capitolo v

Vivere nel presente

Non è mai domani. È sempre oggi

Ramón Gómez de la Serna

Domani” non arriva mai. E quando arriva, non è più domani, ma è diventato oggi. Ieri è passato e non tornerà più. Perché permettergli di avere un’influenza sul nostro presente? Forse in passato abbiamo vissuto cose terribili, ma perché questo dovrebbe impedirci di essere felici qui e ora? Forse abbiamo perso uno dei nostri genitori o siamo stati maltrattati, ma perché permettere che questo smorzi la gioia del tenere il nostro piccino tra le braccia?


Affrontare il momento presente è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Le ferite del passato guariranno se smettiamo di metterci sopra il sale della memoria. Le ansie per il futuro non avranno più ragione di esistere se costruiamo sulle fondamenta solide del “qui e ora”. Qualunque cosa stiate facendo, vivetela come la cosa più importante della vostra vita.


Scriveva Lev Tolstoj nel racconto Tre domande: “Ricorda che c’è un unico momento importante: questo. Il presente è il solo momento di cui siamo padroni. La persona più importante è sempre quella con cui siamo, quella che ci sta di fronte. […] La cosa che più conta sopra tutte è rendere felice la persona che ti sta accanto, perché solo questo è lo scopo della vita”.


Chi ha avuto un passato glorioso tende a vivere nella nostalgia e aggrapparsi a ciò che ha perduto: è il caso di donne bellissime che ricorrono alla chirurgia plastica, spesso facendo più danni di quanti ne farebbe il semplice passare del tempo. Chi invece è stato infelice potrebbe avere la tendenza a rifugiarsi nelle speranze per il futuro, dimenticando di agire oggi per costruire il proprio benessere di domani.


Dobbiamo imparare a usare la mente, se non vogliamo che sia lei a usare noi. Secondo Eckhart Tolle l’emozione è il riflesso della nostra mente nel corpo. Se riusciamo a dominare la mente, domineremo anche le nostre emozioni e le nostre paure. Salvo casi eccezionali, le paure nascono da situazioni ipotetiche che potrebbero avvenire in un futuro più o meno prossimo. C’è chi, ad esempio, ha paura di ammalarsi. Concentrandosi sul presente questa persona non potrà che constatare di essere sana e rallegrarsene.


Ma anche chi è realmente malato, qualunque sia la gravità della situazione, trarrà benefici dalla pratica della mindfulness. Tutti abbiamo i giorni contati, ma spesso un lutto, un incidente o una grave malattia ci permettono di acquisire bruscamente un certo livello di consapevolezza.

Nel 2014 ho assistito alla presentazione del libro Wondy. Ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro1 di Francesca Del Rosso. “Quando hai il cancro puoi permetterti tutto” ha detto. Se vuoi cambiare marito, mandare al diavolo il tuo capo o rinchiuderti in un Ashram, nessuno ti giudicherà per questo. “Siccome la mia vita mi piaceva così com’era, non ho cambiato nulla”.

Siccome la mia vita mi piaceva così com’era, non ho cambiato nulla.

Questa frase è stata come una doccia fredda per me. Io, con la mia vita apparentemente perfetta, ero lì in mezzo a quella platea e stavo invidiando quella donna. Quella donna che aveva una malattia che l’avrebbe presto strappata ai suoi cari, ma aveva anche la vita che le piaceva. Una vita in cui non sentiva il bisogno di cambiare nulla. Esiste forse qualcosa di più prezioso?


Sentiamo ogni giorno storie di persone che, durante o dopo una malattia, cambiano completamente vita. Ed è una cosa positiva, se questo le porta nella direzione in cui davvero vogliono andare. Ma perché aspettare di essere messi di fronte alla paura di morire? Questa donna mi ha colpita per la sua forza. Una forza che era già presente in lei prima che il cancro andasse a bussare alla sua porta. Wondy ha saputo costruirsi la vita che voleva, al punto che, costretta a confrontarsi con la malattia, non ha sentito il bisogno di cambiarne una virgola.


Quanti di noi possono dire lo stesso? Se sapeste di avere il cancro, che cosa cambiereste?


Non aspettiamo che la vita ci metta di fronte a tali difficoltà: coltiviamo la consapevolezza fin da subito. Lottiamo per fare in modo che la nostra vita “ci piaccia così com’è”.


Per farlo dobbiamo iniziare con l’accettare il presente. Il che non significa restare apatici e non fare nulla per cambiarlo. Ma se vogliamo salire in cima a una montagna dobbiamo tenere conto del nostro punto di partenza; in base al percorso che abbiamo davanti ci procureremo attrezzature adeguate e una quantità di cibo e acqua sufficiente.


Un amico motociclista mi ha raccontato di come gli sia stato insegnato, in situazioni di emergenza, a non guardare l’ostacolo ma a concentrarsi sulla direzione nella quale intende andare per evitarlo: “se ti concentri sull’ostacolo, è probabile che lo centri in pieno”. Mi ha raccontato anche di alcuni incidenti clamorosi, nei quali due motociclisti provenienti da sensi di marcia opposti si scontrano quasi deliberatamente invece di evitarsi.


Ricordate questo particolare quando siete alla guida, ma anche nella vita di tutti i giorni: andiamo nella direzione verso la quale dirigiamo la nostra attenzione. Inutile quindi focalizzarsi sui colleghi odiosi o sui vicini di casa antipatici: non faremmo che accrescere la loro importanza nelle nostre vite. Investiamo le nostre energie nella ricerca di una soluzione. Nel frattempo, però, non cerchiamo di negare la situazione (seppur sgradevole) che stiamo vivendo, che potrà essere un ottimo trampolino per trovare le soluzioni più indicate.

Anche nel caso in cui gli eventi della vita siano davvero inesorabili e ci costringano a una situazione dalla quale non possiamo uscire, Viktor Frankl ci insegna che dare un senso a ciò che stiamo vivendo è l’unico modo per non perdere la gioia di vivere. Nato a Vienna nel 1905, Frankl fu neurologo, psichiatra e filosofo. Dopo essere stato prigioniero in ben quattro campi di concentramento nazisti scrisse, in soli nove giorni, il libro Uno psicologo nei lager2, nel quale racconta la sua esperienza di deportazione e prigionia, e nel quale sottolinea la differenza tra chi riusciva a sopravvivere e chi invece si lasciava andare. Quando ormai non c’è più nulla che possiamo fare, come accade a un malato terminale o a un prigioniero in un campo di concentramento, ci resta ancora un’ultima scelta: dare un senso alla nostra vita.


“Un uomo pienamente consapevole di questa responsabilità nei confronti dell’opera che l’attende o della persona che lo ama e che l’aspetta, non potrà mai gettar via la sua esistenza. Egli sa bene il «perché» della sua vita – e quindi saprà sopportare quasi tutti i «come»”3.


A questo proposito mi torna in mente Rosanna Benzi. Chi appartiene alla mia generazione la ricorderà: colpita dalla polio all’età di quattordici anni, Rosanna trascorse il resto della sua esistenza (ventinove anni) nel polmone d’acciaio. Ventinove anni che avrebbero potuto essere drammatici e ai quali lei ha invece saputo dare un senso, non perdendo il sorriso fino alla fine. Scrive: “Il fatto di sapere che non c’è una cura non mi mette in crisi di disperazione. Mi sono adeguata alla mia nuova realtà. Ho costruito pezzo per pezzo la mia nuova esistenza. Certo se domani potessi uscire di qua e andarmene per strada sarei felice, ma sai quanta gente di quella che va per strada vive meno di me la propria vita? Quanta gente la spreca, o la lascia passare distrattamente? Io ho imparato a non buttare via niente.”4

Quando trasmettiamo un insegnamento ai nostri figli sotto forma di “lezione”, ci/li proiettiamo verso il futuro. Creiamo un’astrazione, che un bambino non sempre è in grado di comprendere. Quando diamo loro l’esempio, invece, siamo nel qui e ora.


Non solo: ciò che diciamo a parole entra da un orecchio ed esce dall’altro, mentre ciò che mostriamo attraverso l’esempio rimane impresso nel profondo. Non dimentichiamo che, almeno fino ai sette anni, i bambini imparano per imitazione.

Mindfulness per genitori
Mindfulness per genitori
Claudia Porta
Suggerimenti ed esercizi per praticare la consapevolezza in famiglia.Una guida per allenare la consapevolezza e vivere con maggiore serenità, lucidità ed equilibrio il rapporto con i propri figli. Essere un genitore consapevole è la chiave per vivere relazioni autentiche e appaganti con i propri figli.In Mindfulness per genitori, l’autrice Claudia Porta vuole fornire un aiuto concreto a tutti i genitori che desiderano rafforzare questa consapevolezza, senza dedicare necessariamente tanto tempo alla meditazione: ogni occasione, infatti, è buona per praticare la mindfulness e sviluppare quell’atteggiamento che consente di vivere il quotidiano con serenità, lucidità ed equilibrio.Uno strumento utile per affrontare quelle situazioni che sembrano sfuggire al controllo, come i capricci dei bambini piccoli, gli attriti con i figli più grandi, le difficili relazioni in famiglia, e ritrovare la pace e lo stato di grazia nel quale si sente di non avere bisogno di un motivo per essere felici.Un libro scorrevole e di facile lettura, che suggerisce esercizi da fare da soli o con i bambini, per godere appieno degli innumerevoli benefici che questa pratica riesce a dare. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Claudia Porta è autrice, blogger e insegnante di yoga e di meditazione. Dal 2007 vive in Provenza e cura il blog lacasanellaprateria.com. Organizza anche corsi di yoga e meditazione guidate.