di Anna Gambacurta Di Palermo e Rita Carusi

Cominciare dal neonato

Uno dei punti di forza del Centro Nascita Montessori – con esperienze, impegno, osservazioni sempre nuove – è stato per decenni il lavoro con le madri gestanti e la preparazione al parto e alla nascita. Due gli eventi, due i protagonisti – madre e bambino – diversi dunque gli aiuti da dare all’una e all’altro: questa l’idea di Maria Montessori – che Leboyer negli anni ’70 per un suo cammino aveva riscoperto – contro la prassi, abituale negli ospedali e nelle cliniche, di considerare il neonato una semplice “appendice” della madre, senza nemmeno una propria cartella clinica e al quale si può fare di tutto, purché sia bene in vita, perché “tanto non sente”.


Malgrado l’ampiezza attuale di studi che ne avvalorano le “competenze”, la vivacità sensoriale e la capacità di comunicare, nella prassi ospedaliera manca ancora un’attenta considerazione del neonato: a distanza di settant’anni dalle prime esperienze della Scuola AIM, la sensibilità verso di lui è tuttora molto scarsa. Si continuano i corsi per il parto, ma del neonato si parla poco, con l’idea che prima del parto le donne sarebbero talmente assorbite da quello che sta per succedere a loro, da non potersi interessare alla realtà di cura del bambino appena nato.


Secondo la nostra esperienza questo non corrisponde ai fatti. Soprattutto a partire dal quarto, quinto mese le madri gestanti, oltre che su se stesse, sono progressivamente centrate sul figlio atteso, immaginato, sognato, a volte indesiderato: si tratta di proporre punti di riflessione adatti perché la loro sensibilità, già fisiologicamente in moto, si accenda in modo particolare.


Uno dei punti di forza del nostro lavoro è sempre stato quello in principio di guidarle a riflettere sulla differenza di ambiente che il bambino deve affrontare alla nascita, rispetto alla protezione pressoché totale nel grembo materno, al riparo da luci violente, suoni e rumori troppo forti, urti, contatti, spostamenti. Immerso in un liquido a tepore costante, non conosce abiti, mani, volti. Appena nato ci si preoccupa, invece, che venga lavato, vestito, per renderlo “presentabile”, diceva un’anziana ostetrica. Ma i suoi bisogni sono questi?

L’impatto della nascita23 è quello di un fortissimo cambiamento d’ambiente: dal caldo al freddo, dal liquido all’asciutto, dai suoni ovattati al frastuono. E tutto questo per un corpo che deve imparare ogni azione fisiologica per vivere: respirare, succhiare, piangere, entrare in contatto. Dunque il riposo, la quiete anzitutto, il riparo da ogni stimolo eccessivo. E noi, gli adulti, a occhi bene aperti, per cogliere quanto spesso il pianto del neonato venga provocato da un’“offesa sensoriale”: un rumore improvviso, una luce troppo forte, un odore insolito, un movimento brusco o troppo rapido…

Il neonato ha bisogno di ambientarsi adagio alle sue nuove condizioni.

Un primo passo pratico può essere aver previsto un corredo e oggetti che rendano più graduale e armonioso l’ingresso nella nuova vita: indumenti leggeri, come le prime camicine meglio se di vecchia seta o di cotone usato.


Un’altra forma di aiuto alla nascente vita psichica del bambino è la riforma della culla: non troppo vasta perché nei primi giorni tende a raggomitolarsi per ritrovare la posizione che aveva nell’utero materno. Se troppo ampia, si può mettere un “serpentone” di cotone imbottito per far sentire al bambino confini più raccolti verso i quali egli stesso si sposta. Sotto il suo corpo si aggiunge un sostegno leggero e cedevole (ricorda l’antico port-enfant) che gli assicura il massimo conforto quando viene spostato o trasportato.


Inoltre la culla non sarà profonda per permettergli – appena sarà in grado di farlo – di guardarsi intorno, preferibile una cesta dai bordi alti solo 10-12 cm. Se inseribile in un carrello, offrirà il vantaggio di consentire facili spostamenti in vari punti della casa già dopo il primo mese.


Tra il settimo e il nono mese, potrà essere messa a terra nelle ore di veglia. Il bambino comincerà a dormire su un letto basso (20 centimetri dal suolo, tutto compreso) e senza sponde perché il bambino possa salirvi e scendervi da solo quando avrà raggiunto questa abilità.


Quanto al resto dell’ambiente, per il neonato sono da suggerire luci smorzate, mai dirette su di lui e una semplice, funzionale vaschetta per il bagno.


Pensare agli oggetti e al corredino in modo non casuale aiuta la madre sia a concretizzare la presenza del figlio nel periodo in cui sente il parto avvicinarsi come esperienza che forse la inquieta, sia a coinvolgere nelle cure al neonato il futuro padre.


Un altro aspetto dell’aiuto prenatale consiste nel suggerire come preparare il seno, spiegando l’importanza dell’allattamento materno per il bambino, per il legame tra loro, insegnando come difendersi da errate ingerenze degli operatori, per non perdere il primo, delicato rapporto con il figlio.


Attaccare il bambino al seno subito dopo la nascita non solo stimola la produzione del prezioso colostro, ma serve anche come nutrimento sensoriale e affettivo. L’ideale è che questo avvenga non dopo aver lavato e vestito il bambino, ma prima, quando gli odori reciproci tra madre e bambino, il calore naturale dei corpi sono ancora intatti. Conviene semplicemente coprire il bambino che è tra le braccia materne con un panno morbido, caldo e leggermente umido, per proteggerlo da un improvviso asciugarsi all’aria e dallo sbalzo di temperatura. Il corpo materno, caldissimo dopo lo sforzo del parto, sarà per lui a lungo la migliore sorgente di calore, data la differenza tra la temperatura del luogo e quella interna dell’utero da cui proviene (anche lei ha bisogno di essere coperta!).

In anni recenti Michel Odent24 ha sottolineato come tra madre e figlio sia attivo un breve, intensissimo periodo sensitivo che favorisce la ricerca attiva del capezzolo da parte del bambino, grazie all’odore per lui unico del seno materno e al calore che emana l’areola mammaria. Questa capacità di ricerca è comune a tutti i piccoli dei Mammiferi, con minimi spostamenti attivi verso il capezzolo; nel bambino sono visibili solo se egli si trova subito tra le braccia materne, a contatto di pelle (la prima peggiore violenza al neonato – quella dell’esser preso per i piedi, sculacciato e allontanato dalla madre, comunissima nell’immaginario della gente, anche perché rafforzata da film e da racconti – è ovviamente agli antipodi rispetto all’accoglienza che noi proponiamo).


Anche riguardo all’allattamento materno e alla prima poppata sul letto da parto, c’è tuttora in molti reparti ospedalieri scarsa attenzione. Il personale non è adeguatamente preparato a incoraggiare le puerpere, a guidarle nel “come si fa”. Spesso la prima poppata, anziché essere immediatamente seguente alla nascita del bambino, a cordone ancora attaccato, viene assurdamente rinviata25 . In ogni caso la separazione parziale o totale del neonato dalla madre con la prassi delle nursery – di notte, se non di tutta la giornata – comporta che al neonato vengano date aggiunte di latte artificiale, di soluzione glucosata o di camomilla, le quali interferiscono pesantemente nei modi e nei ritmi dell’allattamento naturale, tanto più se il bambino viene svegliato a ore fisse per essere portato alla madre per la poppata.


Poiché non tutti i reparti di maternità si regolano in tal modo, noi suggeriamo alle madri di scegliere, là dove è possibile, il luogo del parto anche in funzione del rispetto per il bambino, con la possibilità di averlo sempre vicino, prassi che gradualmente oggi si va espandendo.


Secondo una scelta coerente la condizione ideale che assicura il massimo dell’accoglienza e dell’intimità è quella familiare, ma spesso altri inconvenienti rendono inattuabile il parto in casa26 . Dato che esso si svolge generalmente in ospedale o in clinica, è necessario rendere consapevoli i genitori della estrema delicatezza del ritorno a casa, aiutandoli a gestire al meglio la situazione, malgrado le nuove emozioni e le incertezze – in principio – di fronte al linguaggio non verbale del neonato, a organizzare in modo semplice ma razionale lo spazio per le cure del bambino per faticare il meno possibile ed essere disponibili alle sue richieste, dato che per ora “ha tutti i diritti e nessun dovere!”.

(Alle madri in attesa suggeriamo a volte di rinunciare a regali al momento superflui come gioielli, seggioloni, culle lussuose e spesso inadatte, per farsi pagare invece un aiuto in casa per l’andamento domestico in modo che la coppia sia nel primo periodo disponibile al massimo per il piccolo. Questo è doppiamente necessario se ci sono fratellini o persone anziane in casa da accudire).


L’attenzione dei genitori viene portata anche sui tempi estremamente rallentati del neonato, sull’importanza dello sguardo e del contatto fisico durante le poppate, nei momenti di cambio e di veglia, sul fatto che i ritmi biologici sono diversi da un bambino all’altro e non si possono dare regole astratte. È una situazione circolare in principio: la madre si adatta al figlio e questi a lei!


Le sarà del resto facile rispondere ai bisogni del piccolo se è disposta a seguirne i tempi, ad allattare a domanda, pur con il dovuto buon senso, e non a orari rigidi.


A volte qualche madre chiede un sostegno competente per i primi giorni dopo il ritorno a casa. Questa è stata in passato una prassi usuale del nostro Centro, ma ancora oggi riusciamo a trovare alcune assistenti alla nascita particolarmente esperte che, con poche visite, riescono ad assorbire le ansie materne e a dare l’incoraggiamento necessario a fare da sé, ascoltando in primo luogo il bambino e se stessa.


Dopo la nascita ci sembra un aiuto significativo per le famiglie – e una verifica per noi – riprendere i contatti con le madri, i padri e i bambini entro il primo mese, nell’ambito del gruppo che ha lavorato insieme prima della nascita, e consentire racconti e scambi tra loro, sempre molto confortevoli e animati. Nel limite del possibile il Centro resta disponibile anche in seguito per colloqui e piccole consulenze sia pratiche, sia a carattere “educativo-psicologico”.

Montessori: perché no?
Montessori: perché no?
Grazia Honegger Fresco
Una pedagogia per la crescita.Che cosa ne è oggi della proposta di Maria Montessori in Italia e nel mondo? Un testo fondamentale, corretto, ampliato e riproposto a distanza di anni, per chiunque si interessi alla vita e alle opere di Maria Montessori. Montessori: perché no? è un testo fondamentale per chiunque si interessi alla vita e alle opere della celebre pedagogista. Sull’onda del recente rinnovato interesse per la figura e il pensiero di Maria Montessori, il testo, già edito da Franco Angeli in 7 edizioni ed esaurito da anni, è stato curato da Grazia Honegger Fresco, corretto e ampliato con uno scritto della stessa Montessori relativo all’Educazione Cosmica e uno sull’apprendimento della nostra lingua per adulti migranti. Il bambino che ha sentito fortemente l’amore all’ambiente e agli esseri viventi, che ha trovato gioia ed entusiasmo nel lavoro, ci fa sperare che l’umanità possa svilupparsi in un senso nuovo. La nostra speranza per la pace futura non risiede negli insegnamenti che l’adulto può dare al bambino, ma nello sviluppo normale dell’uomo nuovo.Maria Montessori Conosci l’autore Grazia Honegger Fresco (Roma, 6 Gennaio 1929 - Castellanza, 30 Settembre 2020), allieva di Maria Montessori, ha sperimentato a lungo la forza innovativa delle sue proposte nelle maternità, nei nidi, nelle Case dei Bambini e nelle Scuole elementari. Sulla base delle esperienze realizzate con i bambini e i loro genitori, ha dedicato molte delle sue energie alla formazione degli educatori in Italia e all'estero.È stata presidente del Centro Nascita Montessori di Roma dal 1981 al 2003 e ne è stata Presidente onorario. È stata consulente pedagogica di AMITE (Associazioni Montessori Italia Europa) e nel 2008 ha ricevuto il premio UNICEF-dalla parte dei bambini.Ha pubblicato numerosi testi di carattere divulgativo.