capitolo xv

L'inizio dei cibi solidi

Caro Andrea,

i primi sei mesi sono l’unico periodo della vita nel quale è previsto una monodieta: il latte materno. In pratica il bambino continua a cibarsi della mamma, dopo il sangue della placenta si prosegue con il “sangue bianco” del seno. Nel latte è contenuto tutto quello che serve per lo sviluppo degli organi, per difendersi dalle infezioni, per colonizzare l’intestino con flora batterica sana, per soddisfare i bisogni fisici e mentali, per mantenersi in equilibrio con l’ambiente. Federico non ha neppure bisogno di bere, nel latte c’è la quantità esatta di acqua di cui ha bisogno.


Dal sesto mese è possibile iniziare a proporgli cibi diversi dal latte, qualcosa di sano e gustoso che possa soddisfare il suo appetito ma anche la sua curiosità. Perché non cominciare prima o non posticipare? Ritardare l’introduzione di altri alimenti rischia di provocare un deficit di sostanze (come il ferro), senza prevenire eventuali allergie; anticipando c’è la possibilità che il bambino non sia pronto per un cambiamento così importante. Verso i sei mesi ci sono diversi elementi dello sviluppo di Federico che ci fanno capire che è possibile proporgli una nuova esperienza: non è più presente il riflesso di estrusione della lingua quando le labbra entrano in contatto con il cibo, è capace di stare seduto diritto e di guardare con attenzione quello che ha davanti, riesce ad allungare la mano e a portarsi gli oggetti alla bocca, manifesta interesse verso le persone che lo circondano e ama imitare, è già in grado di farci capire cosa gli piace e cosa lo disturba. Fino ad ora ha introdotto solo cibo liquido succhiandolo, adesso è il momento di provare la nuova esperienza del cibo semisolido e di qualche pezzo morbido da inghiottire direttamente.


Non si tratta di una alternativa al seno della mamma, ma di una nuova misteriosa e affascinante avventura, da fare in compagnia di persone fidate e rassicuranti. La maniera più efficace per procedere è anche la più semplice: “guarda Fede cosa fa papà, uhm… che buono, vuoi provare?”. Il gioco si chiama “assaggini sulla fiducia”; lo strumento è la relazione che da alcuni mesi avete iniziato a costruire con lui, quel vincolo che vi lega, frutto del piacere di stare bene assieme; il mezzo è il cibo sano, gustoso, adatto a uno che non ha denti e che sta imparando a muovere qualcosa in bocca e poi a deglutirlo… o a sputarlo. Patata e carote lesse schiacciate con una forchetta vanno benissimo, ma anche pane bagnato o pastina ben cotta. Eviteremo le cotiche o il salame fritto… ricordandoci che quello che fa male a lui fa male anche a noi e viceversa, e che prima o poi lui mangerà esattamente il nostro cibo; forse è venuto il momento di riesaminare la dieta di tutta la famiglia e cominciare a fare attenzione a quello che introduciamo.


Proporremo pochi cibi nuovi alla volta per non fare confusione e per verificarne la tolleranza, senza paura, soprattutto se in famiglia non ci sono specifiche allergie agli alimenti (e ricordati che l’intolleranza e l’allergia sono due cose molto diverse). Eviteremo quello che potrebbe inalare accidentalmente: arachidi, semi, acini d’uva (più che un elenco serve il buon senso). All’inizio mangerà piccole quantità, poi gradualmente aumenterà le dosi e la capacità di alimentarsi, ma compenserà sempre con il seno le calorie mancanti. È per questo che si chiama “alimentazione complementare”. Ci sarà il giorno in cui Federico mangerà un po’ di tutto e in grandi quantità, a quel punto sarà la poppata al seno a diventare marginale; una coccola serale per ora irrinunciabile (se potesse parlare ci direbbe; “dove è scritto che una cosa esclude l’altra?”).


È più facile che Federico accetti volentieri il cibo multicolore e multisapore da te e da altri parenti o amici, mentre a Luisa continuerà a chiedere il rassicurante e antico rito della tetta; ma se mangiate assieme, anche imitare la mamma e le cose strane che si porta alla bocca può diventare un gioco molto interessante. A questo punto viene spontanea la domanda: ma mangerà abbastanza? Introdurrà sufficienti calorie, le giuste dosi di proteine e grassi? La risposta è la stessa che abbiamo dato per l’allattamento a richiesta: anche con quella modalità ci siamo convinti che i suoi bisogni nutrizionali sono regolati dal suo istinto ed è innata la capacità di autoregolarsi. Perché a 6-8-9 mesi questa competenza dovrebbe essere persa e non più valida?


E le vecchie pappe? Non sono diventate velenose, si possono continuare a usare, ma con qualche accorgimento. Innanzitutto evitando di cucinare porzioni fisse che il bambino è obbligato ad assumere fino all’ultimo cucchiaio; la fame è variabile, e anche la voglia di mangiare cambia da un giorno all’altro, in relazione a molti e diversificati fattori (per lui come per noi). L’altra attenzione riguarda la variabilità delle pappe, del loro sapore e quindi di quello che ci mettiamo dentro: mangiare sempre gli stessi sapori, oltretutto mescolati, stancherebbe chiunque, figuriamoci uno che ha un intero mondo da esplorare e non può perdere tempo con la solita minestra…


Che sia una modalità libera o una più schematica, ricordati che non state soltanto alimentando Federico, state condividendo assieme un’esperienza che utilizza il cibo. L’educazione al gusto, il piacere di mangiare, il senso di sazietà, la condivisione, non prevedono il conflitto né lo stress legati a modalità alimentari rigide e coercitive. Non potete rischiare di condizionare il vostro rapporto con lui per un cucchiaio di minestrina che resta nella scodella. Anche la modalità di offerta del cibo è importante: Federico deve conoscere ed esplorare quello che mette in bocca, deve toccarne la consistenza e farne esperienza concreta, gli attrezzi da tavola vengono dopo e sono un prolungamento delle sue dita. Ci chiederà di fare da solo (come intuì tanto tempo fa la Montessori: “aiutami a fare da solo”), e l’esperienza del pasto rappresenterà per lui un’occasione privilegiata per sperimentare autonomia e iniziativa. Bisogna soltanto accettare di imbrattare un po’ faccia, vestiti e cucina, e lasciarlo ammirare orgogliosamente il disastro.

L'allattamento spiegato ai papà
L'allattamento spiegato ai papà
Alessandro Volta, Ciro Capuano
Il sostegno essenziale per mamma e bambino.Tutto quello che un papà deve sapere per provvedere all’aiuto e al sostegno indispensabili alla coppia madre-figlio durante l’allattamento. In questi ultimi tempi, moltissime mamme si sono riappropriate dell’allattamento al seno, dopo decenni di oblio. Talora però resta da persuadere uno degli attori più importanti affinché si stabilisca e prosegua un buon allattamento: il papà. L’allattamento spiegato ai papà è un agile e simpatico volumetto in cui i pediatri Alessandro Volta e Ciro Capuano raccontano a un immaginario padre tutte le cose che ogni papà deve sapere per provvedere all’aiuto e al sostegno indispensabili alla coppia madre-figlio. La prefazione è firmata dal famoso dottor Sergio Conti Nibali, direttore della rivista UPPA (Un Pediatra Per Amico). Conosci l’autore Alessandro Volta, pediatra e neonatologo, è padre dei tre ragazzi e di una bambina in affido. È responsabile dell'assistenza neonatale negli ospedali di Scandiano e Montecchio Emilia e membro della Commissione Nascita dell'Emilia Romagna. Cura il sito www.vocidibimbi.it Ciro Capuano, nato a Napoli nel 1967, lavora come pediatra presso il Nido dell'U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Montecchio Emilia ed è formatore per il personale sanitario sull'allattamento al seno secondo le linee guida OMS/Unicef. Si interessa di medicina integrata e delle tematiche inerenti il microbioma materno-infantile in epoca perinatale.