Paola Trabalzini

Docente Universitaria presso la LUMSA di Roma
e Formatrice dell’Opera Nazionale Montessori

La questione femminile tra scienza, educazione e pace

La dimensione internazionale della figura di Maria Montessori ha inizio ben dieci anni prima dell’avvio dell’esperimento scientifico delle Case dei Bambini di San Lorenzo a Roma, ha inizio settembre del 1896 quando Montessori partecipò al congresso internazionale delle donne, che si svolse a Berlino dal 20 al 23 settembre, delegata dall’Associazione femminile di Roma. 

Per l’occasione aprì anche una sottoscrizione pubblica per sostenere le spese di viaggio di Montessori alla quale aderì anche un gruppo di sigaraie Chiaravalle sua città natale. 

Gli argomenti oggetto di discussione durante il congresso furono: le riforme sociali, l’educazione e l’istruzione femminile, la presenza delle donne nelle università e nelle professioni e il tema della pace. 

Montessori intervenne due volte sui seguenti temi: 
  • situazione dell’istruzione femminile in Italia, 
  • disparità di trattamento economico tra uomo e donna rivendicando la parità salariale, 
  • impegno delle donne per debellare l’analfabetismo.
Montessori abbraccia quindi sin dal primo intervento ufficiale, due motivi principali della battaglia emancipazionista: la parità salariale e la lotta all’analfabetismo, prendendo parte alla discussione con slancio, entusiasmo e decisione.

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Censimento del 1871: più della metà della popolazione (abitanti con più di sei anni di età) era analfabeta, con una percentuale di analfabetismo superiore all’80% nell’Italia meridionale, nelle isole e in parte dell’Italia centrale. Censimento del 1911: percentuale di analfabeti, sempre sopra i sei anni di età, sul totale della popolazione era del 37,6%: 32,6 tra gli uomini, 42,4 tra le donne. 

La giovane dottoressa partecipò al congresso di Berlino ritenendosi portatrice della voce di tutte le donne, in quanto ciò che la interessa è la rivendicazione dei loro diritti e non l’appartenenza politica. 

È questo un aspetto che caratterizzerà anche il suo intervento al congresso di Londra del 1899, aspetto per il quale Montessori non si legherà mai in modo definitivo ad una parte politica, collaborando con associazioni e giornali sia di indirizzo socialista sia cattolico. 

La sua opzione per un movimento non ideologizzato, non politicizzato, era forse dovuta al timore che l’appartenenza politica potesse essere un elemento di divisione per il movimento delle donne, e in quanto tale, di debolezza. Il suo intervento riscosse molto successo sia tra i presenti, sia nei giornali. 

Sul Corriere della Sera del 26 settembre 1896 comparve la seguente notizia:

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“La comparsa della signorina dottoressa Montessori fece sparire il sarcasmo dalle labbra dei signori in frac e spuntare un sorriso di compiacenza, di vittoria in quello delle signore. Con una delegatessa così l’esito del Congresso era assicurato! […] Il discorsetto della signorina Montessori, con quelle cadenze musicali, col gesto parco delle braccia correttamente inguantate, sarebbe stato un trionfo - anche senza il diploma dottorale e le velleità emancipatrci - un trionfo della grazia femminile italiana. Intorno, le signore esclamavano: Ein Sonenstrah! - Un rayon de soleil”. 

L’autore della notizia è più interessato agli aspetti di costume che ai contenuti delle conferenze di Montessori, conferenze frutto dell’unione di un serio percorso universitario e di un forte sentire civile, che passano però in secondo piano (il trionfo ci sarebbe stato anche se Montessori non fosse stata laureata e impegnata nella lotta per l’emancipazione femminile). 

Il pregiudizio la circonda, come circonda le donne che cercano di costruire una identità corrispondente alle loro aspirazioni personali e professionali, in una società che ancora non è disposta a riconoscerne la dignità di persone libere con diritti civili. 

L’attenzione posta dai giornali sulla sua avvenenza ed eleganza disturba ed imbarazza Montessori, come testimonia una lettera ai genitori nela quale scrive: 

“La mia faccia non andrà più per i giornali, e nessuno oserà più cantare le mie supposte bellezze. Io lavorerò seriamente”. 

E lavorerà molto, e continuerà ad aderire alle attività di varie associazioni femminili. Proprio l’attiva partecipazione alla vita delle associazioni costituisce per le donne un fondamentale luogo per la formazione personale, per l’esercizio della parola che sviluppa varie dimensioni della persona: quella morale, intellettuale e sociale per l’esercizio al confronto, al dibattito, alla fiducia in se stesse, alla democrazia. 

Come sappiamo tra la fine dell’’800 e gli inizi del ’900, Montessori è la scienziata che segue gli sviluppi di discipline quali l’igiene, l’antropologia, la psichiatria e la psicologia sperimentale. In ambito antropologico considera suoi maestri Lombroso, De Giovanni e Sergi, che avevano fondato rispettivamente l’antropologia criminale, medica e pedagogica. 

Pur riconoscendo l’indubbio valore degli studi svolti nelle diverse branche dell’antropologia dai suoi maestri, Montessori con coraggio assume riguardo ad alcuni temi posizioni autonome: uno di questi temi è proprio quello della condizione della donna. 

Sergi e Lombroso, infatti, affermavano che l’inferiorità della donna fosse dovuta, non a condizioni sociali e culturali, ma biologiche, riportando motivazioni ora a carattere genetico ora studi sul volume del cervello (quello femminile inferiore rispetto a quello maschile). 

Nella conferenza svolta a Milano nel febbraio del 1899 dal titolo emblematico La donna nuova, nell’affrontare il tema dell’inferiorità femminile, la studiosa sosteneva che non era la scienza ad essere contro la donna, ma i pregiudizi degli scienziati maschi e della società. 

Mentre stavo preparando il testo per questa conferenza ho letto sul quotidiano “la Repubblica” di giovedì 17 settembre un articolo dal titolo ad effetto La scienza non è donna (è colpa degli uomini)

L’autore dell’articolo Anais Ginori commentava i dati del nuovo rapporto su Donne e scienza realizzato dalla società di sondaggi OpinionWay per la fondazione l’Oreal. 

Alla presentazione del rapporto era presente Elizabeth Blackburn, premio Nobel per la medica nel 2009, signora di 66 anni alla quale, quando frequentava il liceo, un professore chiese: “perché una ragazza così carina studia materie scientifiche?” E lei rispose con un mezzo sorriso. 

Gli stereotipi e i pregiudizi sono duri a morire: dalla ricerca condotta in cinque paesi europei, tra i quali l’Italia, emerge che solo il 10% degli intervistati pensa che le donne non abbiano particolari attitudini per le scienze e ben il 67% è convinto che non abbiano le capacità necessarie per una carriera scientifica di alto livello.


Nel nostro paese il pregiudizio è superiore alla media europea: arriva al 70 %. 

Per testare la persistenza dei pregiudizi Opinion Way ha organizzato una sorta di quiz. 

Chi ha identificato il virus dell’HIV? Francoise Barré-Sinoussi (il 66% degli intervistati ha fornito un nome maschile). 

Chi ha trovato il gene responsabile del tumore al seno? Mary-Claire King (il 5% degli intervistati ha fornito un nome maschile). 

Chi ha scoperto la componente ad elio e idrogeno delle stelle? Cecilia Payne (il 77% degli intervistati ha fornito un nome maschile). 

Ancora quando si domanda a qualcuno di ricordare un grande scienziato il 71% delle persone dice un nome maschile con Albert Einstein che batte tutti, mentre Marie Curie viene ricorda dal 27%. E state attenti Marie Curie e non Marie Skłodowska. 

Infine sino ad oggi il 97% dei premi Nobel scientifici sono stati attribuiti a uomini. Se oggi questa è la situazione potete ben immaginare le difficoltà di donne come Montessori tra ’800 e ‘900. 

Come far fronte alle affermazioni sull’inferiorità della donna? Abbandonando, risponde Montessori, le ragioni del cuore a favore delle ragioni della mente, a favore di argomentazioni ben documentate e supportate. 

Se per contrastare la guerra si deve dimostrare, con l’aiuto della scienza, che ad essa segue una generazione malata e rachitica; ugualmente non basta deplorare l’eccessivo lavoro femminile, ma occorre denunciare, con la voce della scienza, le conseguenze spaventose che ha per la salute della madre e del figlio.
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“Io vorrei innamorare le donne della scienza positiva ancor perché essa non soffoca la voce del cuore, ma la estende e la conforta”. La donna nuova è allora la “donna forte, sana, che lavora […]. Essa non darà forse una famiglia come l’intendiamo ora, ma ci darà pur sempre una famiglia degna di tanto nome […], la donna nuova sarà soprattutto madre e da questa elevazione della maternità trarrà intera la sua forza”. 

Per Montessori la scienza con la sua lotta contro il pregiudizio può contribuire alla liberazione della donna, aiutandola a maturare un nuovo e più consapevole sentimento materno, fondamentale per prendere decisioni in modo autonomo riguardo alla maternità. 

Il tema della “donna nuova” torna nell’articolo del 1899 dal titolo La questione femminile e il Congresso di Londra, che Montessori scrisse dopo la sua partecipazione al congresso femminile di Londra. 

La “donna nuova” è colei che con il proprio lavoro partecipa al progresso sociale e che insieme all’uomo contribuisce al benessere della nazione, eppure si trova ancora a vivere in una condizione di marginalità civile.

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Ella ha un aspetto curato “ben lungi dal rassomigliare al tipo così poco simpatico che gli uomini, ignoranti del tutto i principii del femminismo, classificarono col nome di terzo sesso: donne cioè piangenti sulla loro sorte; critiche spietate e malevoli dell’uomo; nemiche della famiglia e della patria”. 

Per molti intellettuali dell’epoca il femminismo violava le leggi naturali, era agente corruttore dei costumi e della famiglia e dunque un atto che sovvertiva l’ordine sociale costituito. 

L’impegno per l’emancipazione femminile corrispondeva per Montessori all’esigenza 
  • di definire un nuovo ruolo sociale e professionale per le donne, 
  • di dare consistenza ad un’identità femminile che attraverso il lavoro stava abbandonando vecchi modelli e costruendo il proprio futuro e quello della nazione italiana. Ed il livello di civiltà della nazione sarebbe stato testimoniato proprio dal riconoscimento dei diritti delle donne e non solo (basti pensare al contemporaneo impegno di Montessori per i diritti ei bambini con ritardo mentale).
Investire nell’istruzione delle donne, nella loro formazione, riconoscerne i diritti avrebbe comportato un avanzamento del paese sul piano civile, sociale ed economico. La patria da poco unita e libera doveva poter contare su donne libere e cittadine a pieno titolo, da qui, come vedremo tra poco, la battaglia di Montessori, ed altre donne, per il diritto al voto. 

Nel 1899 Montessori è presente al Congresso Internazionale di Londra in rappresentanza delle donne italiane. 

La scelta di inviare lei quale rappresentante è criticata da alcune “Leghe femminili” del Nord Italia, vicine sia alle organizzazioni del movimento operaio, sia al movimento cattolico, Leghe che ritenevano la scienziata di Chiaravalle più rappresentativa del movimento femminile romano che di quello italiano nel suo complesso e di posizioni moderate. 

Il congresso di Londra non diede voce di fatto ai movimenti rivoluzionari, il suffragismo, ad esempio, non era rappresentato, e la candidatura di Montessori poteva, dunque, sembrare la più idonea. 

Nel primo dei suoi tre interventi tornò su un tema a lei caro: la denuncia del sovralavoro femminile che mette a rischio la salute delle donne, la maternità e il futuro dell’umanità tutta. Ella suggerisce interventi legislativi per proteggere il lavoro femminile. Non le sfuggono, infatti, le contraddizioni aperte nella società dall’organizzazione del lavoro che ha come suo centro la produzione e non l’essere umano, aperte dal progresso tecnologico finalizzato solo al profitto. 

La denuncia delle condizioni del lavoro femminile è presente anche nel secondo intervento nel quale la studiosa definisce le maestre, soprattutto quelle che lavorano in zone isolate, impervie, dove mai insegnante sarebbe voluto andare, i “paria” della civiltà, sono le ultime sia da un punto di vista economico, in quanto percepiscono stipendi dimezzati rispetto agli uomini, sia da un punto di vista intellettuale, in quanto l’isolamento le condanna all’inedia mentale. 

Ed ancora la voce di Montessori vibra con forza quando, nel terzo ed ultimo intervento, sottolinea le condizioni disumane di lavoro dei bambini nelle solfatare, condizioni che ne pregiudicano il futuro di uomini sani nel corpo e nello spirito. Allora interviene a difesa della legge in discussione nel Parlamento italiano che proibiva l’impiego nelle miniere dei bambini al di sotto dei 14 anni. 

Diritti delle donne e diritti dei bambini (i bambini con ritardo mentale, i bambini sfruttati nel lavoro), Montessori potendo attenzione ai diritti degli ultimi propone una società che riconosce, accoglie e tutela. 

Si tratta per Montessori di dare concretezza ad una nuova “maternità sociale”, rivolta oltre i confini della famiglia, espressione della diversa sensibilità femminile nel percepire ed affrontare i problemi sociali. 

Il femminismo di Montessori è espressione di quello che è stato definito come “femminismo pratico” o “femminismo sociale”. Insieme alla battaglia per i diritti civili, come quella per il voto, esso si concentrava nella ideazione e amministrazione di progetti umanitari concreti volti alla protezione, cura e istruzione di bambini abbandonati, prostitute, donne povere, operaie, contribuendo così al progresso, al bene comune e alla riforma morale della società. Dagli interventi tenuti da Montessori a Londra si può cogliere un’attenzione al tema della pace in connessione al nuovo ruolo sociale della donna e al suo vivere con una nuova consapevolezza il sentimento materno che

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“suona amorevole protezione dei deboli, sollievo d’ogni miseria, trionfo della giustizia e pace universale”. 

D’altronde la battaglia in difesa della pace era fatta propria dai movimenti femministi di fine secolo e la “Società per la donna”, di cui Montessori è segretaria, svolse un’intensa campagna contro l’impresa coloniale italiana in Africa, mentre lo stesso congresso di Londra dedicava al tema della pace la sua ultima giornata. 

Altri saranno i toni delle conferenze sulla pace che Montessori terrà negli anni ’30 del Novecento; qui ora ci interessa sottolineare come nel periodo della sua formazione la studiosa di Chiaravalle sia già sensibile ad un tema per lei in seguito fondamentale. 

La volontà di contribuire alla formazione femminile, in particolare delle insegnanti, la ritroviamo anche nel periodo in cui insegna igiene e antropologia, a partire dal 1899, presso l’Istituto Superiore di Magistero Femminile di Roma. 

Ella motiva la richiesta di tale insegnamento adducendo i vantaggi che ne deriverebbero per le giovani allieve, future mogli, madri e insegnanti, e per la profilassi sociale. Data la delicatezza di alcune tematiche trattate quali l’igiene della pubertà e della generazione, ella riteneva fosse fondamentale che l’insegnamento di igiene e antropologia fosse tenuto da una donna per combattere:

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“le ipocrisie finora imposte da un pregiudizio spesso fatale alla salute, e dare con la voce della scienza e con l’ideale della pubblica sanità, una base di moralità alta a tutte quelle cognizioni che oggi le allieve apprendono solo per meno nobili vie”. 

Si tratta per Montessori di divulgare in modo chiaro i contenuti della ricerca scientifica al fine di incrinare, come detto, i pregiudizi e contribuire alla liberazione della donna, alla sua elevazione intellettuale e morale e a combattere la degenerazione fisico-psichica dell’umanità. 

Dell’impegno di Montessori per l’emancipazione femminile è anche parte la battaglia per il diritto al voto. La prima petizione per il voto politico alle donne porta la firma di Anna Maria Mozzoni ed era stata presentata nel marzo del 1877, nel clima di speranze, poi deluse, suscitate dall’avvento al governo della Sinistra, che nel suo programma elettorale aveva inserito il voto amministrativo per le donne proprietarie. 

Il voto femminile era tornato ad essere oggetto di dibattito nel 1892, al momento della riforma elettorale, e di nuovo nel 1904 con la nascita di Comitati pro-suffragio, che invitavano le donne in possesso dei requisiti legali necessari, età e diploma di scuola superiore, ad iscriversi nelle liste elettorali dei comuni di residenza. 

Agli inizi del 1906 Montessori firmò a nome della Società “Pensiero e Azione”, un proclama, affisso sui muri di Roma e pubblicato il 26 febbraio sul quotidiano “La Vita”, in cui si legge: “Donne tutte sorgete! Il vostro primo dovere in questo momento sociale è di chiedere il voto politico”. 

Il proclama riscosse adesioni in varie città italiane, ma le Corti d’Appello si espressero negativamente, unica eccezione quella di Ancona, che il 25 luglio 1906 respinse il ricorso del procuratore del Re contro l’iscrizione di dieci maestre alle liste elettorali, per cui le dieci insegnanti furono ammesse a votare alle elezioni politiche.

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Montessori intervenne, sempre dalle pagine di “La Vita”, rivolgendosi con parole calde ad Ancona “più che le tue mura, il tuo porto, la tua leggenda, potrà darti gloria il passo politico che tu hai saputo muovere con genio. Tu hai conquistato la donna e la storia”. E Montessori a sottolineare che appena la donna “divenga un essere umano libero nei suoi diritti sociali, parteciperà l’opera di pace: saprà accendere tra le menti che si smarriscono nell’egoismo il lume divino e infondere nei cuori il santo amore dell’umanità”. 

Il 4 dicembre però la Cassazione annullò la sentenza e nel maggio del 1907 le dieci maestre furono cancellate dalle liste elettorali. Montessori scrisse comunque di “vittoria”, perché la questione del suffragio era stata posta in modo serio e solenne davanti alla Cassazione, anche se il successo non c’era stato. 

A Roma l’attività dell’“Associazione per la donna”, cui aderì anche la scienziata, condusse nel febbraio del 1906 alla nascita del Comitato pro-voto, ed anche Montessori, insieme ad altre laureate in scienze e lettere, fece domanda per essere iscritta alle liste elettorali. 

Sempre nel 1906 il deputato Roberto Mirabelli presentò in Parlamento una proposta di voto alle donne, appoggiata da una nuova petizione di Anna Maria Mozzoni, pubblicata su “La Vita” (11 marzo) e firmata anche da Maria Montessori. 

Il progetto Mirabelli e la petizione provocarono un vivo dibattito sui giornali e in Parlamento, dove i deputati presero prima in considerazione il solo voto amministrativo e poi decisero di rinviarne l’approvazione a tempi più maturi ritenendo che dovessero essere rimosse prima le disparità tra uomini e donne presenti nel diritto civile. 

Quando nel 1912 in Italia sarà introdotto il suffragio universale, riguarderà solo gli uomini; le donne dovranno aspettare sino al 1946 per esercitare il diritto di voto. 

L’ultimo atto della militanza femminista di Montessori è costituito dalla partecipazione nel 1908 al Primo Congresso Nazionale delle donne italiane che si svolse a Roma dal 24 al 30 aprile. 

Montessori intervenne al congresso il 29 aprile nella quarta seduta dell’ultima sezione con la conferenza dal titolo La morale sessuale nell’educazione, nella quale affrontò un tema forte quello della schiavitù sessuale femminile dalla quale le donne dovevano liberarsi per farsi promotrici di nuovi principi morali ed educativi. 

Nella relazione mise in rapporto l’educazione sessuale con le re sponsabilità che ogni individuo ha nei confronti del perfezionamento della specie e di conseguenza anche quale strumento di prevenzione dell’anormalità. 

L’educazione sessuale per la donna doveva essere essenzialmente riferita al suo ruolo materno, finalizzata a liberarla da una tradizione che vuole

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“una specie di tacita proibizione per la donna, sia pur madre, d’impacciarsi in qualsiasi maniera della questione sessuale. È questa falsa purità che forma la schiavitù morale”. 

La donna relegata unicamente nel ruolo di tutrice del bambino era confinata ella stessa in una condizione di perenne infanzia, rimanendo una bambina “ignara della vita e delle sue lotte, infantile, rimpicciolita, nel pensiero e nella coscienza”. 

Alla critica dell’infantilismo femminile Montessori affiancava la rivendicazione del valore dell’esperienza personale femminile che avrebbe reso, invece, la donna, “lottatrice dell’ambiente sociale”, capace di proteggere il figlio e di seguirlo nella sua crescita, avvicinandolo con delicatezza e chiarezza alla conoscenza del corpo. 

Nel 1908 avevano già preso avvio le Case dei Bambini negli edifici ristrutturati di San Lorenzo dove alcune delle occupazioni domestiche della donna dovevano essere assolte da una diversa organizzazione della vita della comunità (era prevista un’infermeria, una sala lettura, ecc.). 

Ed allora Montessori nel discorso inaugurale per l’apertura dei una Casa dei Bambini torna sul tema della “donna nuova” che liberata dalle funzioni domestiche, che la rendevano desiderabile all’uomo, sarà come

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“l’uomo un individuo umano libero, un lavoratore sociale, e come l’uomo cercherà il benessere e il riposo nella casa rinnovata e riformata. […] Per se stessa vorrà essere amata e non come mezzo di benessere e di riposo e vorrà amore libera da ogni forma di lavoro servile”. 

Eccola anche a San Lorenzo la donna di Montessori alla conquista del lavoro, del pensiero, della pace, sposa libera e madre consapevole (Scocc.p.8). 

Diritti e cittadinanza della donna, dunque. 

Dagli anni Dieci l’attenzione si sposta sempre più sull’affermazione dei diritti e della cittadinanza dei bambini. 

Quali i suoi diritti di coloro che lavorano a costruire l’essere umano? 

In una delle conferenza tenuta nel 1915 a Oakland, durante il viaggio negli USA che la porterà anche a San Francisco al Panama-Pacific International Exposition, pubblicata con il titolo Madre e figlio tra storia e scienza, Montessori inizia ad elencare i diritti del bambino: 
  • al latte materno: “l’unico capitale del bambino è il latte che è venuto al mondo con lui e per lui” - diritto al cibo 
  • ad una vita attiva e alla lentezza nei movimenti: “ostacolare le loro attività significherebbe compiere una violenza sulla loro stessa vita. Noi tutti, invece, li interrompiamo senza il minimo riguardo, senza il minimo rispetto, con gli stessi modi utilizzati dai padroni con i loro schiavi che non godevano dei diritti umani” 
  • diritto a crescere senza violenza e nel rispetto delle leggi della vita che operano in loro: diritto a crescere nella pace, perché solo nella pace c’è il completo dispiegamento delle potenzialità umane. 
Si batterà per questi ed altri diritti, ma nel 1951 dovrà ammettere che la strada è ancora lunga e difficile. 

Lo fa nello scritto del 1951 Il cittadino dimenticato, inviato all’UNESCO, in occasione della ricorrenza della dichiarazione dei diritti dell’uomo dedicata quasi esclusivamente alla vita sociale dell’adulto: il “bambino in sé non è considerato”.

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“ci sono due forze nella vita umana: quella riguardante il periodo della formazione stessa dell’uomo (il bambino) e quella riguardante le attività sociali costruttive (l’adulto) e che sono così fortemente integrate l’una dall’altra, che trascurando l’una non si può giungere all’altra; non si considera che per arrivare ai diritti dell’adulto bisogna passare attraverso il bambino. […] Se si sono riconosciuti i diritti degli operai, bisogna riconoscere la dignità del lavoratore che produce l’uomo” (M. Montessori, Il cittadino dimenticato, in “Vita dell’infanzia”, a.I, n.1, gennaio-febbraio 1952, p.4). 

Nella bambina che vediamo nella foto operano le leggi della vita, con quelle leggi e con i diritti che ci sono propri in quanto essere umani, credo che la nostra Europa non può non fare i conti.

Maria Montessori: educazione e pace
Maria Montessori: educazione e pace
AA.VV.
Raccolta degli Atti del Convegno del 3 ottobre 2015. I Convegni Internazionali si inseriscono in un circuito di eventi organizzati dall’Associazione Montessori Brescia per contribuire alla valorizzazione e alla diffusione del pensiero e del metodo pedagogico di Maria Montessori. Raccolta degli Atti con gli interventi di: Carolina Montessori, bisnipote di Maria Montessori e archivista presso AMI Association Montessori Internationale Rama Reddy, insegnante di scuola elementare e Trainer presso l’Istituto indiano di studi Montessori Lynn Lawrence, direttore esecutivo AMI Ela Eckert, membro del consiglio della German Montessori Society Paola Trabalzini, docente universitaria presso la LUMSA di Roma e formatrice dell’Opera Nazionale Montessori David Connolly, responsabile del Programma di Prevenzione dei Conflitti presso The Hague Institute for Global Justice Don Fabio Corazzina, parroco di Santa Maria in Silva di Brescia