capitolo v

Attenzione alle conseguenze logiche

Per anni ho difeso l’importanza delle conseguenze logiche. Mi sentivo tuttavia sempre frustrata quando genitori e insegnanti mi davano esempi delle conseguenze che imponevano. A me sembravano punizioni.


Alcuni genitori e insegnanti pensano di poter mascherare una punizione chiamandola conseguenza logica. Ma quando faccio notare che la maggior parte di esse sono punizioni camuffate male, ammettono che ho ragione. Pensavo di essere stata la prima a scoprire questo fenomeno, finché non ho riletto I bambini: una sfida e ho trovato la seguente citazione di Dreikurs1:

Quando si usa il termine “conseguenze logiche”, i genitori spesso lo interpretano erroneamente come un nuovo modo per imporre le loro richieste ai bambini. I bambini vedono queste conseguenze per ciò che davvero sono: punizioni sotto mentite spoglie.

Vi siete mai chiesti a cosa pensano i bambini quando vengono puniti (anche se si usa il termine conseguenza logica)? Alcuni possono convincersi di essere cattivi o di non valere nulla. Altri decidono di non ripetere il comportamento che ha causato le punizioni, ma lo fanno perché sono impauriti e intimiditi, non perché hanno acquisito i princìpi su cos’è giusto e cos’è sbagliato. Questi bambini possono sviluppare una dipendenza dall’approvazione, cercare sempre di dimostrare il proprio valore perché nel profondo si sono convinti di non essere all’altezza. Altri possono pensare a come avere la meglio su di voi in seguito, o a come evitare di essere scoperti in futuro. Molti pensano alla vendetta e spesso fanno qualcosa per pareggiare i conti. Dopo essere stati puniti, ad alcuni rimane una sensazione di ingiustizia. Invece di concentrarsi sul comportamento che ha procurato le punizioni, si concentrano sulla rabbia verso l’adulto che le ha imposte, o sulla vergogna.


Alcuni adulti commettono l’errore di pensare che i bambini continuino a comportarsi male perché la punizione non è stata abbastanza severa da insegnargli la lezione. Così li puniscono di nuovo, più severamente; e i bambini trovano modi più ingegnosi per pareggiare i conti. Si perpetua la spirale della vendetta e i genitori a volte non ne riconoscono la gravità fino a quando i figli sono adolescenti e si ribellano completamente con fughe da casa, uso di droghe, gravidanze indesiderate o altri gesti molto dolorosi per sé e per gli altri. L’ironia della sorte è che questi bambini, con la vendetta, fanno del male a se stessi tanto quanto ai genitori, se non di più.


Non sto dicendo che le punizioni (anche quando sono chiamate conseguenza logica) non funzionino. Chiunque abbia avuto a che fare con i bambini sa che quando vengono puniti smettono di comportarsi male, almeno per un po’. Per questo motivo gli adulti possono pensare che stanno vincendo molte battaglie disciplinari; eppure hanno inevitabilmente perso la guerra nel momento in cui i bambini si sentono spinti a pareggiare i conti, a non farsi scoprire, o a conformarsi per la paura o la convinzione di essere inadeguati.


Anche in questo caso, dobbiamo temere ciò che funziona e considerare invece i risultati a lungo termine. Quando gli adulti ci tengono a vincere, rendono i bambini dei perdenti.


La gran parte dei genitori è sconvolta quando prende coscienza dei risultati a lungo termine delle punizioni. Non è mai stata loro intenzione creare situazioni in cui i figli potessero sviluppare senso di inutilità o desiderio di ribellione. Pensavano davvero che le punizioni avrebbero spronato i figli a fare meglio e a diventare persone migliori. Considerare i risultati a lungo termine è un concetto interamente nuovo per molti genitori. Tuttavia, chi si prende il tempo di pensare agli effetti a lungo termine di ciò che fa si entusiasma quando scopre metodi educativi più incoraggianti ed efficaci a lungo termine, pensati per aiutare i bambini a sviluppare un senso di capacità personale e a imparare preziose attitudini sociali.


Poiché ho visto che le conseguenze logiche e naturali vengono più spesso travisate che usate in modo efficace, ora le sconsiglio, a parte forse in casi eccezionali. Le eliminerei del tutto se non sapessi che possono essere un metodo efficace e incoraggiante da usare con i bambini, se usate in modo corretto. Ad ogni modo, nove volte su dieci le conseguenze logiche ora si trovano al fondo della mia lista di strumenti. Molte famiglie e molti insegnanti mi hanno detto che l’atmosfera a casa e in classe è cambiata radicalmente quando hanno smesso di concentrarsi sulle conseguenze e si sono invece concentrati sulle soluzioni (vedi il sesto capitolo).


Ci sono tre motivi per parlare delle conseguenze logiche (e naturali), pur avendo detto che sono tra gli ultimi strumenti del mio elenco. In realtà, solo quelle logiche stanno in fondo all’elenco. Le conseguenze naturali invece costituiscono un’eccellente esperienza di apprendimento per i bambini quando gli adulti non interferiscono, come invece tendono spesso a fare.

  1. Ci sono momenti in cui le conseguenze naturali e logiche sono appropriate, utili ed efficaci.

  2. Le conseguenze logiche sono uno degli strumenti disciplinari più utilizzati a casa e a scuola. Può essere molto utile per genitori e insegnanti conoscere le conseguenze logiche vere e come usarle in modo appropriato.

  3. Le conseguenze logiche e naturali possono essere rispettose e incoraggianti per i bambini, ma troppo spesso vengono usate poco o male. Se impiegate correttamente, i bambini possono imparare molto da esse in termini di responsabilità e affidabilità.


Le conseguenze naturali

Una conseguenza naturale è tutto ciò che accade per natura, senza interferenze da parte degli adulti. Quando si sta in piedi sotto la pioggia, ci si bagna. Quando non si mangia, si ha fame. Quando ci si dimentica il cappotto, si prende freddo. Non è permesso sovraccaricare. Gli adulti sovraccaricano quando rimproverano, fanno ramanzine, dicono «te l’avevo detto», o qualsiasi altra cosa aggiunga più biasimo, vergogna o dolore di quanto il bambino possa già ricavare dall’esperienza in modo naturale. Quest’intervento non necessario dei genitori in verità riduce la possibilità di apprendimento, perché il bambino smette di elaborare l’esperienza e sposta la sua attenzione sul biasimo, la vergogna e il dolore che riceve e da cui deve difendersi. Invece di sovraccaricare, dimostrate empatia e comprensione per ciò che il bambino sta vivendo: «Immagino che sia stata dura avere fame (bagnarsi, prendere quel brutto voto, perdere la bicicletta)». Quando sembra opportuno, più che mostrarvi accondiscendenti, potreste aggiungere: «Ti voglio bene e sono certo che ce la farai». Può essere difficile per i genitori sostenere i figli senza accorrere in loro aiuto o senza proteggerli eccessivamente, ma è una delle cose che li incoraggiano di più ad avere fiducia nelle proprie capacità. Vediamo un esempio di come funzionano le conseguenze naturali.


Billy, in prima elementare, dimenticava il pranzo tutti i giorni. Nonostante gli impegni, sua madre saltava in macchina e andava portarglielo. Dopo aver sentito parlare delle conseguenze naturali, la madre giunse alla conclusione che Billy forse avrebbe imparato a ricordarsi il pranzo, se avesse sperimentato le conseguenze naturali della sua distrazione. Ne discusse prima con il figlio, dicendogli che era certa che lui potesse prendersi la responsabilità di ricordarsi il pranzo. Gli disse anche che non glielo avrebbe più portato a scuola se lui l’avesse dimenticato, perché sapeva che avrebbe imparato dai suoi errori. È importante e rispettoso discutere in anticipo la vostra decisione di cambiare comportamento e permettere ai vostri figli di sperimentare le conseguenze naturali delle loro scelte.


Per un po’ le sue intenzioni furono sabotate dall’intervento della maestra di Billy, che gli prestava dei soldi per il pranzo quando lui se lo dimenticava. Solo quando la mamma e l’insegnante si accordarono per permettere a Billy di imparare dalle conseguenze naturali del suo comportamento il bambino diventò responsabile del suo pranzo.


Billy ha dovette fare i conti con il programma. La volta successiva che dimenticò il pranzo chiese alla maestra se poteva prendere in prestito dei soldi. La maestra rispose: «Mi dispiace, Billy, ma eravamo d’accordo che te la saresti cavata da solo con il problema del pranzo». Billy poi telefonò a sua madre e le chiese di portargli da mangiare. Anche lei gli ricordò in maniera gentile ma ferma che poteva riuscire a gestire il problema. Billy rimase imbronciato per un po’, anche se uno dei suoi amici gli concesse mezzo panino.


Da quel giorno Billy ha dimenticato il pranzo molto di rado. Quando succedeva, riusciva a trovare qualcuno che condividesse con lui qualcosa da mangiare. Quando Billy cominciò la seconda elementare, si prese anche la responsabilità di prepararsi il pranzo, oltre che di portarlo.


Molti adulti non sopportano molto le lamentele, il broncio e la delusione. Non è stato facile per la madre di Billy ascoltare suo figlio che chiedeva, ed è stato difficile per lei lasciare che si sentisse arrabbiato. Si è sentita un po’ in colpa perché era affamato, ma ha ricordato a se stessa che dimenticarsi il pranzo non era che un piccolo errore, uno dei tanti che Billy avrebbe fatto nella sua vita. Se lei non avesse seguito il piano, Billy non avrebbe imparato la capacità di organizzarsi un po’ di più la mattina, e la soddisfazione di gestire da solo un problema. Nel caso opposto Billy avrebbe invece assorbito che ogni volta che le cose non gli andavano bene avrebbe potuto lamentarsi o protestare e convincere qualcun altro a risolvere i suoi problemi. Guardando la situazione da questa prospettiva, la madre di Billy è stata in grado di rimanere tranquilla.

Decidere cosa fare

Questo esempio di conseguenza naturale potrebbe anche essere chiamato “decidere cosa farete voi e non cosa farete fare ai vostri figli”. Poiché le conseguenze naturali e logiche vengono così spesso abusate e travisate, citerò diversi esempi di una conseguenza con un altro nome che migliora l’uso rispettoso delle conseguenze.


Un’altra mamma trovò efficace decidere che cosa avrebbe fatto per aiutare Julie, la figlia undicenne, a prendersi la responsabilità dei suoi vestiti puliti. Assillava sempre Julie affinché mettesse i vestiti sporchi nella cesta. Julie non reagiva alla sua insistenza, ma si lamentava di continuo perché i vestiti che voleva indossare non erano puliti. Sua madre spesso si arrendeva, e faceva un lavaggio extra in fretta e furia, per evitare che si dispiacesse.


Quando la mamma comprese che stava facendo più del male che del bene a Julie, decise cosa avrebbe fatto lei, permettendo alla figlia di sperimentare le conseguenze naturali. Con gentilezza e fermezza, disse a Julie che aveva fiducia nella sua capacità di essere responsabile dei suoi vestiti. Le spiegò che da quel momento in poi avrebbe lavato solo i vestiti che erano nel cesto nei giorni del bucato. Decidendo cosa avrebbe fatto lei invece di cercare di far fare qualcosa a Julie, la mamma le permise di sperimentare le naturali conseguenze per non aver messo prima i vestiti nel cesto del bucato.


Julie mise il piano alla prova. Pochi giorni dopo volle indossare dei pantaloni che non si era preoccupata di mettere nel cesto. Quando si lamentò con la madre, lei le disse con empatia: «Immagino che tu sia davvero dispiaciuta che non sono puliti». Quando Julie la supplicò di fare un lavaggio extra, la mamma ribatté: «Non sono disposta a farlo. Sono certa che puoi trovare un’altra soluzione». Poi andò a farsi una doccia per evitare ulteriori discussioni in quel momento di conflitto. Julie si arrabbiò perché dovette indossare qualcos’altro, ma è passato molto tempo prima che si dimenticasse di nuovo di mettere i vestiti nella cesta.


Alcune persone potrebbero definire questo esempio una conseguenza logica perché la mamma è coinvolta. Si noti però che il suo coinvolgimento consiste nel “restarne fuori”, se non per mostrare empatia e incoraggiamento, e permettere a sua figlia di sperimentare le “conseguenze naturali” di ciò che accade quando non mette i vestiti nella cesta.


Anche se le conseguenze naturali sono spesso un modo per aiutare un bambino a imparare a essere responsabile, ci sono momenti in cui non sono pratiche:


1. Quando un bambino è in pericolo. Gli adulti non devono lasciare che un bambino sperimenti le conseguenze naturali di andare a giocare per strada, per esempio.


Quando si stabilisce questo punto, qualcuno inevitabilmente lo usa come motivo per sculacciare, giustificandosi così: «Sculaccio il mio bambino per insegnargli a non correre per strada». Chiedo a questa madre se lascerebbe giocare il figlio vicino a una strada trafficata, senza supervisione, dopo che ha ricevuto le sculacciate per «imparare a stare fuori dalla strada». La risposta è sempre: «Certo che no». Poi le chiedo quante volte dovrebbe sculacciarlo prima di poterlo lasciare giocare, senza supervisione e in piena sicurezza, vicino a una strada trafficata. La maggior parte dei genitori risponde che non lo permetterebbe fino a quando i figli non avessero raggiunto tra i sei e gli otto anni di età, a prescindere da quante sculacciate avessero dato per “insegnare” ai figli a stare lontani dalla strada. Questo dimostra che la chiave è la maturità, o la disponibilità ad apprendere certe responsabilità, non le sculacciate.


2. Dedicate del tempo alla formazione. Mentre i bambini crescono, gli adulti hanno ancora bisogno di tempo per la formazione; per aiutare i bambini a sviluppare la responsabilità, usare le conseguenze logiche invece delle punizioni è più efficace e meno umiliante. La conseguenza logica in questo caso sarebbe quella di riportare con gentilezza e fermezza il bambino in casa o in cortile ogni volta che corre in strada (decidendo di nuovo cosa farete voi). Alcune persone possono chiamarla distrazione. La supervisione, la distrazione e il riorientamento sono tre dei migliori strumenti che potete usare con i bambini piccoli. Nel frattempo, potete dedicare del tempo alla formazione fino a quando il cervello del bambino non è abbastanza maturo da capire causa ed effetto. Dedicare tempo alla formazione significa insegnare al bambino i pericoli ogni volta che si attraversa la strada insieme a lui. Prima di attraversare una strada, chiedete ai più piccoli di guardare a destra e a sinistra per vedere se stanno arrivando delle macchine. Chiedete loro cosa potrebbe accadere se provaste ad attraversare la strada mentre un’auto si avvicina. Chiedete di dirvi quando pensano che sia il momento giusto per attraversare la strada. Impareranno effettivamente più da questo esercizio che da una sculacciata, ma non saranno ancora pronti per giocare senza supervisione finché non saranno cresciuti un po’.


3. Quando le conseguenze naturali interferiscono con i diritti degli altri. Gli adulti, per esempio, non devono lasciare che si verifichino le conseguenze naturali quando un bambino lancia sassi contro gli altri. Questo è uno dei motivi per cui la supervisione è particolarmente importante per i bambini al di sotto dei quattro anni. L’unico modo per prevenire situazioni pericolose per i bambini di questa età è quello di tenerli d’occhio, in modo da poter intervenire e prevenire un evento pericoloso.


4. Quando i risultati del comportamento dei bambini non sembrano loro un problema, le conseguenze naturali sono inefficaci. Per esempio, ad alcuni bambini non sembra un problema non fare il bagno, non lavarsi i denti, non fare i compiti o mangiare un sacco di cibo-spazzatura.

Conseguenze logiche

Le conseguenze logiche sono diverse dalle conseguenze naturali in quanto richiedono l’intervento di un adulto o di altri bambini in una riunione di famiglia o di classe. È fondamentale decidere quale tipo di conseguenza può creare un’utile esperienza di apprendimento che incoraggi i bambini a scegliere una collaborazione responsabile.


Per esempio a Linda piaceva picchiettare la matita sul banco mentre svolgeva degli esercizi, e questo infastidiva gli altri bambini. La sua insegnante le ha fatto scegliere: poteva smettere di picchiettare oppure consegnare la matita e completare il lavoro più tardi. (Di solito è una buona idea dare ai bambini la possibilità di scegliere se interrompere il comportamento scorretto o sperimentare una conseguenza logica). Naturalmente ci sono altre soluzioni. Spesso i bambini non sono consapevoli che il loro comportamento è di disturbo. L’insegnante avrebbe potuto semplicemente chiedere a Linda di smettere di tamburellare la matita. Oppure avrebbe potuto trovare una soluzione assieme a Linda, o insieme avrebbero potuto chiedere l’aiuto della classe durante una riunione. Se una conseguenza sembra anche solo avvicinarsi lontanamente a una punizione, scegliete un altro strumento di Disciplina Positiva.


Dan ha portato a scuola un’auto giocattolo. La sua insegnante lo ha chiamato da parte e gli ha chiesto se preferiva che la tenesse lei o il preside fino a dopo la scuola. Dan scelse di lasciarla alla maestra. (È una buona idea parlare ai bambini di una conseguenza in privato, quando possibile, in modo che non si vergognino di fronte ai loro coetanei).


Offrire ai bambini una scelta e parlare loro in privato non sono le uniche linee guida per utilizzare efficacemente le conseguenze logiche. Se così fosse, sarebbe ragionevole dare a un bambino la possibilità di scegliere se porre fine al comportamento scorretto o prendersi una sculacciata. La formula delle Quattro R delle Conseguenze Logiche individua i criteri che aiutano a garantire che le soluzioni siano conseguenze logiche, e non punizioni.

Le Quattro R delle Conseguenze Logiche
  1. in Relazione

  2. Rispettose

  3. Ragionevoli

  4. Rivelate in anticipo


In Relazione significa che la conseguenza deve essere connessa al comportamento. Rispettosa significa che non deve implicare biasimo, vergogna o dolore e che deve essere applicata con gentilezza e fermezza. Inoltre, è rispettosa nei confronti di tutte le persone coinvolte. Ragionevole significa che la conseguenza non include sovraccarichi e deve essere ragionevole dal punto di vista del bambino e dell’adulto. Rivelata in anticipo si spiega da solo: si deve dire ai bambini cosa accadrà (o cosa farete) se scelgono un certo comportamento. Se manca una qualsiasi delle Quattro R, non si può più parlare di conseguenza logica.


Quando un bambino disegna su una scrivania, è facile concludere che la conseguenza in relazione all’episodio sarebbe quella di fargliela ripulire. Ma cosa succede se manca una qualsiasi delle altre quattro R?


Se un insegnante non è rispettoso e aggiunge umiliazione alla richiesta di pulizia, non è più una conseguenza logica. Il signor Martin pensava di usare una conseguenza logica quando ha detto a Maria davanti a tutta la classe: «Maria, sono sorpreso che tu abbia fatto una cosa così sciocca. Ora ripulisci quella scrivania, o dovrò raccontare ai tuoi genitori quanto mi hai deluso». In questo esempio, il rispetto è stato trascurato e il maestro ha sovraccaricato, umiliandola.


Se un insegnante non è ragionevole e chiede allo studente di pulire ogni scrivania dell’aula per assicurarsi che impari la lezione, non è più una conseguenza logica. La ragionevolezza è stata trascurata a favore del potere di provocare sofferenza. Questo di solito è dovuto all’errata convinzione che i bambini imparino solo se soffrono.


Se la conseguenza non viene rivelata in anticipo, è più facile interpretarla come punizione. Rivelarla in anticipo, quando possibile, aggiunge una dimensione di rispetto e di scelta.


Quando un bambino rovescia del latte, la conseguenza relativa è di fargli ripulire il pavimento. Non è rispettoso dirgli: «Come fai a essere così maldestro? Questa è l’ultima volta che ti lascio versare il latte». Un commento più rispettoso sarebbe: «Oh-oh. Che cosa devi fare ora?». (È incredibile quanto spesso i bambini sappiano quale sia la conseguenza logica [soluzione] e quanta disponibilità dimostrino quando gli viene chiesto gentilmente di applicarla). Se il bambino non sa cosa fare, il motivo potrebbe essere che non avete dedicato abbastanza tempo all’insegnamento, rendendo così irragionevoli le vostre aspettative o richieste. Gestire la situazione con rispetto dimostra anche che gli errori sono meravigliose opportunità di apprendimento. Non sarebbe ragionevole assicurarsi che i bambini soffrano per i loro errori dicendo loro: «Per essere sicuri che impariate, voglio che puliate tutto il pavimento». La quarta R, rivelata in anticipo, non si applica a questo esempio.


In realtà, se gli adulti eliminano una delle Quattro R in modo che le conseguenze non siano in relazione, rispettose, ragionevoli e rivelate in anticipo (quando necessario), è possibile che i bambini sperimentino le Quattro R delle Punizioni, che già abbiamo spiegato nel primo capitolo. Eccole di nuovo qui, in modo che possiate vedere come si riferiscono all’uso improprio delle conseguenze.

Le Quattro R delle Punizioni
  1. Risentimento — «È ingiusto. Non posso fidarmi degli adulti.»

  2. Rabbia — «Ora stanno vincendo loro, ma mi rifarò.»

  3. Ribellione: «Gli farò vedere che posso fare quello che voglio».

  4. Ritirata, sotto forma di furtività: «La prossima volta non mi farò beccare», o di calo di autostima: «Sono una persona cattiva».


Ai genitori e agli insegnanti non piace ammetterlo, ma spesso la ragione principale per cui amano usare le punizioni è dimostrare il loro potere di imporsi sul bambino o di vendicarsi facendolo soffrire. Il pensiero subconscio che sta dietro questa idea è: «Io sono l’adulto e tu sei il bambino. Farai quello che dico io, altrimenti la pagherai». Questo concetto è stato raffigurato in una vignetta che mostra una madre che guarda il marito inseguire il figlio con un bastone. Nella didascalia la madre implora: «Aspetta, dàgli un’altra possibilità». Il padre risponde: «Ma potrebbe non rifarlo mai più». Ovviamente, per questo padre (e per molti adulti) è più importante far soffrire i bambini per il loro cattivo comportamento che aiutarli a cambiarlo.


La sofferenza non è un requisito delle conseguenze logiche. Per esempio, un bambino potrebbe divertirsi a pulire la scrivania. (E questo va bene, perché lo scopo di una conseguenza logica è fermare il comportamento scorretto e trovare una soluzione, non vendicarsi causando sofferenza). Un altro nome per la conseguenza logica è riorientamento.

Riorientare

Una conseguenza logica è efficace quando riorienta il bambino verso un comportamento utile e collaborativo.


Mark era stato insolente e aveva molto disturbato in classe: parlava mentre il maestro cercava di fare lezione. Il signor Smith, il suo insegnante, lo punì dicendogli che doveva scrivere trenta volte “Sarò educato e non mancherò di rispetto in classe”. Mark non reagì in modo positivo pensando: «Fantastico! Me lo merito proprio, e mi insegnerà a non parlare più in classe». Si offese invece, e si ribellò rifiutandosi di scrivere. Il signor Smith era uno dei tanti adulti secondo cui, se la punizione non funziona, è solo perché non è abbastanza severa; così gli impose di ricopiare la frase sessanta volte.


Mark provò ancora più risentimento e ribellione e di nuovo si rifiutò di farlo. Sua madre lo avvertì che se non avesse obbedito, probabilmente la punizione sarebbe stata raddoppiata un’altra volta (che fosse giusto o meno) e che forse sarebbe stato sospeso. Mark rispose: «Non mi interessa. Non lo faccio». La punizione arrivò a 120, e la madre di Mark fu chiamata a colloquio. Molti insegnanti credono anche che, se la punizione non funziona, è perché i genitori non la sostengono. In questo caso il maestro aveva ragione. La madre di Mark non credeva nell’efficacia delle punizioni.


Al colloquio chiarì al maestro che era ovviamente d’accordo che Mark fosse stato insolente e disobbediente, e che bisognasse correggere questo comportamento. Pensava però che una conseguenza logica sarebbe stata più efficace, e suggerì: «Dato che Mark ha ostacolato il suo lavoro, che ne dice di fargli fare qualcosa per rimediare, aiutandola a renderle le ore in classe più piacevoli?»


Il signor Smith chiese: «Per esempio?».


La mamma propose di fargli pulire le lavagne, svuotare la spazzatura, o insegnare una parte di una lezione.


Mark fu davvero interessato a questo suggerimento e rispose: «Sì, potrei insegnare i transitivi e gli intransitivi».


Il signor Smith disse: «Sì, tu li hai già capiti, mentre molti tuoi compagni non ancora». Poi guardò la madre di Mark e aggiunse: «Questa però sarebbe un’attività piacevole per lui».


Il signor Smith non era disposto a seguire il suggerimento di riorientare il comportamento scorretto verso una collaborazione utile perché temeva che questo sarebbe stato percepito come una ricompensa per il cattivo comportamento e avrebbe spinto Mark a continuare a disturbare in classe.


Questo è un perfetto esempio della concezione erronea secondo cui, per far sì che i bambini si comportino meglio, è necessario prima farli sentire peggio. Può anche darsi che il signor Smith rappresenti anche chi ritiene più importante che i bambini paghino per quello che hanno fatto, piuttosto che imparino da quello che hanno fatto. Lo ripeterò ancora una volta. È proprio il contrario. I bambini si comportano meglio quando si sentono meglio. Molti insegnanti, come vedrete negli esempi successivi, hanno scoperto che il riorientamento del cattivo comportamento verso un contributo utile incoraggia davvero i bambini ad abbandonarlo, o a diminuirlo notevolmente.


Un’altra ragione per cui le conseguenze logiche possono essere difficili da applicare è che richiedono riflessione, pazienza e autocontrollo. Significa agire invece che reagire. Molti adulti trovano più facile pretendere l’autocontrollo dai bambini che da se stessi.

Le conseguenze logiche e gli obiettivi sbagliati del comportamento

Un’altra linea guida importante per l’applicazione delle conseguenze logiche è quella di considerare gli obiettivi sbagliati del comportamento. Le conseguenze logiche sono efficaci nel momento del conflitto solo se l’obiettivo è quello di ottenere attenzione ingiustificata. Se invece l’obiettivo è ottenere potere fuorviato o la vendetta, le conseguenze logiche possono essere efficaci, dopo un periodo per ritrovare la calma e dopo aver conquistato la collaborazione del bambino. Questa è stata una delle linee guida insegnate da Dreikurs (il primo a introdurre e diffondere il concetto di conseguenze logiche per incoraggiare un comportamento migliore). Dreikurs diceva: «Le conseguenze logiche non possono essere applicate in una lotta di potere se non con estrema cautela, perché di solito si trasformano in atti punitivi di ritorsione. Per questo motivo, le conseguenze naturali sono sempre vantaggiose, mentre le conseguenze logiche possono ritorcersi contro di voi»2.

Per esempio, prendiamo una bambina che non sta svolgendo gli esercizi in classe. L’insegnante potrebbe dirle: «Puoi terminare il lavoro prima che suoni la campanella, oppure puoi rimanere al banco e finirlo durante l’intervallo». (Notate quanto sia rispettoso dare una scelta all’interno della conseguenza logica.) Se l’obiettivo è l’attenzione ingiustificata, è probabile che la bambina sorrida e inizi a svolgere il lavoro. Se invece l’obiettivo è il potere fuorviato, può rifiutarsi di fare gli esercizi per dimostrare che “Non puoi obbligarmi”, a meno che voi non abbiate conquistato la sua collaborazione parlandole in anticipo di questo comportamento e chiedendole quale scelta avrebbe preferito. Se l’obiettivo è la vendetta, la bambina può rifiutarsi di lavorare per ferire i vostri sentimenti, finché non affronterete il fatto che lei si sente ferita. Se invece è convinta di non essere capace avrà bisogno di più tempo per essere istruita, non di una conseguenza logica.


In altre parole, capire il comportamento dei bambini e i risultati a lungo termine è fondamentale per un’applicazione efficace delle conseguenze logiche.


Ricordate, le conseguenze logiche potrebbero non essere appropriate affatto, indipendentemente dall’obiettivo sbagliato. È possibile che il compito proposto non sia significativo. L’insegnante forse non ha incoraggiato i bambini a partecipare alla pianificazione del lavoro e alla ricerca di modi per renderlo interessante ai loro occhi. Potrebbe essere necessario che l’insegnante coinvolga gli alunni a parlare di cosa deve essere fatto, in che modo e perché. Non c’è niente di meglio che coinvolgere gli alunni nella risoluzione dei problemi per conquistare il loro interesse e la loro collaborazione. Le conseguenze logiche sono solo uno strumento, e spesso non quello migliore per affrontare la situazione.

La necessità di cambiare atteggiamento

Mi sono imbattuta in questi concetti per la prima volta durante i corsi di psicologia; ai tempi credevo fosse importante essere aperti, onesti e spontanei. Il mio problema era che la reazione aperta, onesta e spontanea al cattivo comportamento dei miei figli era di minacciare, urlare e sculacciare. Pensavo che agire con gentilezza non sarebbe stato onesto né spontaneo perché sentivo il bisogno di essere ferma, dato che di solito il comportamento scorretto mi faceva arrabbiare. Per fortuna mi sono presto resa conto che pretendere di controllare il mio comportamento non era qualcosa di eccessivo, visto che mi aspettavo che i miei figli controllassero il loro. Ci è voluta tanta pratica, ma ne è valsa la pena.


La mia prima esperienza con le conseguenze logiche fallì perché avevo trascurato l’importanza di essere gentile oltre che ferma, e perché non conoscevo le Quattro R delle Conseguenze Logiche. Sono stata ferma, ma non gentile, e ho aggiunto l’umiliazione.


Avevo avvisato i miei figli che, se fossero stati in ritardo per la cena, non l’avrebbero trovata ad aspettarli; avrebbero dovuto cucinarsi qualcosa da soli e ripulire tutto dopo aver mangiato. Avevo aggiunto che non volevo prendermi la responsabilità di cercarli per la cena o di cucinare e pulire due volte (decidendo cosa avrei e non avrei fatto). La prima volta che arrivarono in ritardo, invece di essere gentile e ferma e rimanere coerente con la mia decisione, li rimproverai per non essersi ricordati i patti, e aggiunsi: «Ve l’avevo detto». Trasformai quella che poteva essere una conseguenza logica in una punizione, e poi mi chiesi perché non fosse efficace.


Se avessi capito il metodo della reazione gentile e ferma, avrei detto: «Mi dispiace che vi siate persi la cena. Qual è la nostra regola su ciò che bisogna fare se vi fate qualcosa da mangiare?» (Questo si può dire solo se si sono concordate in anticipo delle regole, come quella di pulire tutto dopo mangiato). In seguito ho avuto più successo con le conseguenze logiche perché ho imparato tutte le linee guida, compresa quella di coinvolgere i miei figli in anticipo.

Coinvolgere in anticipo i bambini

Per anni ho tormentato i miei figli perché si vestissero la mattina. Dopo aver appreso i concetti delle conseguenze naturali e logiche, abbiamo fatto una riunione di famiglia e insieme abbiamo deciso che la colazione sarebbe stata in tavola dalle otto alle otto e mezza. Chi non fosse vestito e pronto in tempo, avrebbe dovuto aspettare fino a pranzo per mangiare. Poiché i bambini erano stati coinvolti nella decisione, nelle prime settimane sembravano desiderosi di collaborare. Kenny, che aveva sette anni, aveva persino deciso di sistemare i suoi vestiti in una fila ordinata in modo da poterli indossare rapidamente.


Kenny è stato anche il primo a far i conti con il piano. Una mattina rimase seduto sul divano in pigiama, tenendo d’occhio l’orologio. Alle 8,31 entrò in cucina e pretese la colazione. Dissi: «Mi spiace, Kenny, ma il tempo della colazione è finito. Sono sicura che puoi aspettare fino a pranzo». Kenny rispose che non avrebbe aspettato, e si arrampicò sul mobile per prendere dei cereali. Strinsi i denti per rimanere gentile mentre lo facevo scendere con fermezza dal mobile. Pianse e fece dei capricci tremendi per tre quarti d’ora, fermandosi di tanto in tanto solo per cercare di salire sul mobile. Ogni volta lo rimettevo a terra con gentilezza e fermezza. Alla fine uscì fuori. Non ero del tutto sicura che avesse funzionato, e ricordavo quanto fosse più facile punirlo invece di passare quarantacinque minuti a sentirlo piangere, anche se avevo continuato a punirlo per la stessa cosa più e più e più volte.


Proseguire in modo gentile e fermo mi è sembrato efficace. Per le due settimane successive, tutti erano vestiti e pronti in tempo per la colazione. Poi Kenny decise di mettere alla prova la regola ancora una volta. Quando entrò in cucina in pigiama alle 8,31, ripetei quello che avevo detto l’ultima volta: «Mi dispiace che tu non abbia fatto colazione. Sono sicura che puoi farcela fino a pranzo». Intanto pensavo: «Oh no. Non credo di poter sopportare altri tre quarti d’ora di gentilezza e fermezza mentre fa i capricci».


Per mia grande gioia, ho dovuto tirarlo giù dal mobile solo una volta prima che uscisse a giocare, borbottando sottovoce: «Non volevo comunque farla, la colazione».


Quella fu l’ultima volta che qualcuno non venne già vestito a far colazione. Aveva funzionato! Questo esempio illustra due concetti discussi in precedenza:

  1. Le cose spesso peggiorano prima di migliorare, dato che i bambini mettono alla prova le decisioni. Rimanere gentili e fermi, durante questo periodo di prova, è difficile ma efficace.

  2. Con le punizioni si possono ottenere risultati più rapidi, ma le conseguenze logiche, se usate correttamente, sono uno dei tanti metodi non punitivi che aiutano i bambini a sviluppare autodisciplina e cooperazione.


Anche se in questo caso le conseguenze logiche hanno funzionato, altri metodi avrebbero potuto rivelarsi ancora migliori. Non appena l’entusiasmo per il piano fosse diminuito, avremmo potuto discuterne in un’altra riunione familiare. Come spiego nel nono capitolo sugli incontri familiari, questa tattica ha funzionato abbastanza bene quando i miei figli si sono disinteressati alle faccende domestiche. Avrei potuto trovare un momento con Kenny e fargli domande di approfondimento per scoprire che percezione avesse della situazione, come si sentisse a riguardo, e quali idee avesse per risolvere il problema. Avrei potuto dargli un grande abbraccio e dirgli che avevo davvero bisogno del suo aiuto per seguire il nostro piano e poter avere quindi una mattinata tranquilla.


Spesso applichiamo le conseguenze logiche anche se un altro metodo potrebbe essere più efficace. È fondamentale pensare agli effetti a lungo termine. Se per il vostro bambino la ricerca insieme di una soluzione è più educativa di una conseguenza logica, allora usate quel metodo. D’altra parte, la semplice libertà di sperimentare le conseguenze delle sue scelte può dargli preziose lezioni di vita. Di seguito trovate un esempio in cui sarebbe stata efficace sia una conseguenza naturale sia una logica, ma nessuna delle due è stata utilizzata.


Gina aveva perso il suo guanto da softball. La conseguenza naturale sarebbe stata che ne facesse a meno. Tuttavia sua madre è una “supermamma”, e non sopporta che la figlia impari dall’esperienza. Le supermamme vogliono avere il controllo di tutto. La madre di Gina ha usato la tecnica “sgridali e poi accontentali”. Ha fatto la morale alla figlia (che già ne aveva sentite di simili molte altre volte), dicendole che si sarebbe dovuta prendere cura delle sue cose, e che si sarebbe dovuta arrangiare visto che era così irresponsabile (sgridandola). Poi si è arresa, e l’ha accontentata portandola al negozio a comprare un altro guanto (promettendo come sempre che non lo avrebbe mai più fatto). Impedire a Gina di sperimentare la conseguenza naturale della sua sbadataggine non sarebbe stato così negativo, se la madre avesse posto come conseguenza logica l’obbligo per la figlia di guadagnarsi i soldi per il nuovo guanto. Ma sono molte le madri simili a quella di Gina. Il suo intervento non si basava sulla logica. Gina è stata abituata così: sa che non ha bisogno di essere responsabile, anche se sua madre la rimprovera.


Molti genitori e insegnanti usano la frase: «Te l’ho detto cento volte». Devono rendersi conto che non sono i bambini a essere stupidi. I bambini sanno cosa va bene per loro. Gli adulti devono accettare che ripetere la stessa cosa cento volte non serve. I bambini non impareranno mai a prendersi la responsabilità del loro comportamento finché gli adulti glielo impediscono ricordando loro cosa devono fare o risolvendo i problemi al posto loro, invece che con loro.


La signora Silvester aveva detto cento volte ai suoi figli di rimettere a posto i giocattoli. Dopo aver appreso i concetti della Disciplina Positiva, li ha informati gentilmente che da quel momento in poi, se non avessero messo via i loro giochi, ci avrebbe pensato lei, decidendo di nuovo cosa fare. Ha aggiunto, però, che se lo avesse fatto lei, avrebbe tenuto da parte i giocattoli dei figli finché loro non avessero dimostrato di poter prendersene cura, raccogliendo gli altri giochi.


Tenete presente che, spesso, quello dei giocattoli lasciati in giro è un problema di genitori che ne comprano troppi ai figli. In questo caso, ai bambini non importa se li prendete e li portate via una volta per tutte. Questi genitori dovrebbero riconoscere il problema e affrontarlo (smettere di comprare troppi giocattoli) piuttosto che aspettarsi la collaborazione dei figli.


La signora Silvester aveva capito a quali giocattoli i suoi figli tenevano davvero e quali invece erano il risultato dei suoi acquisti eccessivi. Quando i bambini li hanno lasciati in giro, ha detto una sola volta: «Volete rimettere a posto voi i giocattoli, o volete che lo faccia io?». I suoi figli hanno preso quelli a cui erano affezionati. La mamma ha raccolto gli altri, che sono rimasti sulla mensola più alta e sono stati dimenticati.


Una volta che tutti i giocattoli meno imporanti erano sulla mensola, la signora Silvester ha detto ai suoi figli che non li avrebbe più avvertiti: d’ora in avanti avrebbe preso tutti i giocattoli che loro non avessero messo via. Non ha dovuto raccoglierne molti, perché i bambini si sono affrettati a precederla. Quando le chiedevano dei giocattoli che aveva messo da parte, lei li restituiva solo dopo che avevano tenuto tutto in ordine per una settimana.


Questo esempio illustra un’altra linea guida utile per comprendere le conseguenze logiche. I bambini devono imparare che a ogni privilegio si accompagna una responsabilità. Tenendo presente questo concetto, la formula è abbastanza semplice.


PRIVILEGIO = RESPONSABILITÀ

MANCANZA DI RESPONSABILITÀ = PERDITA DEL PRIVILEGIO


Avere giocattoli è un privilegio. La responsabilità che accompagna il privilegio è quella di prendersene cura. La conseguenza logica di non accettare la responsabilità di prendersi cura dei giocattoli è perdere il privilegio di averli. La signora Silvester ha anche dimostrato l’efficacia di decidere cosa avrebbe fatto lei, informando con gentilezza i bambini, e poi rimanendo coerente e facendo ciò che aveva promesso di fare.


La signora Silvester ha aggiunto un séguito a questa storia. Gli unici giocattoli che compra ora sono quelli che i suoi figli desiderano abbastanza da mettere da parte la paghetta finché non arrivano almeno alla metà del prezzo. La signora non ha più questo grande problema. I bambini sembrano preoccuparsi di più delle cose su cui hanno investito.


Anche quando i genitori e gli insegnanti si convincono dell’utilità delle conseguenze naturali e logiche, questi sono comunque metodi molto difficili da usare. A livello razionale, gli adulti sanno che il loro obiettivo fondamentale è orientare i bambini a essere persone felici e responsabili. Tuttavia è molto facile reagire male, impegolarsi in lotte di potere e cedere alla tentazione di imporsi sui bambini anziché conquistarli. Genitori e insegnanti non amano ammettere che le punizioni a volte li fanno sentire bene perché danno loro quel senso di potere che si sentono portare via quando i bambini si comportano male.


Inoltre, credono che sia compito loro far sì che i bambini si comportino in modo appropriato. Dimenticano che forzare i bambini non li motiva abbastanza a sviluppare competenze e un buon carattere. Gli adulti dimenticano anche che lo scopo principale della disciplina è quello di motivare i bambini a comportarsi meglio.


Questo porta a un altro punto cruciale che deve essere ricordato. L’ho detto o suggerito molte volte in questo capitolo e in tutto il libro: le conseguenze logiche non sono il modo migliore per gestire la maggior parte dei problemi. Molti genitori e insegnanti ne sono così entusiasti che cercano di trovarne una per ogni cattivo comportamento. Non so quante volte mi hanno chiesto: «Quale potrebbe essere una conseguenza logica per questa situazione?» Io rispondo: «Se una conseguenza logica (razionale) non salta subito agli occhi, allora forse questo metodo non è appropriato». Potrebbero essercene di più efficaci, come organizzare una riunione di famiglia, concentrarsi sulle soluzioni invece che sulle conseguenze, stabilire una routine, offrire scelte limitate, chiedere aiuto, affrontare la convinzione errata che causa il comportamento, decidere cosa farete voi invece di cosa far fare al bambino, tenere fede alle proprie decisioni con dignità e rispetto, dare abbracci, aiutare i bambini a esplorare le conseguenze delle loro scelte invece di imporre conseguenze, e applicare molti altri concetti discussi in questo libro.

Rivediamo

Strumenti di Disciplina Positiva
  1. Riflettete. Le “conseguenze logiche” sono davvero punizioni sotto mentite spoglie?

  2. Diffidate di ciò che funziona. Considerate gli effetti a lungo termine dei vostri metodi disciplinari.

  3. Evitate di “sovraccaricare”. Esprimete empatia e comprensione per ciò che il bambino sta vivendo.

  4. Non imponete conseguenze naturali, ma permettete ai bambini di sperimentarle senza aggiungere biasimo, vergogna o dolore, e senza soccorrerli a tutti i costi.

  5. Decidete cosa farete voi invece di quello che farete fare al bambino.

  6. Proponete delle scelte ogni volta che è possibile.

  7. Tenete in considerazione le Quattro R delle Conseguenze Logiche.

  8. Considerate le Quattro R delle Punizioni per capire i risultati a lungo termine dei vostri metodi disciplinari.

  9. Ricordate che è assurdo pensare di far sentire peggio i bambini per far sì che si comportino meglio.

  10. I bambini si comportano meglio quando si sentono meglio.

  11. Riorientate il cattivo comportamento verso uno utile e cooperante.

  12. Se vi aspettate che i bambini tengano sotto controllo il loro comportamento, siate un esempio per loro.

  13. Le conseguenze logiche non sono il metodo appropriato per la maggior parte degli obiettivi sbagliati.

  14. Portate avanti le vostre decisioni in modo gentile e fermo.

  15. Aiutate i bambini a considerare le conseguenze delle loro scelte attraverso domande mirate.

  16. Le conseguenze logiche non sono il modo migliore per gestire la maggior parte dei problemi.

  17. Usate la formula: Privilegio = Responsabilità. Mancanza di responsabilità = Mancanza di privilegio.

  18. Concentratevi sulle soluzioni per migliorare l’atmosfera in famiglia e in classe.


Domande
  1. Come fanno genitori e insegnanti, a volte, a camuffare le punizioni?

  2. A cosa pensano molti bambini mentre vengono puniti?

  3. Quali sono i risultati immediati delle punizioni?

  4. Quali sono i risultati a lungo termine delle punizioni?

  5. Perché a volte dobbiamo diffidare di ciò che funziona?

  6. Se gli adulti insistono a vincere, quale posizione lasciano ai bambini?

  7. Qual è la definizione di conseguenza naturale? Fornite alcuni esempi.

  8. Quale ruolo hanno gli adulti nelle conseguenze naturali?

  9. Qual è la definizione di conseguenza logica?

  10. Quali sono le Quattro R delle Conseguenze Logiche?

  11. In che modo una conseguenza logica può diventare una punizione se manca una qualsiasi delle Quattro R? Fate un esempio.

  12. Quando i bambini non sperimentano le Quattro R delle Conseguenze Logiche, quali sono le altre Tre R che possono sperimentare?

  13. Qual è l’errata convinzione degli adulti quando usano il loro potere per provocare sofferenza?

  14. Perché è importante essere gentili e fermi allo stesso tempo?

  15. Perché è difficile essere gentili e fermi allo stesso tempo?

  16. Perché a volte non intervenire è la cosa più efficace che si può fare?

  17. Perché le conseguenze logiche non sono la soluzione migliore per ogni problema di comportamento scorretto?

  18. Per quale obiettivo sbagliato sono di solito efficaci le conseguenze logiche, anche durante il conflitto?

  19. Quali sono le due cose che devono avvenire prima che le conseguenze logiche possano essere usate durante una sessione di ricerca delle soluzioni, quando l’obiettivo sbagliato è il potere o la vendetta?

  20. Per quale obiettivo sbagliato non si dovrebbero usare le conseguenze naturali e logiche?

  21. In che modo potete aiutare i bambini a esplorare le conseguenze delle loro scelte invece di imporre loro delle conseguenze?

  22. Su cosa potreste concentrarvi, al posto delle conseguenze, in nove casi su dieci?

La Disciplina Positiva
La Disciplina Positiva
Jane Nelsen
Crescere bambini responsabili, indipendenti e collaborativi, in famiglia e a scuola, con rispetto, fermezza e gentilezza.Un metodo efficace per crescere bambini autonomi, responsabili e collaborativi, senza il bisogno di ricorrere a premi e punizioni. La psicologa Jane Nelsen spiega come mettere in pratica la “Positive Discipline”: un metodo efficace per aiutare genitori e insegnanti a mantenersi fermi e gentili con i bambini, senza bisogno di ricorrere alle punizioni, e incoraggiando nello stesso tempo il bambino a sviluppare l’indipendenza, il senso di responsabilità, la collaborazione e la capacità di trovare soluzioni in autonomia.La Disciplina Positiva è stato tradotto in 19 paesi. Conosci l’autore Jane Nelsen, psicologa ed educatrice di fama mondiale, è autrice di numerosi libri su accudimento e Disciplina Positiva, rivolti a genitori e insegnanti.