la preparazione dell'adulto

Il ruolo dell'adulto

Una delle più importanti lezioni che il metodo Montessori vuole dare ai genitori è che non hanno la responsabilità di trasmettere ai propri figli ogni loro conoscenza o idea.


I bambini non sono contenitori da riempire. Maria Montessori era convinta che, una volta posti nell’ambiente giusto, potessero acquisire da soli la maggior parte delle capacità, e questo ci solleva dall’onere di dover conoscere tutto – nonché di essere tutto – per i nostri figli.


I bambini – anche da neonati – sono dotati di tantissime capacità: dobbiamo solo preparare le condizioni giuste perché tutte le loro qualità possano sbocciare. Noi genitori siamo i giardinieri: prepariamo il terreno e ci occupiamo di tutte le cure necessarie, ma sono i nostri figli a fiorire.


Il modo in cui i nostri figli vedono e affrontano il mondo dipende in grande parte da noi adulti: come ci rivolgiamo al bambino, le opportunità che gli mettiamo a disposizione e l’ambiente che prepariamo per lui hanno un grande impatto sul tipo di persona che diventerà.


Quindi anche se non dobbiamo insegnare tutto ai nostri figli, stiamo impartendo loro una lezione ogni volta che facciamo qualcosa. Può sembrare un’enorme responsabilità. È un lavoro duro, di quelli che vanno svolti con dedizione.


Mettiamoci all’opera, preparandoci.


“Ogni generazione di bambini è destinata a cambiare il genere umano – la loro missione è di portare il genere umano a un livello di consapevolezza e sensibilità del bene comune ancora maggiori. È per questo che tutte le culture vedono nei bambini ‘una speranza per il futuro’, perché si aspettano che riescano a migliorare le cose, soprattutto nel modo in cui ci trattiamo l’un l’altro. Ma questo non potrà mai avvenire se i bambini assimileranno il nostro odio, i nostri pregiudizi e il nostro meschino orgoglio. Dobbiamo aiutarli ad adattarsi all’intrinseca bontà del genere umano, e non all’odierna malvagità della società.”
—Eduardo J. Cuevas G., 2007, “The Spiritual Preparation of the Adult”,conferenza in Cina sul metodo Montessori

COME PREPARARCI

Già nel capitolo 4 abbiamo parlato di come prepararci dal punto di vista dell’organizzazione della casa e degli spazi dedicati al bambino.


Ma c’è un altro elemento che deve essere preparato: noi stessi!


Per poter diventare delle guide per i nostri figli ci dobbiamo preparare dal punto di vista fisico, intellettivo, emotivo e spirituale. L’avviso che si sente dare sugli aerei di avere cura di indossare la propria maschera per l’ossigeno prima di aiutare gli altri si adatta molto bene al ruolo dei genitori.


Per poterci prendere cura di un altro essere umano dobbiamo prima di tutto prenderci cura di noi stessi: mangiare, riposare e fare il pieno di serenità ed energie – questo ci aiuterà ad occuparci del bambino in modo equilibrato e oggettivo. Il ruolo di genitori può essere davvero faticoso ed estenuante, soprattutto nei primi tempi. Nostro figlio dipende completamente da noi e se non ci sforziamo consapevolmente di pensare anche alle nostre esigenze rischiamo l’esaurimento, finendo in modalità sopravvivenza: in tal caso non riusciremmo a rispondere positivamente alle richieste del piccolo e inizieremmo a considerarne il pianto un motivo di frustrazione, anziché un indizio.


Vogliamo che nostro figlio abbia un genitore realizzato e non pieno di risentimento (perché mette sempre al primo posto le esigenze degli altri) o al contrario egoista (perché pensa solo a se stesso). Cerchiamo di pensare anche al nostro benessere, oltre a quello del bambino.

Preparazione intellettuale

Dobbiamo essere informati sullo sviluppo di nostro figlio, sulle sue esigenze e sul modo migliore per supportarle.


Questo libro è un inizio, ma possiamo proseguire informandoci sui nuovi studi e seguendo corsi di formazione (sotto forma di podcast, seminari e laboratori) sul tema della genitorialità, della disciplina positiva e altri strumenti simili, che ci permettano di ampliare la nostra conoscenza del bambino e ci aiutino nel ruolo di genitori.


Anche l’osservazione è un buon modo di scoprire qualcosa di più su nostro figlio.


Solo un avvertimento: ci sono così tante opzioni al momento che è facile sentirsi sopraffatti, per cui dobbiamo essere selettivi e limitarci a quelle che sono più in linea con noi.


Restiamo aperti a tutte le opportunità di apprendere che esulano dalla genitorialità o dal metodo Montessori, per esempio imparando a suonare uno strumento musicale, provando un nuovo sport o leggendo un libro che non tratti di pedagogia ma ci riempia l’anima. Potremo mostrare al piccolo tutto ciò che impariamo e che ci spalanca il cuore, e talvolta anche condividere queste passioni con lui.

Preparazione fisica

Prendersi cura di un bambino richiede tanta energia, sia fisica che mentale. Dobbiamo essere in buona salute per poter rispondere al meglio alle esigenze di nostro figlio.


Sana alimentazione. È importante nutrirci nel modo giusto: ogni giorno, ricordiamoci di idratarci e fare pasti sani, che comprendano frutta e verdura. Non si tratta di uno sforzo consapevole da fare solo per i nostri figli, ma anche per noi stessi: impostiamo dei promemoria sul cellulare per ricordarci di non saltare nessun pasto. Prepariamo i pasti in anticipo o assicuriamoci di avere a portata di mano degli ingredienti semplici, che messi insieme possano stare bene.


Esercizio fisico. Può essere semplice come fare una passeggiata con il piccolo o ritagliarci del tempo per fare stretching o allenarci. Fa davvero la differenza per il nostro benessere e la nostra salute mentale.


Riposo. Riposiamoci il più possibile. La mancanza di sonno può avere conseguenze negative sul nostro sistema immunitario e anche sul nostro cervello. Non dobbiamo sentirci in colpa se ci troviamo costretti a chiedere aiuto o ad assumere una tata o una babysitter.


Se siamo noi a occuparci del bambino per la maggior parte del tempo, potremmo pensare di dover fare tutto e di dover essere sempre presenti: nei primissimi tempi è una buona idea passare con il piccolo più tempo possibile per creare un attaccamento sicuro, ma è giusto anche fare una pausa o chiedere aiuto quando si ha bisogno. Ritagliarsi un momento di pace avrà un effetto positivo su tutta la famiglia, non appena il bambino avrà creato un attaccamento sicuro e avrà costruito fiducia nell’ambiente che lo circonda grazie ai ritmi regolari e alle routine con cui ci si prende cura di lui.


Prenderci cura di noi stessi è importante perché ne va dei nostri bisogni primari: quando siamo disidratati, affamati, stanchi o malati non riusciamo a dare il massimo come genitori. La maggior parte del tempo il nostro cervello è in modalità sopravvivenza, per cui le nostre reazioni saranno di attacco, fuga o congelamento. Cerchiamo di monitorare quando ci sentiamo sopraffatti, abbiamo voglia di lasciar perdere tutto e scappare, o proviamo rabbia nei confronti del bambino o della situazione nel suo complesso: se proviamo questo genere di emozioni, forse ci serve del tempo per noi.


Un altro vantaggio del prenderci cura di noi stessi dal punto di vista fisico è che diventiamo un modello positivo per il bambino – che, ricordiamoci, assorbe tutto quello che vede.


Cosa ci aiuta a rilassarci? Cerchiamo di vivere dei momenti piacevoli (si veda la nostra lista di suggerimenti a p. 220).

Preparazione emotiva e spirituale

Quando si è genitori è fondamentale avere una rete di supporto: questo viaggio è molto più piacevole se fatto in compagnia di un’altra persona, sia che si tratti di un compagno o di un co-genitore, di un nonno, di un amico o di un altro adulto che si prenda cura del piccolo.


Nei primi mesi un paio di mani in più sono davvero utili – ci serve qualcuno che ci aiuti a preparare i pasti, che si prenda cura degli altri bambini, che tenga il piccolo o che ci dia modo di fare una pausa (si veda p. 224 per leggere altri modi in cui stare vicini ai neogenitori). Può essere un familiare, un amico o, se ne abbiamo la possibilità, una doula che ci segua dopo il parto o una ragazza alla pari che possa condividere la propria esperienza sui bisogni della mamma e del piccolo e sappia come aiutare la famiglia dal punto di vista fisico ed emotivo. Maria Montessori e Adele Costa Gnocchi compresero che c’era bisogno di una simile figura e concepirono il ruolo di Assistente all’Infanzia, ovvero di chi, dopo aver seguito un corso, potesse fungere da guida per i genitori che volevano applicare il metodo Montessori. (Non tutte le famiglie possono avvalersi dell’aiuto di un professionista, anche se in alcuni Paesi per aiutare i neogenitori per le prime settimane è disponibile un servizio di assistenza statale).


Ci possiamo far aiutare anche da amici che hanno dei figli della stessa età dei nostri, o un po’ più grandi: così terremo a mente che non siamo soli e che tutto quello che stiamo passando è normale, o è una fase che terminerà presto. Di solito le difficoltà in cui ci imbattiamo crescendo nostro figlio sono transitorie, per questo è utile circondarsi di persone che abbiano vissuto questi stessi momenti.


Ritagliamoci del tempo per apprezzare i nostri sforzi, ringraziare per ciò che abbiamo e riconoscere lucidamente tutti gli aspetti positivi, prendendone nota. Non sentirci apprezzati o amati potrebbe portarci a un crollo emotivo: un neonato non è ancora in grado di parlare, per cui dopo una giornata passata fra pannolini sporchi, sonno arretrato e tantissimi pianti potremmo sentirci emotivamente prosciugati, nonché poco considerati. Diventiamo i più grandi sostenitori di noi stessi e prendiamoci il tempo di darci una pacca sulla spalla: facciamoci fare una pedicure, usciamo con gli amici o troviamo un modo semplice di prenderci cura di noi. Essere responsabili di un altro essere umano è un lavoro duro: vogliamo che gli altri lo riconoscano, ma dobbiamo essere noi i primi a farlo.


Scattare foto e tenere traccia dei progressi del bambino è di grande aiuto, anche perché alla fine della giornata potremo riguardare queste immagini: anche se apparentemente sono la testimonianza di un momento poco importante, ci faranno sorridere o ci faranno ricordare qualcosa. Attenzione però: dobbiamo goderci questi istanti, quindi non insistiamo per fotografarli tutti. Non stiamo sempre dietro alla macchina fotografica, ma facciamoci anche scattare qualche foto: anche se non abbiamo molta voglia di essere immortalati, in futuro potremo ripensare a questi momenti con affetto.


Se quando ci prendiamo cura di nostro figlio facciamo fatica a trovare dei momenti di felicità, ricordiamoci che possiamo chiedere aiuto: la depressione post partum può essere molto grave ed è comune a una madre su sette (talvolta anche dopo il secondo o il terzo figlio). Rivolgiamoci a un medico o a un professionista di fiducia.

Fiducia in se stessi e capacità di essere indulgenti

Quando si ha un bambino, ci si sente dare consigli da molte persone, e a volte queste opinioni sono in disaccordo l’una con l’altra. Noi siamo convinte che i genitori debbano fidarsi del proprio istinto.


LA PREPARAZIONE DELL’ADULTO


La nostra PREPARAZIONE INTELLETTUALE ci aiuta a coltivare la fiducia nel piccolo. Avremo la certezza che il bambino sa cosa sta facendo, ha tutto quello che gli serve e sarà in grado di seguire il proprio speciale percorso seguendo i propri ritmi, se sapremo mettere a sua disposizione le giuste condizioni.


La nostra PREPARAZIONE FISICA ED EMOTIVA ci permette di trattare il bambino con un atteggiamento amorevole. Lo accetteremo incondizionatamente e lo ameremo nonostante i suoi, o i nostri, difetti. L’amore è assenza di rabbia, orgoglio ed ego.


La nostra PREPARAZIONE SPIRITUALE ci permette di restare umili, continuando a migliorarci per il bambino e a preparare per lui le migliori condizioni. Questa stessa umiltà fa sì che vediamo il potenziale di nostro figlio, invece di considerarlo un contenitore da riempire o addirittura un nostro riflesso, su cui proiettare idee e aspirazioni. Solo così possiamo trattarlo per l’essere unico e speciale che è.


Cerchiamo di essere indulgenti con noi stessi quando non siamo all’altezza e teniamo a mente che questi momenti capitano a tutti. I nostri errori ci aiutano a crescere e imparare, per cui anche se ne commettiamo molti va bene.


La nostra infanzia e il modo in cui siamo stati cresciuti possono influenzare il tipo di genitori che diventeremo: alcuni di noi potrebbero idealizzare i propri genitori e sentire di non essere alla loro altezza, altri al contrario non essendo d’accordo sul modo in cui sono stati cresciuti vorranno prendere decisioni diverse, ma si ritroveranno a cadere negli stessi schemi. Altri ancora invece riusciranno a trovare un giusto equilibrio. Prepararci a diventare dei genitori Montessori significa anche prenderci il tempo di ripensare a quali aspetti della nostra infanzia ci piacevano e quali no, anche per fare pace con il passato e provare a superarlo, consapevoli che stiamo per iniziare il nostro viaggio.


Invece di sentire di non essere all’altezza, cerchiamo di riconoscere i nostri sforzi e impegniamoci a fare del nostro meglio: basterà.


Si è già parlato dell’importanza dell’osservazione del bambino e dell’ambiente, ma per prepararci dobbiamo anche osservare noi stessi, le nostre esigenze, i nostri sentimenti, le nostre reazioni e le nostre risposte. Spesso accade di riflesso. A fine giornata, mettiamoci comodi e riflettiamo su cosa ci serve.


OSSERVARE


Ecco alcune domande che possono aiutarci a osservare e a riflettere su noi stessi.


Ricordiamoci che puntiamo a una crescita personale, non ad auto-criticarci.


Ho bevuto abbastanza acqua?


Ho mangiato?


Ho fatto una pausa quando ne avevo bisogno?


Come ho reagito di fronte ai diversi eventi della giornata?


Come avrei potuto reagire diversamente?


Cosa mi ha fatto scattare, o quale è stata l’ultima goccia?


Mi manca qualcosa?


Cosa ho fatto bene?


Per cosa sono grato?

49 IDEE PER MANTENERE LA CALMA

Prepararci dal punto di vista fisico, emotivo e spirituale è una questione personale, eppure ci sentiamo chiedere tantissime volte come facciamo a restare calme in classe e a casa.


Ecco quindi quarantanove idee che potranno ispirarvi: ci sono cose che ci hanno aiutato a presentarci al meglio come genitori e insegnanti, e speriamo che possano aiutare anche voi.

  1. Avere un rituale mattutino, svegliandoci prima del bambino per avere tempo per noi stesse.
  2. Avere un rituale serale, per goderci un po’ di pace e dedicarci a noi stesse.
  3. Fare esercizio fisico, yoga o correre.
  4. Fare meditazione.
  5. Immergerci nella natura e fare una passeggiata.
  6. Ballare.
  7. Goderci una tazza di tè/caffè.
  8. Incontrare gli amici con i figli.
  9. Incontrare gli amici senza i figli. Magari concedendoci del vino.
  10. Praticare la presenza.
  11. Praticare la gratitudine.
  12. Tenere un diario.
  13. Annotarci una cosa che oggi potrebbe renderci felici.
  14. Annotarci una cosa successa oggi che vorremmo ricordare.
  15. Cucinare (possibilmente da sole, mentre qualcun altro si prende cura del bambino).
  16. Fare una videochiamata con un amico.
  17. Invitare a pranzo/cena gli amici.
  18. Fare una torta.
  19. Organizzare una serata fuori (da sole, con il nostro compagno o con amici).
  20. Organizzarci con i nostri amici per alternarci come babysitter.
  21. Viaggiare. Trascorrere un fine settimana fuoriporta o all’estero.
  22. Dire di “no” a ciò che non ci rende felici, o provare a proporre qualcosa che ci piaccia di più.
  23. Usare l’osservazione per analizzare in modo oggettivo una situazione.
  24. Guidare nostro figlio, ricordandoci che siamo lì per aiutarlo, ma non possiamo fare sì che sia perennemente felice (anche se possiamo offrirgli un abbraccio).
  25. Sistemare la nostra casa in modo tale da fare meno fatica, ovvero trovando un posto per ogni cosa e rimettendo ogni cosa a posto.
  26. Lasciare che qualcuno si prenda cura di noi: un osteopata, un chiropratico, un dottore, uno psicologo o un amico.
  27. Dormire.
  28. Assumiamoci la responsabilità delle nostre scelte, cambiando ciò che possiamo (in modo creativo) e accettando ciò che non possiamo.
  29. Provare ad assumere la prospettiva del bambino: “Stai passando un brutto momento?”, “Hai un anno e probabilmente hai fame/sei stanco/hai avuto una giornata piena”.
  30. Andare a letto presto. Fare un sonnellino.
  31. Leggere un buon libro.
  32. Riconoscere i nostri pensieri e i nostri sentimenti senza giudicarli.
  33. Ridere.
  34. Mangiare una fetta di torta.
  35. Ascoltare della musica. In particolare, le frequenze a 432 e 528 Hz possono avere un effetto terapeutico.
  36. Fare una passeggiata con il nostro cane.
  37. Ritagliarci del tempo per noi stesse.
  38. Contare mentalmente fino a un determinato numero per prenderci una pausa prima di reagire.
  39. Fare un bagno ogni sera.
  40. Suonare o ascoltare della musica.
  41. Prenderci cura di noi stesse, facendo caso a quando ci sentiamo deboli, prive di una direzione chiara o al limite delle nostre forze. Facendo qualche modifica potremo ritrovare l’equilibrio.
  42. Rallentare. Prenderci del tempo, evitando di fissare ritmi troppo serrati.
  43. Essere indulgenti con noi stesse quando commettiamo degli errori, provando a rimediare.
  44. Celebrare chi siamo: stiamo facendo del nostro meglio.
  45. Essere consapevoli di quando qualcosa ci fa scattare, annotandocelo, per rifletterci su e capire come stare meglio.
  46. Parlare con un medico o un amico se ci sentiamo depresse o esauste.
  47. Cercare di avere compassione di noi stesse, degli altri e di nostro figlio.
  48. Non prenderci troppo sul serio.
  49. Continuare a fare pratica.

FARE DEL NOSTRO MEGLIO

Don Miguel Ruiz, nel libro I quattro accordi, lo sintetizza alla perfezione:

  1. Usiamo le parole in modo irreprensibile. Nostro figlio ci sta osservando ed è importante che ci senta dire la verità (anche se con delicatezza).
  2. Non prendiamo tutto sul personale. Se il bambino piange è perché sta cercando di dirci qualcosa. Siamo lì per ascoltarlo, quindi non dobbiamo sentirci in colpa.
  3. Non facciamo supposizioni. Se non siamo sicuri, chiediamo. Troppe volte pensiamo di sapere cosa intendesse dire qualcuno, ma ci sbagliamo sulle sue intenzioni.
  4. Facciamo sempre del nostro meglio. Anche quando abbiamo dormito poco, cerchiamo di dare il massimo. Concediamoci di restare a letto, ascoltiamo un po’ di musica, rimandiamo gli impegni e sdraiamoci accanto a nostro figlio, dimenticando il resto.

Non dobbiamo essere perfetti. L’importante è essere presenti e creare un legame emotivo.


IN PRATICA

  • Riusciamo a ritagliarci del tempo per noi stessi nel corso della giornata?
  • Possiamo crearci una routine quotidiana in cui riconosciamo un nostro merito?
  • Possiamo fare qualcosa solo per noi almeno una volta a settimana?
  • Possiamo essere indulgenti di fronte ai nostri sbagli, imparando ad accettare tutti i nostri sforzi invece di puntare alla perfezione?
“Il bisogno fondamentale di un bambino – proprio perché è un essere umano – è di essere amato. Ma per amare un bambino bisogna essere maturi, perché all’amore serve tempo, all’amore serve pazienza, all’amore serve forza d’animo, all’amore serve anche un certo tipo di umiltà, perché dobbiamo amare qualcuno più di quanto amiamo noi stessi. Un bambino ha bisogno di tempo per essere compreso, ha bisogno di tempo in tutto quello che fa.”
—tratto da un discorso tenuto all’American Montessori Society nel 1963 dal dottor Herbert Ratner, curatore di Child and Family

Il bebè Montessori
Il bebè Montessori
Simone Davies, Junnifa Uzodike
Crescere il bambino nel primo anno di vita con amore, rispetto ed empatia.Una guida scritta a quattro mani in cui teoria e pratica si uniscono in un libro prezioso per tutti i genitori per applicare i principi Montessori nel primo anno di vita del bambino. Dall’autrice Simone Davies del bestseller Il bambino piccolo Montessori, tradotto in più di 25 paesi, arriva Il bebè Montessori, una guida scritta a quattro mani con la collega educatrice Junnifa Uzodike per applicare i principi Montessori nel primo anno di vita del bambino.Teoria e pratica si uniscono in un libro prezioso per tutti i genitori, ricco di suggerimenti per crescere il bebè con amore, rispetto ed empatia, mantenendo un sorprendente senso di calma e pace interiore.Nel libro si troveranno utili consigli per: sviluppare un sicuro senso di attaccamento stabilire confini chiari favorire lo sviluppo motorio e linguistico del bambino scegliere i giocattoli organizzare la casa, ricreando un ambiente calmo, tranquillo e funzionale per tutta la famiglia Un libro non finisce con l’ultima pagina!Questo titolo si arricchisce di contenuti “extra” digitali. Per consultarli è sufficiente utilizzare il QR code sul retro di copertina. Tanti consigli per mettere in pratica quell’approccio profondamente rispettoso di crescere il bambino, che è il metodo Montessori.Angeline S. Lillard Conosci l’autore Simone Davies è un’insegnante Montessori dell’AMI (Association Montessori Internationale), ed è anche autrice di The Montessori Notebook, il popolare blog e profilo Instagram in cui offre consigli, risponde a domande e organizza laboratori online per i genitori di tutto il mondo.Nata in Australia, vive ad Amsterdam con la sua famiglia, dove organizza corsi genitori-figli nella sua scuola Montessori, la Jacaranda Tree. Junnifa Uzodike è un’insegnante Montessori dell’AMI.Vive in Nigeria con la sua famiglia, dove ha fondato la scuola Fruitful Orchard Montessori, ed è autrice del blog Nduoma, a good life.