Anche un bambino che mangia troppo è fonte di ansia per i genitori. E ancora una volta la soluzione coinvolge l’intera famiglia. È impensabile risolvere l’obesità con un trattamento dietetico individuale, faticosissimo da un punto di vista psicologico anche per l’adulto più motivato. Occorre al contrario l’appoggio concreto dell’intera famiglia: eliminare – cioè non comprare – una volta per tutte gli alimenti industriali (merendine, patatine fritte, snack), iniziare il pasto con una tazza di brodo in inverno e un centrifugato di frutta e verdura in estate, mangiare abbondante verdura, scegliere cereali integrali, optare per formaggi magri, masticare a lungo, limitare al massimo i dolci a base di zucchero aggiunto, preferendo macedonie, un quadratino di cioccolato amaro, oppure la seguente ricetta.
Sorpresa di mele
Con l’apposito coltello, estraete i noccioli della mela (le golden e le renette sono le migliori in cottura). Sistemate la mela in una teglia. Nel buco infilate qualche uvetta, una mandorla tritata, mezzo cucchiaino di cannella. Cuoce in forno a 200° per venti minuti; e a 160 per altri 30minuti. Si mangiano tiepide, scavando con il cucchiaino dentro la buccia.
Ancora più importante è parlare molto, e di tanti argomenti diversi a tavola e chiedersi come mai nostro figlio non riesca ad avvertire il senso della sazietà, il limite oltre il quale mangiare fa male. Li proteggiamo troppo impedendogli di fare esperienze al di fuori del nostro sguardo ansioso? Li costringiamo in una situazione di protezione eccessiva?
Si dice, con linguaggio medico, che per evitare l’obesità si devono fare sport e bruciare calorie. Perché invece, con il semplice linguaggio di tutti i giorni, non dire che i bambini e i ragazzi hanno bisogno di uscire di casa, di andare ai giardini, di incontrare coetanei con cui provare ad arrampicarsi sugli alberi (sempre che ne sia rimasto qualcuno), di mettere i pattini a rotelle, ma anche – come ricorda Miranda Magni, che da più di trent’anni accoglie bambini nel suo atelier di pittura Stern a Bergamo – di farsi male, di rompere qualche vetro e di fuggire all’impazzata per la paura di essere scoperti? Insomma, di sentirsi sazi delle loro esperienze?
Per quanto riguarda allergie e intolleranze, non si può fare a meno di chiedersi la ragione della loro assenza laddove predomina un’economia di sussistenza. Minore inquinamento? Non sempre. Anzi, spesso povertà e depauperamento ambientale vanno a braccetto. Minori ansie? Maggiori problemi “reali”? Difficile rispondere. Quel che è certo è che delle tante donne con cui abbiamo parlato, solo una, Gihan, ha avuto una figlia con problemi di allergia: “L’ho allattata fino a dieci mesi. Ho smesso perché si riempiva di pustole sulla faccia. Il pediatra ha detto che era per qualcosa che mangiavo io e che le faceva male. Mi ha consigliato il latte di soia, ma è diventata allergica anche a quello. Le cose sono migliorate con il latte di riso. Adesso che è grandicella mangia tutto tranne le uova”.
L’allattamento al seno, precoce e prolungato, è uno dei modi più sicuri per proteggere il bambino da intolleranze e allergie. Quando, dopo i sei mesi, iniziano i primi contatti con il cibo dei grandi, si possono evitare ancora per un po’ i cosiddetti cibi allergizzanti: il latte e i suoi derivati, i cereali contenenti glutine (soprattutto il grano), i lieviti. Non è però necessario ricorrere, per sostituirli, a complicati prodotti industriali. Meglio optare per bevande (latte) di riso e/o di mandorle, formaggi di latte di capra (caprini, ricotta di capra, pecorini, yogurt), cereali privi di glutine come mais, riso, miglio, grano saraceno (che effettivamente cereale non è). Il modo migliore per evitare i lieviti è evitare i prodotti preconfezionati e utilizzare un pane chapati fatto in casa o le nostrane piadine.
Qualora, nonostante tutte le attenzioni, si manifestino intolleranze o allergie (subito verificabili se si segue almeno fino all’anno di età la regola di un alimento nuovo alla settimana), eliminare senza indugio il cibo scatenante l’intolleranza e, se necessario, rivolgersi al pediatra. È bene comunque sapere che molte intolleranze, e talvolta anche le allergie, tendono a diminuire nel tempo fino a scomparire del tutto.