Diapositiva
“La comparsa della signorina dottoressa Montessori fece sparire il sarcasmo dalle labbra dei signori in frac e spuntare un sorriso di compiacenza, di vittoria in quello delle signore. Con una delegatessa così l’esito del Congresso era assicurato! […] Il discorsetto della signorina Montessori, con quelle cadenze musicali, col gesto parco delle braccia correttamente inguantate, sarebbe stato un trionfo - anche senza il diploma dottorale e le velleità emancipatrci - un trionfo della grazia femminile italiana. Intorno, le signore esclamavano: Ein Sonenstrah! - Un rayon de soleil”.
L’autore della notizia è più interessato agli aspetti di costume che ai contenuti delle conferenze di Montessori, conferenze frutto dell’unione di un serio percorso universitario e di un forte sentire civile, che passano però in secondo piano (il trionfo ci sarebbe stato anche se Montessori non fosse stata laureata e impegnata nella lotta per l’emancipazione femminile).
Il pregiudizio la circonda, come circonda le donne che cercano di costruire una identità corrispondente alle loro aspirazioni personali e professionali, in una società che ancora non è disposta a riconoscerne la dignità di persone libere con diritti civili.
L’attenzione posta dai giornali sulla sua avvenenza ed eleganza disturba ed imbarazza Montessori, come testimonia una lettera ai genitori nela quale scrive:
“La mia faccia non andrà più per i giornali, e nessuno oserà più cantare le mie supposte bellezze. Io lavorerò seriamente”.
E lavorerà molto, e continuerà ad aderire alle attività di varie associazioni femminili. Proprio l’attiva partecipazione alla vita delle associazioni costituisce per le donne un fondamentale luogo per la formazione personale, per l’esercizio della parola che sviluppa varie dimensioni della persona: quella morale, intellettuale e sociale per l’esercizio al confronto, al dibattito, alla fiducia in se stesse, alla democrazia.
Come sappiamo tra la fine dell’’800 e gli inizi del ’900, Montessori è la scienziata che segue gli sviluppi di discipline quali l’igiene, l’antropologia, la psichiatria e la psicologia sperimentale. In ambito antropologico considera suoi maestri Lombroso, De Giovanni e Sergi, che avevano fondato rispettivamente l’antropologia criminale, medica e pedagogica.
Pur riconoscendo l’indubbio valore degli studi svolti nelle diverse branche dell’antropologia dai suoi maestri, Montessori con coraggio assume riguardo ad alcuni temi posizioni autonome: uno di questi temi è proprio quello della condizione della donna.
Sergi e Lombroso, infatti, affermavano che l’inferiorità della donna fosse dovuta, non a condizioni sociali e culturali, ma biologiche, riportando motivazioni ora a carattere genetico ora studi sul volume del cervello (quello femminile inferiore rispetto a quello maschile).
Nella conferenza svolta a Milano nel febbraio del 1899 dal titolo emblematico La donna nuova, nell’affrontare il tema dell’inferiorità femminile, la studiosa sosteneva che non era la scienza ad essere contro la donna, ma i pregiudizi degli scienziati maschi e della società.
Mentre stavo preparando il testo per questa conferenza ho letto sul quotidiano “la Repubblica” di giovedì 17 settembre un articolo dal titolo ad effetto La scienza non è donna (è colpa degli uomini).
L’autore dell’articolo Anais Ginori commentava i dati del nuovo rapporto su Donne e scienza realizzato dalla società di sondaggi OpinionWay per la fondazione l’Oreal.
Alla presentazione del rapporto era presente Elizabeth Blackburn, premio Nobel per la medica nel 2009, signora di 66 anni alla quale, quando frequentava il liceo, un professore chiese: “perché una ragazza così carina studia materie scientifiche?” E lei rispose con un mezzo sorriso.
Gli stereotipi e i pregiudizi sono duri a morire: dalla ricerca condotta in cinque paesi europei, tra i quali l’Italia, emerge che solo il 10% degli intervistati pensa che le donne non abbiano particolari attitudini per le scienze e ben il 67% è convinto che non abbiano le capacità necessarie per una carriera scientifica di alto livello.
Nel nostro paese il pregiudizio è superiore alla media europea: arriva al 70 %.
Per testare la persistenza dei pregiudizi Opinion Way ha organizzato una sorta di quiz.
Chi ha identificato il virus dell’HIV? Francoise Barré-Sinoussi (il 66% degli intervistati ha fornito un nome maschile).
Chi ha trovato il gene responsabile del tumore al seno? Mary-Claire King (il 5% degli intervistati ha fornito un nome maschile).
Chi ha scoperto la componente ad elio e idrogeno delle stelle? Cecilia Payne (il 77% degli intervistati ha fornito un nome maschile).
Ancora quando si domanda a qualcuno di ricordare un grande scienziato il 71% delle persone dice un nome maschile con Albert Einstein che batte tutti, mentre Marie Curie viene ricorda dal 27%. E state attenti Marie Curie e non Marie Skłodowska.
Infine sino ad oggi il 97% dei premi Nobel scientifici sono stati attribuiti a uomini. Se oggi questa è la situazione potete ben immaginare le difficoltà di donne come Montessori tra ’800 e ‘900.
Come far fronte alle affermazioni sull’inferiorità della donna? Abbandonando, risponde Montessori, le ragioni del cuore a favore delle ragioni della mente, a favore di argomentazioni ben documentate e supportate.
Se per contrastare la guerra si deve dimostrare, con l’aiuto della scienza, che ad essa segue una generazione malata e rachitica; ugualmente non basta deplorare l’eccessivo lavoro femminile, ma occorre denunciare, con la voce della scienza, le conseguenze spaventose che ha per la salute della madre e del figlio.