Quanto è facile lasciare che il nostro amore ci renda malaccorti nel trattare i figli. Non lo intendo nel senso più ovvio – è ignorante o sciocca una madre che prende in braccio il suo piccolo ogni volta che piange, così che prenderà l’abitudine di piangere per essere accarezzato – ma in un senso più sottile e insospettato.
Quando, per esempio, un neonato si sforza di raggiungere un oggetto che attira la sua attenzione e noi glielo porgiamo, lui lo lascia cadere e piange per averlo di nuovo. Molto spesso, il nostro amore non fa altro che farci metter via l’oggetto interessante quando il piccolo lo ha lasciato cadere per due o tre volte e la nostra pazienza si è esaurita. Diciamo che è “dispettoso”, che “lo fa di proposito”, che “non bisogna permettergli di comportarsi così altrimenti crescerà testardo e capriccioso”, e dunque, persino dalla culla il nostro amore concepisce per lui il suo futuro carattere, che vediamo come qualcosa da dover forgiare per mezzo di correzioni e disciplina.