RISPETTO
Rispetto non è una parola che in molti assocerebbero alla cura di un bambino, ma Maria Montessori sosteneva che: “I bambini sono esseri umani ai quali si deve rispetto, superiori a noi a motivo della loro innocenza e delle maggiori possibilità del loro futuro.” (Maria Montessori, Manuale di pedagogia scientifica)
Il metodo Montessori su basa sul rispetto: rispetto dell’identità del bambino e delle sue future possibilità.
Fin da quando viene al mondo, ci sono molti modi di dimostrare al neonato che lo rispettiamo.
Rispettare fisicamente il nostro bambino: il contatto fisico è il primo modo in cui il bambino interagisce con il mondo, ed è così per tutto il suo primo anno di vita. Prendersi cura di un neonato significa prima di tutto toccarlo, per allattarlo, cambiargli il pannolino e cullarlo: tutte occasioni in cui dobbiamo mostrargli rispetto.
Iniziamo chiedendo al piccolo il permesso prima di toccarlo, prenderlo in braccio o passarlo a qualcun altro, soprattutto se si tratta di uno sconosciuto. Potremmo dire: “Ciao, tesoro, posso prenderti in braccio?”. Il bambino ci farà capire se è d’accordo o meno. Allunghiamo le braccia verso di lui, chiediamogli se lo possiamo tirare su e aspettiamo una sua reazione, anche solo un gesto. Se il piccolo sorride o si sporge verso di noi, interpretiamolo come un “sì” e prendiamolo in braccio ringraziandolo o dicendo qualcosa. Se invece il neonato aggrotta la fronte, distoglie lo sguardo o si ritrae possiamo rispondere: “Non importa, magari la prossima volta”, per far capire al bambino che ha il pieno controllo sul suo corpo e su chi può toccarlo.
Quando teniamo un bambino in braccio, evitiamo di strattonarlo o di trattarlo in modo brusco, ma al contrario diamo fondo a tutta la nostra gentilezza. Le nostre mani possono insegnare al piccolo la pace o la violenza: se propendiamo per la prima, muoviamoci lentamente e con dolcezza.
Ci sono tantissime opportunità di mostrare rispetto al neonato, dal momento in cui gli cambiamo il pannolino a quello in cui gli facciamo il bagnetto.
Ringraziare il bambino: ringraziamo spesso gli adulti, ma non sempre abbiamo l’accortezza di farlo anche con i bambini, eppure è essenziale perché anche loro comprendano l’importanza di mostrare gratitudine.
“Grazie di aver lasciato che ti prendessi in braccio.”
“Grazie di essere qui e di trascorrere del tempo con me.”
“Grazie di esserti addormentato, lasciandomi il tempo di fare una pausa.”
Fidarci del bambino e delle sue capacità: dobbiamo avere fiducia nel fatto che il piccolo abbia il pieno controllo del proprio corpo, evitando di metterlo in posizioni per le quali non è ancora pronto. Fidiamoci che sappia scegliere da solo come muoversi e come interagire con l’ambiente che abbiamo creato per lui. E fidiamoci della sua capacità di risolvere un problema, invece di correre subito in suo aiuto fornendogli una soluzione.
Rispettando le capacità del bambino, lo stiamo incoraggiando a collaborare, in ogni momento della sua crescita: appena nato, ad esempio, aspettiamo che trovi da solo il nostro capezzolo; a sette mesi aspettiamo che si porti da solo il cucchiaio alla bocca e a nove mesi che collabori con noi, con i suoi movimenti, quando lo vestiamo. Tutti questi gesti mostrano a nostro figlio che ci fidiamo delle sue capacità, incoraggiandolo a sviluppare una propria indipendenza funzionale. Aiutiamolo il meno possibile, osservandolo prima di intervenire e lasciandogli la possibilità di trovare da solo una soluzione.
L’osservazione è una forma di rispetto: osservare il bambino significa implicitamente dirgli: “Tu sai qualcosa che io ancora ignoro, aiutami a capirti”.
Rispettare la sua individualità: ogni bambino è unico ed è dotato di personalità, ritmi ed espressioni sue proprie. Simone ha due figli e Junnifa tre e non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. Anche offrendo loro lo stesso ambiente familiare e trattandoli esattamente allo stesso modo, ognuno sviluppa una propria identità. Dobbiamo venire a patti con questa consapevolezza fin dall’inizio, per poter rispettare l’unicità di ognuno dei nostri bambini. A volte è molto difficile non fare paragoni e non nutrire aspettative basandoci sul rapporto che abbiamo con un altro dei nostri figli, ma dobbiamo osservare il neonato per comprendere che cosa lo rende speciale e amarlo per quello che è. Inaspettatamente, anche nel sonno i bambini sono diversi l’uno dall’altro: c’è chi si addormenta senza difficoltà ed è felice di essere messo a nanna e chi invece fa i capricci. Accettare l’idea che ogni bambino è differente ci aiuta a trovare il modo migliore per aiutarlo a crescere fiero della propria unicità.
Considerare di cosa ha bisogno il bambino: teniamo a mente le tendenze umane e i periodi sensitivi e proviamo a capire in che modo influenzano il comportamento del bambino (per scoprire di più sui periodi sensitivi si veda p. 18).
Seguire i ritmi del bambino: ogni bambino è diverso. Portargli rispetto significa anche lasciargli il tempo di scoprire quali sono i suoi ritmi – che si tratti di quelli relativi all’allattamento, al sonno, al cambio pannolini o in generale allo svolgimento della giornata. Impariamo a cogliere i segnali che ci fornisce il bambino per costruire delle routine fisse e prevedibili.
Incoraggiare le attività intraprese da bambino: nel suo libro Il bambino in famiglia, Maria Montessori ci invita a “rispettare tutte le forme di attività ragionevole del bambino e cercare di intenderle”. Ma come si fa a stabilire cosa sia ragionevole? E come possiamo intenderlo?
Se l’attività intrapresa dal bambino non è pericolosa, allora possiamo considerarla ragionevole. Fermiamoci a osservare e cercare di capire. Se vediamo che nostro figlio per esplorare il mondo che lo circonda vuole toccare o guardare un certo oggetto, o muoversi in un certo modo, dobbiamo rispettare questa sua intenzione senza interferire e senza intervenire.
I bambini incontrano spesso delle difficoltà, ma non hanno necessariamente bisogno di aiuto. Osservandoli saremo in grado di capire se ci stanno chiedendo una mano, così da offrire loro soccorso senza esagerare. Quando un neonato gioca o cerca di prendere un oggetto spesso emette dei versi che sono indice del fatto che si stia impegnando in una determinata attività e che magari sta incontrando qualche difficoltà. Da genitori, il nostro primo istinto è di correre a dargli una mano, ma dobbiamo prenderci il tempo di osservare il bambino. Solo così spesso abbiamo il privilegio di leggere sul suo volto la gioia di essere riuscito a farcela da solo.
La consapevolezza che ogni azione del bambino è necessaria al suo sviluppo ci fa capire che dobbiamo rispettare i suoi sforzi ed evitare di intervenire rischiando di fargli perdere la concentrazione. A volte anche le nostre parole di incoraggiamento possono costituire un’interruzione. Quando il bambino esplora il mondo, rispettiamolo facendoci da parte e osservandolo, per capirlo meglio e imparare come essergli d’aiuto.
“Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo.”
“Ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo.”
—Dr. Maria Montessori
INVECE DI ELOGIARLO
Può essere difficile resistere alla tentazione di fare i complimenti a nostro figlio, perché sentiamo il desiderio di fargli sapere che vediamo quanto si impegna.
Il problema è che così il bambino si abitua a cercare un nostro riscontro ogni volta che si impegna in qualcosa.
Il metodo Montessori punta a creare nel bambino un senso di autostima che derivi da dentro e non dipenda dai complimenti e dalla validazione esterna. Invece di elogiare il piccolo dicendogli “ottimo lavoro” o facendogli un applauso, possiamo provare qualcos’altro:
- Non fare nulla. In questo modo il bambino si godrà il momento come preferisce.
- Fare una telecronaca, descrivendo ciò che ha fatto il bambino: “Hai messo la palla nel canestro”.
- Descrivere come ci sembra che si senta il bambino: “Sembri soddisfatto/emozionato!”
- Riconoscere i suoi sforzi: “Ti sei impegnato tanto” o “Ce l’hai fatta”.
- Sorridere con gentilezza.
- Offrire incoraggiamento: “Sapevo che ci saresti riuscito”.
- Parlare di quello che succederà dopo: “Vedo che sei stanco. Andiamo a prepararci per il sonnellino?”
- Descrivere la sensazione che proviamo: “Sono così felice per te. Ce l’hai fatta!”
Rispettare i ritmi del bambino (rallentare): rispettare le capacità del bambino significa anche mettere in conto che gli serve un po’ più di tempo per riflettere e capire come funzionano le cose: in media il piccolo impiega dagli 8 ai 10 secondi per elaborare quello che gli abbiamo detto, per cui mettiamolo in conto quando abbiamo un’interazione con lui e aspettiamo con calma la sua risposta.
Ci vuole tempo anche per coinvolgere il bambino nei momenti del cambio pannolino e dei pasti, eppure vedremo che alla lunga sarà più semplice prendersi cura di lui: infatti farà meno i capricci e si inizierà a gettare la base perché in futuro sviluppi capacità come concentrazione, attenzione, indipendenza e curiosità nell’esplorare il mondo.
Rispettare le scelte del bambino: rispettare il bambino significa offrirgli delle alternative reali e rispettare le sue decisioni, senza imporre le nostre idee o i nostri sentimenti, ma ascoltando con la mente aperta. Possiamo iniziare già dai tre mesi: proviamo a proporgli due tutine e cerchiamo di capire se il piccolo esprime una preferenza con un gesto o un sorriso. Proponiamogli due libri o due sonaglini. Un bambino già più grande potrà scegliere fra i 3-5 oggetti presenti in una cesta. Offrirgli delle alternative e rispettarne le decisioni è una forma di rispetto.
Ci aiuta anche ad abituarci alle scelte che il piccolo farà una volta cresciuto. Ovviamente non sarà lui a decidere dove vivere o che scuola frequentare, ma potrà esprimere una preferenza su questioni adatte alla sua età.
“Ora dobbiamo imparare a prenderci cura del neonato. Dobbiamo accoglierlo con amore e rispetto.”
—Dr. Maria Montessori