Elementi delle riunioni di famiglia
Il presidente
Questo ruolo dovrebbe essere a rotazione. I bambini adorano presiedere le riunioni, e possono fare un ottimo lavoro una volta raggiunti i quattro o cinque anni. È responsabilità del presidente ristabilire l’ordine durante l’incontro, iniziare con i complimenti, dare il via alle sessioni di discussione, e introdurre la “bacchetta per parlare” in modo che tutti abbiano un turno per esprimere opinioni o suggerimenti.
Il segretario
Anche questo ruolo dovrebbe ruotare tra i membri della famiglia in grado di scrivere. Il segretario tiene nota dei problemi e delle decisioni prese. (Leggere i resoconti delle vecchie riunioni di famiglia può essere divertente quanto guardare gli album di foto).
Apprezzamenti
Iniziate ogni riunione familiare assicurandovi che ogni persona faccia un apprezzamento ad ogni altro membro della famiglia. All’inizio si può creare del disagio, se i bambini hanno l’abitudine di criticarsi a vicenda. In questo caso discutete del tipo di cose a cui potrebbero pensare per complimentarsi a vicenda. I genitori possono dare l’esempio iniziando con i complimenti per ogni membro della famiglia. Inoltre, se vedete che i bambini fanno qualcosa di bello tra loro, ricordate loro di tenerlo a mente per un elogio. Si potrebbe anche suggerire che lo scrivano all’ordine del giorno per ricordarsene.
La signora Stover ha raccontato il seguente incidente che ebbe luogo quando la sua famiglia iniziò a fare i complimenti nelle riunioni. Tammy, di sei anni, si offrì volontaria e si complimentò dapprima con sua madre e suo padre con gioia e facilità. Quando arrivò al fratello di nove anni, Marcus, si fermò e disse: «È davvero difficile». I genitori la incoraggiarono a provarci comunque. Alla fine trovò qualcosa per cui potersi complimentare con Marcus, ma aggiunse: «Però fa anche il cattivo con me».
I suoi genitori le ricordarono: «Niente ‘però’». Quando fu il turno di Marcus, non era più entusiasta di complimentarsi con Tammy, ma lo fece. La signora Stover ha riferito che ora si complimentano a vicenda con facilità, e ha aggiunto: «È meraviglioso sentire due fratelli dire cose belle l’uno dell’altro, quando prima non facevano che criticarsi».
Un’estate la nostra famiglia ebbe così tanti impegni che ignorammo il consiglio di evitare ogni interferenza con la regolarità delle riunioni di famiglia. Le sospendemmo. Fu una lezione meravigliosa per noi, perché sentimmo la differenza e riscoprimmo la loro importanza. I litigi e i problemi disciplinari erano aumentati enormemente. I bambini avevano cominciato a insultarsi l’un l’altro più spesso. Alla fine “capii” e organizzai una riunione di famiglia. I miei figli erano stati così cattivi l’uno con l’altro che pensai che avrebbero avuto difficoltà a formulare degli apprezzamenti. Invece anni di formazione fecero la loro parte, e i bambini si fecero dei bei complimenti a vicenda. Continuammo gli incontri familiari con regolarità e gli insulti diminuirono significativamente, così come i battibecchi e i problemi disciplinari.
La gratitudine
È bene alternare i complimenti con la testimonianza di ciò per cui siamo grati. Il fatto che ogni membro della famiglia condivida una cosa per la quale è grato ci aiuta a ricordare e apprezzare ciò che di solito diamo per scontato.
L’ordine del giorno
Il frigorifero sembra essere il posto più diffuso per l’agenda delle riunioni di famiglia; basta un semplice magnete per appenderci sopra un pezzo di carta. Mi dispiace non aver conservato tutti quei foglietti, quindi ora vi suggerisco di usare fogli perforati e di conservarli in un album delle riunioni di famiglia.
Discutete gli argomenti all’ordine del giorno in ordine cronologico, in modo che non sia necessario decidere quale sia l’argomento più importante.
Risoluzione dei problemi
Discutete le soluzioni con i bambini come descritto nel sesto capitolo. Le Tre R e una U per Concentrarsi sulle Soluzioni possono essere utilizzate per risolvere molti problemi nelle riunioni di famiglia, proprio come in quelle scolastiche. In quelle familiari, tuttavia, le soluzioni devono essere concordate all’unanimità ed è importante andare oltre le consequenze. Molte famiglie hanno riportato che le lotte di potere si sono ridotte n modo significativo quando hanno smesso di pensare ad una conseguenza per ogni problema, concentrandosi invece sulle soluzioni.
Pianificazione delle attività
I membri della famiglia sono più disposti a collaborare quando hanno partecipato in egual misura alla pianificazione di eventi che piaceranno a tutti. Le attività settimanali e le vacanze riescono meglio quando tutta la famiglia partecipa a una discussione sui possibili conflitti e su come evitarli. L’articolo che segue, scritto da mio marito Barry Nelsen, ne è un ottimo esempio.
«Portiamo i bambini alle Hawaii», disse mia moglie.
«Stai scherzando? Renderebbero la vita un inferno per tutti», risposi.
Non sapevo che sei settimane dopo sarei tornato da uno dei viaggi in famiglia più piacevoli in tanti anni. La ragione del successo di quest’esperienza sono state le riunioni di famiglia.
Tutte le domeniche sere teniamo una riunione. Ogni membro della famiglia viene trattato con rispetto, e ogni opinione viene ascoltata e discussa.
Diverse settimane prima del nostro viaggio alle Hawaii, durante una riunione, dissi ai bambini che io e la mamma presto saremmo partiti, e chiesi se volessero venire con noi. Si scatenò un pandemonio. Dopo averli calmati, la mamma disse: «Se vi portiamo alle Hawaii, dobbiamo divertirci anche io e papà. Se litigate tra di voi, o discutete su ogni cosa che vi chiediamo di fare, non sarà divertente per noi”.
I bambini promisero di essere degli angioletti! Era una cosa che avevo già sentito, e sapevo che avevamo bisogno di più che semplici promesse. Decidemmo di stendere un elenco delle cose che rendono la vita un inferno per i genitori in vacanza con i figli.
«E le cose che rendono la vita un inferno per i bambini?», ci interruppe Mark. Mi trattenni dal rispondere «Non fare il saccente», e tutti fummo d’accordo che fosse una domanda giusta. Mia moglie elencò i potenziali problemi in due colonne: seccature per i genitori e seccature per i bambini.
La lista dei problemi dei genitori comprendeva: chiedere soldi con insistenza, mangiare solo cibo spazzatura, litigare, discutere con noi, non mettere a posto le proprie cose, non portare i propri bagagli, correre via senza dirci dove si è diretti, stare svegli fino a tardi e rifiutarsi di andare in alcuni dei posti che vogliamo visitare. La lista delle seccature per i bambini includeva: mangiare in ristoranti raffinati, indossare abiti eleganti, dormire nello stesso letto, non ricevere abbastanza soldi, non poter decidere cosa comprare, e non sedere di fianco al finestrino in aereo. Le soluzioni concordate furono che i bambini avrebbero risparmiato quanti più soldi possibili; noi avremmo aggiunto una cifra determinata (e non di più); loro avrebbero diviso l’importo totale per sette giorni e avrebbero chiesto di riceverlo ogni giorno; noi non avremmo detto loro come spendere i soldi e, una volta finiti, non ne avremmo dati altri; i bambini accettarono di prendersi la responsabilità dei loro bagagli, e non avrebbero messo nella valigia più di quanto volevano portare; Mark avrebbe preso un sacco a pelo e dormito sul pavimento se l’unica possibilità fosse stata un letto per entrambi; avrebbero mangiato da McDonald’s quando noi fossimo in ristoranti più belli; avrebbero fatto a turno vicino finestrino durante il decollo e l’atterraggio; accettarono di non litigare e di farci sempre sapere dove stessero andando.
«Cosa succede se vi dimenticate e iniziate a litigare?» chiesi.
«Che ne dite di darci un segnale segreto?» suggerì Mark.
«Buona idea», disse la mamma. «Se vi sentiamo litigare, ci tireremo le orecchie per ricordarvi senza usare parole che avete accettato di andare d’accordo».
«Questo vale anche per te, papà», intervenne Mark.
«Cosa intendi dire?», chiesi indignato.
«Quando inizi a perdere le staffe con me o con Mary, va bene se mi tiro l’orecchio come segnale?»
“Ma guarda che saggio”, pensai. Poi ci pensai su e fui d’accordo «Buona idea, figliolo».
Una settimana prima di partire, e tre riunioni dopo, gli elenchi si erano allungati. C’era un’atmosfera di eccitazione e collaborazione in tutta la famiglia. I bambini si portavano avanti con i loro compiti scolastici e mettevano da parte denaro diligentemente.
Uno dei primi conflitti ebbe luogo quando Mark volle portare con sé il suo skateboard. Gli spiegai tutti i problemi che poteva procurare nelle strade affollate di Waikiki, le difficoltà che avrebbe avuto con il suo bagaglio. Dal momento che c’era un’atmosfera di collaborazione, accettò di lasciarlo a casa senza discutere.
Il viaggio di due ore in macchina verso San Francisco per prendere l’aereo ne durò tre. Mary iniziò a lamentarsi per la sete mentre eravamo in un ingorgo sul Bay Bridge. Quando Mark le ricordò che avevamo già parlato di questo tipo di problemi, lei ha subito decise che poteva aspettare che arrivassimo all’aeroporto. Un’altra vittoria per le riunioni di famiglia!
La camera d’albergo a Honolulu aveva due letti matrimoniali. Fummo contenti di aver preso il sacco a pelo di Mark per evitare discussioni.
Grazie alle riunioni di famiglia tutto andò benissimo! Ci furono alcuni problemi, ma li risolvemmo velocemente ricordandoci dei nostri accordi. I bambini si persero una volta. Facemmo una riunione di famiglia per decidere come evitare questo rischio in futuro. Decidemmo che saremmo tornati nell’ultimo posto dove ci eravamo visti insieme, e avremmo aspettato che gli altri tornassero da noi. I bambini memorizzarono il nome e l’indirizzo del nostro hotel, in modo da poterlo ripetere a un agente di polizia se si fossero persi di nuovo.
L’affiatamento che sentivamo come famiglia fu un’esperienza ancora più grandiosa del viaggio alle Hawaii. Due settimane dopo essere tornati a casa, nostro figlio maggiore chiamò dalla Florida per raccontare che si sarebbe sposato due mesi dopo. «Portiamoci i bambini», dissi.
Pianificare il divertimento in famiglia
Pianificare attività ludiche settimanali in famiglia è una parte importante delle riunioni, ma è un argomento spesso trascurato. È davvero facile pensare a quanto sarebbe bello avere una famiglia felice che fa cose divertenti ed emozionanti insieme. Il problema è che spesso si spera che ciò “accada” senza alcuno sforzo da parte propria. Non accadrà se non si fa qualcosa per renderlo possibile. Per farlo accadere, bisogna “pianificare e fare”.
La nostra famiglia usa le schede “Cose divertenti da fare” (descritte a pagina XYZ) per pianificare e svolgere un’attività familiare in questo modo: abbiamo deciso che ogni sabato avremmo avuto una serata fuori. Il primo sabato, la mamma e Mark hanno svolto un’attività insieme, mentre papà e Mary facevano qualcos’altro. Il primo sabato del mese successivo, ci siamo scambiati in modo che la mamma e Mary passassero un momento speciale insieme, mentre papà e Mark avevano il loro. Il secondo e il quarto sabato del mese sono stati la mamma e il papà ad uscire da soli. Il terzo sabato, la famiglia si è riunita e ha fatto qualcosa insieme.
Discutere delle faccende domestiche
Discutete delle faccende domestiche in una riunione di famiglia in modo che i bambini possano aiutare a risolvere i problemi connessi a come svolgerle. Sono più collaborativi quando possono esprimere i loro sentimenti ed essere parte della pianificazione e della scelta.
Durante una riunione di famiglia abbiamo elencato tutte le faccende di mamma e papà (compreso il lavoro a tempo pieno) nel tentativo di evitare che dicesssero «Come mai devo fare tutto io?» quando chiedevamo a uno dei nostri figli di fare qualcosa. Abbiamo poi chiesto loro di elaborare una lista di tutte le faccende che potevano essere svolte dai bambini. Siamo intervenuti aggiungendo tutto ciò che ci veniva in mente a cui loro non avevano pensato. Eppure, la loro lista non era tanto lunga quanto la nostra. Quando hanno visto il confronto tra ciò che chiediamo loro e ciò che noi facciamo, sono rimasti colpiti. Abbiamo poi messo le faccende che potevano fare su foglietti di carta che potevano essere estratti da un barattolo. Ogni bambino avrebbe estratto quattro lavori alla settimana. In questo modo un bambino non si ritrovava sempre con le stesse faccende, come ad esempio buttare la spazzatura.
Questa non è una soluzione magica, tant’è che il problema delle faccende da sbrigare viene messo all’ordine del giorno almeno una volta al mese. Lo chiamo “sindrome delle tre settimane”. La prima settimana i bambini di solito seguono con entusiasmo il piano di lavoro che hanno contribuito a costruire. La seconda settimana fanno le loro faccende, ma con meno entusiasmo. Nella terza settimana iniziano a lamentarsi. Questo è il nostro indizio che le faccende saranno di nuovo all’ordine del giorno della riunione di famiglia.
Dopo una delle mie conferenze, una donna venne da me e mi disse: «Abbiamo provato una volta una riunione di famiglia, e i bambini hanno fatto le loro faccende per circa una settimana. Ma poi si sono fermati, quindi pensavo che non funzionasse molto bene».
Chiesi: «Hai trovato qualcos’altro che motiva i tuoi figli a fare le loro faccende per un’intera settimana?»
Lei rispose: «Be’, no».
Ribattei: «A me sembra un successo. Ti suggerisco di continuare così». Le dissi poi della nostra sindrome delle tre settimane. Anche se abbiamo bisogno di continuare a lavorarci sopra, riteniamo di ottenere una maggiore collaborazione concreta gestendo il problema attraverso le riunioni di famiglia rispetto a qualsiasi altro modo che abbiamo provato. Per un po’ di tempo siamo molto responsabili. Quando iniziamo a rallentare, lo mettiamo all’ordine del giorno.
I ragazzi spesso escogitano un nuovo piano. Per un po’ di tempo si sono divertiti a usare una “ruota delle faccende”, ossia un piatto di carta con disegni dei lavori di casa intorno al bordo e una freccetta girevole fissata con un chiodino al centro. Ogni settimana, la usavano per assegnarsi qualche faccenda. Poi, sono passati con entusiasmo a un tabellone di lavoro con tasche in alto per le faccende “da svolgere”, e tasche in basso per le faccende “svolte”. Sembrava che ricavassero una grande soddisfazione spostando un foglietto nella tasca delle faccende “svolte”.
Affrontare il problema delle faccende domestiche ogni tre o quattro settimane è di gran lunga preferibile che affrontarlo ogni giorno. I miei due figli più piccoli (su sette) escogitarono un piano di lavoro che funzionò per più di sei mesi, invece che per sole tre settimane. Quando poi iniziarono a lamentarsi, trovarono una soluzione che funzionò per più di un anno.
Decisero che io avrei dovuto segnare due lavori principali per ognuno di loro sulla lavagna bianca vicino al telefono. Durante la negoziazione io premevo affinché queste faccende dovessero essere eseguite subito dopo la scuola. Loro invece volevano la libertà di scegliere quando svolgerle, purché fossero finite prima di andare a letto. Chiesi: «Cosa succede se non li finite prima di andare a dormire?». Erano d’accordo sul fatto che sarebbe stata una conseguenza ragionevole che io cerchiassi il loro nome sulla lavagna bianca: il giorno seguente avrebbero dovuto svolgere tutte e quattro le faccende subito dopo la scuola. Per sei mesi funzionò molto bene. Una volta ogni tanto dovevo cerchiare il nome di uno di loro, che poi svolgeva tutte e quattro le faccende l’indomani, dopo la scuola.
Dopo sei mesi, però, entrambi iniziarono a lamentarsi, chiedendo: «Come mai lui (o lei) si prende tutti i lavori facili?». Mi ero impegnata a essere equa, ruotando le faccende, ma non dal loro punto di vista. Ero così orgogliosa di me stessa che, invece di fare una filippica su quanto giusto fosse il mio metodo, mi limitai a mettere il problema all’ordine del giorno. La loro soluzione fu talmente semplice e profonda che non so perché non ci avessi pensato prima. Mi avrebbe risparmiato molto lavoro. Mark disse: «Perché non metti quattro lavori sulla lavagna, e chi prima arriva meglio alloggia?». Ancora una volta mi ricordarono che i bambini sanno trovare soluzioni geniali quando gliene diamo una possibilità.
La prima settimana puntarono le sveglie per cercare di arrivare prima e scegliere il lavoro che ritenevano più semplice, ma non durò a lungo. Ben presto decisero che il sonno era più importante che conquistarsi le faccende più facili, così chi arrivava alla lavagna per ultimo accettava il suo destino a cuor leggero.