seconda parte - capitolo iv

Latte di mamma

Non ci sono orari fissi
per allattare un bambino,
quando un bambino piange
bisogna dargli il seno da succhiare.

Okot p’Bitek, poeta (Uganda)

Quando avevo fame o sete mia madre mi girava intorno a sè finchè non arrivavo a prendere le sue mammelle turgide; ora quando chiudo gli occhi provo ancora con piacere lo stesso senso di benessere di quando affondavo la testa nella loro morbidezza e bevevo il dolce latte che ne usciva.

Capo Kikuyu dell’Africa orientale

Se non gli dai il seno, il bambino non ti riconoscerà

Proverbio del Mali

O donna, che i quattro oceani ricolmino i tuoi seni
di un flusso abbondante di latte per dare forza al bambino
O donna, possa il tuo bambino vivere a lungo
bevendo l’ambrosia del tuo latte
così come gli dèi, bevendola, raggiungono l’eternità.

Sarira, X, 26-29

Il neonato viene attaccato al seno subito. Il primo giorno dopo il parto la mamma beve solo liquidi, per esempio una specie di minestra dolce a base di cassava e latte chiamata shabu. È importante poi che mangi dei semi di cumino nero schiacciati: sono eccezionali per far venire il latte e aiutano anche a far richiudere l’utero.

Emi (Bangladesh)

Il bambino nasce già con la fame perciò appena piange va attaccato subito al seno. Bisogna dargli quella prima acqua che esce dal seno finchè non arriva il latte vero. È importante perchè è quell’acqua che fa venire il latte.

Beatriz (Angola)

Io non ho allattato nessuno dei miei figli. Il pediatra mi ha detto che non avevo abbastanza latte. In ospedale le prime notti davano il biberon al bambino così che quando me lo portavano era già sazio e non si attaccava al seno. Poi lo pesavano e dicevano che non aveva mangiato abbastanza. Così sono dovuta ricorrere alle giunte di latte artificiale e poi sono passata definitivamente al biberon.

Annamaria (Italia)

È molto importante allattare. Non ci sono donne che non possono allattare. Da noi ci sono anche casi di nonne che hanno allattato nipotini rimasti orfani. La donna che allatta deve mangiare di tutto e specialmente deve bere tanto per fare il latte. Durante l’allattamento non sono consentiti i rapporti sessuali per prevenire un’altra gravidanza che può essere dannosa sia per la mamma che per il bambino, ed è per questo che è permessa la poligamia.


I bambini vengono allattati fino a due anni circa. Il cibo solido si dà solo dopo il sesto mese.

Marcheline (Uganda)

Ci tenevo molto ad allattare ma purtroppo non ci sono riuscita, se non per i primissimi tempi. Quando è nato il mio primo bambino in ospedale c’era un pediatra che incontrava le neomamme. Ricordo che eravamo tutte in fila e lui passava da ognuna, le tastava il seno e diceva “Qui niente, qui niente…” Sembrava più che altro un veterinario.


È un ricordo orribile! Io mi sono sentita umiliata e trattata come un animale. Come poteva permettersi di fare una cosa del genere? Ho pianto a lungo.

Elisabetta (Italia)

Mia mamma ha allattato, oltre ai suoi tre figli, anche sei nipoti. L’ultimo all’età di sessant’anni. Può sembrare strano ma se i bambini cominciano a succhiare la mammella della nonna il latte viene.


Conosco una donna che non ha mai avuto bambini ma quando la cognata è morta, e ha lasciato una bimba di pochi giorni, ha iniziato ad attaccare la nipotina al seno e il latte è venuto. La bambina è cresciuta bene e adesso è bella grossa. Mi ha fatto vedere, io non credevo ai miei occhi: c’era proprio tanto latte!

Aceng (Uganda)

Da noi c’è un proverbio che dice “Si bu ka tene mame bu tene dona”, che letteralmente significa “se non c’è la mamma c’è la nonna “. Vuol dire che quando non c’è la mamma a casa e il bambino piange la nonna gli offre il suo seno per tenerlo buono. Può succedere anche che una mamma allatti occasionalmente bambini di altre donne, per esempio sue parenti. In questo caso i bambini che hanno ricevuto lo stesso latte diventano “fratelli o sorelle di latte “.

Manuel (Guinea-Bissau)

Io ho avuto perlomeno quattro o cinque “mamme di latte”. Da noi in Marocco questo succede abbastanza frequentemente: quando una mamma deve andare a fare la spesa o alla sauna, lascia il suo bambino alle altre donne del vicinato che, come lei, stanno allattando un bambino, e queste, se piange, lo attaccano al seno. Dopo che per cinque volte il bambino si è nutrito al seno di un’altra donna, questa diventa sua “mamma di latte”. Le figlie delle mie mamme di latte è come se fossero mie sorelle e io non posso sposarle. La parentela di latte viene sancita a volte da un vero e proprio rituale, una specie di festa in cui le donne mangiano, chiacchierano e allattano insieme.

Mustapha (Marocco)

Io non ho dato neanche un goccio d’acqua a mia figlia per i primi cinque mesi: solo latte.


Adesso nel mio paese insistono molto a livello sanitario perchè le mamme allattino i loro bambini al seno, perchè utilizzando l’acqua il rischio di infezione è altissimo.

Emi (Bangladesh)

Adesso in Guinea allattare con il biberon è segno di modernità e di progresso. È diventato di moda.


In città ormai prevale l’influenza occidentale, con le conseguenze disastrose che spesso comporta. È risaputo ad esempio che con l’allattamento artificiale i bambini muoiono più facilmente di malnutrizione e di diarrea.


Una volta non era così, tutte le donne allattavano e allattavano a lungo. Io ho preso il latte di mia mamma fino a tre anni.

Manuel (Guinea-Bissau)

La mamma capisce quando il bambino vuole il latte e glielo dà.

Da noi in Iran si diceva che il bimbo deve prendere il latte da tutti e due i seni, perchè uno dà l’acqua e l’altro dà il pane. Mentre il bambino succhia, la mamma lo accarezza, gioca con lui, con le sue manine.


Io ho allattato tutti e sei i miei figli per almeno un anno e una bimba l’ho allattatta anche mentre ero incinta di sua sorella. Per me l’allattamento è il momento più bello della vita di una mamma: è faticoso ma dà molta soddisfazione.

Fatima (Iran)

Da noi il latte della mamma è anche una medicina: quando il bambino ha il raffreddore la mamma gliene spruzza un po’ in ogni narice direttamente dal seno e così tutto passa.

Celeste (Ecuador)

La mamma che allatta deve mangiare di tutto, specialmente molta frutta e verdura. Deve solo evitare i cibi che gonfiano. Se la mamma mangia troppi cibi caldi, come aglio e peperoncino, al bambino vengono i brufoli: allora gli si dà una tisana apposita. Se la mamma mangia troppi cibi freddi, come pomodori e anguria, il bimbo fa fatica a digerire e bisogna dargli un po’ di acqua e zucchero.

Kadija (Iran)

Da noi in Guinea-Bissau la donna che ha partorito deve mangiare una minestra a base di riso e ostriche e una specie di pappa fatta con riso e arachidi fresche pestate nel mortaio.


Si dice che questo serva per far aumentare il latte. Anche la noce di cocco è utile a questo scopo.

Sussamon (Guinea-Bissau)

La donna che ha partorito deve seguire una dieta speciale. Per far venire il latte deve mangiare arachidi crude, manioca, cocco e pesce secco. Non può mangiare olio di palma perchè sennò al bambino viene la pelle gialla.


Durante il primo anno di allattamento la donna non deve avere rapporti sessuali con il marito perchè altrimenti il bambino si ammala. La donna dorme da una parte e il marito da un’altra.


Le ragazze oggi non seguono più questi princìpi, vogliono avere rapporti anche dopo venti giorni che hanno partorito perchè hanno paura che il marito si trovi un’altra donna.

Beatriz (Angola)

Una mia amica nigeriana dopo il parto ha avuto problemi con l’allattamento: il medico le ha detto che non aveva abbastanza latte e avrebbe dovuto dare il biberon al bambino.


Lei ha seguito le indicazioni del pediatra ma il bimbo è diventato stitico. Poi per fortuna è andata in vacanza in Nigeria con tutta la sua attrezzatura di latte artificiale e supposte di glicerina: quando sua mamma l’ha vista si è arrabbiata molto e le ha detto: “Ma sei impazzita? Tira fuori il seno e butta via quel biberon!” Quando è tornata in Italia quella donna allattava il suo bambino al seno.

Perpetua (Nigeria)

Con il primo figlio ho avuto una gran montata lattea, il seno mi faceva molto male ma nessuno sapeva dirmi cosa potevo fare. Il bambino appena si attaccava si addormentava. Mio marito per svegliarlo sbatteva i coperchi delle pentole o scuoteva il letto e io piangevo… Mio cugino, medico in Africa, per telefono mi diceva: “È impossibile che tu non abbia latte, ce l’hanno anche le mamme africane denutrite!” Mia mamma per consolarmi mi ripeteva: “Anch’io non avevo abbastanza latte e ti ho dato quello artificiale ma sei cresciuta lo stesso!” La pediatra mi aveva consigliato di usare il tiralatte ma il mio bambino piangeva sempre e di latte ne usciva pochissimo. Poi secondo lei dovevo fare la doppia pesata: un incubo! Pesavo mio figlio prima di attaccarlo al seno, poi lo ripesavo di nuovo dopo averlo allattato e scrivevo su un quadernino quanti grammi aveva preso: non era mai abbastanza. Alla fine, stanca, sono passata al biberon. Però mi è dispiaciuto molto. Forse se avessi avuto qualcuno che mi avesse aiutato e sostenuto un po’ nei momenti di crisi non sarebbe andata a finire così.

Annalisa (Italia)

Ho partorito qui in Italia perché al mio paese c’era la guerra. Purtroppo ho avuto un taglio cesareo. Non mi hanno portato subito la bimba e quando finalmente ho potuto attaccarla al seno lei dormiva. Allora è arrivata un’infermiera con un biberon dicendo che la pediatra aveva ordinato così perché la bimba non si attaccava bene al seno. Se non fosse arrivata mia cognata, che è pediatra ma la pensa come un’africana, non sarei riuscita ad allattare mia figlia al seno.

Sussamon (Guinea-Bissau)

Quando una volta ho dovuto dare a Marco un biberon di latte artificiale, dietro consiglio del pediatra, mi sono sentita male: per un’africana è impensabile non allattare il proprio figlio.

Milita (Capo Verde)

Non sono mai andata dalla pediatra per chiedere consigli sull’allattamento: ho telefonato alle mie zie e poi ho fatto un po’ di testa mia. Tutti ti dicono cosa devi fare e alla fine non capisci più niente! La pediatra per esempio mi diceva di non mangiare aglio e cipolla perchè cambiava il sapore del latte mentre invece mia zia sosteneva il contrario, che cioè il bambino in questo modo si sarebbe abituato a tutti i sapori: “Tutto quello che tu mangi – mi diceva – il bambino lo mangerà da grande”. E infatti è stato proprio così.

Beatriz (Angola)

Quando ero in America, ho provato a frequentare gli incontri della Lega del Latte. Erano tutte molto carine e gentili, però a me sembravano più incontri di terapia di gruppo: tutte in cerchio a parlare a turno! Erano, come dire, un po’ integraliste: dovevano difendere un diritto (l’allattare il proprio figlio, anche in pubblico) che lì non era così scontato. Per me era una cosa molto naturale, mi sembrava strano doversi riunire per dirselo.

Cristina (Italia)

Da noi i bambini prendono il latte dalla mamma per alcuni anni. Anche quando il bambino mangia il cibo della famiglia, appena ha finito di mangiare, si dice che deve prendere il latte della mamma perchè il suo corpo ne ha bisogno.


Per smettere di allattare la mamma se ne va per due giorni, poi quando torna mette sul seno del peperoncino per far passare al bambino la voglia di succhiare.

Korina (Uganda)

Ho allattato mio figlio fino a 14 mesi, poi quando siamo andati in vacanza in Marocco l’ho lasciato con mia mamma per alcuni giorni così si è staccato dal seno. Dopo una settimana non l’ha più chiesto.

Kadija (Marocco)

Ho allattato la mia primogenita per 6 mesi ma dopo ho smesso, anche per poter lavorare. Invece il secondo bambino l’ho allattato solo per 3 mesi. La mia vita quotidiana allora era faticosa e mi sentivo abbandonata da mio marito. Non avevamo un soldo e non riuscivo lavorare. Mi ricordo che subito dopo il parto Marco era partito per un torneo in Arabia. Non ha telefonato per una settimana intera. Io mi stancavo molto a casa e non avevo aiuto. Ho avuto una febbre abbastanza alta e avevo paura che il mio latte non fosse buono, che stessi morendo. Anche se volevo godermi di più questo secondo figlio, ci sono riuscita solo fino a un certo punto. Non ho saputo sfruttare l’alattamento come occasione per creare tra di noi un legame più intenso.

Susan (Stati Uniti)

Ho vissuto le gravidanze e i parti come eventi naturali e anche l’allattamento l’ho sempre sentito come una cosa molto naturale. Impensabile per me l’idea di avere degli orari per attaccare il bambino al seno. Ho allattato come si dice “a richiesta”… e i miei bimbi hanno richiesto molto. Più la notte che il giorno. Ero sempre pronta a prenderli in braccio e attaccarli. Ero ben cosciente che non sempre era fame, a volte voglia di coccole, a volte sete, a volte bisogno di rassicurazione. Ma ho sempre risposto ai loro richiami. Non me ne sono mai pentita. Il primo figlio ho smesso di allattarlo a 15 mesi perché ero rimasta incinta e mi avevano sconsigliato. Anche la mia seconda e terza bambina le ho allattate per un anno e mezzo.

Cristina (Italia)

Io sono stato allattato per quattro anni. Mia madre ci teneva molto. Lei è molto legata alla tradizione. Ha sempre pensato che l’allattamento fosse importante per la salute dei bambini. Nei villaggi da noi si consiglia di allattare il più a lungo possibile. A volte i bambini vanno a scuola che prendono ancora il latte della mamma. Nelle città ormai è diverso.


Mia mamma, in ogni modo, sa riconoscere dagli occhi quanto tempo un bambino – ma anche un adulto – è stato allattato. Non so in base a cosa. Dice che si riconoscono subito i bambini che hanno ciucciato poco.


A me invece sembrano tutti uguali… Mi ricordo che mia mamma diceva anche a delle persone adulte: “Guarda che tu non sei stato allattato abbastanza” e, non so come, risultava sempre vero…

Desirè (Burundi)

Ho allattato i miei due primi figli per 4 anni e il terzo per due: un totale di 10 anni di allattamento! È cosa rara qui in Italia, per me facilitata dal fatto di avere un marito africano che mi ha sempre appoggiato in questa scelta. L’inizio è stato faticoso con entrambi. La prima bimba è nata con taglio cesareo e allattare in uno stretto letto d’ospedale, con una ferita all’addome, una flebo nel braccio e le infermiere che approfittavano di ogni occasione per dissuaderti non è stata impresa facile… Di notte tenevo la bimba con me nel letto, in modo che potesse succhiare a suo piacimento ma quando arrivava l’infermiera di turno, protestava che non era quella l’ora di mangiare e metteva la bambina nella culla. Non appena se ne era andata io la tiravo su con grande sforzo e me la rimettevo accanto. Dopo tre giorni di questa ginnastica non ne potevo più così ho deciso di tornare a casa e le cose sono andate subito meglio. Ho allattato i miei figli dappertutto: in macchina, in treno, in aereo, in barca, al ristorante, in chiesa, finanche camminando per strada o quando avevo la febbre alta. Hanno ciucciato nelle posizioni più strane, come delle caprette… L’allattamento è stato per me e per loro un’esperienza meravigliosa. Per me è stata un’ancora di salvezza dopo la delusione del parto, vissuto come un fallimento; poi è stato un modo per conoscere meglio i miei bambini, per sentirli più vicini, capire subito quando non stavano bene o erano tristi o spaventati. Per loro è stato oltre che strumento fondamentale per un’ottima crescita, consolazione nei momenti di tristezza, sicurezza nei momenti di paura e di incertezza, base da cui lanciarsi per andare alla scoperta del mondo, porto sicuro in cui ritornare per ricaricarsi e poter ripartire. È stato uno dei pilastri della loro felicità. Il “delizioso latte di mamma, dal gusto celestiale” rimarrà per i miei bambini uno dei ricordi più belli della loro vita e nemmeno io potrò mai dimenticare la loro gioia e felicità di quando si addormentavano beati al mio seno o il senso di riconoscenza che una volta mia figlia mi espresse, indirizzandomi a voce a due anni la sua prima lettera: “Cara mamma, grazie per avermi fatto ciucciare tanto”.

Elena (Italia)

Sono qui con te - Seconda edizione
Sono qui con te - Seconda edizione
Elena Balsamo
L’arte del maternage.Uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita perinatale, per affrontare gravidanza, parto e primi mesi con il bambino con serenità e consapevolezza. Elena Balsamo offre uno sguardo nuovo e rivoluzionario sulla vita prenatale e sulla nascita.Nella prima parte l’autrice mira a esplorare le pratiche di maternage nelle diverse culture, mentre nella seconda offre al lettore un vero e proprio strumento terapeutico per rivedere la propria vita alla luce dell’esperienza intrauterina e del parto.Basato su un’accurata documentazione scientifica, Sono qui con te si rivolge ai genitori, nonché agli operatori socio-sanitari che desiderano comprendere meglio l’universo del maternage. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.