capitolo 4

I bambini preferiscono
lavorare anziché giocare

Immagino già di sentirmi dire: “Per i bambini è naturale giocare, intende sul serio che preferirebbero lavorare anziché giocare?”.


È ciò che intendo, ma la differenza è che non penso al lavoro e al gioco per i bambini nello stesso identico modo della maggior parte delle persone. Forse immaginate i bambini al lavoro solo quando fanno i compiti o svolgono qualche faccenda in casa – in ciascuno di questi casi non sembrano divertirsi molto e sono sempre entusiasti all’idea di uscire a giocare.

Ma sareste sorpresi se vi dicessi che la maggior parte di quello che chiamate “gioco” è in realtà un lavoro. Gli adulti pensano al gioco come a un’occupazione senza scopo che rende i bambini felici e li tiene lontani dalle monellerie, eppure, quando i bambini sono liberi di giocare per conto proprio, ben poche delle loro attività sono senza scopo. I bambini hanno un forte istinto all’autodifesa e poiché gli adulti non comprendono il loro lavoro, spesso nascondono con notevole astuzia l’importanza di ciò che stanno facendo quando le madri pensano che stiano solo giocando.


C’è una cosa a cui la maggior parte dei genitori crede fermamente: che il lavoro sia duro per i bambini e che solo un gioco privo di scopo sia facile e naturale. Perciò, quando vedono piccole sopracciglia corrucciarsi sulla pagina di un libro, mentre il bambino cerca con tutte le sue forze di imparare, dicono che sta lavorando ed è ovvio che il lavoro sia difficile. Ma se potessero vedere lo stesso bambino in una delle nostre scuole mentre traccia il contorno di una serie di lettere sagomate in legno e riconosce poi le lettere a vista, sistemandole in modo che formino delle parole, sorridendo fra sé e sé, soddisfatto e deliziato, allora non lo chiamerebbero lavoro. “Sta imparando” direbbero, “ma è così felice che pare ovvio stia anche giocando. Eppure imparare dovrebbe essere difficile. È tutto molto confuso!”

La confusione nasce solo perché costoro non hanno ancora scoperto che imparare è naturale per un bambino, il gioco senza scopo invece non lo è. Rendiamo difficile l’apprendimento cercando di insegnare ai bambini con metodi da adulti; la maniera naturale e felice di imparare per i bambini è invece quella di toccare e spostare oggetti solidi, non quella di memorizzare regole. La nostra nozione del gioco infantile è sbagliata perché non ci siamo accorti che il bambino è sempre molto indaffarato e preso dal lavoro incentrato sul suo stesso sviluppo.

Quando un adulto pensa al lavoro, immagina di fare qualcosa che sia un mezzo per un fine – trascorrere i giorni in ufficio per ottenere uno stipendio – ma il lavoro del bambino si fonda sul fare le cose per se stesse. Vi è uno scopo verso cui lo sta portando il suo lavoro: attraverso di esso egli costruisce l’uomo che diventerà. Ma il bambino non lo sa, sa solo che prova piacere nel fare certe cose. Questo è il suo lavoro.


Quando una bambina piccola è indaffarata a vestire e svestire la sua bambola, la madre non teme di interrompere il suo gioco per motivi anche banali. Ma osservate quanto è assorta nel suo lavoro, un lavoro che non dovrebbe essere interrotto, le piccole dita che diventano sempre più abili, la giovane mente che impara il significato dell’ordine, perché i vestiti della bambola vanno infilati nel modo giusto.


Siamo su una strada del tutto sbagliata quando crediamo che i giocattoli costosi debbano rendere felice un bambino, o che il bambino la cui tata faccia tutto per lui sia molto fortunato. In realtà, è il bambino della madre indaffarata, lasciato ai suoi tentativi di fare da solo, lasciato ai giocattoli improvvisati fatti con cose semplici e all’esercizio della propria ingegnosità, ad essere fortunato. È libero di lavorare a suo modo e di trasformare il gioco in lavoro proficuo adatto ai suoi bisogni, mentre il bambino ricco è spesso lasciato a giocare nei modi che gli adulti immaginano debbano piacergli di più. Ecco perché i bambini con gli armadi pieni di giocattoli sono spesso annoiati e dispettosi, mentre il bambino lasciato tranquillo trae piacere dalle cose più semplici ed è felicemente assorto, per ore di fila, in attività di sua scelta.

Gli adulti, nonostante tutta la loro psicologia, non hanno ancora compreso i moventi del bambino – è difficile per noi, perché i nostri moventi sono molto diversi. Noi vogliamo cose materiali mentre il bambino desidera solo un’occupazione che lo interessi. La sua felicità presente e il suo sviluppo, così come il suo carattere e la sua intelligenza futuri, dipendono tantissimo da questo lavoro di sua scelta.


La madre saggia terrà sempre a mente che il tempo dedicato al gioco non è mai sprecato. Fintanto che i bambini sono impegnati e assorti possiamo star certi che stanno lavorando al proprio sviluppo – perché i bambini preferiscono lavorare anziché giocare.

Maria Montessori parla ai genitori
Maria Montessori parla ai genitori
Maria Montessori
Il pensiero montessoriano spiegato alle famiglie.Scritti di Maria Montessori specificamente rivolti a un pubblico di genitori per sostenere il loro ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino. Maria Montessori parla ai genitori riunisce undici conferenze e articoli di Maria Montessori specificamente rivolti a un pubblico di genitori, scritti apparsi in inglese e mai tradotti in italiano.In essi si chiariscono i punti essenziali del suo pensiero riguardo al ruolo fondamentale dei genitori nello sviluppo del bambino. Il libro include anche una breve biografia della celebre pedagogista.Un testo indispensabile per chiunque si interessi del metodo montessoriano. Rispetto alla questione sociale del bambino, gli errori sono dovuti a uno sbaglio di fondo. Si tratta di riformare i riformatori: noi tutti dobbiamo cambiare. Noi siamo gli adulti e il bambino dipende da noi; le sue sofferenze, a dispetto delle nostre buone intenzioni, provengono da noi. Se, per un errore da parte nostra, questi mali si producono, allora è necessario che l’atteggiamento dell’adulto sia riformato.Maria Montessori Conosci l’autore Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, primarie, secondarie e superiori in tutto il mondo.