capitolo 5

Lasciate che il bambino
mantenga il suo segreto7

Iochissimi sono gli adulti che anche solo sospettano che i bambini abbiano dei segreti – anzi, ho conosciuto alcuni genitori infastiditi alla sola idea che i figli potessero voler nascondere loro qualcosa.


Una povera madre che voleva sempre sapere quello che la figlia di cinque anni faceva ogni minuto della giornata, e di continuo le faceva domande e interferiva, non riusciva a capacitarsi del perché la bambina avesse sviluppato una irascibilità incontrollabile, e quasi se la prese con me quando le dissi che non era altro che il modo istintivo della piccola di tentare di mantenere il suo segreto. “Segreto!”, mi guardò interdetta, e poi aggiunse in tono di sfida: “Joan non ha nessun segreto da nascondermi. Mi sforzo sempre di farle vedere quanto sono interessata a tutto ciò che fa. Da grande voglio che senta che sono proprio la sua migliore amica e che potrà dirmi tutto!”

Mi ci volle del tempo per persuaderla che se avesse insistito con quell’atteggiamento anche la bambina avrebbe continuato con la sua irascibilità, finché una barriera inamovibile non le avrebbe separate. Un bambino con minor spirito avrebbe facilmente reagito nella maniera opposta e sarebbe diventato una piccola eco della madre, senza una sua propria personalità, pronto a condividere ogni attività, accomodante, cianciando in modo accattivante, ma una piccola nullità. Un bambino senza segreti diventa un adulto senza personalità.


Questo segreto del bambino non è poi nulla di tanto misterioso. È il principio della sua stessa crescita, che non è in grado di spiegare a nessuno, per quanti sforzi un adulto sciocco possa fare per strapparglielo.


Oggi siamo tutti così scientifici, così indaffarati a cercare di capire il perché e il per come di ogni cosa che, senza pensare, molti genitori tentano di comprendere i loro figli facendo loro delle domande. Ma questo significa chiedere al bambino di spiegare il suo segreto, cosa che non tollera. Da un simile sondaggio non può scaturire nulla di buono. Quando un bambino vede un bel fiore e vuole conoscerne il nome e il colore, la madre accorta dice che il fiore è una rosa e il colore è il rosso. Ha dato aiuto quando le è stato richiesto e il bambino è soddisfatto.

Quando avrà assimilato questo e vorrà sapere altro, lo chiederà di sua spontanea volontà. Ma se la madre gli chiedesse: “Perché vuoi conoscere il nome del fiore?”, “Perché d’improvviso ti interessano i colori?”, il bambino non saprebbe rispondere. Ci proverebbe e si confonderebbe. Lei sta tentando di sondare il suo segreto. La prossima volta che vorrà sapere qualcosa lo chiederà alla maestra, che non gli fa domande complicate – certo, a patto che sia una delle nostre maestre.


Quando, per esempio, la piccola Joan dal temperamento impossibile arrivò in una delle nostre scuole, il primo giorno non seppe come comportarsi perché nessuno interferiva o le faceva domande. Guardò tutti i materiali con cui i bambini lavoravano, prese le perline per contare e quando la maestra le ebbe mostrato cosa farne, fu lasciata da sola finché non prese alcune lettere smerigliate e non pose lei stessa delle domande.


Alle 11, tirò un grande sospiro e disse: “Quante cose ho fatto!”; e in effetti aveva cercato di fare un po’ di ogni cosa. Il giorno successivo andò nello stesso modo, passando da un materiale all’altro ma soffermandosi su ciascuno per un tempo appena più lungo, e il terzo giorno fu assorbita molto da una collezione di figure geometriche: stette seduta per un’intera ora del tutto indisturbata, intenta a tracciare con le dita il profilo di angoli e curve, per poi tracciare con cura il contorno sulla lavagna.


Da quel giorno in poi divenne una bambina diversa, rapida nel suo lavoro e con una grande capacità di concentrazione – e, visto che nessuno interferiva, a scuola non ebbe mai crisi di rabbia. È naturale che a casa non fosse tanto facile cambiare le cose, ma chiedemmo alla madre di venire a vedere i bambini al lavoro e le spiegammo quanto fosse importante non condividere le occupazioni del bambino a meno che non fosse lui a chiedere aiuto. Fintanto che un bambino è interessato attivamente in quello che sta facendo e non ci sono pericoli, non v’è dubbio che stia lavorando al proprio sviluppo. Oltre a tutte le nuove idee che può essere in grado di cogliere, sta sviluppando concentrazione e autodisciplina.


Il bambino non sa perché è interessato a un particolare oggetto o movimento in quel momento – la cosa importante è che è interessato, e per la sua mente è naturale crescere, così come per il suo corpo, pertanto ciò che lo interessa al momento è appropriato ai suoi bisogni.


Le nostre scuole si chiamano Case dei Bambini, e lì i bambini sono i padroni di casa. Quando arrivano visitatori non consentiamo loro di comportarsi come se i bambini fossero oggetti in mostra a cui fare domande. I visitatori vengono in qualità di ospiti alla Casa dei Bambini, e ci aspettiamo che rispettino i bambini come farebbe un ospite con chi lo accoglie in casa sua. Gli ospiti non fanno domande: “Cosa stai facendo?”, “Perché lo hai fatto?”, “E questo cosa significa?”. Per noi non ha senso sondare, in quanto il bambino non è in grado di fornire un resoconto del lavorìo della sua mente più di quanto non riesca a darne uno sulla sua crescita fisica – tuttavia, rischiamo di distorcere il suo sviluppo se non facciamo attenzione, di distruggere il suo senso di indipendenza ponendo domande scriteriate.

Il nostro compito è quello di dare aiuto quando viene richiesto. Se stiamo attenti a non interferire con le attività del bambino e con i suoi interessi, a meno che non diventino pericolosi, sarà la natura a occuparsi del suo sviluppo.


I vostri figli piccoli sono donne e uomini in formazione. Lasciate che conservino il loro infantile segreto e avrete la soddisfazione di vederli venire da voi per chiedervi aiuto quando ne avranno bisogno; vedrete, nel corso degli anni, come il segreto della loro infanzia si trasformi in adulta fermezza di carattere e in una meravigliosa indipendenza.

Maria Montessori parla ai genitori
Maria Montessori parla ai genitori
Maria Montessori
Il pensiero montessoriano spiegato alle famiglie.Scritti di Maria Montessori specificamente rivolti a un pubblico di genitori per sostenere il loro ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino. Maria Montessori parla ai genitori riunisce undici conferenze e articoli di Maria Montessori specificamente rivolti a un pubblico di genitori, scritti apparsi in inglese e mai tradotti in italiano.In essi si chiariscono i punti essenziali del suo pensiero riguardo al ruolo fondamentale dei genitori nello sviluppo del bambino. Il libro include anche una breve biografia della celebre pedagogista.Un testo indispensabile per chiunque si interessi del metodo montessoriano. Rispetto alla questione sociale del bambino, gli errori sono dovuti a uno sbaglio di fondo. Si tratta di riformare i riformatori: noi tutti dobbiamo cambiare. Noi siamo gli adulti e il bambino dipende da noi; le sue sofferenze, a dispetto delle nostre buone intenzioni, provengono da noi. Se, per un errore da parte nostra, questi mali si producono, allora è necessario che l’atteggiamento dell’adulto sia riformato.Maria Montessori Conosci l’autore Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, primarie, secondarie e superiori in tutto il mondo.