero bisogno. Se un bambino rompe qualcosa, tutti gli altri lo consolano e lo aiutano. Inoltre, quando c’è qualcosa di interessante da fare per tutti i bambini e si accorgono che uno è impegnato in un lavoro lungo e noioso, gli altri corrono spontaneamente in aiuto di quel bambino per permettergli di finire il lavoro velocemente. Sanno istintivamente quale aiuto è veramente utile.


A un certo punto dello sviluppo il bambino porta ordine in un ambiente in cui le cose sono state lasciate in disordine. Qui c’è una certa differenza tra ciò che fa il bambino e ciò che la mente logica dell’insegnante pensa che dovrebbe fare. Un bambino non si preoccupa di chi ha lasciato il materiale fuori posto. Vede qualcosa fuori posto e desidera ripristinare l’ordine, quindi lo mette via. La concezione logica dell’insegnante la porta a credere che solo il bambino che ha lasciato il materiale in disordine debba metterlo in ordine. Dice al bambino: “Smetti di mettere via questo materiale perché è questo bambino che deve farlo.” Questo ragionamento logico non entra mai nella mente del bambino. Questo è il modo in cui gli adulti agiscono nella società: se qualcuno ha fatto del male è lui che deve pagare la pena e nessun altro. Questa è una legge naturale della coscienza degli adulti. Non possiamo dire che sia giusto o sbagliato. Il bambino non pensa in questo modo. Il bambino ama l’ambiente e ha un impulso all’ordine. La sua azione non passa attraverso la personalità dei compagni, ma si riferisce direttamente all’attaccamento che prova per l’ambiente. Si sentirebbe addirittura deluso se non avesse nulla da mettere in ordine.


In California, un bambino, mentre versava l’acqua da un recipiente all’altro, la rovesciava continuamente. Un bambino più piccolo, che il primo non aveva notato, continuava ad asciugare l’acqua. All’improvviso, quando il bambino più grande smise di versare, sentì il bambino più piccolo dire: “Non hai più acqua?” Solo allora il bambino si accorse del bambino più piccolo, che stava asciugando l’acqua che lui aveva versato!


Se un bambino rompe un vaso, un altro bambino va in giro a raccogliere i pezzi rotti e a mettere tutto in ordine, consolando il bambino che l’ha rotto. Non c’è alcun dubbio su chi abbia rotto il vaso. Nessuno mette in dubbio la giustizia dell’azione del secondo bambino. Non c’è punizione per la persona che ha rotto il vaso. Le domande su chi, perché e come non sembrano sorgere. Se nella nostra vita sociale ragionassimo allo stesso modo e pensassimo di dover porre rimedio ai disordini sociali indipendentemente da chi li ha commessi, senza voler sapere chi c’è dietro, i programmi di assistenza sociale oggi non si troverebbero nella triste condizione in cui sono! Purificare l’ambiente e metterlo in ordine è la cosa più logica da fare.


L’obbedienza nelle nostre scuole nasce come fenomeno spontaneo e naturale. Si possono riscontrare diversi livelli di obbedienza a seconda del grado di sviluppo. Al primo livello il bambino a volte obbedisce e a volte no. Nel secondo livello il bambino obbedisce sempre all’insegnante ed è persino capace di fare cose che non gli piacciono, che non corrispondono ai suoi bisogni.

Una volta, durante l’esame pratico delle insegnanti che seguivano il nostro corso di formazione, è stato chiesto a tre o quattro di insegnare effettivamente ad alcuni bambini una cosa qualsiasi che sapevano43. Questi bambini italiani hanno ricevuto le lezioni dalle insegnanti come se stessero cercando di incoraggiarle e aiutarle. Non hanno potuto imparare nulla dai ripetuti sforzi di queste insegnanti, che hanno insegnato ai bambini solo ciò che già sapevano, e per di più in inglese, una lingua che non capivano! Era difficile per i bambini, ma loro non sembravano farci caso. Si sono prestati volentieri. L’enorme pazienza dimostrata deriva da un’obbedienza altruistica che non ha interessi personali.


Esiste un altro tipo di obbedienza, un’obbedienza interessata, che nasce dall’orgoglio di essere in grado di eseguire esattamente ciò che viene chiesto o ordinato. Il bambino esegue con entusiasmo ciò che l’insegnante gli ha chiesto di fare. Questo comando dell’insegnante può essere paragonato a un esame. All’esame l’esaminatore ci chiede di fare determinate cose solo per vedere se siamo in grado di farle. I bambini delle nostre scuole si sono sottoposti a esami pubblici da parte di insegnanti comuni. Erano orgogliosi di essere interrogati e di saper rispondere. Se ci fermiamo a riflettere, è naturale che il bambino voglia presentarsi bene quando gli viene chiesto di fare qualcosa. Così, il bambino supera l’esame con naturalezza e felicità. Il bambino arriva così al terzo livello di sviluppo, in cui eseguire i comandi (anche quelli spiacevoli) diventa un bisogno.


L’obbedienza richiede una grande e complessa preparazione interiore. Si ottiene naturalmente quando la capacità del bambino di fare e la sua forza interiore di agire si uniscono. Così, non solo il bambino diventa entusiasta di eseguire il comando dell’insegnante, ma desidera anche che l’insegnante gli ordini di fare cose ancora più difficili, che gli dia più di quanto già possiede.


In genere si ritiene che sia l’insegnante a voler dare una lezione. Pertanto, è necessario che il bambino diventi obbediente prima di impartire la lezione, altrimenti diventa impossibile. Tuttavia nelle nostre scuole è vero il contrario. Il bambino desidera avere lezioni dall’insegnante. Desidera studiare di più, ricevere di più. Quindi, il difficile compito dell’insegnante è imparare tutte le cose che il bambino le chiede di insegnare. L’insegnante si trova di fronte a una creatura in attesa di ricevere qualcosa, che chiede: “Quale dono mi farà la tua intelligenza superiore?” In questo modo, insegnante e allievo sono posti nella giusta relazione. Il bambino va a scuola per imparare, chiedendo consapevolmente di essere istruito. Con questo atteggiamento, in un’atmosfera positiva e in un livello di calma, il compito dell’educazione è facilitato.


Il rapporto tra bambino e insegnante è intellettuale, ma c’è anche un rapporto spirituale. Il bambino inizia a voler bene all’insegnante e a rispettarla. Nelle nostre prime scuole spesso i bambini erano molto poveri. Se questi bambini, lasciati per strada, trovavano qualcosa di meglio del solito da mangiare, rinunciavano a un po’ di esso per portarlo alla loro insegnante. Se trovavano un fiore, lo raccoglievano per l’insegnante. C’era amore per l’insegnante e rispetto, oltre che gratitudine. Questi sentimenti non si possono far imparare, fioriscono in un’atmosfera di questo tipo. Come possiamo insegnare a un individuo ad amare un altro? Né possiamo comandare al bambino di rispettare qualcuno. Al bambino può essere insegnato a mostrare la forma esteriore del rispetto, a salutare una persona con gentilezza, ma nessuno può insegnargli a provare rispetto nel suo intimo.


Quella che viene generalmente definita disciplina nelle scuole tradizionali non è attività, ma immobilità e silenzio. Non si tratta di disciplina, ma di qualcosa che si annida dentro il bambino, suscitando i suoi sentimenti di ribellione. Nelle nostre scuole il bambino ha libera scelta, è libero di muoversi. Pertanto, la disciplina è strettamente legata alla libertà e all’azione. In genere si pensa che la disciplina e la libertà siano in contrapposizione, mentre in realtà il bambino ci ha insegnato che esse rappresentano le due facce della stessa medaglia, due facce della stessa azione. Questo è servito a chiarire molte idee errate.


Il bambino può arrivare a questo punto se gli permettiamo di vivere il più a lungo possibile in queste condizioni di sviluppo. Dal momento della prima attività del bambino in cui sviluppa un’azione e la porta a termine, si sviluppa in lui una disciplina perfetta. Questa forma un nucleo durante l’infanzia e rimane nell’anima dell’individuo. Si verifica così un fenomeno perfetto, che noi adulti dobbiamo osservare e studiare.


Se c’è disordine e indisciplina significa che l’insegnante ha commesso qualche errore che ha impedito la vera libertà del bambino. Da questa interruzione della libertà reale deriva la mancanza di disciplina. Questo fatto è stato misurato scientificamente. L’insegnante deve guardare dentro di sé per scoprire in che modo ha limitato o ridotto la libertà.


Ammiriamo la libertà nella natura, ma in essa tutto è legato da leggi. Queste leggi protettive costituiscono la base della disciplina che rende possibile la libertà. Le stelle e i pianeti sono liberi nello spazio dell’universo, ma obbediscono a leggi, hanno le loro rotte da seguire. Potremmo dire che tra gli esseri viventi i pesci sono i più liberi, eppure non possono uscire dall’acqua. Così, ogni essere, animato o inanimato, è libero all’interno dei suoi vincoli, entro i limiti che la natura gli ha imposto. La libertà è quindi obbedire alle leggi alla perfezione con attenzione ai minimi dettagli.


Se non c’è libertà non c’è disciplina; se non c’è disciplina non c’è libertà. Quindi, libertà e disciplina sono la stessa cosa, come la vita e l’esistenza. Se gli adulti arrivano alla disciplina e alla libertà in questo modo, un grande problema sociale sarà risolto.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.