seconda parte - capitolo iii

Benvenuto tra noi!

Oh! Se incontrassi Dio
che mi ha dato te in regalo,
m’inginocchierei per adorarlo.
Gli stenderei una stuoia per la notte
e gli accenderei il fuoco per riscaldarsi.

Cantilena Baciga

Ecco un tenero corpo di bambino apre nuovi occhi!
Sapete voi chi si prenderà la sua responsabilità?
Colui che culla il mondo e fa emanare raggi d’oro
Lo poserà in braccio al sole, alla luna e alle stelle.
Ecco un tenero corpo di bambino apre nuovi occhi.

Rabindranath Tagore

Tu sei la benedizione che è caduta dalle stelle e si è radicata nel mio cuore, piccolo mio. Per nove lune ti ho portato nel mio corpo, mentre riposavi. Ero felice di portare il peso dell’amore. Ho faticato molte ore per farti nascere e, finalmente, il magnetismo di Madre Terra ti ha attirato sul Sentiero. Ora che sei qui voglio che tu sappia come canta il mio cuore! … Esiste un amore tra i tuoi genitori che colma ogni giorno di canti, rende i nostri passi leggeri ed è duraturo quanto la Montagna Sacra. Voglio che tu ricordi sempre che sei – e sempre sarai – un prodotto di quell’amore.

Jamie Sams

Eccoti qui, figlia mia, figlia sperata, sognata, mia collana di pietre preziose, mia piuma di quetzal, tu che sei di fattura umana e nata da me. Tu sei il mio sangue, il mio colore, in te c’è la mia immagine. Piccola mia, osserva con calma: questa è tua madre, la tua signora: dal suo ventre e dal suo seno tu ti sei staccata, sei germogliata. Come una piccola erba, così sei spuntata da lei. Come se ti fossi addormentata e ti fossi svegliata. Adesso tu vivi: sei nata, sei stata mandata qui sulla terra dal nostro signore del vicino e dell’insieme, il facitore delle genti, l’inventore degli uomini.

Laura Esquivel

Noi diamo il benvenuto alla vita ai nostri bambini avvolgendoli nelle nostre preghiere e in una piccola coperta di Pendleton.

Rain Parrish, scrittore Navajo

Fra le braccia di una nonna, protetto dai raggi di Tawa, il nuovo nato riposa immerso nell’amore e avvolto da pelli di coniglio, poiché il sole del ventesimo giorno ancora non è sorto.

Indiani Hopi

Ia mia mamma bruciò ciò che restava del mio cordone ombelicale e della mia placenta affinchè il fumo volasse insieme ai venti e formasse parte delle energie vive della Madre Natura. Mi lasciò comunque un bel pezzetto di cordone ombelicale penzolante che legò con un filo al collo come se fosse una collana e dopo due mesi, una volta seccato, quando cadde da solo, lo seppellì nella terra. È un omaggio alla Madre Terra. Perché apparteniamo alla Madre Terra. E la Terra è sacra. Allo stesso tempo, dobbiamo essere liberi. La Terra è nostra madre, perché ci dà da mangiare. La Terra è nostra madre perché su di lei muoviamo i nostri passi. La Terra è nostra madre perché la nostra ombra rimane sempre attaccata a lei. Bruciamo il cordone e la sua piccola compagna per nascere di nuovo.

Perché il cordone è l’unico legame con l’energia e con la vita. Bruciamo il cordone in segno di omaggio alla natura perché la cenere va a formare parte dell’ambiente. Conserviamo anche un pezzo di cordone per poi poterlo seppellire nella terra, per rimanere attaccati a lei, perché lei ci adotti come figlia o come figlio.

Rigoberta Menchu

La Vita ci fa delle sorprese meravigliose se solo sappiamo accettarle con disponibilità. Il nostro terzo bambino non l’abbiamo cercato, è lui che ha cercato noi, eppure è stato il dono più bello che la Vita potesse farci. Non era nei nostri desideri coscienti, eppure ha colmato i nostri desideri più profondi. C’era proprio bisogno che nascesse: la Vita lo sapeva, noi no. Questo bimbo ha portato la rivoluzione, il cambiamento. Quando mi guarda con i suoi occhioni spalancati non finirei mai di contemplarlo. È qualcosa di magico. Veramente ho l’impressione che sia arrivato da molto lontano.

Elena (Italia)

Nella stanza in cui nasce il bambino c’è sempre un braciere acceso su cui si mette un’erba particolare che, bruciando, profuma la stanza. Appena il bambino è nato, una donna anziana mette le mani sul braciere per scaldarle e massaggia il bambino parlandogli. Dice più o meno così: “ Tu sei il dono di Dio, è Dio che ti ha dato a noi, nessuno ti deve portare via.” Poi con la cenere dell’erba mescolata ad altre erbe, prepara l’amuleto contro il malocchio: si mette il miscuglio di erbe dentro un pezzettino di stoffa rossa che viene cucito sui vestiti del neonato. Bisogna farlo subito, prima che arrivino gli ospiti, perchè sono loro che possono portare il malocchio.


Anticamente si faceva il bagno al bambino appena nato, dopo l’arrivo dei portoghesi non si fa più. Finchè non è caduto l’ombelico la mamma deve stare a riposo, altrimenti l’ombelico non cicatrizza bene. Una volta sull’ombelico si metteva il lattice di una pianta e così in due giorni cadeva.

Beatriz (Angola)

Il sesto giorno dopo la nascita si invitano i parenti per annunciare il nome del neonato, scelto dai nonni o dai genitori. Gli ospiti portano regali al bambino e si offre loro il dolce a base di burro d’agnello. Il decimo giorno si fa un’altra festa, in cui si invitano tutti i parenti a pranzo.

Kadija (Iran)

Da noi quando nasce un bambino, la mamma deve stare in casa per tre giorni se è un maschio, per quattro se è una femmina. Passato questo tempo, si fa una grande festa. La donna più anziana si mette davanti alla porta e butta dell’acqua sul tetto della casa, in modo che essa ricada come pioggia, in segno di benedizione. La mamma esce di casa con il neonato in braccio e fa tre o quattro passi avanti e indietro (a seconda se il bambino è maschio o femmina), poi la donna anziana le dà da mangiare del cibo salato, costituito da una pappa di polenta e lenticchie, facendo prima finta di imboccarla per tre o quattro volte. Poi il bambino viene messo in un contenitore di legno (otero) che serve per i lavori di casa (la madre lo regala alla figlia quando si sposa). Quindi si dà il nome al bambino: ognuno dei presenti ne propone uno, che si riferisce o alle circostanze della nascita o a caratteristiche del bambino o della madre (per esempio la mamma era pigra) ma la mamma del bambino sceglie quello che le piace di più. Se i genitori vanno d’accordo con la suocera ognuno chiama il bambino con il nome che preferisce. Il nome diventa quello con cui il bambino è stato chiamato di più.


Il cordone ombelicale viene messo in un vaso di terracotta e seppellito sotto un granaio o vicino alla casa. In caso di gemelli il vaso è a due bocche. Ogni mese si prega e si fanno sacrifici sul luogo dove è seppellito il vaso. Se la famiglia si trasferisce anche il vaso con il cordone viene portato via. Quando il bambino nasce lontano da casa è la nonna materna che deve conservare il moncone del cordone.


I gemelli sono trattati come bambini speciali, dotati di poteri soprannaturali. Vengono allattati sempre insieme, crescono insieme e si sta attenti a non fare differenze tra loro. Il primo nato prende il nome di Opio, il secondo, che si ritiene il più potente, prende il nome di Ocen.

Korina (Uganda)

Il cordone ombelicale viene tagliato solo dopo che la mamma ha visto il bambino e lo ha tenuto in braccio. Poi si lava il neonato e lo si attacca al seno.

Il cordone ombelicale viene medicato con della cenere di foglia di banana bruciata al momento. Dopo che è caduto lo si dà alla mamma che lo seppellisce in un posto che solo lei conosce.

Marcheline (Uganda)

Con i vecchi sari, le nonne cuciono per i nipotini dei pannolini morbidissimi, che non sono altro che dei pezzi stoffa ripiegati a triangolo e avvolti intorno al bambino.

Emi (Bangladesh)

Una volta da noi i neonati venivano fasciati perchè si pensava che in questo modo braccia e gambe sarebbero cresciute belle dritte. Si modellava anche il naso di quei bambini i cui genitori lo avevano molto grande.

Fatima (Iran)

Il primo bagno al neonato per mia mamma era sacro: non voleva essere disturbata in alcun modo. Si sedeva con le gambe stese su uno sgabello e sotto metteva una bacinella piena d’acqua. Quindi poggiava il neonato sulle sue gambe e lo aspergeva con l’acqua della bacinella.

Nago (Senegal)

Io sono stato fasciato da piccolo, com’è usanza in Marocco. Dicono che serve per far venire la schiena e le gambe dritte.

Mustapha (Marocco)

Sono qui con te - Seconda edizione
Sono qui con te - Seconda edizione
Elena Balsamo
L’arte del maternage.Uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita perinatale, per affrontare gravidanza, parto e primi mesi con il bambino con serenità e consapevolezza. Elena Balsamo offre uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita prenatale e sulla nascita.Nella prima parte l’autrice mira a esplorare le pratiche di maternage nelle diverse culture, mentre nella seconda offre al lettore un vero e proprio strumento terapeutico per rivedere la propria vita alla luce dell’esperienza intrauterina e del parto.Basato su un’accurata documentazione scientifica, Sono qui con te si rivolge ai genitori, nonché agli operatori socio-sanitari che desiderano comprendere meglio l’universo del maternage. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.