Coinvolgere in anticipo i bambini
Per anni ho tormentato i miei figli perché si vestissero la mattina. Dopo aver appreso i concetti delle conseguenze naturali e logiche, abbiamo fatto una riunione di famiglia e insieme abbiamo deciso che la colazione sarebbe stata in tavola dalle otto alle otto e mezza. Chi non fosse vestito e pronto in tempo, avrebbe dovuto aspettare fino a pranzo per mangiare. Poiché i bambini erano stati coinvolti nella decisione, nelle prime settimane sembravano desiderosi di collaborare. Kenny, che aveva sette anni, aveva persino deciso di sistemare i suoi vestiti in una fila ordinata in modo da poterli indossare rapidamente.
Kenny è stato anche il primo a far i conti con il piano. Una mattina rimase seduto sul divano in pigiama, tenendo d’occhio l’orologio. Alle 8,31 entrò in cucina e pretese la colazione. Dissi: «Mi spiace, Kenny, ma il tempo della colazione è finito. Sono sicura che puoi aspettare fino a pranzo». Kenny rispose che non avrebbe aspettato, e si arrampicò sul mobile per prendere dei cereali. Strinsi i denti per rimanere gentile mentre lo facevo scendere con fermezza dal mobile. Pianse e fece dei capricci tremendi per tre quarti d’ora, fermandosi di tanto in tanto solo per cercare di salire sul mobile. Ogni volta lo rimettevo a terra con gentilezza e fermezza. Alla fine uscì fuori. Non ero del tutto sicura che avesse funzionato, e ricordavo quanto fosse più facile punirlo invece di passare quarantacinque minuti a sentirlo piangere, anche se avevo continuato a punirlo per la stessa cosa più e più e più volte.
Proseguire in modo gentile e fermo mi è sembrato efficace. Per le due settimane successive, tutti erano vestiti e pronti in tempo per la colazione. Poi Kenny decise di mettere alla prova la regola ancora una volta. Quando entrò in cucina in pigiama alle 8,31, ripetei quello che avevo detto l’ultima volta: «Mi dispiace che tu non abbia fatto colazione. Sono sicura che puoi farcela fino a pranzo». Intanto pensavo: «Oh no. Non credo di poter sopportare altri tre quarti d’ora di gentilezza e fermezza mentre fa i capricci».
Per mia grande gioia, ho dovuto tirarlo giù dal mobile solo una volta prima che uscisse a giocare, borbottando sottovoce: «Non volevo comunque farla, la colazione».
Quella fu l’ultima volta che qualcuno non venne già vestito a far colazione. Aveva funzionato! Questo esempio illustra due concetti discussi in precedenza:
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Le cose spesso peggiorano prima di migliorare, dato che i bambini mettono alla prova le decisioni. Rimanere gentili e fermi, durante questo periodo di prova, è difficile ma efficace.
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Con le punizioni si possono ottenere risultati più rapidi, ma le conseguenze logiche, se usate correttamente, sono uno dei tanti metodi non punitivi che aiutano i bambini a sviluppare autodisciplina e cooperazione.
Anche se in questo caso le conseguenze logiche hanno funzionato, altri metodi avrebbero potuto rivelarsi ancora migliori. Non appena l’entusiasmo per il piano fosse diminuito, avremmo potuto discuterne in un’altra riunione familiare. Come spiego nel nono capitolo sugli incontri familiari, questa tattica ha funzionato abbastanza bene quando i miei figli si sono disinteressati alle faccende domestiche. Avrei potuto trovare un momento con Kenny e fargli domande di approfondimento per scoprire che percezione avesse della situazione, come si sentisse a riguardo, e quali idee avesse per risolvere il problema. Avrei potuto dargli un grande abbraccio e dirgli che avevo davvero bisogno del suo aiuto per seguire il nostro piano e poter avere quindi una mattinata tranquilla.
Spesso applichiamo le conseguenze logiche anche se un altro metodo potrebbe essere più efficace. È fondamentale pensare agli effetti a lungo termine. Se per il vostro bambino la ricerca insieme di una soluzione è più educativa di una conseguenza logica, allora usate quel metodo. D’altra parte, la semplice libertà di sperimentare le conseguenze delle sue scelte può dargli preziose lezioni di vita. Di seguito trovate un esempio in cui sarebbe stata efficace sia una conseguenza naturale sia una logica, ma nessuna delle due è stata utilizzata.
Gina aveva perso il suo guanto da softball. La conseguenza naturale sarebbe stata che ne facesse a meno. Tuttavia sua madre è una “supermamma”, e non sopporta che la figlia impari dall’esperienza. Le supermamme vogliono avere il controllo di tutto. La madre di Gina ha usato la tecnica “sgridali e poi accontentali”. Ha fatto la morale alla figlia (che già ne aveva sentite di simili molte altre volte), dicendole che si sarebbe dovuta prendere cura delle sue cose, e che si sarebbe dovuta arrangiare visto che era così irresponsabile (sgridandola). Poi si è arresa, e l’ha accontentata portandola al negozio a comprare un altro guanto (promettendo come sempre che non lo avrebbe mai più fatto). Impedire a Gina di sperimentare la conseguenza naturale della sua sbadataggine non sarebbe stato così negativo, se la madre avesse posto come conseguenza logica l’obbligo per la figlia di guadagnarsi i soldi per il nuovo guanto. Ma sono molte le madri simili a quella di Gina. Il suo intervento non si basava sulla logica. Gina è stata abituata così: sa che non ha bisogno di essere responsabile, anche se sua madre la rimprovera.
Molti genitori e insegnanti usano la frase: «Te l’ho detto cento volte». Devono rendersi conto che non sono i bambini a essere stupidi. I bambini sanno cosa va bene per loro. Gli adulti devono accettare che ripetere la stessa cosa cento volte non serve. I bambini non impareranno mai a prendersi la responsabilità del loro comportamento finché gli adulti glielo impediscono ricordando loro cosa devono fare o risolvendo i problemi al posto loro, invece che con loro.
La signora Silvester aveva detto cento volte ai suoi figli di rimettere a posto i giocattoli. Dopo aver appreso i concetti della Disciplina Positiva, li ha informati gentilmente che da quel momento in poi, se non avessero messo via i loro giochi, ci avrebbe pensato lei, decidendo di nuovo cosa fare. Ha aggiunto, però, che se lo avesse fatto lei, avrebbe tenuto da parte i giocattoli dei figli finché loro non avessero dimostrato di poter prendersene cura, raccogliendo gli altri giochi.
Tenete presente che, spesso, quello dei giocattoli lasciati in giro è un problema di genitori che ne comprano troppi ai figli. In questo caso, ai bambini non importa se li prendete e li portate via una volta per tutte. Questi genitori dovrebbero riconoscere il problema e affrontarlo (smettere di comprare troppi giocattoli) piuttosto che aspettarsi la collaborazione dei figli.
La signora Silvester aveva capito a quali giocattoli i suoi figli tenevano davvero e quali invece erano il risultato dei suoi acquisti eccessivi. Quando i bambini li hanno lasciati in giro, ha detto una sola volta: «Volete rimettere a posto voi i giocattoli, o volete che lo faccia io?». I suoi figli hanno preso quelli a cui erano affezionati. La mamma ha raccolto gli altri, che sono rimasti sulla mensola più alta e sono stati dimenticati.
Una volta che tutti i giocattoli meno imporanti erano sulla mensola, la signora Silvester ha detto ai suoi figli che non li avrebbe più avvertiti: d’ora in avanti avrebbe preso tutti i giocattoli che loro non avessero messo via. Non ha dovuto raccoglierne molti, perché i bambini si sono affrettati a precederla. Quando le chiedevano dei giocattoli che aveva messo da parte, lei li restituiva solo dopo che avevano tenuto tutto in ordine per una settimana.
Questo esempio illustra un’altra linea guida utile per comprendere le conseguenze logiche. I bambini devono imparare che a ogni privilegio si accompagna una responsabilità. Tenendo presente questo concetto, la formula è abbastanza semplice.
PRIVILEGIO = RESPONSABILITÀ
MANCANZA DI RESPONSABILITÀ = PERDITA DEL PRIVILEGIO
Avere giocattoli è un privilegio. La responsabilità che accompagna il privilegio è quella di prendersene cura. La conseguenza logica di non accettare la responsabilità di prendersi cura dei giocattoli è perdere il privilegio di averli. La signora Silvester ha anche dimostrato l’efficacia di decidere cosa avrebbe fatto lei, informando con gentilezza i bambini, e poi rimanendo coerente e facendo ciò che aveva promesso di fare.
La signora Silvester ha aggiunto un séguito a questa storia. Gli unici giocattoli che compra ora sono quelli che i suoi figli desiderano abbastanza da mettere da parte la paghetta finché non arrivano almeno alla metà del prezzo. La signora non ha più questo grande problema. I bambini sembrano preoccuparsi di più delle cose su cui hanno investito.
Anche quando i genitori e gli insegnanti si convincono dell’utilità delle conseguenze naturali e logiche, questi sono comunque metodi molto difficili da usare. A livello razionale, gli adulti sanno che il loro obiettivo fondamentale è orientare i bambini a essere persone felici e responsabili. Tuttavia è molto facile reagire male, impegolarsi in lotte di potere e cedere alla tentazione di imporsi sui bambini anziché conquistarli. Genitori e insegnanti non amano ammettere che le punizioni a volte li fanno sentire bene perché danno loro quel senso di potere che si sentono portare via quando i bambini si comportano male.
Inoltre, credono che sia compito loro far sì che i bambini si comportino in modo appropriato. Dimenticano che forzare i bambini non li motiva abbastanza a sviluppare competenze e un buon carattere. Gli adulti dimenticano anche che lo scopo principale della disciplina è quello di motivare i bambini a comportarsi meglio.
Questo porta a un altro punto cruciale che deve essere ricordato. L’ho detto o suggerito molte volte in questo capitolo e in tutto il libro: le conseguenze logiche non sono il modo migliore per gestire la maggior parte dei problemi. Molti genitori e insegnanti ne sono così entusiasti che cercano di trovarne una per ogni cattivo comportamento. Non so quante volte mi hanno chiesto: «Quale potrebbe essere una conseguenza logica per questa situazione?» Io rispondo: «Se una conseguenza logica (razionale) non salta subito agli occhi, allora forse questo metodo non è appropriato». Potrebbero essercene di più efficaci, come organizzare una riunione di famiglia, concentrarsi sulle soluzioni invece che sulle conseguenze, stabilire una routine, offrire scelte limitate, chiedere aiuto, affrontare la convinzione errata che causa il comportamento, decidere cosa farete voi invece di cosa far fare al bambino, tenere fede alle proprie decisioni con dignità e rispetto, dare abbracci, aiutare i bambini a esplorare le conseguenze delle loro scelte invece di imporre conseguenze, e applicare molti altri concetti discussi in questo libro.