capitolo vi

La consapevolezza del corpo

Se vuoi conoscere la tua mente, basta prestare attenzione al corpo, che te ne dà un riflesso veritiero, quindi osserva o senti le tue emozioni.

Eckhart Tolle

Ci sono parti del nostro corpo che ignoriamo completamente, fino al giorno in cui un dolore o una patologia richiamano la nostra attenzione, come un bambino capriccioso che preferisce una sculacciata alla totale mancanza di attenzione. Viviamo sempre più nella testa, completamente slegati dal corpo e siamo, in molti casi, incapaci di ascoltare i messaggi che questo ci invia. La pratica della consapevolezza ci aiuta a rientrare in confidenza con il nostro corpo, ad accettarlo e a prendercene cura.


Ascoltare il proprio corpo è un altro modo per vivere nel “qui e ora”. Crescendo impariamo ad ascoltarlo sempre meno, finché non crolla o non si fa sentire sotto forma di sintomi più o meno importanti.


Il vostro cuore sta pulsando. Adesso. L’aria entra ed esce dai vostri polmoni. Ora. I vostri piedi sono saldamente piantati a terra. Qui.

La capacità di concentrarsi sul corpo è una sorta di “ancora” che ci permette di restare centrati su noi stessi e di non essere travolti dagli stimoli esterni. Non per niente questa pratica è il primo passo da effettuare quando ci si avvicina alla meditazione Vipassana1.


Secondo Rolf Sellin “chi dirige la propria attenzione esclusivamente all’esterno perde continuamente energie e finisce per esaurirsi”2. Queste persone non occupano il posto che dovrebbero nella loro stessa esistenza e finiscono spesso con l’essere ignorate, da se stesse e dagli altri.

Ma non è solo il corpo a venire ignorato. Molti di noi sacrificano anche la propria intuizione, il proprio “istinto”, la propria percezione. Prima per far piacere ai genitori, poi agli amici, al capo e/o al partner, o semplicemente per timore del giudizio altrui.


Come una lingua che, non praticata, viene dimenticata, anche la capacità di accedere alla propria intuizione si perde per strada. Fortunatamente, come bastano poche settimane nel paese in cui quella lingua si parla per recuperare la capacità di padroneggiarla, anche l’accesso alla nostra percezione può essere recuperato. La pratica della mindfulness può essere d’aiuto in questo senso.


Concentrarsi sul corpo è uno dei modi più semplici per calmare la mente. Invece di cercare di arrestare i pensieri, basterà concentrarsi su una sensazione fisica (il contatto tra il pollice e l’indice, quello della lingua contro il palato, l’aria che entra ed esce dalle narici…) che ci riporti “con i piedi per terra”, che ci aiuti ad ancorarci al nostro corpo, uscendo dal vortice della mente.

Un monaco, quando nella mente vi è passione, è consapevole che nella mente c’è passione. Quando nella mente non vi è passione, è consapevole che nella mente non c’è passione. Quando nella mente vi è avversione, è consapevole che nella mente c’è avversione. Quando nella mente non vi è avversione, è consapevole che nella mente non c’è avversione. Quando nella mente vi è delusione, è consapevole che nella mente c’è delusione. Quando nella mente non vi è delusione, è consapevole che nella mente non c’è delusione.

Buddha, Maha-Satipatthana Sutta

Quando John Earl Coleman, insegnante di meditazione Vipassana e autore del libro La mente tranquilla, chiese al suo guru Krishnamurti un consiglio per chi volesse approfondire la propria ricerca spirituale, la risposta fu la seguente: “Guarda te stesso. Semplicemente. In silenzio. In ogni momento. Le tue azioni, i tuoi pensieri, ciò che ti circonda. Sii semplicemente consapevole delle cose che accadono, senza interpretazione”3.


La moderna tecnica chiamata mindfulness ha preso in prestito dalla meditazione Vipassana quello che viene comunemente chiamato il body scan (“scansione del corpo”): un esercizio di consapevolezza che mira a portare l’attenzione in ogni parte del corpo, senza eccezione. In questo modo possiamo sentire realmente le sensazioni, e non solo percepirle a livello intellettuale. La differenza può apparire irrilevante ma è invece sostanziale.

Vipassana: l’Arte di Vivere

La mente equilibrata non solo diventa serena in se stessa, ma aiuta pure gli altri a essere pervasi di pace e armonia.

Sayagyi U Ba Khin

Vipassana è una tecnica di meditazione (quella praticata e trasmessa dal Buddha in persona) che viene insegnata in tutto il mondo con corsi intensivi di dieci giorni.


Dieci giorni di nobile silenzio (vietato parlare o comunicare in qualunque altro modo), dieci giorni senza leggere né scrivere, e soprattutto (la cosa più difficile in assoluto per un genitore) dieci giorni senza contatti con l’esterno. Il motivo? Durante il corso ci si deve concentrare su un’unica cosa: la battaglia contro la propria ignoranza. Questa infatti è considerata, insieme alla bramosia e all’avversione, la causa di ogni sofferenza, e lo scopo di Vipassana è proprio l’eliminazione della sofferenza.


Ma come è possibile eliminare la sofferenza? Dovremmo cancellare dalla faccia della Terra questa o quella persona, poter fermare tutte le catastrofi naturali, prevenire incidenti e imprevisti… tutto questo è impossibile!


Il problema è che molti di noi sono abituati a cercare la causa della propria infelicità fuori da sé. Alcuni hanno invece capito che la chiave è all’interno di noi stessi, e questo è senz’altro il primo passo verso la consapevolezza. Ma capire questa realtà a livello intellettuale è una cosa; sperimentarla sulla propria pelle e metterla in pratica è tutt’altro. Vipassana offre la possibilità di vivere sulla propria pelle questa semplice legge di natura.

La tecnica

Quello di Vipassana è un percorso pratico, non teorico. Sì, c’è anche una filosofia dietro alla tecnica, e questa viene esposta durante il corso, ma il suo ruolo è marginale. Ciò che conta è la pratica. Che si aderisca alla filosofia o meno, si potranno sperimentare i vantaggi della tecnica sul proprio corpo e sulla propria mente.


Qualunque sia la nostra religione o la nostra opinione su un determinato argomento, tutti cerchiamo pace e armonia, e tutti possiamo trovarle in Vipassana. La grande lezione che si sperimenta con la pratica è il concetto di impermanenza. Chiunque si sia interessato anche in modo superficiale al buddismo sa che questo è uno dei cardini della filosofia buddista. Attraverso la pratica di Vipassana sperimentiamo anicca, l’impermanenza, sulla nostra pelle, sulle nostre ossa, nella nostra mente. Allora non sarà più un concetto astratto, e non avremo più bisogno di sforzarci per ricordare che “tutto passa”. Questa convinzione farà parte di noi; profondamente radicata in ogni cellula del nostro corpo. In questo modo otteniamo la comprensione attraverso l’esperienza (Bhavana-maya Panna).

  • Il meditatore si ferma a osservare il fenomeno del sorgere della sensazione nel corpo.

  • Il meditatore si ferma a osservare il fenomeno del passare della sensazione nel corpo.

  • Il meditatore si ferma a osservare il fenomeno del sorgere e passare simultaneamente della sensazione nel corpo.

Nel corso della nostra vita siamo continuamente messi di fronte a diversi tipi di avvenimenti. Quando ciò che desideriamo avviene, siamo felici; quando non avviene, soffriamo. Quando ciò che rifuggiamo avviene, soffriamo; quando non avviene, siamo relativamente sereni. Siccome è impossibile fare in modo che accada solo ciò che noi vogliamo, ed evitare che succeda ciò che invece temiamo, c’è una sola soluzione possibile: accettare di buon grado ciò che la vita ci riserva: essere equanimi nei confronti di tutte le sensazioni.


Il che non significa assumere un atteggiamento passivo e/o rassegnato: l’accettazione della realtà non è che il punto di partenza. Da lì si è liberi di cominciare a lavorare per cambiare le cose.

Qualcuno potrebbe pensare che un atteggiamento del genere sia impossibile, o che renderebbe la vita piatta e insipida. In effetti siamo dipendenti dalle sensazioni, e tendiamo a ricercarle, siano esse positive o negative, un po’ come il bambino che preferisce essere sgridato piuttosto che ignorato. Ma perché molti di noi hanno bisogno di sensazioni forti? Perché non sappiamo godere di quelle sottili. Per stare bene, per sentirci vivi, ricerchiamo forti emozioni. Quando impariamo ad essere equanimi, questo desiderio scompare e la qualità della vita non viene ridotta, ma moltiplicata: “Il piacere che nasce dalla sensualità è niente se paragonato all’estasi che nasce dalla pace interiore della mente”4.


La tecnica non consiste nel sopprimere le sensazioni. Anzi, queste vanno vissute e sperimentate appieno. L’obiettivo è viverle serenamente. Senza ricercare avidamente quelle piacevoli né rifuggire con terrore quelle spiacevoli. Il risultato è la comprensione, non teorica ma sperimentata sul proprio corpo, del fatto che tutto passa. Sensazioni piacevoli e sensazioni sgradevoli. Caldo, freddo, dolore, eccetera. Qualsiasi sensazione, per quanto possa apparire insopportabile, verrà presto superata, forse addirittura dimenticata. Si impara a non attaccarsi alle sensazioni piacevoli e a non opporsi a quelle sgradevoli. Le si osserva, semplicemente, mentre compaiono e poi mentre si dissolvono.


L’ultima tappa è metta, la condivisione della gioia raggiunta con tutti gli esseri: “come un tizzone ardente irradia calore, il meditatore irradierà equilibrio, pace e serenità”5.

Mindfulness per genitori
Mindfulness per genitori
Claudia Porta
Suggerimenti ed esercizi per praticare la consapevolezza in famiglia.Una guida per allenare la consapevolezza e vivere con maggiore serenità, lucidità ed equilibrio il rapporto con i propri figli. Essere un genitore consapevole è la chiave per vivere relazioni autentiche e appaganti con i propri figli.In Mindfulness per genitori, l’autrice Claudia Porta vuole fornire un aiuto concreto a tutti i genitori che desiderano rafforzare questa consapevolezza, senza dedicare necessariamente tanto tempo alla meditazione: ogni occasione, infatti, è buona per praticare la mindfulness e sviluppare quell’atteggiamento che consente di vivere il quotidiano con serenità, lucidità ed equilibrio.Uno strumento utile per affrontare quelle situazioni che sembrano sfuggire al controllo, come i capricci dei bambini piccoli, gli attriti con i figli più grandi, le difficili relazioni in famiglia, e ritrovare la pace e lo stato di grazia nel quale si sente di non avere bisogno di un motivo per essere felici.Un libro scorrevole e di facile lettura, che suggerisce esercizi da fare da soli o con i bambini, per godere appieno degli innumerevoli benefici che questa pratica riesce a dare. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Claudia Porta è autrice, blogger e insegnante di yoga e di meditazione. Dal 2007 vive in Provenza e cura il blog lacasanellaprateria.com. Organizza anche corsi di yoga e meditazione guidate.