Montessori e vita prenatale
Non ci sono testi specifici di Maria Montessori su questo periodo così particolare della vita di un individuo, se non qualche accenno qua e là, soprattutto per quanto riguarda l’enorme lavoro compiuto dall’embrione per costruire il corpo fisico: “Il bambino comincia sviluppando il suo corpo perché è attraverso questo corpo che può esprimere il suo spirito, la sua anima”460 scriveva Maria. La Dottoressa era però ben consapevole dell’esistenza di una vita psichica fin dall’epoca embrionale, fatto abbastanza insolito ai suoi tempi, e quindi ritengo che avrebbe gradito un capitolo sulla vita prenatale in questo testo dedicato a lei. Ecco perché ho deciso di farle omaggio di queste brevi considerazioni sul tema dell’esperienza sonora intrauterina e dell’ascolto, un argomento che mi sta molto a cuore ma che, penso, dovrebbe toccare tutti i montessoriani. Perché cos’è in fondo quella Montessori, se non una pedagogia dell’ascolto? E poi l’interesse, squisitamente montessoriano, per l’ambiente non dovrebbe partire dall’inizio, dal primo ambiente in assoluto sperimentato da ogni creatura umana e cioè quello intrauterino?
Del resto Adele Costa Gnocchi, fedele allieva di Maria Montessori, dedicò molte delle sue energie a questi temi e sia un tempo l’Istituto per Assistenti all’Infanzia, sia attualmente il Centro Nascita Montessori di Roma hanno svolto e svolgono molto lavoro in questo campo attraverso, per esempio, i corsi di preparazione alla nascita per genitori in attesa.
Ecco, attraverso le parole di Silvana Quattrocchi Montanaro, gli obiettivi che si erano poste le “montessorine” negli anni ’57-’58: “Aiutare la donna terrorizzata a riacquistare fiducia nelle proprie possibilità sia per avere un parto più rapido e meno doloroso, sia come prevenzione di interventi ostetrici violenti; attraverso un’esperienza positiva del parto favorire al massimo un buon rapporto madre-bambino con tutte le conseguenze positive che esso può avere per entrambi sul piano psicologico”461. La Montanaro si era accorta, frequentando insieme alle sue allieve i reparti maternità, come fosse sufficiente una presenza attenta e amorevole vicino alla donna in travaglio per tranquillizzarla immediatamente: bastava che una giovane assistente le tenesse la mano, l’aiutasse a trovare una posizione più comoda, abbassasse la tapparella per diminuire la luce e la invitasse a chiudere gli occhi per rilassarsi, perché l’atmosfera cambiasse del tutto. Agli urli di paura si sostituiva un pacato silenzio e i tempi del travaglio diminuivano significativamente, tanto che spesso accadeva che le donne partorivano nel loro letto sotto gli occhi increduli delle ostetriche di turno. La spiegazione di tutto ciò la dà la stessa Montanaro, dicendo che le donne riuscivano a rilassarsi perché sentivano di avere “qualche alleato nella lotta”. Cioè di non essere sole e disarmate di fronte al dolore.
Ecco di cosa ha bisogno l’essere umano nei momenti di difficoltà, sia esso un embrione di pochi centimetri o una donna nel pieno delle sue forze: una presenza amorevole, qualcuno che gli parli con gentilezza e lo ascolti, che sia lì per lui, in quel particolare momento, completamente disponibile, totalmente lì. “L’attenzione è calore e affetto, che permette alle potenzialità migliori di svilupparsi e fiorire. La disattenzione è gelo. … Niente attenzione, niente gentilezza. E anche niente calore, niente cuore, niente relazione”462 ci ricorda Piero Ferrucci.
Oggi si fanno corsi per formare “doule”, cioè donne che accompagnano altre donne durante il travaglio e il parto: sembra una grande novità ma non lo è affatto perché è esattamente quanto facevano una cinquantina di anni fa le “montessorine”. Solo che nessuno lo ricorda e lo dice…
Oggi si moltiplicano i metodi di preparazione al parto. Tomatis preconizzava l’uso dell’Orecchio Elettronico in gravidanza: sotto l’effetto di una “doccia acustica” di suoni filtrati liberi la donna mostra di aumentare il suo livello di coscienza e di conseguenza riesce a liberarsi delle sue corazze e a sciogliere i blocchi che impediscono il rilassamento. Si tratta di tecniche interessanti ma che personalmente trovo un po’ complicate e non certo alla portata di tutti. Penso che la soluzione sia più semplice di quello che crediamo.
È perfettamente vero – come afferma Tomatis – che “per aiutare le donne incinte a vivere meglio la loro gravidanza, non vi è niente di meglio che mettere madre e bambino sulla stessa lunghezza d’onda”463 ma si può farlo anche in altri modi, attraverso l’ascolto e la parola, attraverso la gentilezza e la presenza amorevole. È quello che hanno sempre fatto le Assistenti all’Infanzia Montessoriane e che tuttora fanno le operatrici del Centro Nascita Montessori di Roma quando tengono i corsi per coppie in attesa: si fanno interpreti del bambino, traducendo ai genitori le sue esigenze e le sue silenziose richieste, per far sì che nasca tra loro una sintonia. Sintonia significa in termini scientifici “condizione in cui due circuiti, il trasmettitore e il ricevitore, oscillano alla stessa frequenza”. È una condizione magica, che chi ha provato cerca disperatamente di ripetere perché è l’essenza stessa del Paradiso.