Non era questo il pensiero di Maria Montessori riguardo alle tecnologie, come ci ricorda la già citata prefazione al suo testo
Introduction on the Use of Mechanical Aids: “Montessori era affascinata dalla tecnologia del suo tempo, che assolutamente la incantava e dove vedeva opportunità per unire il nostro mondo e un mezzo attraverso il quale una società mondiale interconnessa avrebbe potuto dare sostegno agli altri e così far avanzare il genere umano.
I motori di ricerca come Google o Bing fanno la loro parte nell’impoverimento della conoscenza perché sono programmati per farci trovare solo quello che vogliamo trovare. Per esempio, un ragazzo che ascolta musica “tecno” difficilmente si imbatterà in una notizia curiosa su Max Gazzè o scoprirà un altro genere musicale che gli possa piacere. La conseguenza ovvia è che viene ucciso sul nascere un aspetto importante della creatività umana: la serendipità (serendipity) definita come il
cercare qualcosa, trovare qualcosa di diverso e rendersi conto che quello che hai trovato è più adatto alle tue esigenze di quello che pensavi stessi cercando188.
L’esempio classico è sfogliare i libri in una libreria e trovare in maniera inaspettata proprio un testo che ci serve, oppure navigare in rete e imbattersi in una pagina o una foto interessante che mai avremmo cercato. Se siamo circondati da “persone che la pensano come noi, vestono come noi, si comportano come noi” queste scoperte a sorpresa non possono avvenire. Dobbiamo recuperare invece la capacità che hanno i bambini di esplorare senza uno scopo preciso e di meravigliarsi per le scoperte inattese. Certo, questo richiede disciplina e l’aver chiara la differenza tra cercare e fare ricerca, perché altrimenti rischia di diventare un vagare senza meta e senza scopo.
Un’ultima, fondata paura è quella che i sistemi tecnologici ci tolgano la possibilità di sbagliare. Non la paura di cancellare qualcosa o di rovinare il computer, errori per cui esistono delle valide reti di sicurezza, ma la paura che un errore di gioventù rimanga registrato per l’eternità, cosa cui non c’è rimedio tecnologico.
È necessario che la rete e la tecnologia lascino alle persone uno spazio per fare degli errori. Pur ritenendo le persone responsabili in caso facciano davvero del male, devono anche concedere un margine di anonimato e oblio perché i più giovani – e magari anche quelli più grandi – abbiano lo spazio per crescere e cambiare189.
Questo margine d’errore si rivela molto limitato190, per cui dobbiamo educare le giovani generazioni a considerare e soppesare questi rischi. Rischi che non si riducono al precludersi opportunità future a causa di errori passati, ma addirittura al perdere un lato importante della propria vita perché:
Parte della magia della giovinezza è che le persone sono capaci di perdonare e dimenticare191.