PRIMA PARTE - Allattamento e accudimento

3. È il bambino che ci guida!

Il primo contatto e la prima poppata


Il bambino, già alla nascita, ha scritte nel suo DNA tutte le competenze per essere allattato; l’adulto deve cercare di interpretare i bisogni del bambino per seguirlo e assecondarlo con le proprie cure. Se entro mezz’ora dalla nascita e per le due ore successive (periodo durante il quale il neonato è particolarmente attivo e competente) il bambino viene lasciato a contatto pelle a pelle con il corpo della madre, da solo raggiunge la mammella e si attacca adeguatamente al seno, con tempi diversi per ciascun bambino, come osservato e descritto da Marshall Klaus nel famoso articolo Madri e figlio: legami emozionali precoci1 e da Lorenzo Braibanti2 nel suo libro del 1993: Parto e nascita senza violenza3.


L’OMS e l’UNICEF raccomandano che, appena nato, il bambino sia posto a contatto pelle a pelle con la madre, perché possa esplorare il seno, annusarlo e leccarlo fino a trovare il capezzolo e ad attaccarvisi per la prima poppata. Il neonato si trova in quello che Maria Montessori definiva “il brevissimo periodo sensitivo dell’allattamento” durante il quale, oggi sappiamo, i suoi sensi sono guidati verso il capezzolo dal particolare odore e dal calore della mammella.


Michel Odent ha sottolineato in numerose conferenze l’importanza per la madre e il neonato di stress, microbi e amore: lo stress buono, intenso e di breve durata che aiuta noi e i nostri piccoli, attraverso i suoi ormoni, ad adattarci all’ambiente; i microbi buoni, ossia quelli che appartengono alla propria madre e che passano al bambino attraverso il canale del parto e dell’allattamento al seno e che andranno a formare il suo personale microbioma; l’amore, che Michel Odent assimila al climax che accomuna l’orgasmo all’eiezione dello sperma, all’espulsione del feto e della placenta e, infine, alla montata lattea. Secondo Odent “esistono forti similitudini tra i vari Climax perché in ciascuno di essi entrano in gioco lo stesso scenario – una prima fase alquanto passiva che dura intorno ai venti minuti e una fase finale breve, prorompente – e lo stesso potente cocktail di ormoni-ossitocina ed endorfine – accompagnati da un tipo di adrenalina che rende attiva e vigile la madre.”4


Gli operatori non devono sollecitare o accelerare questa esplorazione, ma solo aiutare la madre a trovare una posizione confortevole che, insieme ad un attacco adeguato, spesso riesce spontanea. Solo se questo non si verifica gli operatori devono aiutare la madre e il neonato a trovare la posizione corretta usando la tecnica, assai montessoriana, del hands-off in base alla quale l’operatore, proprio come Maria Montessori raccomandava alle educatrici, usa solo dei consigli verbali per far sì che la madre trovi la posizione e l’attacco giusti per sé e per il neonato, senza sostituirsi a loro.


La prima poppata dovrebbe durare fino al momento in cui il neonato non smette spontaneamente di succhiare e lascia andare il capezzolo senza forzature. Durante la prima e le successive poppate, gli operatori devono osservare posizione e attacco per valutare i segni di suzione efficace e il buon inizio dell’allattamento al seno (figure 1 e 2 alle pagine seguenti). Quando l’allattamento va bene non è necessario intervenire, ma, ai primi segnali di una possibile difficoltà, un operatore competente deve aiutare la madre a migliorare la sua posizione e/o quella del neonato e a correggere l’attacco, mostrandole come verificare che questi siano corretti, utilizzando quanto più possibile la tecnica del hands-off.


È molto importante che gli operatori e le madri sappiano che i Riflessi Neonatali Primitivi (RNP) si esprimono al meglio se, subito dopo la nascita, la mamma viene aiutata ad assumere una posizione semi-reclinata, chiamata da Suzanne Colson Biological Narturing®5, e se il bambino è lasciato libero di muoversi sul corpo della madre fino a raggiungere da solo areola e capezzolo e a iniziare la suzione (baby crawling).

I segnali di fame

Gli operatori dovrebbero conoscere bene i segnali di fame del bambino per aiutare le madri a riconoscerli. Al contrario di quanto ancora consigliato da molti pediatri e operatori nei punti nascita, i lattanti non devono mangiare a orari predefiniti ma quando lo desiderano (allattamento responsivo6). A questa età bisogni e desideri coincidono e, pertanto, ignorare i segnali di fame del bambino significa sottoporlo a una condizione di stress, con conseguente produzione di ormoni, quali adrenalina e cortisolo, negativi in questo momento per la sua salute fisica e mentale.


Molto spesso, quando nei corsi sull’allattamento al seno chiedo agli operatori (in genere pediatri, ostetriche o infermieri) quali siano i segnali precoci di fame, quasi sempre mi rispondono: “il pianto!”; ed è più o meno ciò che pensa la maggior parte delle persone.


In realtà, prima di arrivare al pianto disperato, il bambino attraversa varie fasi per segnalare che ha fame:

  1. segnali precoci: “Mi muovo, apro la bocca, giro la testa di lato e cerco il seno: ho fame!”
  2. segnali intermedi: “Mi stiracchio, mi muovo sempre di più, porto le mani alla bocca: ho molta fame!”
  3. segnali tardivi: “Piango, mi agito, divento rosso: aiutami a calmarmi e poi nutrimi!”


In ogni caso, bisogna solo dare ascolto a ciò che il bambino ci dice e, se arriva ai segnali tardivi, prima di attaccarlo conviene coccolarlo, metterlo a contatto pelle a pelle sul petto, parlargli e accarezzarlo, perché ormai può essere così stressato e arrabbiato da rifiutare il seno.


È evidente, quindi, che non esiste la scelta tra allattamento a richiesta (responsivo) e quello a orario: l’unico modo di rispettare il bambino è quello di riconoscere e soddisfare i suoi bisogni poiché il bambino sa bene cosa fare e come comunicare i suoi desideri.


Ma ricordiamoci che allattare al seno, per una mamma, non è una competenza innata: la si apprende osservando altre donne che allattano o attraverso la guida di esperti. Il personale addetto (ostetriche, pediatri, infermiere pediatriche, puericultrici) dovrebbe sempre essere in grado di valutare l’attacco e la posizione del bambino durante la poppata, osservando, offrendo ascolto attivo ed empatico, aiutando le mamme a “fare da sole”.

Un attacco adeguato prevede che:

  • la bocca del bambino sia ben aperta con il labbro inferiore estroflesso per contenere tutta l’areola (la parte più scura che circonda il capezzolo);
  • il mento del bambino appoggi sulla mammella.

Una posizione adeguata prevede che:

  • in particolare nei primi giorni dopo il parto, la mamma assuma una posizione confortevole, con la schiena ben sostenuta e i piedi appoggiati sul pavimento, o con un rialzo, per tenere le gambe rilassate;
  • la mamma con una mano sorregga le spalle del bambino (posto eventualmente su un cuscino) e, se necessario, sostenga la mammella con l’altra mano messa a piatto, con indice e pollice a formare una C;
  • in generale, il bambino abbia il corpo rivolto e stretto alla madre, in una posizione comoda con testa, bacino e spalle allineati sullo stesso asse. Il naso deve essere di fronte al capezzolo, la testa poggiata sull’avambraccio della madre e non nella piega del gomito.

Non esiste una sola posizione perché ogni coppia mamma-neonato sceglierà quella che preferisce.

Aiutami a mangiare da solo!
Aiutami a mangiare da solo!
Centro Nascita Montessori
L’alimentazione dei bambini da 0 a 3 anni.Quali preziosi consigli darebbe Maria Montessori sull’alimentazione dei bambini?Una guida per rendere il momento del pasto un’occasione per aiutare i più piccoli a “fare da soli”. Quali preziosi consigli darebbe Maria Montessori a genitori e operatori della prima infanzia sull’alimentazione dei bambini?Quali suggerimenti per facilitare l’introduzione del cibo complementare e far sì che i più piccoli vivano questo momento come un piacere, piuttosto che un dovere?L’osservazione e il rispetto delle competenze e dei tempi di ciascun bambino dovrebbe essere la norma anche a tavola. Aiutami a mangiare da solo!, curato dal pediatra Franco De Luca, partendo dalle linee guida dell’OMS e dalle raccomandazioni delle più importanti società scientifiche pediatriche, raccoglie i contributi degli operatori del Centro Nascita Montessori e vuole essere una guida per tutti coloro che credono che il momento del pasto sia un’occasione per aiutare il bambino a “fare da solo” e scoprire il piacere dell’esperienza sensoriale che deriva dal gusto e dal piacere di mangiare. La madre che imbocca il bambino senza compiere lo sforzo per insegnargli a tenere il cucchiaio non lo sta educando, lo tratta come un fantoccio. Insegnare a mangiare, a lavarsi, a vestirsi è un lavoro ben più difficile che imboccarlo, lavarlo e vestirlo.Maria Montessori, Educazione alla libertà Conosci l’autore Il Centro Nascita Montessori di Roma si occupa di ricerca sullo sviluppo e sul mondo relazionale del bambino nei primi anni di vita, organizza corsi di formazione per operatori della prima infanzia e promuove la cultura di una buona nascita, accompagnando le coppie verso il nuovo ruolo genitoriale. L’operato del Centro è guidato dal pensiero montessoriano, in un costante confronto di idee, eventi ed esperienze a livello nazionale e internazionale. Franco De Luca ha svolto l’attività di Pediatra di Comunità dal 1978 presso il consultorio familiare di Campagnano di Roma, dove, dal 2012 al 2016, è stato Direttore dell’Unità Operativa Complessa “Tutela Salute della Donna e Medicina Preventiva in età evolutiva”.Attualmente in pensione, affianca alla libera professione l’impegno nella promozione, protezione e sostegno dell’allattamento al seno, come formatore e tutor valutatore per l’UNICEF delle iniziative Comunità e ospedali Amici dei bambini. Dal 2003 è presidente del Centro Nascita Montessori.