CAPITOLO III

Cosa c'è nel latte artificiale

Il latte artificiale è solo un alimento

La principale differenza fra latte materno e artificiale è che il secondo è soltanto un alimento. Purtuttavia, anche dal punto di vista alimentare non c’è paragone: soltanto il latte materno fornisce tutti i nutrienti perfetti – nelle migliori proporzioni – specificamente per quel particolare bambino in quel momento.


L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera il latte artificiale industriale la quarta scelta per i neonati, dopo il latte materno succhiato dal seno, il latte materno spremuto e il latte di un’altra donna, e specifica chiaramente quali sono le rare condizioni in cui è indicato il suo utilizzo1.


Di fatto, gli studi sulla composizione del latte umano sono svolti spesso per conto delle industrie produttrici di latte artificiale, e vengono fatti con il lodevole scopo di produrre una formula sempre più vicina all’originale. Il latte artificiale usato da mia madre per allattare me e i miei fratelli oggi sarebbe considerato un prodotto inadatto all’alimentazione dei neonati, per non parlare di quello inventato da Justus Von Liebig nel 1867: possiamo immaginare cosa ne sarà fra una ventina d’anni dei latti che oggi ci vengono presentati come “ormai simili a quello materno”. È apprezzabile che si cerchi di migliorare costantemente un prodotto destinato ai bambini piccoli, ed è una vera fortuna che sia oggi disponibile praticamente ovunque a un prezzo più o meno accessibile un prodotto che consente ai lattanti di sopravvivere in mancanza di latte materno o di balia. Ma è sufficiente il buon senso per comprendere che, per quanto l’industria faccia, il latte artificiale sarà sempre, come dice il nome, un prodotto che non ha niente a che vedere con l’originale, al pari di un rene artificiale, un cuore artificiale, un arto artificiale. Sarebbe quindi ragionevole limitarne l’uso a quei rarissimi casi in cui una madre fosse veramente impossibilitata ad allattare e non fosse disponibile latte di donatrici.


Vediamo qui di seguito nel dettaglio i suoi ingredienti, che ricordiamo vengono stabiliti dalla Commissione del Codex Alimentarius2, le cui prescrizioni vengono indicate nelle direttive europee e poi nelle normative dei vari Paesi, in Italia ad esempio nel Decreto 82 del 9/4/09. Agli ingredienti di base i produttori hanno facoltà di aggiungere eventuali sostanze aggiunte con scopi funzionali, sempre secondo le indicazioni del Codex, che prevedono, in questo caso, che la loro utilità sia documentata, e che la quantità dell’ingrediente aggiunto sia significativa, e basata sui livelli di quella sostanza contenuti nel latte materno.

  • Proteine

Le fonti proteiche dei latti artificiali sono due alimenti riconosciuti come i principali potenziali allergizzanti: latte vaccino e soya. Per poter essere somministrate a neonati umani, queste devono essere modificate mediante processi di tipo industriale; tuttavia, i bambini nutriti con latte artificiale possono sviluppare intolleranza a queste proteine estranee, che si manifesta con diarrea, dolori addominali, manifestazioni cutanee o altri sintomi. Inoltre, è noto che una precoce esposizione dell’apparato gastro-intestinale a proteine provenienti dal latte vaccino può aumentare il rischio di allergie e di diabete mellito insulino-dipendente, in quanto si crea memoria immunitaria alle proteine del latte vaccino: per questo a volte è sufficiente la somministrazione anche di un solo biberon. Questa sensibilizzazione può avvenire nelle prime settimane di vita, quando la membrana intestinale è ancora permeabile, oppure nei casi in cui la mucosa intestinale del lattante è temporaneamente alterata a causa di una infezione in corso. A volte invece sono proprio le proteine del latte vaccino a creare infiammazione e a danneggiare la barriera mucosa che riveste l’intestino del bebè, rendendola così permeabile.


Le proteine sono composte da amminoacidi, alcuni dei quali sono cosiddetti essenziali, in quanto devono essere assunti tramite la dieta perché l’organismo umano non è in grado di sintetizzarli da solo. Per adattare il latte vaccino al neonato umano, le normative richiedono che sia rispettata la percentuale dei vari amminoacidi. Dal momento che però il profilo di aminoacidi del latte vaccino (ricco di caseina e β-lattoglobulina) è molto diverso da quello umano (ricco di proteine del siero, in particolare α-lattoalbumina), per assicurare il giusto contenuto di ogni tipo di aminoacido, il latte artificiale deve contenere una percentuale di proteine superiore a quello materno (mediamente il 15% in più circa – 1,2-1,4 g/l contro 0,9 g/l). Questo comporta un diverso metabolismo e il fatto che le proteine in eccesso debbano essere eliminate attraverso i reni, sottoposti quindi a un lavoro extra. Alcuni studi collegano poi un eccessivo consumo di proteine nei primi due anni di vita a un maggiore rischio di obesità negli anni successivi3.

Ad ognuno il suo. È recentemente apparsa la notizia secondo cui si sarebbe fatto produrre, da una mucca trasgenica, un latte con caratteristiche simili a quello materno. Dovremmo aspettarci in futuro che modifichino geneticamente i lattanti umani per renderli simili ai vitelli e quindi adattati a nutrirsi di latte vaccino?

  • Zuccheri

Poiché il latte vaccino è meno dolce di quello umano, nei latti formulati si deve aggiungere zucchero. Normalmente viene aggiunto lattosio, derivante da latte vaccino, e talvolta maltodestrine, estratte da mais o patate; nei latti di soya viene aggiunto glucosio. Oggi ad alcune marche di latte artificiale vengono aggiunti anche alcuni prebiotici, ovvero miscele varie di fibre solubili provenienti presumibilmente da latte vaccino (indicati sulle etichette come GOS) o frutta (indicati come FOS), nell’intento di favorire, nei bambini non allattati, lo sviluppo di una micro-flora intestinale per lo meno simile a quella dei bambini allattati. Cosa dicono gli studi? Mentre effettivamente si nota un cambiamento della microflora intestinale e delle feci dei bambini alimentati con formula contenente prebiotici, e al momento non sono stati notati possibili effetti negativi, tuttavia non sono stati neanche dimostrati effettivi esiti positivi per la salute di questi lattanti4. Anche il Comitato sulla Nutrizione dell’Accademia Americana di Pediatria5 afferma che non esistono ancora sufficienti studi per giustificare l’aggiunta ai latti artificiali di oligosaccaridi prebiotici, e difatti ad oggi questi non sono ancora diventati ingredienti obbligatori per i latti formulati (il che peraltro non impedisce alle ditte che li aggiungono di pubblicizzare i loro latti come migliori e farli pagare di più!).

  • Grassi

Gli acidi grassi essenziali poli-insaturi a lunga catena, LCPUFA, mancano nel latte di origine animale e in quello artificiale, che contiene invece i loro precursori, acido linoleico e alfa-linoleico, costringendo l’organismo del bambino a una fatica in più, difficoltà che aumenta nel caso dei bambini prematuri in maniera proporzionale al grado di prematurità. Gli acidi aggiunti, per di più, hanno le provenienze più disparate, sia vegetali sia animali (come olio di borragine, olio di pesce, alghe, uova), e a tutt’oggi non è ancora possibile stabilire con precisione il livello di reale assorbimento da parte dell’organismo del bambino di questi precursori. Da qualche anno anche in Italia alcune marche aggiungono ai loro latti formulati non più i precursori ma gli stessi acidi grassi a lunga catena DHA (acido docosaesaenoico) e ARA o AA (acido arachidonico), provenienti per lo più da olio di pesce o da alghe. La validità di questa pratica però non ha avuto ad oggi riconoscimento da parte di ricerche indipendenti, nonostante le pubblicità che promettono migliore acuità visiva o addirittura migliore sviluppo intellettivo6, oltre al fatto che esiste il potenziale rischio di effetti avversi sul lattante7.


Infine è ben nota l’importanza per la salute di consumare oli vegetali non raffinati e spremuti a freddo, mentre sappiamo che consumare grassi vegetali scadenti o raffinati può avere conseguenze negative. Avete mai provato a leggere le etichette dei latti artificiali? Fatelo, scoprirete che fra gli ingredienti figurano inquietanti e non specificati “oli vegetali”, oppure grassi di scarsa qualità come olio di cocco, palma, soya e canola (quest’ultimo solo in Europa, in quanto negli USA è vietato per le formule per lattanti). Questa scelta probabilmente è data della necessità di contenere i costi del prodotto finito entro limiti accettabili, ma la dieta di un lattante è costituita al 100% di latte e quindi questi sono gli unici grassi che consumerà per mesi interi, proprio quelli in cui lo sviluppo è più intenso… e questo sarebbe un latte simile a quello materno?

Ingredienti latte in polvere APTAMIL: Acqua demineralizzata, Lattosio (da latte), Oli vegetali (contiene lecitina di soia), Latte scremato in polvere, Sieroproteine concentrate (da latte), Fibre alimentari [Galatto-oligosaccaridi (da zucchero di latte), Polifruttosio], Sciroppo di glucosio, Grassi animali (lipidi di uovo, olio di pesce), Tricalcio fosfato, Regolatore di acidità: Acido citrico, Calcio idrossido, Sodio cloruro, Inositolo, Sodio L-ascorbato, Potassio idrossido, Trisodio citrato, Magnesio carbonato, Colina cloruro, DL-Tocoferil acetato, Ferro lattato, Taurina, Retinil acetato, Nicotinamide, Zinco solfato, Citidina 5’-monofosfato, Colecalciferolo, L-Carnitina, Calcio D-pantotenato, Uridina 5’-monofosfato sale sodico, Rame gluconato, Inosina 5’-monofosfato sale sodico, Adenosina 5’monofosfato, Acido folico, Potassio ioduro, Sodio selenito, Guanosina 5’-monofosfato sale sodico, D-Biotina, Tiamina idrocloruro, Riboflavina, Piridossina idrocloruro, Fitomenadione, Manganese solfato.


Il latte è l’unico cibo che il neonato consumerà per i suoi primi mesi di vita, durante i quali raddoppierà il suo peso e si svilupperà, gettando le basi per la sua salute futura. Il latte materno è un complesso tessuto vivente la cui composizione cambia continuamente. Come si fa a dire che il latte artificiale è simile a quello umano?

  • Altri ingredienti

Al latte artificiale devono essere aggiunte vitamine, inoltre deve essere aggiustato il contenuto di sali minerali. Alcuni di questi ultimi devono essere aggiunti e altri tolti dal latte vaccino di partenza, e comunque il latte artificiale ne contiene in media molti di più rispetto al latte umano, per compensare il minore assorbimento. Il ferro, ad esempio, deve essere aggiunto fino a una quantità ben 10 volte superiore per scongiurare il rischio di anemia (5-8 mg/l circa nella formule contro 0,5-1 mg/l nel latte umano8) ma in assenza di lattoferrina questo rimane a disposizione dei micro-organismi patogeni che così possono proliferare, aumentando il rischio di infezione.


Per quanto riguarda le vitamine, la direttiva europea di riferimento indica livelli minimi e massimi del loro contenuto nei latti artificiali: questo perché è impossibile indicare una quantità esatta di vitamine contenute nella polvere, dal momento che la quantità tende a variare nel tempo diminuendo progressivamente dal momento della produzione a quello del consumo. Il contenuto di vitamine dei latti artificiali quindi può variare in base all’età della confezione che si acquista. Per questo motivo e per compensare il minore assorbimento, ai latti artificiali vengono aggiunte vitamine in proporzioni maggiori rispetto al latte materno.


L’acqua usata per ricostituire il latte artificiale può avere la provenienza più varia, e il suo contenuto di sali minerali si va a sommare a quelli contenuti nella polvere, aumentando il lavoro per i reni del lattante.


Ai latti artificiali di tutte le marche oggi vengono aggiunti alcuni ingredienti cosiddetti funzionali, cioè senza un valore nutritivo, ma allo scopo di produrre alcuni effetti sul metabolismo o sulla salute del lattante. Un esempio sono i succitati prebiotici e gli acidi grassi a lunga catena DHA e ARA. Alcuni latti artificiali sono addizionati addirittura di micro-organismi, i cosiddetti probiotici, che dovrebbero migliorare la flora batterica intestinale del lattante. Uno studio eseguito nel Centro di Ricerca Nestlè manifestava preoccupazioni circa il fatto che un’alta carica di fermenti probiotici nella polvere per lattanti potesse occultare la presenza di micro-organismi pericolosi, come per esempio la Salmonella9. Anche secondo il recente rapporto del Comitato sulla Nutrizione dell’Accademia Americana di Pediatria10 che ha esaminato tutte le evidenze ad oggi pubblicate, non esistono sufficienti prove che giustifichino l’uso di formule con fermenti probiotici aggiunti.

Formule a base di soya


Le formule per lattanti e di proseguimento a base di soya vengono usate per lattanti intolleranti alle formule a base di latte vaccino o i cui genitori preferiscono un latte vegetale. Eppure c’è ancora dibattito sulla loro sicurezza per i lattanti di età inferiore a sei mesi. I dubbi sono legati al fatto che, come il latte vaccino, anche la soya è ritenuta un alimento potenzialmente allergizzante, e per questo le formule a base di soya non sono consigliate per i lattanti a rischio di atopia. Inoltre, le formule a base di soya contengono ormoni vegetali, i fitoestrogeni, il cui consumo da parte del lattante potrebbe essere rischioso per la salute, in particolare interferendo con la fertilità. In attesa di maggiori studi, in alcuni Paesi (come il Regno Unito) le autorità raccomandano ai genitori di non usare latti artificiali a base di soya senza aver prima consultato il medico.

Metabolismo alterato

Per tutti i motivi esposti sopra, non soltanto il bambino alimentato artificialmente ha una differente (e non fisiologica) composizione di alcuni tessuti corporei, ma il suo metabolismo è più intenso di quello del bambino allattato, la sua temperatura rettale è mediamente maggiore, e il ritmo cardiaco più veloce11. Il bambino alimentato artificialmente deve mangiare di più, per compensare il minore assorbimento dei nutrienti e il maggior lavoro che l’organismo deve svolgere: si pensi che all’età di 8 mesi il bambino non allattato avrà consumato circa 30.000 Kcal in più che se fosse stato allattato12!


Oltre a contenere nutrienti estranei, di scarsa qualità e/o non miscelati in proporzioni fisiologiche, nel latte artificiale mancano i fattori immunologici e altri importanti elementi presenti nel latte, fra cui i fattori di crescita e tutti quelli che ancora non conosciamo. Vista la complessità del latte umano, sarebbe ingenuo e semplicistico credere che gli ingredienti aggiunti via via nel latte artificiale per migliorarne le prestazioni possano produrre gli stessi effetti e le stesse interazioni presenti ad esempio nelle relazioni fra latte materno, microflora intestinale e sistema neuro-endocrino-immunitario del bambino. Basti pensare che le dimensioni del timo (ghiandola endocrina importante per lo sviluppo del sistema immunitario) in un bambino non allattato all’età di quattro mesi sono la metà rispetto a un bambino allattato. Differenze nelle dimensioni del timo fra bambini allattati e non, si riscontrano fino all’età di 10 mesi13. Un altro studio ha trovato che, all’età di 6 mesi, i bambini non allattati o allattati parzialmente avevano una minore concentrazione di anticorpi nella saliva, indice di inferiore maturazione del sistema immunitario14.

Altri inconvenienti

Il latte artificiale è, a tutti gli effetti, un alimento industriale e quindi ha ben poco di vitale; ha sempre lo stesso sapore e la stessa composizione, mentre nel latte materno sono presenti i sapori di ciò che mangia la madre, e ciò permette al bambino di prendere confidenza con la dieta della propria famiglia. Inoltre l’alimento che è offerto al bambino con la poppata non è mai uguale a se stesso, perché cambia di composizione nel tempo, sia durante l’allattamento – da colostro a latte maturo – sia durante la giornata e perfino nella singola poppata, adeguandosi sempre alle esigenze di quel bambino in quel momento, siano esse di fame, di sete, di anticorpi per combattere un’infezione o di ormoni tranquillizzanti per favorire il riposo. Nessun sostituto artificiale, per quanto complesso, può offrire questo.


Il latte artificiale è scomodo, nel senso che va acquistato, preparato con cura e somministrato entro breve tempo per evitare rischi. Questo può rendere la vita più difficile, in casa e quando si viaggia, o se si deve uscire con il bambino. Anche le poppate notturne diventano più faticose. Mentre per il latte materno non ci sono dosi da rispettare, e si può lasciare che il bambino si auto-regoli, con il latte artificiale occorre entro certi limiti rispettare dosi e quantità. L’unico possibile vantaggio in termini di comodità è che, con il biberon, chiunque può alimentare il piccolo. Oltre ad acquistare latte in polvere o liquido (forse più pratico ma nettamente più costoso e anti-ecologico), per alimentare un bambino artificialmente occorre procurarsi anche tutta una serie di accessori che comprende tre-quattro biberon come minimo, altrettante tettarelle, eventuali sistemi sterilizzatori più optional vari.


È poi possibile compiere errori nella preparazione del latte artificiale in polvere, ottenendo un latte troppo diluito o troppo concentrato, aumentando così i rischi per la salute del lattante. Questo rischio è più diffuso di quanto si pensi, specialmente nelle famiglie di ceto sociale svantaggiato15.


Altri studi indicano che non solo ci sono differenze nelle dimensioni dei misurini fra le varie marche, ma che chiedendo a un gruppo di madri di riempire a raso lo stesso misurino di latte in polvere, si ottenevano le più varie quantità: fra 2,75 e 5 grammi16!


Talvolta l’errore sta a monte: non è frequente ma capita periodicamente che interi lotti di confezioni vengano ritirate dal mercato per motivi di errori nella formulazione. Il caso più grave è forse stato quello verificatosi nel 2003, quando un latte kosher prodotto da Humana risultava per errore carente di vitamina B1, incidente che ha provocato la morte di due neonati e danni neurologici ad altri lattanti.


Capita anche che gli errori siano in realtà dovuti a tentativi di frode, come è accaduto nel 2008 in Cina, dove enormi quantitativi di latte artificiale sono stati contraffatti con una sostanza chimica, la melamina, aggiunta allo scopo di simulare un più alto contenuto di proteine. Questo latte adulterato ha provocato danni ai reni a oltre 300.000 bambini, oltre ad alcuni decessi17. La difficoltà nel ritirare tutti i prodotti contaminati, in casi come questo, sta anche nel fatto che oggi l’approvvigionamento delle materie prime per la produzione di formule avviene su mercati internazionali e intercontinentali, e quindi non sempre si riesce a risalire all’origine di tutti gli ingredienti. Addirittura, nonostante i divieti sulle importazioni di latte in polvere dalla Cina, lotti di formula per lattanti contaminati dalla melamina sono stati ritirati nel 2010 in Africa.


Un’altra serie di rischi è rappresentata dalla contaminazione da sostanze estranee, che accidentalmente vengono a trovarsi nel latte. Un caso relativamente recente risale al 2005, quando 30.000.000 di litri di latte Mio e Nidina Nestlè vennero ritirati dal mercato italiano perché inquinati da Isopropilthioxantone, o ITX, un inchiostro usato sulle confezioni di tetrapak e che incidentalmente aveva contaminato il contenuto delle confezioni. La Nestlè, pur sostenendo l’innocuità della sostanza contaminante, ha ritirato il prodotto in tutti i mercati europei e in seguito a una condanna è stata costretta, insieme alla ditta Tetrapak, a risarcire due famiglie, che avevano sporto denuncia dopo aver alimentato per mesi le loro figlie con latte contaminato18. Altri ritiri negli ultimi anni hanno riguardato latte contenente frammenti metallici (Nestlè e Mead Johnson, 2006), o addirittura scarafaggi (Abbott Ross, in USA, Porto Rico e alcuni Paesi caraibici nel 2010).

Latte artificiale e rischio di sovralimentazione19.


L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) con un comunicato stampa del 26 gennaio 2010, rivela i risultati di uno studio20 secondo cui i neonati (da 0 a 4 mesi) alimentati esclusivamente con formule lattee potrebbero assumere giornalmente una quantità significativa di calorie in più rispetto alle raccomandazioni.


La ricerca ha coinvolto 22 formule per lattanti, liquide e in polvere, delle principali aziende, che coprono l’80% di tutto il mercato europeo. La quantità di calorie assunte giornalmente è stata calcolata seguendo le indicazioni di preparazione riportate sulla confezione. In particolare, è stata presa in considerazione la quantità in peso misurata in base alla capacità dichiarata del misurino e per pesata. Si è visto che per il 90% dei prodotti esaminati vi è rischio di un’eccessiva assunzione di prodotto, per 2 motivi:


a) le quantità di prodotto indicate in etichetta per le varie età sono superiori alle raccomandazioni (apportando fino a circa il 17% in più rispetto al fabbisogno energetico al quarto mese di vita)


b) il misurino ha una capacità maggiore rispetto a quella dichiarata (circa 0,5 g/misurino) e, con l’aumentare del numero dei misurini, il bimbo al quarto mese riceve un surplus calorico giornaliero di circa 7% rispetto al fabbisogno. L’effetto combinato delle 2 situazioni sopra descritte può comportare, per un neonato al quarto mese, un eccesso calorico fino a circa il 24% del fabbisogno energetico stimato dalla FAO e dall’OMS.


L’INRAN propone quindi di:


- prevedere l’obbligo di aggiungere sulle etichette il suggerimento di pesare la polvere usata per ricostituire il latte, così da evitare errori.


- prevedere l’obbligo di indicare nelle istruzioni che il misurino va riempito raso e non pigiato (come talvolta i genitori fanno, per essere sicuri di alimentare il bambino a sufficienza).


Catherine Leclercq, responsabile scientifico per l’Italia del progetto CASCADE, afferma “Innanzitutto va ricordato che le raccomandazioni dei pediatri e dell’OMS sottolineano l’importanza di privilegiare sempre l’allattamento esclusivo al seno” e aggiunge che spesso i genitori sono molto più preoccupati del fatto che i bambini crescano in fretta e che siano “floridi” piuttosto che del rischio di sovralimentarli, e per questo motivo andrebbero informati del fatto che un’assunzione eccessiva di calorie nei primi mesi di vita può essere causa di obesità nei bambini e poi negli adulti.

Latte artificiale e Organismi Geneticamente Modificati


In Australia, ha suscitato quantomeno stupore la recente dichiarazione delle principali aziende produttrici di latte artificiale, le quali affermano che è praticamente impossibile produrre una formula priva di OGM21. La sconcertante rivelazione viene fatta dall’INC Infant Nutrition Council, un gruppo rappresentativo delle principali industrie produttrici di cibi per l’infanzia in Australia, fra cui Heinz (in Italia Plasmon), Nestlè e Nutricia (appartenente al gruppo Danone, in Italia presente con i marchi Nutricia, Milupa e Mellin).


Tutto è nato perché durante lo scorso anno, indagini indipendenti effettuate dall’associazione di volontariato Greenpeace avevano rivelato più volte la presenza di ingredienti GM nei prodotti alimentari per l’infanzia di queste ditte. Le ditte si difendevano ogni volta affermando che si trattava di una presenza casuale e accidentale di OGM, anche perché la legge australiana non consente la presenza di OGM nei cibi per l’infanzia, e di fatto le etichette non contengono quindi indicazioni in merito. Tuttavia, dopo l’ennesima indagine di Greenpeace che ancora una volta rivelava la presenza di OGM negli alimenti per i lattanti, l’INC ha stupito tutti dichiarando che è “irrealistico e impraticabile” produrre latte artificiale privo di OGM, dal momento che la soya usata per alimentare il bestiame da latte (e da carne) proviene in gran parte da Brasile e Usa, paesi in cui le coltivazioni di soya sono all’80-90% GM. La responsabile di Greenpeace Australia per gli OGM Laura Kelly ha definito “scandaloso” il voltafaccia delle industrie, e i consumatori richiedono che le vacche allevate in Australia vengano alimentate con mangimi locali.


Quello che colpisce è in verità da una parte l’atteggiamento delle aziende, che dimostra come abbiano molto più a cuore i loro profitti piuttosto che la salute dei bambini, e dall’altra il fatto che questi controlli vengano lasciati alla buona volontà di associazioni ambientaliste. È impossibile ovviamente sapere con cosa vengono alimentate le vacche che producono latte per produrre la formula venduta in Europa, nonché se, come e con quale frequenza vengono fatti da noi controlli di questo tipo.

Possibilità di contaminazione estrinseca e intrinseca22

Il rischio forse maggiore quando si usa latte in polvere riguarda la possibilità di contaminazione batterica, che è frequentissimo in condizioni di scarsa igiene, cioè quando non si ha accesso all’acqua pulita e il combustibile per sterilizzare gli accessori e bollire l’acqua scarseggia, condizioni che sono la norma nella maggior parte dei Paesi del mondo.


D’altra parte, anche in contesti più sicuri c’è sempre il rischio di contaminazione del latte artificiale una volta preparato, motivo per cui tutti sanno che è necessario osservare scrupolose norme igieniche quando si prepara un biberon, e che è meglio non conservare troppo a lungo il latte una volta preparato. Forse però non tutti sanno ancora che la contaminazione può avvenire anche prima di aprire la confezione, ovvero durante i processi di produzione industriale. Di fatto, tutti i comuni latti formulati in polvere non vengono venduti come prodotti sterili, ma con una carica batterica inferiore a determinati limiti, stabiliti da leggi europee. Da qualche anno però ci si è accorti che questi limiti non sono sufficienti per impedire a un micro-organismo particolarmente insidioso di sopravvivere nella polvere anche per lungo tempo, e poi di proliferare non appena le condizioni sono più favorevoli, ovvero quando la polvere viene mescolata con acqua calda. Questo micro-organismo si chiama Chronobacter (prima Enterobacter) sakazakii e ormai da vari anni la sua presenza nel latte in polvere desta serie preoccupazioni. Spore di batterio sono presenti in media nel 3-14% delle confezioni di formula per lattanti in polvere23. I casi di infezione segnalati fino ad oggi sono per fortuna molto pochi (circa 70 in tutto il mondo, due casi abbastanza gravi nel 2004, in Francia e in Belgio) ma desta preoccupazione sia per la gravità degli esiti sia perché si ritiene che i casi reali di infezione siano molti di più di quelli scoperti. Il batterio è particolarmente pericoloso per lattanti molto piccoli, prematuri o immunocompromessi e può provocare infezioni anche gravi, che possono portare a conseguenze permanenti o alla morte (le segnalazioni riguardano casi di setticemia, meningite, diarrea, enterocolite necrotizzante o NEC, infezione delle vie urinarie).


Vista la gravità delle conseguenze potenziali dell’infezione, qualche anno fa l’EFSA, European Food Safety Agency (o Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) raccomandava che nei reparti maternità i bambini al di sotto delle 4 settimane di vita – che per una qualsiasi ragione non possono essere allattati – vengano alimentati con latte artificiale liquido (sterile)24. Nel 2007, l’OMS ha pubblicato linee guida per la preparazione sicura del latte in polvere, volta a minimizzare i rischi derivanti dalla contaminazione intrinseca e queste sono state recepite anche dal Ministero della Salute, che nel decreto 82 del 9/09 richiede che sulle etichette siano date le informazioni necessarie per una preparazione sicura. Una indagine effettuata in Italia nel 2007 però mostrava che la maggior parte dei genitori non solo non era a conoscenza di questo rischio, ma non riceveva istruzioni corrette per la ricostituzione del latte in polvere25.

Preparazione sicura del latte in polvere secondo le Linee Guida OMS


Lavarsi accuratamente le mani ogni volta che si prepara il latte artificiale. Versare l’acqua in un contenitore pulito e farla bollire.


Spegnere il fuoco e lasciar raffreddare l’acqua fino a una temperatura di 70°: questo è importante perché una temperatura inferiore non sarebbe sufficiente a inattivare le spore, mentre una temperatura superiore denaturerebbe alcuni ingredienti del latte in polvere.


In pratica coprire il contenitore con un coperchio dopo l’ebollizione e attendere non più di 30 minuti.


Mettere in un biberon sterilizzato la quantità di acqua necessaria per sciogliere la polvere.


Aggiungere l’esatta quantità di polvere indicata nella confezione; non bisogna mai aggiungere una quantità diversa (in più o in meno) da quella indicata.


Chiudere il biberon e agitare bene il contenuto.


Raffreddare rapidamente il latte mettendo il biberon in un recipiente con acqua molto fredda.


Controllare con attenzione la temperatura facendo cadere qualche goccia di latte sul dorso della mano, assicurandosi che sia tiepida per evitare il rischio di scottare il bambino.


Eliminare il contenuto del biberon che non viene consumato entro due ore. L’OMS consiglia di preparare una poppata alla volta, gettare via il latte ricostituito non usato entro due ore, evitare di scaldare l’acqua con il forno a micro-onde (questo per evitare il rischio di scottare il lattante, dal momento che la temperatura del liquido scaldato nel micro-onde non è omogenea in tutti i punti).


(adattato da Come preparare in casa il latte in polvere,di Sergio Conti Nibali, “Quaderni acp” 200826)


I casi di contaminazione sono quindi numerosi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, e a volte vengono scoperti in seguito a ricerche occasionali. Ad esempio, alcuni ricercatori di Pisa hanno analizzato svariati campioni di latte in polvere e omogeneizzati alla carne delle marche più note, alla ricerca di micotossine (sostanze tossiche riconosciute come cancerogene, che possono essere presenti nei cibi malconservati). I risultati della loro ricerca sono stati pubblicati di recente27, e mostrano che dal 9 al 28% dei latti, e il 27% degli omogeneizzati contenevano queste sostanze tossiche, presumibilmente presenti nei cereali usati per alimentare gli animali da latte e da carne. Secondo i calcoli svolti da questi ricercatori, i lattanti alimentati con questa formula, avrebbero ricevuto ben più di 0,5 microgrammi al giorno di micotossine per Kg di peso corporeo (dose massima di sicurezza). C’è da considerare poi che il pericolo è maggiore per i bambini piccoli, che hanno ancora sistemi e apparati immaturi e sono in rapida crescita28.

Implicazioni legate all’uso del biberon

Oltre ad essere esso stesso facilmente oggetto di contaminazione batterica, il biberon presenta altri inconvenienti, tra cui il principale è quello di non favorire un normale sviluppo della cavità orale. Le conseguenze connesse all’uso prolungato di biberon e succhiotti nella prima infanzia sono visibili nelle facce di molti bambini, come ben sanno i dentisti e gli ortodontisti. Parliamo di: ridotta attività del muscolo massetere, malocclusioni (con conseguente necessità di cure costose), maggiore incidenza di otiti acute e ricorrenti29.


Gli autori di una ricerca italiana, che ha preso in esame oltre 1.000 bambini di età prescolare30 allo scopo di indagare eventuali legami fra tipo di alimentazione (seno o biberon), uso del ciuccio e malocclusione, concludevano che l’uso del succhiotto come “consolatore” nei primi mesi di vita era la causa principale per occlusione alterata e morso aperto. Inoltre i bambini alimentati da piccoli con il biberon e che avevano usato il ciuccio avevano un rischio più che doppio, rispetto a quelli allattati, di sviluppare negli anni successivi morso incrociato posteriore.


Secondo il dottor Palmer, dentista, l’uso abituale del biberon e del succhiotto provoca nella bocca del bambino piccolo, delicata e ancora plasmabile perché in crescita, pressioni anomale verso il palato e le ossa della bocca con esiti permanenti quali un palato alto, arcate dentali strette e retrusioni della mandibola. Nel suo articolo31 Palmer spiega con molta chiarezza la differenza del meccanismo di suzione dal seno o dal biberon, e come a causa delle conseguenze derivanti dall’uso di quest’ultimo può risultare alterata la normale funzionalità respiratoria, provocando russamento e a volte Apnea Ostruttiva Notturna (OSA), patologia relativamente diffusa fra gli adulti che può non solo peggiorare la qualità della vita ma avere esiti anche gravi.


Piccole quantità di disinfettanti usati per la sterilizzazione possono rimanere nel biberon o nella tettarella, se non sciacquati accuratamente, favorendo nel bambino l’insorgenza di infezione da Candida (mughetto).


Contrariamente a quanto si crede, ma come dimostrano le esperienze fatte con i bambini prematuri, succhiare al biberon è più faticoso per l’organismo del bambino, nel senso che si ha una minore ossigenazione durante la poppata a causa della pausa durante la deglutizione (più breve con l’allattamento al seno).


Si sarà forse sentito parlare di sostanze come gli ftalati e il Bisfenolo A (BpA), il cui nome è ormai indissolubilmente legato ai biberon e alle tettarelle che, almeno fino a poco tempo fa, contenevano una o entrambe queste sostanze chimiche, oggetto di annosa discussione tra i fautori della loro innocuità e quelli della loro pericolosità anche a basse dosi. Ciò che qui ci interessa sottolineare è che a) un bambino alimentato artificialmente fa uso del biberon almeno 6 volte al giorno almeno per un anno di vita, ma spesso più a lungo; b) sia per gli ftalati che per il BpA è appurato che queste sostanze fossero cedute, anche se in minima parte, al liquido contenuto nel biberon; c) dopo lunghi dibattiti, entrambe le sostanze sono state vietate per i biberon, che quindi per legge non possono più contenerne nemmeno a basse dosi.


Chissà quante altre sostanze che oggi vengono ritenute sicure verranno domani riconosciute pericolose per la salute del lattante e il loro uso nella plastica di biberon e tettarelle verrà vietato. Per l’esposizione a sostanze chimiche pericolose, occorre tenere presente che una cosa è fare un uso saltuario o episodico del biberon, e cosa ben diversa è usarlo per tutte le poppate della giornata per mesi interi.

Bisfenolo A: questa sostanza è usata nella fabbricazione della plastica dura nota anche come policarbonato, e nel rivestimento interno delle lattine. È stato dimostrato che il BPA viene rilasciato nei cibi contenuti in questi recipienti, ed è quindi stato rinvenuto in alimenti industriali di vario tipo come tonno, pomodori pelati, verdura o frutta in scatola, succhi di frutta ecc. Desta particolare preoccupazione però la presenza nei biberon, in quanto il passaggio del BPA negli alimenti viene favorito dalle alte temperature, come quelle del latte artificiale. Inoltre, la dose di BPA che ricevono i lattanti rapportata al loro peso corporeo è molto più alta di quella che riceverebbe un adulto bevendo lo stesso biberon, senza considerare che i primi sono organismi in fase di sviluppo, con fegato e reni ancora non maturi. Gli effetti documentati del BPA sono simili a quelli degli ftalati: queste sostanze riprodurrebbero l’effetto di ormoni femminili, con conseguenze relative soprattutto nella riduzione della fertilità nei maschi e nel maggiore rischio di endometriosi per le femmine. Attualmente anche l’Unione Europea ne ha vietata la produzione e la commercializzazione, dopo che già da tempo in alcuni Paesi extra europei (fra cui Stati Uniti, Canada e Australia), la sostanza era stata messa al bando, e nel 2010 anche in Danimarca e Francia.


Per quanto riguarda gli Ftalati, queste sostanze erano usate per conferire flessibilità nei giocattoli di plastica e sono usati come componente del PVC in molti oggetti di uso comune in ambiente sanitario, quali cateteri o sacchetti per infusioni, ma anche nei medicinali, nei cosmetici, e addirittura nei pesticidi o in materiale come tubazioni. Attualmente l’Unione Europea ne vieta l’uso nei biberon e nei giocattoli destinati ai bambini sotto i tre anni, vista la pericolosità riconosciuta come “distruttori endocrini” anche a bassissime dosi, i cui effetti a lungo termine sarebbero quelli di compromettere la fertilità. Questo significa che nei biberon gli ftalati sono stati usati fino al 2006, e che sono comunque tuttora presenti in moltissimi altri prodotti. Inoltre oggi è riconosciuta la pericolosità dell’esposizione agli ftalati “in utero” ovvero quella subita dai feti attraverso la placenta, evento questo abbastanza probabile vista l’alta diffusione di queste sostanze inquinanti e il fatto che tendono ad accumularsi nell’organismo umano, fra cui quello delle donne in età fertile. Per tutti questi motivi, molti studiosi e organizzazioni richiedono la totale messa al bando di queste sostanze.


L’uso del biberon viene sconsigliato dal Ministero della Salute oltre l’anno di vita perché considerato un fattore di rischio per la carie rapidamente destruente, detta anche carie da biberon, diffusa nei Paesi sviluppati con incidenza che varia dall’1 al 12%, ma che sale fino al 70% nei Paesi in via di sviluppo e nelle fasce deboli della popolazione. “La causa principale della carie rapidamente destruente va ricercata nel prolungato uso del biberon contenente sostanze zuccherate o latte anche non addizionato di zucchero” affermano le linee guida ministeriali e proseguono: “La terapia di questa forma di carie è spesso rappresentata dall’estrazione di molti o di tutti gli elementi decidui, sia per la gravità delle lesioni, sia per la giovane età dei soggetti colpiti, che non consente di sottoporli a una terapia conservativa lunga, complessa e con prognosi dubbia”, pertanto il Ministero raccomanda di evitare l’uso del biberon per somministrare bevande dolci, mentre di notte si suggerisce di eliminare quanto prima anche i biberon di latte, sostituendoli con biberon contenenti solo acqua.


Inutile dire che lo zucchero contenuto naturalmente nel latte materno non favorisce l’insorgenza della carie.

Tutte le mamme hanno il latte - Seconda edizione
Tutte le mamme hanno il latte - Seconda edizione
Paola Negri
Quello Quello che tutti dovrebbero sapere su allattamento e alimentazione artificiale.Allattamento e alimentazione artificiale: quali sono i motivi che portano oggi moltissime madri a ricorrere al latte artificiale? Il latte materno ha da sempre costituito il nutrimento per la specie umana, sostenendola da tempi remoti.Allora perché nel ventesimo secolo si è assistito a una drammatica diminuzione dell’allattamento al seno, a favore del latte artificiale?Quali implicazioni sta avendo questo cambiamento di stile di vita sulla salute psico-fisica e sullo sviluppo dei bambini?È proprio vero che allattare è una questione di fortuna, o sono altri i motivi che portano molte mamme a ritenere di non avere latte a sufficienza, o che il loro latte non sia adeguato?Paola Negri, consulente professionale IBCLC ed educatrice perinatale, in Tutte le mamme hanno il latte vuole dare una risposta a queste domande, spiegando in modo chiaro ed esauriente i motivi che portano oggi moltissime madri a ricorrere al latte artificiale.Non si tratta di un testo rivolto esclusivamente a genitori e futuri genitori, ma anche a educatori, medici, operatori sanitari e a tutti coloro che hanno a che fare con mamme e bambini piccoli. Conosci l’autore Paola Negri si occupa di allattamento da oltre 15 anni; è stata consulente volontaria per La Leche League Italia e successivamente è diventata consulente professionale IBCLC ed Educatrice Perinatale, lavorando con donne in attesa e madri, e nella formazione specifica a gruppi di auto-aiuto e operatori sanitari. Opera da anni in associazioni come MAMI e IBFAN Italia (di cui è presidente) in attività di sostegno, promozione e protezione dell’allattamento.Si occupa inoltre di decrescita e di alimentazione, per cui ha scritto diverse pubblicazioni.