Il primo “piano” dello sviluppo. Sezione prima: da zero a tre anni

Adele Costa Gnocchi:
la Scuola Assistenti all’Infanzia
e il Centro Nascita Montessori

In molte regioni dell’Europa, del Nord America, dell’Asia ci sono oggi asili nido e corsi di formazione per il personale che si occupa dei bambini prima dei tre anni con orientamento Montessori. Dove e quando siano iniziate queste esperienze ci sembra importante stabilirlo per situare questo settore nella sua dimensione storica e dare il giusto riconoscimento a chi ha effettivamente impostato ricerche e relative realizzazioni.


Occorre intanto tornare agli anni ’20 quando Maria Montessori, nella sua battaglia contro “lo sperpero dell’infanzia”, cominciò a porre un’attenzione più specifica al neonato. Sono anche gli anni in cui nascono i suoi nipoti, i figli di Mario, coincidenza forse assai significativa per lei che non aveva potuto vivere a pieno la propria maternità.


Continuò le sue osservazioni – anche se non in modo sistematico – fino agli anni ’30 in taluni ospedali di Barcellona, come ha testimoniato Maria Antonietta Paolini.

Quello che osservò – in particolare il dramma del neonato6 – è passato con uno stile tra realistico e poetico, in pagine assai efficaci de Il segreto dell’infanzia, (la cui prima edizione è del 1938) che illustrano la necessità di proteggere il bambino nel delicatissimo ambientamento alla vita extrauterina.

“Educazione dalla nascita come aiuto alla vita” fu la sua idea/guida: mettere al centro della ricerca il neonato e seguirne i segnali per rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri inespressi7 .

Il tempo dei limiti e delle regole verrà dopo: agli inizi della vita il bambino deve poter seguire il proprio orologio biologico, in accordo con i ritmi materni. Ha bisogno di stabilità, di quiete, di risposte alle sue vivacissime “competenze” sensoriali. Tutta la rigidità con cui – ancora oggi – si vuole impostare fin dai primi istanti la vita del bambino (a cominciare dalla separazione dalla madre per metterlo in una nursery al regolare gli orari delle poppate sui tempi dell’ospedale) non può avere effetti positivi. In ogni caso allontana la naturale sensibilità dei genitori dall’ascolto delicato del proprio figlio.


Per indurre un forte cambiamento di prospettiva è indispensabile – sosteneva la Montessori – preparare un personale che accolga in modo nuovo il neonato, che si faccia promotore, nelle famiglie come nell’ambiente sanitario, di una diversa lettura delle reazioni infantili, lettura che oggi chiameremmo olistica, ovvero non solo medica, né solo psicopedagogica.


Realizzatrice di tale progetto di formazione fu, a partire dal 1947 e su specifiche indicazioni della Montessori, la sua allieva, Adele Costa Gnocchi, che aprì, dapprima in sordina, poi con sempre maggiore ampiezza, una scuola di preparazione e di studio sul neonato e, più in generale, sul bambino dei primi tre anni di vita. Ecco in breve la sua storia.

Nata a Montefalco in Umbria nel 1883, Adele Costa Gnocchi aveva forti capacità intellettuali e una mentalità scientifica, malgrado gli studi di letteratura e di pedagogia al Magistero, una delle rare possibilità di studio offerte alle donne agli inizi del secolo.


Per una serie di circostanze positive, appena diplomata, era stata invitata nell’inverno del 1908 a insegnare nella “Scuola di Preparazione alla Vita” per giovani donne, aperta da Alice Franchetti a Città di Castello, a poca distanza dal suo paese natale e lì, nell’estate del 1909, partecipò al primo “Corso di Pedagogia Scientifica” tenuto da Maria Montessori, ospite nella villa “La Montesca” dei Franchetti su loro invito, per scrivere il suo primo libro8 . Fu un incontro determinante per la giovane Adele che orienterà il suo pensiero e le scelte future.


Dal ’10 al ’13 la Montessori tenne a Roma altri quattro corsi (quelli del ’12 e del ’13 a carattere internazionale). Si sa per certo che la Costa Gnocchi si diplomò a quelli del ’10 e dell’ ’11, ma non è escluso che abbia partecipato anche agli altri. Nel periodo che va dal 1914 al 1945 la vita professionale di Adele a Roma fu divisa tra l’interesse per Montessori e l’insegnamento in una “Scuola Normale”9 privata in via Ripetta (numerose le testimonianze di ex allieve su come fosse significativo e pregnante il suo stile d’insegnamento, non esente da toni burberi e disarmanti).

Aveva aperto e diretto dal 1927 la Scuoletta: una piccola Casa dei Bambini con il sostegno dei conti Taverna nel loro Palazzo (alle spalle della Chiesa Nuova). Da allora fino all’inizio della guerra mantenne sempre i contatti con la Montessori, seguendola in vari corsi, nei congressi a Nizza, Amsterdam, Roma e, dopo l’ostracismo fascista, anche all’estero: Edinburgh, Copenaghen, Oxford alla cui organizzazione collaborò direttamente. Le notizie biografiche di lei come della sua maestra sono scarse, ma se guardiamo alle date dei congressi, ai libri della Montessori usciti prima e dopo, ai fatti che ne sono seguiti, possiamo dedurre la lunga strada, anche temporale, percorsa da Adele a fianco della sua maestra, non sempre a diretto contatto con lei, ma con frequenti scambi epistolari.


All’inizio degli anni ’20 la Montessori aveva tenuto un ciclo di conferenze rivolte a genitori in Belgio e in Austria, parlando per la prima volta del neonato come di persona sensibile e bisognosa di un’attenzione tutta diversa.


Aveva anche descritto i cosiddetti “capricci” quali reazioni infantili a esigenze profonde inascoltate, prima fra tutte la continuità nelle sensazioni, che chiamò “periodo sensitivo dell’ordine”. Bisogno di orientarsi nell’ambiente, bisogno di stabilità: perché? si chiedeva. Quale significato ha nella crescita dell’individuo? Dalle conferenze nascerà un libro, Il Bambino in Famiglia, prima uscito a puntate in francese sulla rivista “La Femme Belge”, poi in volume a Vienna (Das Kind in der Familie) nel ’23. Sarà Adele a pubblicarlo semiclandestino in Italia nel ’36.


Sperimentatrice e organizzatrice formidabile, la Costa Gnocchi nel ’39, malgrado il fascismo, mette in piedi, a Roma, presso un istituto di suore, un Corso Montessori: le è accanto per la parte pratica Maria Antonietta Paolini, vissuta fino ad allora con la Montessori, prima in Spagna, poi in Olanda. Tale è la fiducia che in loro ripone la loro maestra che ne firmerà i diplomi, rinviandoli per via diplomatica dall’India dove già si trova e da dove rientrerà in Europa nel 1947.

Nella Scuoletta Adele aveva accolto dapprima bambini dai 3 ai 6 anni, qualche anno più tardi anche una classe dai 6 ai 12. Le prime maestre furono Flaminia Guidi, Maria Teresa Adami, Gianna Gobbi, in seguito nella CdB Elena Alegiani e le sorelle Carbonari. Riuscì a tenerla aperta anche negli anni del fascismo, quando tutte le altre scuole vennero chiuse10 .


Dopo la guerra, con l’apertura della Scuola AIM (di cui diremo appresso), il suo interesse si spostò sui più piccoli: nella Scuoletta entrarono bambini dai 12 mesi ai 3 anni. Grazia Fresco fu la prima educatrice AIM a guidarli. In parallelo lei stessa e altre colleghe (tra le prime Rita Carusi, Rosa Maria Muzzarelli, Anna Di Palermo, Rosa Donadoni) seguirono in famiglia e in clinica bambini neonati. Per i più piccoli, come per i ragazzini delle elementari, Costa Gnocchi considerava fondamentale, per una rinnovata relazione adulto – bambino, una formazione continua e non superficiale. Aveva sempre condiviso tale idea e ad essa si era da tempo preparata: ne divenne la realizzatrice, mettendo al servizio del progetto 0-3 tutte le sue energie creative, la sua capacità organizzativa, la vasta conoscenza degli esseri umani. Ha già sessant’anni.


Il 1947-1948 fu il tempo della preparazione. Si avevano come guida alcune pagine scritte dalla Dottoressa e consegnate alla Costa Gnocchi come indicazioni operative11 : senza denaro o quasi, salvo l’appoggio legale e la sede reperita grazie a Maria Jervolino De Unterrichter, presidente dell’Opera Montessori12 ; senza libri perché si era appena usciti dalla guerra e dal fascismo, eccetto Il bambino in famiglia, Adele cominciò a riunire attorno a sé pediatri e ostetrici sensibili13 , da conquistare a poco a poco alla nuova causa. Una tessitura paziente ma tenace, come era nel suo stile.

La Scuola AIM, iniziata nel 1947, venne posta sotto il controllo del Consorzio Ministeriale per l’Istruzione Tecnica il 3 gennaio 1949. Nell’agosto dello stesso anno al Congresso Internazionale Montessori di San Remo, Giuseppe Vitetti presentò a Maria Montessori e ai tanti rappresentanti del movimento riunitisi dopo anni di silenzi e di eventi tragici, i risultati del primo biennio di lavoro svolto con alcuni neonati.


Fin dal principio l’entusiasmo fu grande, anche se nelle istituzioni pubbliche o private – reparti di maternità o brefotrofio frequentati per osservare i bambini – allieve e diplomate constatavano che il bambino era sì oggetto di cure fisiche, ma non riceveva attenzioni per la sua vita psichica, né per la sua sensorialità e si scontravano di continuo con realtà che di fatto negavano:

  • il ritardo al taglio del cordone.
  • le capacità autoregolative del neonato;
  • il bisogno che questi ha di entrare subito in contatto con la madre, di attaccarsi al seno al più presto, di stabilire egli stesso il proprio ritmo del sonno­veglia;
  • la necessità sia di trascorrere i primi momenti, i primi giorni di vita, nella semioscurità, nel silenzio, nella calma, nell’intimità, sia – in seguito – di trovare risposte al suo desiderio di ascoltare, vedere, toccare, in una parola, di esplorare.

Quando e dove fu possibile attuare cambiamenti anche modesti, i risultati furono subito clamorosi. Si videro costantemente:

  • la calma dei neonati e delle loro madri;
  • il facile avvio dell’allattamento;
  • la regolarità delle poppate, non imposta ma trovata dagli stessi bambini;
  • la scoperta che il loro linguaggio non verbale – che le allieve imparavano per gradi a interpretare – è il più importante mezzo di comunicazione.

Adele Costa Gnocchi, lavorando sempre in modo riservato e silenzioso, fu nei dieci anni di vita della Scuola AIM, una straordinaria formatrice non solo delle Assistenti all’Infanzia, ma anche dei medici e dei genitori che incontrava nella Scuoletta a Palazzo Taverna.

Esperienza particolarmente innovativa fu il Reparto Montessori, da lei creato insieme a Vitetti e a Pignocco all’interno del Brefotrofio provinciale (IPAI), dove si vide come bambini senza genitori, prima affetti da ritardi gravissimi di linguaggio e di movimento per il trattamento che subivano, si salvassero – letteralmente – per il fatto di avere relazioni delicate con adulti di riferimento (alcune Assistenti all’Infanzia Montessori, assunte nel Reparto); oggetti significativi da esplorare e da manipolare; libertà di scelta e di azione. In funzione dal 1957 al ’67, tale Reparto permise la constatazione puntuale di quanto la nuova modalità offerta fosse “nutriente” per bambini altrimenti destinati a gravissime deprivazioni, in seguito non più recuperabili14 . In tutte le sue iniziative15 Adele aveva la capacità di scegliere con grande acume i propri collaboratori (chi era adatto a che cosa) e quindi di decentrare i compiti, intessendo pazientemente ogni percorso, ma esigendo un grande rigore di lavoro e una notevole disponibilità, senza i quali un nuovo cammino non è mai realizzabile. Su questo non era mai accomodante.


Nel ’58-’59 cominciò a fare i passi per statalizzare la Scuola AIM (e questo avvenne nel 1960), ma, instancabile realizzatrice, aprì nello stesso anno, sempre a Roma, un luogo per approfondire lo studio del neonato e per garantire alle diplomate AIM una sede continua di aggiornamento e di riflessione: il Centro Nascita Montessori. Ne affidò la direzione a Elena Gianini Belotti che aveva guidato al meglio il tirocinio delle allieve e organizzato il Reparto Montessori al Brefotrofio. Elena diresse poi il CNM per vent’anni, con la collaborazione di Rita Carusi16 . Il motto del CNM fu, da una frase della Montessori, “Educazione dalla nascita come aiuto alla vita”. Per vari anni presidente onorario del Centro fu Mario Montessori Sr; presidente di fatto, Salvatore Valitutti. Da allora fino al 1980 sarà diretto da Elena Belotti Gianini.


Nel ventennio dal 1958 al 1978 il Centro realizzò:

  • decine e decine di assistenze alla nascita, in clinica e in famiglia, a Roma e fuori;
  • l’esperienza di assistenza ai neonati in un reparto di “Maternità”, realizzato da Sandra Scassellati dal ’63 al ’73, insieme a personale della Scuola AIM (in particolare Rosa Maria Muzzarelli), con risultati di grandissimo interesse;
  • l’assistenza alle famiglie: quando sorgevano problemi tra genitori e bambino, il CNM inviava, su richiesta, Assistenti particolarmente esperte (o quelle stesse che erano state presenti alla nascita), le quali osservavano la situazione per agire poi nel modo più indiretto possibile, secondo lo stile Montessori; corsi di aggiornamento e di specializzazione per le Assistenti già diplomate e per i genitori17 .

Quando a 84 anni Adele morì, le sue opere erano così ben radicate che potevano camminare da sole, anche se, per quanto riguarda la Scuola AIM, divenuta pubblica e allargandosi enormemente con succursali anche in altre città, perdette tra il ’70 e l’80 le sue caratteristiche montessoriane, soprattutto quelle di:

  • non separare mai la pratica dalla teoria;
  • creare occasioni prolungate di osservazione;
  • costruire con le proprie mani, il più possibile, oggetti per i bambini, (prassi che il CNM persegue nei Nidi e nelle Scuole Montessori, quando viene richiesto di intervenire con i corsi di formazione).

All’inizio degli anni ’70 il CNM avviò una nuova esperienza con la gestione di asili-nido, in principio assai dibattuta, sapendo il rischio che i bambini corrono a ogni separazione precoce dai genitori e dalla casa. D’altronde non si poteva ignorare la crescente richiesta nel sociale, avendo già sperimentato nel Brefotrofio che

  • la cura posta nei minimi particolari dell’ambiente;
  • la scelta oculata degli oggetti di gioco;
  • la sensibilizzazione degli adulti – educatori e genitori – al linguaggio non verbale del bambino;
  • l’ambientamento iniziale ritmato sulle esigenze di ogni bambino sono fattori essenziali per la crescita nei primi anni.
In Italia il primo asilo-nido “Montessori” fu dal 1971 quello – aziendale – dell’ENEL18 . Guidato da Elena Gianini, dimostrò, ancora una volta che i punti/chiave del lavoro (così come erano stati messi in luce dalle esperienze della Scuola AIM) erano puntualmente rispondenti alle esigenze di bambini così piccoli.

In tal modo si aprì per il CNM un nuovo percorso di grandissimo interesse.

In particolare la messa a fuoco di una metodologia di formazione su due filoni paralleli:

  • i contenuti come ricerca di ambienti e di oggetti significativi per questa età;
  • il clima di formazione con gli adulti direttamente ispirati all’educazione attiva, in particolare quella concretizzata dai CEMEA toscani, con i quali il CNM aveva avuto molte occasioni di scambio e collaborazione19 .

Dai “suoi” Nidi romani, ormai diventati quattro20 , il lavoro si dilatò all’esterno, nel senso che un numero crescente di Nidi comunali in varie regioni italiane (Toscana, Marche, Puglia, Lombardia, Veneto, Umbria) fruì e fruisce tuttora, su loro richiesta, di attività di aggiornamento organizzate in senso Montessori.

Tramite Rita Brandimarte, allieva di Costa Gnocchi trasferitasi negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60, il lavoro della Scuola AIM trovò credito presso Montessoriane interessate ai primi anni di vita come Pamela Wise e Virginia Varga (Ohio) e, più tardi, Carole Wolfe Korngold, fondatrice a New York del Center for Montessori Teacher Education (CMTE/NY). È soprattutto grazie a loro che il lavoro di Costa Gnocchi ha cominciato a diffondersi in vari Stati americani, seguito e imitato poi da altri.


L’esperienza di formazione relativa ai bambini piccoli si è quindi allargata all’estero con i corsi CNM negli Stati Uniti (a Dayton e a Cleveland in Ohio); poi a New Rochelle, presso New York, invitati dal CMTE/NY; con seminari a Zurigo e a Bucarest per le locali sezioni AMI, con giornate di lavoro in Belgio per l’OMEP (Organizzazione Mondiale Educazione Prescolastica) e in Francia su invito sia dei CEMEA francesi, sia dell’Association Montessori de France.

La vitalità del progetto nato nel 1949 è dimostrata anche dagli affollati congressi a carattere internazionale organizzati nel 1993 e nel 1996, dagli incontri seminariali, dalle numerose pubblicazioni, da tre ricerche, una sugli asili nido romani a confronto con la proposta Montessori21 ; due in collaborazione con l’Istituto “Mario Negri” di Milano sulle cause sociali di prematurità e sulla tender care al neonato e al bambino in ospedale22 .


Significativa fu l’attuazione di due programmi “Leonardo” promossi dalla Commissione Europea al fine di formare “nuove figure professionali femminili” per la cura dei bambini da 0 a 3 anni, realizzati in collaborazione con l’Università di Roma e con Associazioni italiane e straniere.

Montessori: perché no?
Montessori: perché no?
Grazia Honegger Fresco
Una pedagogia per la crescita.Che cosa ne è oggi della proposta di Maria Montessori in Italia e nel mondo? Un testo fondamentale, corretto, ampliato e riproposto a distanza di anni, per chiunque si interessi alla vita e alle opere di Maria Montessori. Montessori: perché no? è un testo fondamentale per chiunque si interessi alla vita e alle opere della celebre pedagogista. Sull’onda del recente rinnovato interesse per la figura e il pensiero di Maria Montessori, il testo, già edito da Franco Angeli in 7 edizioni ed esaurito da anni, è stato curato da Grazia Honegger Fresco, corretto e ampliato con uno scritto della stessa Montessori relativo all’Educazione Cosmica e uno sull’apprendimento della nostra lingua per adulti migranti. Il bambino che ha sentito fortemente l’amore all’ambiente e agli esseri viventi, che ha trovato gioia ed entusiasmo nel lavoro, ci fa sperare che l’umanità possa svilupparsi in un senso nuovo. La nostra speranza per la pace futura non risiede negli insegnamenti che l’adulto può dare al bambino, ma nello sviluppo normale dell’uomo nuovo.Maria Montessori Conosci l’autore Grazia Honegger Fresco (Roma, 6 Gennaio 1929 - Castellanza, 30 Settembre 2020), allieva di Maria Montessori, ha sperimentato a lungo la forza innovativa delle sue proposte nelle maternità, nei nidi, nelle Case dei Bambini e nelle Scuole elementari. Sulla base delle esperienze realizzate con i bambini e i loro genitori, ha dedicato molte delle sue energie alla formazione degli educatori in Italia e all'estero.È stata presidente del Centro Nascita Montessori di Roma dal 1981 al 2003 e ne è stata Presidente onorario. È stata consulente pedagogica di AMITE (Associazioni Montessori Italia Europa) e nel 2008 ha ricevuto il premio UNICEF-dalla parte dei bambini.Ha pubblicato numerosi testi di carattere divulgativo.