capitolo viii

Le riunioni di classe

L’efficacia dell’approccio positivo dipende dall’atteggiamento dell’adulto, che deve essere di rispetto reciproco e attenzione agli effetti a lungo termine sui bambini. Abbiamo promesso che i bambini con cui sperimenterete le interazioni rispettose delineate in questo libro impareranno autodisciplina, cooperazione, responsabilità, resilienza, intraprendenza, competenze nella soluzione dei problemi e altre competenze sociali e di vita idonee a formare un buon carattere.


Tali competenze e atteggiamenti sono sperimentati al massimo grado durante le riunioni di classe e di famiglia, programmate e tenute con regolarità. Queste procurano le circostanze ideali affinché adulti e bambini imparino e mettano in pratica i concetti democratici di cooperazione, rispetto reciproco e attenzione alle soluzioni. Le riunioni di classe e di famiglia sono fra le migliori occasioni per dare ai bambini l’opportunità di rafforzare le Sette Percezioni e Competenze Fondamentali citate nel primo capitolo. Sono i più importanti obiettivi a lungo termine che genitori, insegnanti e bambini raggiungeranno se iniziano a fare queste riunioni. Alcuni adulti sono motivati dal vantaggio secondario: la scomparsa dei problemi disciplinari. Va bene, purché sia chiaro che eliminare o ridurre i problemi di disciplina, pur essendo un vantaggio non da poco, non è l’obiettivo primario delle riunioni. Come ha detto un insegnante: «Non sono diventato maestro per fare il poliziotto, il giudice o il carnefice dei bambini. Da quando abbiamo iniziato le riunioni di classe, i miei alunni sono diventati rispettosi e pronti ad aiutare: così risolvono i loro problemi da soli, e io ho più tempo per insegnare».


Gli alunni saranno avvantaggiati nelle situazioni più importanti della vita se imparano e si esercitano a diventare “buoni cercatori” (termine usato da Thomas J. Peters nel suo libro Alla ricerca dell’eccellenza) attraverso elogi reciproci, e a risolvere problemi trovando soluzioni rispettose. Queste competenze sono importanti tanto quanto i risultati scolastici, ed è necessario metterle in pratica ogni giorno. Chiedo spesso agli insegnanti se per loro sarebbe concepibile che i loro alunni si esercitassero nella lettura o in matematica solo una volta alla settimana. Rispondono sempre di no. Quando chiedo perché no, rispondono che gli alunni hanno bisogno di esercitarsi quotidianamente per imparare bene e migliorare. Poi chiedo se, secondo loro, gli alunni possono acquisire e consolidare le competenze sociali e di vita utili a sviluppare un buon carattere esercitandole una sola volta a settimana (e per il resto del tempo sentono solo delle prediche sulla condotta). Ovviamente colgono subito il punto.


Ogni volta che gli alunni si trovano in difficoltà, gli insegnanti possono proporre: «Ti va di segnare questo problema sul programma delle riunioni di classe?». Questa di per sé è già una soluzione soddisfacente, che prevede anche un periodo per ritrovare la calma prima di cercare di risolvere il problema. Un’insegnante ha obiettato che i suoi alunni con esigenze particolari avevano bisogno di essere aiutati subito quando erano arrabbiati. Le ho consigliato di provare a far segnare ai bambini i loro problemi sul programma, per vedere cosa sarebbe successo. Ha raccontato che i bambini si sono diretti verso il foglio del programma chiaramente arrabbiati, hanno scritto cosa li aveva infastiditi e sono tornati al posto più tranquilli, perché gli bastava sapere che i problemi sarebbero stati affrontati a breve.


Si consiglia di far passare almeno un giorno per ritrovare la calma prima di discutere un problema. Dover aspettare più di tre giorni è però scoraggiante. Questa è la ragione per cui le riunioni che si svolgono una volta sola alla settimana tendono a essere poco efficaci. (Un periodo più breve per ritrovare la calma funziona con i più piccoli. Alla scuola materna, spesso un’ora è sufficiente). Scrivere un problema sul programma può avere lo stesso effetto di un breve periodo per ritrovare la calma.


Gli alunni spesso sono molto più bravi dell’insegnante a risolvere i problemi, per il semplice fatto che sono più numerosi, e la discussione di gruppo può far nascere idee originali. Quando vengono incoraggiati a esprimerle, i bambini sono in grado di trovare molte idee eccellenti. Infine, molti problemi di disciplina si risolvono grazie al fatto che gli alunni si sentono incoraggiati quando sono ascoltati e presi sul serio, e quando i loro pensieri e le loro idee vengono tenute in considerazione. Riescono anche a sentirsi coinvolti, e sono più motivati a seguire regole o soluzioni che hanno contribuito a stabilire. Gli insegnanti notano che i bambini sono molto più disposti a collaborare quando sono coinvolti nelle decisioni, anche quando la soluzione finale è uguale a quella che l’insegnante aveva proposto molte volte in passato, senza risultato.


Le riunioni portano molti altri benefici ai bambini. Gli insegnanti rimangono spesso sorpresi dalle competenze scolastiche e sociali apprese nelle riunioni di classe. Essendo intensamente coinvolti nella risoluzione di problemi per loro importanti, acquisiscono abilità di ascolto, sviluppo del linguaggio, pensiero trasversale, conseguenze logiche delle loro scelte, sviluppo della memoria e del pensiero oggettivo. I bambini imparano a risolvere problemi legati alla salute e alla sicurezza, oltre a una risoluzione preventiva e immediata dei conflitti. Il valore aggiunto del processo di risoluzione dei conflitti è che coinvolge tutta la classe, non solo i pochi alunni interessati. I bambini iniziano anche ad apprezzare il valore e i meccanismi dell’apprendimento. Durante una riunione di classe, una delle voci in programma era il copiare: i bambini hanno discusso tutti i motivi per cui non si dovrebbe imbrogliare (compreso il «così non impari nulla»); ragioni che, quando imposte dagli adulti, sembrano entrare da orecchio e uscire dall’altro.

Linee guida e atteggiamenti per la buona riuscita delle riunioni di classe

Atteggiamenti e azioni da evitare nelle riunioni di classe:

  1. Non usate le riunioni di classe come un’ulteriore occasione per rimproverare e fare la morale. È essenziale che gli insegnanti siano il più obiettivi e non giudicanti possibile. Questo non significa che non possiate interagire nella riunione. Potete sempre aggiungere gli argomenti da discutere sul programma e dare la vostra opinione.

  2. Non usate queste riunioni come strategia per continuare a esercitare un controllo eccessivo. I bambini si accorgeranno di questo approccio, e rifiuteranno di collaborare.


Nelle scuole elementari, le riunioni di classe dovrebbero essere tenute ogni giorno (o almeno tre volte a settimana). Se le riunioni non si tengono abbastanza spesso, gli alunni non saranno motivati a segnare le questioni sul programma perché ci vorrà troppo tempo per affrontarle; inoltre, senza una pratica quotidiana, le competenze non saranno acquisite.


Alle medie e superiori, gli studenti sono in grado di imparare il meccanismo delle riunioni di classe più velocemente e di acquisirlo per più tempo, perciò potrebbe bastare una volta alla settimana. Gli studenti delle classi superiori collaborano comunque meglio quando vengono regolarmente ascoltati e rispettati per le loro capacità. Per questa ragione, alcune scuole medie e superiori prevedono che le riunioni di classe avvengano in un’aula dedicata durante l’orario scolastico. In altri istituti, insegnanti di materie diverse tengono ognuno una riunione di classe a settimana. Per esempio, i maestri di inglese tengono le riunioni il lunedì, quelli di matematica il martedì, quelli di storia il mercoledì e così via. Gli insegnanti di corsi particolari come quelli di musica possono fare una rapida riunione di classe quando c’è qualche problema, se gli studenti hanno familiarità con il funzionamento.


Nella prima edizione di La Disciplina Positiva si suggeriva di prendere le decisioni con un voto di maggioranza. Questo metodo è appropriato quando l’argomento di cui si discute riguarda tutti gli alunni di una classe: in questo caso, un voto di maggioranza non provoca un senso di divisione fra gli studenti, mentre dà loro la possibilità di imparare che non tutti pensano e percepiscono allo stesso modo. Alcuni insegnanti tuttavia preferiscono ancora continuare la discussione finché non si raggiunge l’unanimità.


Quando invece il tema riguarda uno o due studenti (anche se l’intera classe può essere preoccupata e desiderosa di aiutare), gli alunni coinvolti dovrebbero avere la possibilità di scegliere il suggerimento più utile per loro. Questo incoraggia gli alunni ad affrontare positivamente i propri errori, e ad apprezzare le molte idee ricevute dai compagni che si concentrano sulle soluzioni, e non su biasimo, vergogna o dolore. In breve tempo, gli alunni impareranno che i loro suggerimenti sono molto più d’aiuto quando sono rispettosi e praticabili, non punitivi.


È importante tenere a mente che le riunioni di classe all’inizio non hanno una buona riuscita: ci vuole tempo perché gli alunni (e gli insegnanti) imparino come farle nel modo migliore. Ero solita dire agli insegnanti di prepararsi a un mese d’inferno quando iniziavano le riunioni di classe, ma li rassicuravo anche che, se ne avessero compreso i vantaggi a lungo termine, ne sarebbe valsa la pena. Dicevo mese infernale perché gli alunni non sono abituati ad aiutarsi l’un l’altro; sono molto più abituati alle punizioni. Di solito, non vedono gli errori come opportunità di apprendimento e risoluzione dei problemi, e tentano di evitare le responsabilità per paura di biasimo, vergogna e dolore.


Ora ho capito che questo “inferno” si può evitare se gli insegnanti, durante le prime quattro riunioni (o anche di più), dedicano del tempo a insegnare agli alunni le competenze degli Otto Pilastri per Riunioni di Classe Efficaci, evidenziate nel libro Positive Discipline in the Classroom.

Gli Otto Pilastri per Riunioni di Classe Efficaci
  1. Formare un cerchio

  2. Far pratica di complimenti e apprezzamenti

  3. Creare un programma

  4. Sviluppare competenze di comunicazione

  5. Imparare a conoscere realtà differenti

  6. Fare giochi di ruolo e produrre idee

  7. Riconoscere le quattro ragioni per cui le persone fanno ciò che fanno

  8. Concentrarsi su soluzioni non punitive


Abbiamo elaborato la Positive Discipline in the Classroom Teacher’s Guide, che contiene attività per gli insegnanti e alunni, utili a imparare e consolidare competenze per ognuno degli Otto Pilastri. Le riunioni di classe sono più efficaci quando gli alunni sviluppano competenze e atteggiamenti positivi rispetto alle soluzioni non punitive, prima di aiutarsi l’un l’altro a risolvere “problemi reali”. Lo scopo di queste riunioni deve essere spiegato, discusso e messo in pratica attraverso esercitazioni pratiche, prima di affrontare i problemi reali segnati sul programma.

Scopi delle Riunioni di Classe
  1. Elogiare

  2. Aiutarsi l’un l’altro

  3. Risolvere problemi

  4. Pianificare eventi


Alcuni insegnanti (soprattutto alle elementari) iniziano ogni incontro chiedendo ai loro alunni: «Quali sono i due obiettivi principali delle riunioni di classe?», dopo aver stabilito che i due scopi principali sono aiutarsi l’un l’altro e risolvere i problemi.

Alcuni obiettivi delle riunioni di classe

Insegnare il rispetto reciproco

Un modo per insegnare il rispetto reciproco è considerare con gli alunni le domande che seguono:

  1. Perché è irrispettoso che più persone parlino allo stesso tempo? (Perché non si distingue ciò che dice ognuno. La persona che ha la parola percepisce che gli altri non sono interessati, e così via).

  2. Perché è irrispettoso disturbare gli altri? (Perché non riescono a concentrarsi e comprendere da quel che sta accadendo).

  3. Perché è importante ascoltare quando gli altri parlano? (Perché così si può imparare gli uni dagli altri, per rispettarci a vicenda e perché apprezziamo quando siamo ascoltati).


Complimentarsi, Riconoscere e Apprezzare

Gli studenti delle scuole medie e superiori di solito preferiscono usare le parole riconoscimento e apprezzamento. Quelli delle elementari invece preferiscono complimenti. I termini sono diversi, ma il concetto è lo stesso.


Approfondite il significato di complimenti o riconoscimento e apprezzamento con gli studenti, con un linguaggio appropriato alla loro età; potete affrontare l’argomento in modo informale durante la prima riunione. Aiutate i vostri alunni a capire che bisogna fare complimenti, riconoscere e apprezzare le azioni degli altri nelle seguenti aree:

  • Traguardi raggiunti

  • Aiutare gli altri

  • Qualunque cosa possa farci sentire bene

Fate sì che gli studenti raccolgano idee in modo da trovare esempi specifici per ognuna di queste aree, poi insegnate loro a usare la frase: «Vorrei complimentarmi con (nome) per (una cosa specifica che quella persona ha fatto)» oppure: «Vorrei mostrare riconoscenza a (nome) per (una cosa specifica)». Usare queste parole aiuta gli alunni a rimanere concentrati sul riconoscimento delle azioni degli altri, e non dei loro vestiti o del loro aspetto. Ho visitato centinaia di classi che hanno adottato questo programma, per osservare le loro riunioni. In tutte le classi in cui non veniva usata la formula suggerita, i complimenti o i riconoscimenti erano meno specifici e più superficiali, e la discussione sembrava divagare verso altri temi.


All’inizio, è possibile che molti bambini dicano cose come questa: «Vorrei fare un complimento a Jill perché è mia amica». Lasciate correre finché l’apprendimento è in corso; in seguito, il gruppo potrebbe raccogliere di nuovo le idee per decidere quanto essere specifici riguardo le azioni che si vogliono riconoscere e apprezzare in un amico.


L’insegnante può cominciare con una serie di complimenti, prendendo spunto dalle azioni meritevoli fatte dai bambini nell’arco della giornata e che l’insegnante si è appuntata. Molti insegnanti danno l’esempio di come fare complimenti ogni giorno, assicurandosi di dire qualcosa su ognuno dei bambini della classe ogni qualche giorno.


Durante la prima riunione fate sì che ciascuno faccia almeno un complimento per assicurarvi che i bambini abbiano compreso come farli. Se qualcuno ha delle difficoltà, fatevi aiutare dalla classe chiedendo se qualcuno ricorda qualcosa che è capitato oggi a quel bambino per cui complimentarsi con un altro. Per esempio, qualcuno ha giocato con lui durante la ricreazione, lo ha aiutato con i compiti, gli ha prestato una matita o ha ascoltato un suo problema. Quando vedete che gli alunni hanno acquisito queste competenze, fate passare per la classe una bacchetta (o qualunque altro oggetto) per prendere la parola. Quando è il loro turno di tenerla in mano, possono complimentarsi con qualcuno o passare il turno. È importante insegnare agli studenti a ringraziare dopo aver ricevuto un complimento.


Si possono tenere alcune riunioni di classe incentrate solo sui complimenti nel periodo di apprendimento di qesta tecnica. Molti insegnanti hanno raccontato che i complimenti hanno contribuito in maniera significativa a creare un’atmosfera più positiva in classe. Dopo l’imbarazzo iniziale, i bambini si appassionano a cercare, dare e ricevere riconoscimenti positivi.

Concentrarsi sulle Soluzioni

Insegnate ai vostri alunni a concentrarsi sulle soluzioni prima di provare a risolvere un problema. Per prima cosa, chiedete loro di discutere sulle conseguenze naturali nelle seguenti circostanze. Cosa succede…

  • Se rimani sotto la pioggia? (Ti bagni).

  • Se giochi sulla superstrada? (Potresti rimanere ucciso).

  • Se non dormi? (Ti viene sonno).

  • Se non mangi? (Ti viene fame).

Di solito, il modo migliore per aiutare i bambini a imparare qualcosa è permettere loro di sperimentarne le conseguenze naturali, senza cercare delle possibili soluzioni. Se l’adulto interviene, dovrebbe farlo soltanto per mostrare empatia o per porre delle domande di approfondimento che aiutino i bambini a sperimentare le conseguenze delle loro scelte.


Al momento di raccogliere idee per le soluzioni, gli alunni sembrano confusi quanto gli adulti sulle conseguenze logiche, e spesso cercano di far passare una punizione per conseguenza logica. Capiscono però subito la differenza quando si chiede loro di concentrarsi su soluzioni relative al problema, rispettose, ragionevoli e utili. Spiegate che raccogliere idee per le soluzioni significa fare proposte utili per essere responsabili del proprio comportamento e per imparare dagli errori; illustrate poi le Tre R e una U per Concentrarsi sulle Soluzioni (Relazione, Rispetto, Ragionevolezza e Utilità) presentate nel sesto capitolo. Può essere una buona idea fare un cartellone delle Tre R e una U come riferimento per gli alunni. Poi chiedete loro di mettere insieme delle idee per risolvere i seguenti problemi:

  • Qualcuno che pasticcia il banco

  • Qualcuno che monopolizza il pallone

  • Qualcuno che non fa i suoi compiti in classe

  • Qualcuno che arriva a scuola in ritardo

All’inizio la cosa migliore è far esercizio su situazioni ipotetiche, in modo da evitare coinvolgimento emotivo e biasimo. Dopo aver ricevuto il maggior numero di suggerimenti possibile e averli messi per iscritto, affrontateli uno per uno e chiedete ai bambini quanto soddisfano i criteri delle Tre R e una U per Concentrarsi sulle Soluzioni. Fate in modo che discutano su quanto, secondo loro, ogni proposta sia o non sia relativa, rispettosa, ragionevole e utile, poi invitateli a riflettere su ogni suggerimento: può essere utile o risulta offensivo? Lasciate che sia la classe a stabilire quali siano le proposte da eliminare, perché non seguono le linee guida delle Tre R e una U, oppure perché in qualche modo sono offensive o impraticabili.

Oltre le Conseguenze Logiche

Come visto nel quinto capitolo, le conseguenze logiche possono essere efficaci per aiutare gli alunni a imparare dagli errori e incoraggiarli a fare di meglio; tuttavia, la frequenza con cui sono applicate in modo scorretto mi preoccupa. Quando gli insegnanti cercano di mascherare una punizione definendola conseguenza logica, gli alunni imparano a fare lo stesso. Molte riunioni di classe hanno cominciato a somigliare a un tribunale illegale, perché insegnanti e alunni si concentrano sulle conseguenze logiche offensive, non su quelle utili. È necessario insegnare agli alunni che, troppo spesso, le conseguenze logiche si concentrano sul passato e non sul futuro; che è una buona idea imparare dal passato per fare di meglio in futuro; concentrarsi invece sul passato per trasmettere biasimo, vergogna o dolore, è controproducente.


Pensare che la conseguenza logica sia la risposta a tutti i problemi di comportamento è un errore. Anche se comprendere le conseguenze logiche è utile a insegnanti e alunni, concentrarsi sulle soluzioni è molto più efficace. Quando si dà loro la possibilità di farlo, gli alunni sono in grado di trovare una gamma di soluzioni che non hanno nulla a che fare con le conseguenze. Fate in modo che facciano pratica formulando soluzioni a parecchi problemi ipotetici.

Istruzioni per le riunioni di classe

Usare il programma

Presentate il programma al gruppo. Alcuni insegnanti gli dedicano uno spazio specifico su una bacheca; altri tengono un’agenda in un posto facilmente accessibile. Il vantaggio dell’agenda è che tutti la possono sfogliare, vedendo come sono stati risolti i problemi precedenti. Spiegate agli alunni che insegnerete loro a risolvere i problemi da soli, invece di risoverli tutti voi stessi. Da quel momento in poi, invece di venire da voi a chiedere aiuto per risolvere una questione, gli alunni possono segnare il loro nome sul programma, con qualche parola che li aiuti a ricordare di che cosa si tratta. All’inizio non devono essere scritti i nomi degli altri bambini coinvolti; fate sapere loro che potranno segnare anche i nomi degli altri quando avranno imparato a essere rispettosi e d’aiuto. In questo modo gli altri saranno eccitati all’idea che il loro nome venga segnato sul programma, perché sapranno di poter presto ricevere un valido aiuto dai loro compagni di classe. Avvertite gli alunni che all’inizio potrebbero dimenticarsi la procedura e venire da voi a chiedere una soluzione, ma voi ricorderete loro che devono segnarlo sul programma. Questi problemi verranno poi affrontati nelle riunioni di classe.


Quando ero consulente per le scuole elementari, ogni volta che i genitori o gli insegnanti mi chiedevano soluzioni ai loro problemi con i bambini, la mia risposta era sempre di segnarli sul programma. Suggerivo sempre di risolvere i problemi durante le riunioni di classe, perché i bambini sono in grado di trovare le soluzioni migliori e sono più disposti a collaborare quando li si coinvolge nelle decisioni.


Quando nessuna soluzione sembra funzionare, appuntate un’altra volta il problema sul programma, per un’ulteriore discussione. Quando segnate voi stessi delle questioni sul programma, assicuratevi che il problema sussista davvero e che non si tratti di un modo per veicolare il biasimo. Ai bambini piace aiutarvi a risolvere i problemi. Le questioni in programma devono essere affrontate in ordine cronologico nel periodo di tempo stabilito per le riunioni di classe. Tutti i problemi di cui non si è finito di discutere prima della fine verranno affrontati il giorno seguente. Davvero, non è importante che tutte le questioni trovino una soluzione immediata: quello che conta è il processo di risoluzione dei problemi. Accade piuttosto di frequente che, al momento della discussione di una voce in programma, la persona che l’aveva segnata dica che il problema è già stato risolto. Alcuni adulti dicono: «Bene» e passano alla questione seguente. Altri chiedono al bambino se vuole parlare agli altri della soluzione trovata.

Ricorrere agli intervalli per ritrovare la calma

Spiegate perché i problemi non possono essere risolti quando le persone sono arrabbiate. Ai bambini piace sentir parlare dell’analogia del cervello rettiliano, di cui abbiamo parlato nel settimo capitolo (quando le persone sono arrabbiate sono irrazionali e poco propense ad ascoltare altri punti di vista). Con bambini più grandi, potete stimolare un dibattito chiedendo loro perché è difficile risolvere i problemi quando si è arrabbiati; con i più piccoli, spiegate invece che, aspettando qualche ora o qualche giorno, le persone ritrovano la calma necessaria per risolverli in modo rispettoso.

Mettersi in cerchio

È importante che gli alunni si siedano in cerchio per le riunioni di classe, non solo perché rimanere al banco crea barriere fisiche che interferiscono, ma anche perché succede sempre che i bambini, restando seduti ai propri posti, finiscono per distrarsi giocherellando con i vari oggetti che hanno sul banco.


Insegnate agli studenti come spostare i banchi con il minor rumore e confusione possibili. Alcune classi hanno bisogno di esercitarsi per diversi giorni. Ho visto spostamenti di banchi di ogni tipo, per permettere agli studenti di sedersi in cerchio guardandosi in faccia. Il record di velocità è stato di quindici secondi. La maggior parte delle classi ci riesce in un tempo che va dai trenta ai sessanta secondi.


L’esercizio può comprendere diversi passi: prima potreste chiedere agli studenti idee per muoversi il più silenziosamente possibile. Di solito riescono a trovare tutte le soluzioni necessarie per fare spostamenti ordinati e tranquilli. Poi chiedete quante volte, secondo loro, dovranno esercitarsi prima di poter applicare al meglio le soluzioni trovate.


Ad alcuni insegnanti piace assegnare i posti: il primo giorno, uno alla volta, ogni allievo sposta il banco e la sedia verso il posto assegnato. Altri insegnanti chiedono a piccoli gruppi di studenti di spostare banchi e sedie, a seconda delle file o dei gruppi. Se sono rumorosi e indisciplinati, fateli esercitare finché non risolvono il problema; quando hanno imparato a spostarsi in modo silenzioso, possono farlo tutti insieme.

Struttura delle Riunioni di Classe

Prima che imparassi lo schema per strutturare le riunioni di classe, ho avuto delle riunioni fallimentari. Quando gli alunni non reagivano immediatamente a quello che cercavo di fare e diventavano indisciplinati, mi arrendevo e dicevo: «Bene, è chiaro che in questo momento non volete fare una riunione di classe. Riproveremo più tardi quando sarete pronti». In altre parole, non solo non mi prendevo la responsabilità della mia scarsa preparazione, ma mi arrendevo all’anarchia. Terrete delle riunioni di successo se gli studenti avranno imparato i pilastri per la riunione di classe efficace e avranno poi applicato lo schema seguente:

  1. Iniziate con i complimenti. Passate all’interno del cerchio un oggetto (come un pupazzo o una bacchetta per ottenere la parola): quando ce l’hanno in mano, gli studenti che vogliono complimentarsi con qualcuno hanno l’opportunità di farlo. Girate tra i bambini in modo che ogni studente abbia l’opportunità di complimentarsi o di passare il turno; quando percorrete il cerchio, è importante iniziare e fermarsi nello stesso punto. Questo per evitare le accuse di “ingiustizia” quando un insegnante chiama i ragazzi in ordine casuale e decide in modo arbitrario quando fermarsi: infatti c’è sempre qualcuno che sostiene di non essere stato chiamato.

  2. Leggete il primo punto all’ordine del giorno e chiedete alla persona che l’ha segnato se rappresenta ancora un problema: se lo studente risponde di no, proseguite con la questione successiva. Se avete tempo, potete chiedergli se vuole raccontare come si è risolta la questione.

  3. Se il problema non è stato risolto, fate passare di nuovo l’oggetto intorno al cerchio per raccogliere commenti e proposte. Iniziate da quello che ha segnato la questione e fermatevi appena prima di lui. Suggerisco di fare il giro due volte – il secondo non richiede mai molto tempo – perché spesso ai ragazzi vengono in mente altre idee dopo aver sentito i suggerimenti degli altri.

  4. Mettete per iscritto tutte le proposte, esattamente come vengono formulate. Se sono abbastanza grandi, potete dare questo compito ai ragazzi. Troverete suggerimenti su come comportarvi quando i bambini sono offensivi e non disponibili sotto le “Domande Frequenti” alla fine di questo capitolo.

  5. Leggete (o fate leggere a uno studente) tutti i suggerimenti prima di chiedere alla persona coinvolta qual è il più utile secondo lei. Quando sono coinvolti più di uno studente, ognuno può scegliere una soluzione; va bene che ne scelgano più di una se sono tutte idee utili. Se due persone scelgono soluzioni che sembrano in contraddizione, invitateli a discutere privatamente per decidere cosa può funzionare per entrambi ed evitare i conflitti.

  6. Chiedete allo studente quando preferisce applicare la soluzione che ha scelto; potete dare una scelta limitata, per esempio oggi o domani, o durante la ricreazione o dopo la scuola. Dare al bambino la possibilità di scegliere quando applicarla porta dei benefici psicologici: un senso di affidabilità e di impegno.


Questo schema descrive un processo che può essere seguito passo per passo oppure variamente modificato, lasciando spazio all’individualità e alla creatività dell’insegnante.


Per esprimere le loro opinioni senza essere maleducati o indisciplinati, una buona idea è che i bambini usino i gesti; per esempio, un’insegnante ha proposto ai bambini di muovere le mani incrociate in grembo quando volevano esprimere disaccordo; quando invece erano d’accordo con quanto veniva detto, muovevano il pugno su e giù sopra la spalla.


Ho invitato alcune persone a osservare una riunione di classe in cui un bambino aveva scelto la proposta di scusarsi davanti alla classe per un comportamento scorretto segnato sul programma. Per una delle persone che avevo invitato questa scelta era fonte di preoccupazione: al momento delle domande ha commentato che pensava che chiedere scusa davanti a tutti fosse umiliante per il bambino. Allora l’ho invitata a domandare direttamente al bambino e agli altri membri della classe se dava loro fastidio chiedere scusa davanti alla classe e all’unanimità tutti hanno detto di no. Il punto è che serve mettersi nei panni del bambino, non proiettare su di lui le nostre idee.

Atteggiamenti e competenze dell’insegnante

1. Allentare il controllo per invitare alla collaborazione

Il libro Positive Discipline in the Classroom Teacher’s Guide comprende attività che aiutano gli insegnanti a sperimentare il fondamento logico della Disciplina Positiva. Nel corso dell’attività chiamata: «Per favore seduti», i partecipanti formano gruppi di tre: in ogni gruppo una persona interpreta uno studente seduto; gli altri due fanno la parte di due adulti che stanno in piedi dietro la sedia tenendo le mani sulle spalle dell’alunno. L’obiettivo dello studente è cercare di alzarsi, quello degli adulti è trattenerlo sulla sedia. Nel corso dell’attività, chiedendo a ogni persona cosa pensa, sente o progetta di fare in futuro, si affrontano tutte le questioni e gli effetti del controllo, a breve e lungo termine. Chi interpreta lo studente riferisce di solito che prova un senso di rabbia, risentimento o grande scoraggiamento. Dice anche che per tutto il tempo ha cercato di capire come battere gli adulti controllanti, ha pensato a come vendicarsi o (ancora peggio) di arrendersi e adeguarsi, con una grande perdita di autostima. Chi fa la parte dell’adulto racconta di avere l’impressione di non avere il controllo della situazione pur interpretando il ruolo di controllori. Di questi, alcuni parlano di quanto sia facile rimanere coinvolti in una lotta di potere se non si considerano i risultati a lungo termine: l’unica cosa a cui riescono a pensare è vincere o non farsi battere; mentre nessuno prende in considerazione il fatto che, se anche vincesse, sarebbe l’alunno a pagare il prezzo di perdere.

2. Dare l’esempio di quello che volete insegnare

Sono molte le competenze degli insegnanti necessarie per migliorare notevolmente le riunioni di classe. È fondamentale dare l’esempio di ciò che sperate i bambini imparino: le competenze sociali e di vita per formare un buon carattere, per esempio usando le formule di cortesia come per favore, grazie, prego e così via.

3. Porre domande di approfondimento (il metodo socratico)

Le domande di approfondimento descritte nel sesto capitolo cambiano leggermente quando vengono applicate alle riunioni di classe. Una delle competenze più importanti che permette di dare l’esempio del rispetto reciproco e allo stesso tempo consente ai bambini di sviluppare la percezione della propria capacità consiste nel porre domande aperte. Tutte le affermazioni che desiderate fare possono essere formulate come domande. Se volete far sapere ai bambini che stanno facendo troppo rumore chiedete: «Quanti pensano che stia diventando troppo rumoroso da queste parti?». La domanda è particolarmente efficace se viene posta in entrambe le direzioni: se chiedete quanti sono d’accordo, chiedete anche quanti non lo sono. Quanto meno manifestate i vostri pregiudizi, tanto più incoraggiate i bambini a pensare per sé. È incredibile vedere quanto spesso i bambini se ne escono con lo stesso tipo di ramanzine e frasi di rimprovero che rifiutano quando vengono pronunciate dagli adulti.


Le domande aperte possono trasformare un’atmosfera negativa in positiva, come nell’esempio che segue. Un insegnante aveva richiesto l’aiuto di una consulente per Stephen, un alunno che causava un sacco di problemi nell’area giochi; la consulente pensò che una riunione di classe sarebbe stato il modo migliore di affrontare il problema. Il maestro non aveva mai tenuto una riunione di classe, così l’esperta colse quest’occasione per fare una dimostrazione.


Chiese a Stephen di uscire dall’aula e andare in biblioteca. La regola generale è di non parlare di un bambino in sua assenza, ma in questo caso la consulente sapeva che non era stata creata un’atmosfera positiva, perciò non voleva rischiare che Stephen rimanesse ferito dai commenti. Aveva iniziato la riunione chiedendo chi era il più indisciplinato della classe, e gli alunni avevano risposto in coro: «Stephen». Poi chiese loro che cosa facesse Stephen per creare scompiglio: i bambini hanno risposero che li picchiava, che rubava le palle, che diceva parolacce, che insultava e così via. Queste prime domande permisero ai bambini di esprimere pensieri e sentimenti.


Le domande seguenti diedero ai bambini la possibilità di pensare e provare sentimenti in una direzione positiva. «Qual è, secondo voi, il motivo per cui Stephen si comporta così?» Le risposte comprendevano frasi come: «Perché è cattivo», «È un bullo». Alla fine uno degli alunni disse: «Forse lo fa perché non ha amici»; un altro intervenne per dire che Stephen era un bambino in affido. Quando fu chiesto ai bambini cosa significasse secondo loro, rifletterono su quanto deve essere difficile lasciare la propria famiglia, trasferirsi così spesso e via dicendo: ora, invece che ostilità, esprimevano comprensione per Stephen.


Quando fu chiesto alla classe: «Quanti di voi vorrebbero aiutare Stephen?» tutti gli alunni alzarono la mano, poi fecero una lista sulla lavagna con tutte le loro proposte per aiutarlo. Tra queste, fare il tragitto per andare e tornare da scuola assieme a lui, giocare con lui durante la ricreazione, pranzare con lui e molte altre. Vicino a ogni suggerimento furono indicati i nomi dei volontari.


Più tardi la consulente disse a Stephen che la classe aveva discusso dei suoi comportamenti nell’area giochi. Quando gli domandò se aveva idea di quanti bambini volevano aiutarlo, lui abbassò lo sguardo e rispose: «Probabilmente nessuno». Quando gli fu detto che tutti gli alunni volevano aiutarlo, sgranò gli occhi e chiese, come se non potesse crederci: «Tutti?». Era chiaro che ora Stephen si sentiva molto incoraggiato.


Siccome l’intera classe aveva deciso di aiutare Stephen e portava avanti l’impegno con costanza, il bambino sentì un tale senso di appartenenza che il suo comportamento migliorò in modo radicale.

4. Prendersi la propria parte di responsabilità nel rapporto (e nel problema)

Un’altra competenza è la disponibilità ad ammettere di avere un problema e chiedere aiuto. Un’insegnante delle medie ha raccontato la sua esperienza riguardo all’uso di masticare gli stuzzicadenti: la faceva impazzire, non solo perché lo trovava disgustoso, ma anche perché c’erano stuzzicadenti masticati sparsi su tutto il pavimento della classe e della scuola. Era un problema per lei, ma non per i suoi studenti. Aveva rimproverato e implorato molte volte i bambini di smettere di masticarli, ma non era cambiato nulla.


Alla fine segnò il problema sul programma e ammise che riusciva a comprendere che non fosse un problema per loro, ma avrebbe apprezzato il loro aiuto per cercare una soluzione alla faccenda. Siccome le lezioni duravano cinquanta minuti, avevano solo dieci minuti al giorno per la riunione di classe, perciò spesso ci volevano giorni per trovare una soluzione definitiva. Il terzo giorno di discussione, all’inizio della riunione l’insegnante disse: «Non abbiamo ancora risolto il problema degli stuzzicadenti».


Uno degli studenti le chiese se avesse visto qualcuno masticarli ultimamente; l’insegnante ammise di no. Allora l’alunno disse: «Forse il problema è stato risolto».


L’insegnante ha detto sorpresa: «Forse sì».


Questo è un ottimo esempio del fatto che spesso parlare di un problema è sufficiente a rendere tutti consapevoli e a lavorare sulle soluzioni al di fuori delle riunioni di classe.

5. Essere oggettivi e non giudicanti

Giudicate il meno possibile. Quando gli studenti si rendono conto di poter discutere di qualunque cosa senza essere giudicati, condivideranno molte più cose, aprendosi alla discussione e all’apprendimento. Un’insegnante era preoccupata che parlare di alcune cose, come sputare in bagno, avrebbe potuto dare ad altri studenti idee a cui non avevano mai pensato prima. Mentre ne parlavamo, si è resa conto che gli studenti erano già al corrente della cosa e che evitare di parlarne apertamente non avrebbe risolto la questione.


Non censurate le questioni all’ordine del giorno. Alcuni adulti vogliono censurarne alcune, perché le considerano “pettegolezzi”, ma per il bambino possono essere una preoccupazione reale. Altri adulti vogliono eliminare delle questioni in programma quando si è già discusso in precedenza di un problema simile. Ancora una volta, a voi può sembrare simile, ma può essere un problema del tutto nuovo per il bambino. Ricordate che il procedimento è ancora più importante della soluzione. Anche se a voi il problema sembra lo stesso, il bambino potrebbe risolverlo in modo diverso o più velocemente grazie ai procedimenti affrontati in passato.

6. Cercate l’intenzione positiva dietro ogni comportamento

Infine, è importante saper trovare l’intenzione positiva dietro ogni comportamento. Questo permette ai bambini di sentirsi approvati e apprezzati: questi sono requisiti fondamentali per cambiare comportamento. In una riunione di classe, il problema discusso era copiare. La ragazzina in questione spiegava che aveva controllato le parole prima del compito in classe perché voleva superarlo. L’insegnante chiese: «Quanti di voi pensano che sia un’ottima cosa voler superare le verifiche?», quasi tutti alzarono la mano. Un altro ragazzino ammise di essere stato scoperto a copiare e di aver dovuto rifare la verifica. Il maestro domandò: «Rifarla ti è stato utile?»; il ragazzino rispose di sì. Questi due esempi mostrano che si può trovare un lato positivo anche in ciò che ci sembra del tutto negativo. La classe aveva proseguito poi con proposte per migliorare il comportamento.

Domande frequenti

Durante un seminario sulla Disciplina Positiva in classe furono registrate e trascritte le seguenti domande e risposte, che riflettono le preoccupazioni di molti insegnanti.


Domanda: I bambini, non hanno forse bisogno di soluzioni immediate ai loro problemi? Non credo che i miei alunni possano aspettare tre giorni prima di affrontare il loro problema.


Risposta: Mi è capitato di lavorare con un’altra insegnante che la pensava allo stesso modo. Teneva le riunioni subito dopo pranzo per affrontare tutti i problemi che si verificavano durante l’intervallo del pranzo. L’ho incoraggiata a fare un tentativo: chiedere agli studenti di segnare i loro problemi sul programma e di aspettare almeno un giorno prima di risolverli in riunione. In seguito, ha riferito di essere rimasta sorpresa da quanta soddisfazione mostravano gli alunni per il semplice gesto di segnare i problemi sul programma. Era la loro soluzione immediata: il linguaggio del corpo comunicava sollievo mentre tornavano al banco, dopo aver segnato il problema. L’insegnante ha raccontato anche che era molto più utile e razionale discutere dei problemi da uno a tre giorni dopo averli segnati, perché nel frattempo la rabbia diminuiva considerevolmente.


D: Cosa succede se una soluzione che si è deciso di applicare non è efficace?


R: La decisione dovrebbe rimanere in vigore finché qualcuno non segna di nuovo la questione sul programma. Per esempio, in una classe avevano il problema che alcuni alunni si dondolavano all’indietro con la sedia; la classe aveva deciso che chi si dondolava avrebbe dovuto alzarsi e restare in piedi dietro la sedia. La proposta non era efficace perché a troppi bambini piaceva stare in piedi dietro la sedia, e questo disturbava la riunione. L’insegnante ha quindi segnato di nuovo il problema sul programma. Gli alunni hanno concordato sul fatto che quella soluzione non funzionasse, e hanno deciso che tutti quelli che si dondolavano sarebbero usciti dalla riunione come avvertimento, ma avrebbero potuto rientrare non appena fossero stati pronti a sedersi correttamente.


D: Cosa succede se qualcuno pensa che una conseguenza sia ingiusta?


R: Di solito non è un problema, quando lo studente sceglie la soluzione che ritiene possa più utile per lui. Questo problema si può evitare anche quando ci si concentra sulle soluzioni invece che sulle conseguenze.


D: Cosa fare quando gli studenti propongono punizioni invece che soluzioni?


R: Scrivete tutte le proposte. Se gli studenti stanno ancora imparando la pratica, può essere utile chiedere loro di rileggere ogni suggerimento ed eliminare quelli che, secondo loro, non sono rispettosi o d’aiuto. Questo dà agli studenti più tempo per pensare ai risultati a lungo termine delle proposte fatte. Oppure si può chiedere a dei volontari di interpretare, in un gioco di ruolo, i suggerimenti punitivi; dopo il gioco chiedete a chi interpretava la persona punita come si era sentita, cosa aveva imparato e cosa aeva deciso di fare in futuro. Questo è un altro ottimo modo di insegnare i risultati a lungo termine delle punizioni.


D: Cosa si può fare se gli alunni si coalizzano contro un bambino?


R: Questo a volte può accadere, anche quando gli alunni hanno imparato a essere positivi e d’aiuto per la maggior parte del tempo. Nel corso di una dimostrazione guidata da Frank Meder si discuteva del problema di una nuova alunna che aveva usato delle “brutte” parole nell’area giochi, e i compagni sembravano coalizzati contro di lei per ferirla. Frank li ha riorientati tramite domande efficaci. Ha chiesto: «Quanti di voi sanno cosa si prova ad essere il nuovo arrivato in una scuola?». Molti ragazzi hanno raccontato la loro esperienza. Poi Frank ha chiesto quanti di loro si erano presi del tempo per fare amicizia con lei e per insegnarle le regole della scuola. Nessuno aveva alzato la mano. Frank si era rivolto verso la bambina nuova e le aveva chiesto se alla sua vecchia scuola gli alunni usavano brutte parole; lei ha risposto di sì. Poi ha chiesto quanti bambini erano disposti a fare amicizia con lei e a spiegarle le regole della scuola: a quel punto, molti hanno alzato la mano. Hanno poi ripreso lo schema abituale, ma l’atmosfera era diventata molto positiva e d’aiuto. I ragazzi hanno stabilito che per quella volta una riunione sarebbe stata sufficiente, perché la bambina non conosceva le loro regole.


In una riunione di classe di terza media era chiaro che lo studente di cui si discuteva aveva l’impressione che gli altri fossero coalizzate contro di lui. Allora ho chiesto agli studenti: «Quanti di voi si sentirebbero aiutati se fossero nella posizione di Bill?» Nessuno ha alzato la mano. Poi ho chiesto: «Quanti di voi, se fossero nella posizione di Bill, penserebbero che gli altri si coalizzano contro di lui?». La maggior parte dei ragazzi ha alzato la mano. Quindi ho chiesto loro: «Quanti di voi sarebbero disposti a mettersi nei panni dell’altro quando fate commenti e proposte?» Erano tutti disposti a farlo e hanno trovato strano non averci pensato prima.


D: Cosa succede se un problema riguarda studenti di altre classi?


R: Molte scuole tengono le riunioni nello stesso momento, in modo che gli alunni di una classe possano essere chiamati in un’altra. Prima di farlo, fate in modo che i vostri ragazzi discutano di come ci si possa sentire quando si viene chiamati in un’altra classe. Permettete loro di discutere cosa fare per assicurarsi che lo studente invitato capisca che lo scopo è di aiutare, non di ferire. In alcune classi gli studenti raccolgono idee sulle cose positive riguardo allo studente invitato, in modo da poter iniziare con i complimenti.


Stuart è stato invitato nella classe della maestra Petersen perché alcuni bambini si erano lamentati del fatto che aveva calpestato il loro castello di sabbia. Per prima cosa si sono complimentati con lui per i suoi risultati sportivi e per le sue capacità di leadership, poi la maestra gli ha chiesto perché aveva distrutto i castelli di sabbia. Il bambino ha spiegato che la prima volta era stato un incidente, e che la seconda volta la campanella ormai era suonata. Gli è stato chiesto se avesse qualche proposta per risolvere il problema, ma non ne aveva. Qualcuno ha allora suggerito che avrebbe potuto fare la guardia dei castelli per assicurarsi che nessuno li distruggesse. Il ragazzo e la classe furono d’accordo con questa proposta.


Iniziare con dei complimenti riduce la difensiva e ispira collaborazione. Alcune classi iniziano sempre la discussione complimentandosi con entrambe le parti coinvolte sulle cose positive che gli altri apprezzano di loro.


D: In che modo si possono evitare i pettegolezzi sull’ordine del giorno?


R: Non si evitano; è più utile cambiare la propria percezione. Spesso questi sono problemi reali per gli alunni. Siate grati per ogni situazione in cui i bambini possono esercitare le loro competenze. Se gli insegnanti censurano le questioni in programma, gli studenti perderanno fiducia nel percorso. Inoltre, quando gli studenti prendono parte alle riunioni di classe, questi problemi cessano di essere pettegolezzi, perché gli studenti cercano di risolverli in modo da aiutare e non ferire.


D: Cosa si può fare quando alcuni alunni monopolizzano il programma?


R: Segnatelo sul programma e lasciate che siano gli alunni a risolvere il problema. Un’insegnante ha riferito di avere questo problema: Tommy ne segnava una decina al giorno. Ho proposto che la maestra segnasse la questione sul programma, ma poi lei ha scoperto che un altro alunno lo aveva già fatto. La classe ha deciso che ogni persona avrebbe potuto segnare in programma una sola cosa al giorno. L’insegnante ha anche ammesso che se avesse cercato di risolvere il problema da sola avrebbe permesso di scrivere da tre a cinque problemi al giorno, ma che la soluzione dei bambini le piaceva molto di più.


D: Gli studenti possono segnare il nome dell’insegnante sul programma se hanno qualche rimostranza?


R: Se gli insegnanti hanno colto lo spirito delle riunioni di classe, saranno a loro agio nel discutere anche i propri errori, vedendoli come opportunità di apprendimento. È un ottimo modo di dare l’esempio.


Frank Meder ha portato i suoi alunni a fare una dimostrazione di riunione di classe per un seminario di Disciplina Positiva in classe. Una delle questioni all’ordine del giorno era che Frank aveva sequestrato un pacchetto di patatine a un alunno durante l’intervallo, perché la scuola vietava di mangiare nell’area giochi. Tornando verso la sala insegnanti, Frank ne aveva mangiata qualcuna. La soluzione proposta (e quella che lo studente ha scelto) era che Meder gli comprasse un altro pacchetto di patatine – prima però poteva mangiarne la metà, perché il pacchetto era pieno solo per metà quando l’aveva requisito.


Un’altra volta, un alunno ha segnato Meder sul programma perché aveva fatto correre uno studente sulla pista dopo che si era comportato male durante educazione fisica. Gli studenti hanno stabilito che si trattava di una punizione più che di una soluzione e hanno deciso che Meder avrebbe fatto quattro giri di corsa sulla pista. Frank ha accettato la decisione, ma dopo la corsa ha segnato la questione sul programma e ha obiettato che era ingiusto che a lui venisse richiesto di fare quattro giri quando lo studente aveva dovuto farne solo uno. Ha usato il problema come un’opportunità per riflettere su quanto sia facile cedere alla vendetta quando si usano le punizioni.


D: Cosa fare se i bambini non ammettono di aver fatto ciò di cui sono accusati?


R: Una volta che si è stabilita un’atmosfera di fiducia e aiuto, è raro che gli alunni non si prendano la responsabilità delle proprie azioni. Prima che si instauri questo clima, potete chiedere se qualcun altro in classe ha visto l’accaduto. Alcuni maestri fanno recitare la scena agli studenti: il gioco di ruolo di solito diventa così buffo che tutti scoppiano a ridere. A volte questo spinge lo studente riluttante a raccontare cosa è successo veramente.


Potreste cogliere questa opportunità per chiedere perché gli studenti siano riluttanti ad ammettere la propria responsabilità, con domande come: «Quanti di voi ammetterebbero di aver fatto qualcosa, sapendo che gli altri li feriranno invece di aiutarli?» oppure «A quanti di voi è capitato di essere accusati per qualcosa, mentre pensavano di non aver fatto nulla?». Per molti insegnanti è stato utile chiedere agli studenti se sarebbero stati disposti a credere che quella persona non avesse fatto nulla, e segnarlo sul programma solo se fosse successo di nuovo.


D: Cosa fare se gli studenti usano il programma come strumento di vendetta? I miei alunni si avvicinano al programma e, se vedono il loro nome, scrivono quello della persona che li ha segnati.


R: Questo succede abbastanza spesso prima che gli studenti imparino come funziona la riunione di classe e che siano convinti che lo scopo del programma è aiutarsi l’un l’altro, non farsi i dispetti. Molti insegnanti risolvono il problema usando mettendo il programma in una scatola da scarpe. Gli studenti segnano i loro problemi su fogli di diversi colori a seconda del giorno della settimana, in modo da capire quali sono i problemi più vecchi; allo stesso tempo l’insegnante propone una discussione su cosa si può fare per aumentare la fiducia. Un’altra possibilità è che i bambini segnino il problema sul programma senza scrivere alcun nome: così gli studenti si concentrano sulle soluzioni di un problema emblematico, indipendentemente da chi ne è coinvolto. Questo li aiuta ad abituarsi all’idea di concentrarsi sulle soluzioni. La maggior parte degli insegnanti che all’inizio ha usato la scatola da scarpe comincia a usare il programma pubblico non appena sente che i suoi studenti sono pronti a farlo. Alcuni insegnanti chiedono ai bambini di mettere nella scatola anche i complimenti scritti: questi vengono letti prima di fare i complimenti a voce.


D: Cosa fare se gli alunni si assembrano davanti al programma dopo l’intervallo?


R: Se gli alunni si assembrano davanti al programma, al ritorno in classe, rendendo difficile iniziare la lezione, stabilite la regola che si può usare il programma solo uscendo dalla classe. A volte, anche solo aspettare fino all’intervallo successivo basta per ritrovare la calma sufficiente e l’alunno decida che la questione non era poi così importante da segnarla sul programma. Alcuni insegnanti danno questa regola all’inizio e poi, quando gli alunni riescono a gestire la situazione senza essere indisciplinati, permettono loro di scrivere sul programma in qualunque momento.


D: È proprio necessario fare una riunione di classe ogni giorno? Non ho molti problemi e odio perdere tutto questo tempo.


R: Il motivo principale per farne una al giorno è di insegnare un procedimento che permetta ai ragazzi di esercitare competenze sociali e di vita necessarie per sviluppare un buon carattere. Molti studenti non lo imparano davvero se c’è un intervallo di una settimana tra una riunione e l’altra. Molti maestri hanno imparato che una frequenza quotidiana può fare la differenza tra successo e fallimento. Un insegnante con una classe particolarmente difficile stava per arrendersi e lasciar perdere le riunioni, finché non ha iniziato a tenerle ogni giorno: ha capito che gli alunni imparavano e si fidavano di questa tecnica quando la applicavano ogni giorno. L’atmosfera in classe era cambiata, perché gli alunni imparavano competenze positive che continuavano a usare nell’arco dell’intera giornata.


Un’altra insegnante diceva che non faceva le riunioni perché la sua era una classe molto collaborativa, e non aveva problemi. Quando si è presentato un problema importante ha provato a tenerne una, e si è resa conto che gli alunni non erano in grado di gestirla perché non avevano imparato il procedimento. Questa insegnante non aveva capito l’importanza delle riunioni di classe come opportunità per insegnare ai bambini le competenze atte a risolvere i problemi quando si presentano – e, ancora più importante, competenze che useranno ogni giorno della loro vita.


Un altro insegnante delle elementari si era accorto che gli alunni non segnavano i problemi perché passava troppo tempo prima che si affrontassero, avendo solo una riunione a settimana.


Alle elementari, è meglio tenere riunioni di classe ogni giorno. Se non ci sono problemi all’ordine del giorno, usate il tempo che avanza dopo i complimenti per fare progetti o discutere di altre questioni.


D: Cosa succede se una questione in programma coinvolge un alunno assente?


R: Se l’alunno assente è quello che ha segnato il problema sul programma, tirate una riga e passate oltre; se invece è quello coinvolto nel problema, saltatelo, ma lasciatelo in programma come prima cosa da affrontare quando l’alunno sarà tornato. Questo riduce la possibilità di assenze dovute alle questioni in programma. Ad ogni modo, se avete il sospetto che i ragazzi stiano assenti perché il loro nome compare sull’agenda, dovreste discuterne in una riunione in modo che la classe decida cosa fare per assicurarsi che tutti sappiano che lo scopo è aiutarsi l’un l’altro, non ferirsi.


D: Che fare se i genitori fanno obiezioni?


R: Invitateli a venire e vedere: sono davvero pochi i genitori che fanno contestazioni dopo aver visto il funzionamento delle riunioni di classe. Alcuni bambini possono pensare di ottenere attenzioni particolari dai genitori se si lamentano di essere stati presi di mira durante le riunioni. Queste possono sembrare ai genitori una specie di tribunale del popolo, anche quando gli alunni cercano di descriverle in modo accurato. Dite ai genitori che capite le loro preoccupazioni, e che probabilmente la pensereste come loro se non aveste visto il procedimento e i risultati positivi nella pratica. Allora, alcuni genitori potrebbero accogliere il vostro invito e venire a vedere; altri saranno rassicurati dalla vostra comprensione e dall’invito. (Ho allegato una lettera ai genitori nell’Appendice III).


Se i genitori, dopo aver visto la riunione, hanno ancora riserve, oppure non vengono ma continuano a insistere che il figlio non può partecipare, organizzatevi affinché il bambino vada in un’altra classe o in biblioteca durante la riunione. Un alunno si è lamentato con sua madre, e lei è corsa a scuola per “iperproteggerlo”. Insisteva affinché lui non partecipasse. Suo figlio, in seguito, si è lamentato perché si sentiva tagliato fuori, dato che doveva andare in biblioteca durante gli incontri di classe.


D: E se gli alunni non vogliono partecipare?


R: Gli alunni non dovrebbero avere voce in capitolo su questo, così come non possono scegliere se frequentare le lezioni di matematica. Potreste tenere un dibattito sul motivo per cui gli alunni non vogliono partecipare, e su come migliorare le riunioni in modo che tutti abbiano voglia di partecipare.


D: In che modo far rispettare le decisioni?


R: Non è necessario che l’insegnante faccia rispettare le decisioni stabilite da individui e gruppi. Gli studenti saranno molto consapevoli dell’accaduto, e se uno di loro “si dimentica”, gli altri glielo ricorderanno oppure la questione tornerà in programma.


D: Chi coordina le riunioni di classe, gli insegnanti o gli studenti?


R: Non appena gli studenti sono grandi abbastanza, è una buona idea dar loro più responsabilità possibile. Molti insegnanti stabiliscono una rotazione dei ruoli di presidente e segretario: uno studente sarà in carica per una settimana come presidente e si occuperà del programma e di coordinare la riunione; il segretario è responsabile di mettere per iscritto tutte le proposte e le decisioni finali.


D: Come funziona il procedimento con i bambini dell’asilo e di prima elementare?


R: Benissimo! Ho visto molte prime in cui i bambini erano così bravi che ho dovuto darmi un pizzicotto per essere certa che non fossero dei ragazzi delle medie in miniatura: davano prova dello stesso lessico e delle stesse competenze per risolvere i problemi.


Molte scuole materne hanno iniziato a coinvolgere i bambini dai due ai cinque anni nelle riunioni di classe. Nel libro Positive Discipline for Preschoolers parliamo di una classe che cerca di risolvere il problema dei trucioli di legno sparsi nell’area giochi: ne discutevano facendosi passare un pupazzo. I bambini più grandi facevano proposte eccellenti: quando il pupazzo è arrivato tra le sue mani, Cristina, una bimba di due anni e mezzo, ha condiviso con gli altri: «Oggi ho mangiato la banana con i cereali». L’insegnante l’ha ringraziata e il pupazzo è passato al bambino seguente. Anche se Cristina non aveva ancora completamente capito lo scopo delle riunioni di classe, la sua partecipazione era stata tenuta in considerazione e si è potuta sentire apprezzata. Allo stesso tempo, ha imparato il procedimento dai bambini più grandi. I più piccoli possono avere bisogno di aiuto per segnare i problemi sul programma: alcuni insegnanti di prima classe fanno in modo che i bambini chiamino loro stessi o un assistente, e dettino quello che vorrebbero scrivere; altri chiedono ai bambini di scrivere il loro nome e, per ricordarsi il problema, di rappresentarlo con un disegno. Nelle prime classi, la metà dei problemi si risolvono perché il bambino non si ricorda l’accaduto quando è il momento di parlarne: avevano solo bisogno di un momento per ritrovare la calma. I bambini piccoli dimenticano e perdonano velocemente.


I più piccoli potrebbero anche aver bisogno di essere guidati un po’ di più nella direzione giusta rispetto ai bambini più grandi, perciò l’insegnante potrebbe essere coinvolto più attivamente. All’inizio di ogni riunione, ai suoi alunni di prima la maestra Ater fa recitare questi propositi:

  1. Aiutarsi l’un l’altro

  2. Risolvere i problemi

Poi recitano le tre regole:

  1. Non portare oggetti all’interno del cerchio

  2. Può parlare solo una persona alla volta

  3. Tutte e sei le gambe devono restare sul pavimento (le due umane e le quattro della sedia)


Altri suggerimenti

Compagni segreti

Ad alcuni insegnanti piace usare la riunione del lunedì per far scrivere agli alunni il nome del compagno segreto della settimana. La riunione del venerdì viene poi usata per far indovinare a ogni bambino il suo compagno segreto condividendo le cose carine che ha ricevuto da lui.


Perché quest’idea sia efficace, è importante dare alcuni consigli preliminari. Per prima cosa, gli studenti devono fare una riflessione su cosa si può fare per un compagno segreto, per esempio lasciargli biglietti gentili, condividere qualcosa con lui, aiutarlo, giocare insieme, sorridergli e salutare tutti i giorni o lasciargli un dolcetto sul banco. Dopo aver elencato le varie idee sulla lavagna, chiedete a ogni bambino di scriverne almeno cinque che vorrebbe mettere in pratica, poi possono attaccare la lista sul banco con lo scotch e segnare a mano a mano quelle fatte. Questo riduce la possibilità che alcuni alunni vengano ipercontrollati. In molte classi, questo esercizio ha fatto aumentare molto un sentimento positivo di amicizia.


Ogni alunno potrebbe anche avere il compito di esprimere un complimento o un riconoscimento per il suo compagno segreto durante le riunioni. In questo modo ci si assicura che tutti gli alunni ricevano un complimento.

Regole di classe

Ci sono alcune decisioni a cui gli studenti non possono partecipare, come la pagella (a meno che non vogliate incoraggiarli a parlare con gli adulti che prendono queste decisioni). Rimangono tuttavia molti altri contesti in cui gli studenti possono prendere parte alle decisioni. In questi casi sono molto più motivati a collaborare per realizzarle.


È una grande soddisfazione vedere quanti insegnanti accolgono questa proposta. La maggior parte delle classi appendono delle regole nell’aula; quando gli studenti hanno raccolto le idee sulle regole da impostare, queste hanno il titolo “Abbiamo Deciso”. Le regole sono quasi identiche a quelle stabilite dagli insegnanti senza la partecipazione dei bambini, ma, sperimentando entrambi i metodi, alcuni maestri si sono resi conto che la collaborazione e il rispetto reciproco aumentavano quando gli studenti erano coinvolti nella definizione delle norme.


Molti insegnanti si sono resi conto che le gite andavano molto meglio se se ne parlava prima in una riunione. Fate in modo che gli studenti discutano di tutto quel che potrebbe andare storto in una gita e renderla una brutta esperienza e trovino delle soluzioni ai potenziali problemi. Poi possono discutere delle cose da fare per renderla una gita piacevole.


Le riunioni di classe rendono anche più facile il lavoro del supplente. Ho spesso affrontato questo argomento quando le presentavo agli studenti per la prima volta. Chiedevo loro: «Cosa fanno gli studenti per dare filo da torcere a un supplente?». Mi rispondevano con una lunga lista di cose, come scambiarsi nomi e posti, o far cadere i libri per terra tutti insieme nello stesso momento prestabilito. Poi chiedevo loro come si sentiva un supplente quando veniva tormentato: è incredibile vedere quanti studenti non abbiano mai pensato ai suoi sentimenti; la lista comprendeva sentirsi ferito, triste o arrabbiato. Allora ho chiesto loro idee su come migliorare le cose per il supplente. È sempre molto gratificante vedere quanto gli studenti possano essere premurosi quando viene data loro l’opportunità. In seguito, ho chiesto quanti di loro sarebbero stati disposti ad aiutarlo, invece che ferirlo. Lo erano tutti. Molti supplenti hanno riferito di quanto fosse piacevole lavorare in classi dove gli studenti tenevano riunioni di classe con regolarità.

Come concludere le riunioni di classe

Quando le riunioni di classe sono efficaci, spesso gli studenti sono così trascinati che vorrebbero continuare oltre il tempo previsto. Il problema si risolve tenendo le riunioni appena prima del pranzo o della ricreazione: è raro che vogliano continuare la riunione durante la ricreazione o la pausa pranzo.

Spesso le cose peggiorano prima di migliorare

Spesso, gli studenti non credono che gli adulti desiderino davvero ascoltarli e prenderli sul serio. Potrebbe essere necessario un po’ di tempo prima che si abituino: all’inizio è possibile che provino a usare il nuovo potere per ferire e punire, perché questo è il modello a cui sono abituati.


Tenete a mente gli obiettivi a lungo termine e ricordate il coraggio di essere imperfetti. Esistono studenti che, indipendentemente dalle circostanze, non reagiscono in maniera positiva all’ascolto e alla considerazione dei loro pensieri e delle loro idee? Esistono studenti che non traggono alcun beneficio dall’imparare a trovare soluzioni non punitive ai problemi? Esistono studenti che non imparano la responsabilità, l’affidabilità e la responsabilità sociale quando sanno che va bene essere responsabili dei propri errori perché sono un’opportunità di apprendimento anziché sperimentare biasimo, vergogna e dolore con le punizioni? Io penso di no.


Molti insegnanti sono stati tentati di abbandonare la partita prima di superare la parte difficile. Alcuni probabilmente l’hanno fatto; quelli che hanno “resistito”, invece, esprimono la loro soddisfazione nel notare tutti i benefici per sé e per i loro studenti dopo il primo periodo di difficoltà.

Rivediamo

Linee Guida per le Riunioni di Classe
  1. Gli studenti si siedono in cerchio, e l’insegnante si siede con loro, allo stesso livello. (In altre parole, se gli studenti sono seduti per terra, anche l’insegnante lo è. Se sono sulle sedie, anche l’insegnante lo è – al contrario di quando sta in piedi per insegnare).

  2. Non appena è possibile, gli studenti guidano la riunione.

  3. Lo studente in carica inizia la fase dei complimenti passando un oggetto per ottenere la parola (come un pupazzo o una bacchetta) intorno al cerchio, in modo che ogni studente abbia la possibilità di fare un complimento, cedere la parola o chiedere un complimento.

  4. La persona che riceve un complimento ringrazia.

  5. L’insegnante o lo studente in carica gestisce il programma e legge la successiva questione da affrontare.

  6. Dopo aver letto il problema in programma, lo studente che lo ha segnato può scegliere di (a) condividere i suoi sentimenti mentre gli altri ascoltano, (b) discuterne senza prendere una decisione o (c) chiedere un aiuto con per la risoluzione del problema.

  7. Se lo studente chiede di discuterne senza prendere una decisione o per un aiuto, l’oggetto per ottenere la parola viene fatto passare di nuovo in modo che gli studenti possano discutere senza prendere una decisione o raccogliere idee per trovare delle soluzioni. (Si incoraggiano gli studenti anche a fare piccoli commenti).

  8. L’insegnante evita di commentare le proposte degli studenti (tranne che per assicurarsi che gli studenti stiano facendo proposte – potrebbe essere necessario dire: «In che modo potremmo trasformarlo in una proposta?»). Solo quando l’oggetto arriva tra le mani dell’insegnante, egli può fare un commento o una proposta.

  9. Ogni proposta viene scritta su un quaderno o su una lavagna a fogli mobili dall’insegnante o, quando è possibile, dagli studenti.

  10. Nella maggior parte dei casi l’oggetto per prendere la parola fa due giri per dare ai bambini l’opportunità di fare una proposta a cui non avevano pensato prima di aver sentito gli altri. (Di solito questo passaggio non richiede molto tempo, come alcuni temono).

  11. Lo studente che ha segnato il problema può scegliere la proposta che pensa possa essere di maggiore aiuto. Quando è coinvolto anche un altro studente, anche lui può scegliere una soluzione. Se le due soluzioni sono in conflitto, viene chiesto agli studenti di discuterne in privato per trovarne una che vada bene a entrambi. Solo quando il problema coinvolge l’intera classe si possono fare delle votazioni.


I Sei Motivi di Fallimento delle Riunioni di Classe
  1. Non essersi seduti in cerchio

  2. Non tenere riunioni con regolarità (da tre a cinque volte alla settimana per le elementari)

  3. Censurare (giudicare le preoccupazioni come pettegolezzi)

  4. Non lasciare il tempo agli studenti di imparare le competenze non punitive di risoluzione dei problemi.

  5. Trattare gli studenti con sufficienza (superiorità) invece di avere fiducia nelle loro capacità.

  6. Non far passare un oggetto per ottenere la parola (per esempio una bacchetta) intorno al cerchio e non dare a ogni studente l’opportunità di parlare o passare il turno.

La Disciplina Positiva
La Disciplina Positiva
Jane Nelsen
Crescere bambini responsabili, indipendenti e collaborativi, in famiglia e a scuola, con rispetto, fermezza e gentilezza.Un metodo efficace per crescere bambini autonomi, responsabili e collaborativi, senza il bisogno di ricorrere a premi e punizioni. La psicologa Jane Nelsen spiega come mettere in pratica la “Positive Discipline”: un metodo efficace per aiutare genitori e insegnanti a mantenersi fermi e gentili con i bambini, senza bisogno di ricorrere alle punizioni, e incoraggiando nello stesso tempo il bambino a sviluppare l’indipendenza, il senso di responsabilità, la collaborazione e la capacità di trovare soluzioni in autonomia.La Disciplina Positiva è stato tradotto in 19 paesi. Conosci l’autore Jane Nelsen, psicologa ed educatrice di fama mondiale, è autrice di numerosi libri su accudimento e Disciplina Positiva, rivolti a genitori e insegnanti.