L’ABC dell’allattamento materno
Che cosa è necessario sapere per allattare? Per milioni di anni le femmine della specie umana hanno allattato i propri figli senza il bisogno di seguire corsi né di leggere guide sull’argomento. Contrariamente a ciò, oggigiorno ci sono donne che si ritrovano a fare dei veri e propri “master in allattamento materno” nelle settimane che seguono la nascita del loro bambino. In alcuni casi il master va oltre e la madre si trasforma in una specialista di “lattoingegneria”. Come ci raccontava Stella nelle settimane successive al suo cesareo:
“Consultai più di sei specialisti diversi, prima davo il seno a mio figlio, poi completavo con un po’ del mio stesso latte tirato in precedenza che gli davamo con un DAS [dispositivo di allattamento supplementare], e se ne voleva ancora gli davo latte in polvere, dopodiché, mentre il padre portava a spasso il bambino, io tentavo di nuovo di tirarmi il latte con il tiralatte per cercare di aumentare la produzione mentre nel frattempo leggevo libri per specialisti in allattamento al seno per cercare di capire come mai Lucas non prendeva peso. Fra l’inizio di una poppata e l’altra a volte non avevo nemmeno il tempo di andare in bagno e, come se non bastasse, mi sentivo una madre capricciosa che si incaponiva a voler proseguire l’allattamento nonostante tutti quanti mi consigliassero di lasciar perdere e di passare al latte artificiale. Mio figlio continuava a non prendere peso secondo i parametri raccomandati e il salotto di casa mia sembrava una biblioteca di allattamento materno e un laboratorio di mungitura…”
Sfiancante e angosciante. Lucas era nato con un cesareo ed erano trascorse più di ventiquattro ore senza che potesse attaccarsi al seno per la prima volta, non succhiava bene, sua madre si era preparata durante la gravidanza per poter allattare… A volte le cose si complicano a tal punto che diventa molto difficile distinguere il problema dalla soluzione e, senza una valida diagnosi di quello che sta accadendo in realtà, può essere molto difficile continuare. L’allattamento dopo il cesareo non dovrebbe essere né un sacrificio né un supplizio.
Vediamo in primo luogo come si produce il latte materno.
Il primo concetto importante è che il seno non è un deposito di latte, bensì una fabbrica, il secondo è che il responsabile della produzione è il tuo bambino. Il latte si produce a mano a mano che il bambino succhia. Infatti il seno, nel percepire come il piccolo succhia il capezzolo, invia un messaggio al cervello affinché produca più prolattina, che è l’ormone che induce la secrezione del latte nella mammella. Quanto più tempo il bambino trascorre succhiando, quanto più aumenterà la produzione di latte. Solo il tuo bambino sa quando deve succhiare. Ecco il perché dell’allattamento a richiesta. Che cosa significa esattamente? Significa che, durante i primi giorni, settimane, mesi di vita, il bambino dovrà stare sempre molto vicino alla sua mamma e, non appena aprirà la bocca alla ricerca del capezzolo o semplicemente piangerà, bisognerà allattarlo. Detto così sembra facile, ma qual è il peggior nemico dell’allattamento a richiesta? L’orologio. Quel maledetto orologio. Perché quando una madre allatta a richiesta, è anche possibile che il bambino trascorra quaranta minuti succhiando da uno stesso seno, che dopo si addormenti, che passato un quarto d’ora si svegli e cominci a succhiare dall’altro seno per altri cinque minuti e che poi non ne voglia più. E può darsi che proprio in quel momento la sua nonna orgogliosa ne approfitti per tenerlo un po’ in braccio e che, dopo otto minti, il piccolo si rimetta a piagnucolare e, quando la mamma decide di attaccarlo di nuovo al seno, sua madre le dica “Ma lo attacchi di nuovo? Non vedi che non può avere ancora fame?” Se la madre non dà retta alla nonna e allatta altri venti minuti, la nonna potrebbe insistere: “Forse il tuo latte non lo sazia, visto che hai perso tanto sangue con il cesareo…”. E se la madre dà retta alla nonna e non allatta, il bambino avrà fame e il seno perderà venti minuti che gli consentirebbero di incrementare la produzione del latte. In questo modo si instaura un circolo vizioso molto pericoloso: quando si cerca di controllare il tempo che il bambino trascorre attaccato al seno è assai probabile che non soddisfi il suo appetito per cui piangerà, prenderà peso più lentamente e sarà molto più facile che l’allattamento presto finisca. Il modo per evitare tutto ciò è l’allattamento a richiesta: il bambino decide quando attaccarsi al seno e quando staccarsi e nessuno controlla il tempo né tanto meno il numero di poppate giornaliere. Se è lui stesso a staccarsi dal seno alla fine della poppata, possiamo essere sicure che ha ricevuto il latte finale, che è molto più grasso e pertanto ricco di calorie.
Il latte viene prodotto a mano a mano che il piccolo succhia, ciò significa che il latte non finisce mai: fintanto che il bambino succhia ci sarà latte. Per questo l’affermazione di molte madri che dicono “Mi sta finendo il latte perché non ho più il seno gonfio” è priva di significato. Fino a quando il bambino succhierà, ci sarà latte a sufficienza. Quindi non si possono trarre conclusioni nemmeno in base al tiralatte: ci sono madri che riescono a estrarre 120 millilitri in cinque minuti e altre che ne ottengono 10 dopo 20 minuti di mungitura con un tiralatte elettrico e che si demoralizzano.
Ma ciò non significa che la donna che ne estrae 10 non abbia latte e debba passare al biberon: se continua ad allattare al seno a richiesta tutto andrà bene. Il tiralatte non dovrebbe essere mai usato come una “prova” di allattamento. Anche quando il bambino ha già tre o quattro anni e continua ad attaccarsi una o due volte al giorno, ci sono madri che raccontano: “Se mi spremo il seno, a malapena ne esce una goccia” (In realtà il tiralatte dovrebbe essere usato solamente in via del tutto eccezionale; per molte donne è una fonte di stress ed è molto più semplice tirare il latte manualmente una volta che un’altra madre ci avrà insegnato come farlo).
Un altro concetto importante è che l’allattamento deve essere iniziato nella prima ora di vita. Quando tutto è andato bene durante il parto, in quella prima ora il neonato cerca istintivamente il seno della mamma e si attacca praticamente da solo. Quanto prima si offrirà questa poppata, tanto più tutto sarà facile. Nei primi giorni si produce colostro, un latte speciale molto ricco. Se per qualche motivo la madre non è potuta restare con suo figlio nelle prime ore di vita, la cosa più importate è chiedere e insistere di poterlo fare al più presto. Se l’allattamento non viene iniziato in quella prima ora, sarà molto più difficile, ma ciò non significa che sia impossibile. Se l’incontro madre-figlio si verifica due, dodici o venti ore se non addirittura giorni dopo la nascita, il metodo dovrebbe essere lo stesso. Bisogna sempre mettere il bambino nudo sul petto della mamma, come se fosse appena nato e concedergli tutto il tempo che vuole e, poco a poco, offrirgli il seno. Si è sempre in tempo per cominciare l’allattamento. A dimostrazione di ciò vi sono donne che sono riuscite ad allattare bambini adottati e altre che sono riuscite a riprendere l’allattamento quando il bambino aveva ormai quasi due mesi e prendeva solo il biberon (fenomeno conosciuto come riallattamento).
La fiducia è un fattore chiave nell’allattamento: ogni madre produce l’esatta quantità di cui ha bisogno il suo bambino. Per questo non valgono i confronti. Non importano le dimensioni del seno (la differenza di grandezza fra un seno e l’altro è dovuta al tessuto grasso e non alla ghiandola che produce il latte). Non importa se il bambino è molto piccolo o se pesa 4,5 chili. Se gli si offre il seno a richiesta sin dall’inizio sarà sempre sufficiente (le eccezioni sono, come dice il nome stesso, eccezionali). In realtà il bambino ha solo bisogno di quello: seno a richiesta. Ma la maggior parte delle madri necessita di un forte sostegno emotivo, perché non siamo abituate a fidarci del nostro corpo. Dove ottenere questo appoggio? Nulla di meglio di un’altra madre che ha allattato per lungo tempo con soddisfazione. I gruppi di sostegno all’allattamento svolgono un ruolo chiave in una società in cui molte donne partoriscono i propri figli lontane dalle loro madri e dalla loro famiglia e dove pochi hanno visto e conosciuto donne che allattano. I gruppi di sostegno offrono un aiuto impagabile e consentono di conoscere ogni tipo di esperienza: madri che hanno potuto allattare gemelli o prematuri, madri che sono riuscite a riallattare dopo che il loro bambino era stato praticamente svezzato o madri che hanno allattato nonostante avessero subìto precedentemente un intervento di mastoriduzione. Ma soprattutto i gruppi di madri rinforzano la fiducia della donna nelle sue capacità di allattare (fiducia che a volte gli specialisti non hanno).
Il peso del bambino è a sua volta un pensiero assillante che mina progressivamente la fiducia di molte madri nelle proprie capacità di allattamento. Le curve di crescita più utilizzate si basano su bambini alimentati con latte artificiale e proprio ora si è scoperto che l’allattamento al seno è la migliore arma per prevenire l’obesità infantile. Per questo, se davvero il peso è un problema (vale a dire se il bambino non prende peso o piuttosto perde peso, cosa piuttosto rara), prima di optare per l’allattamento artificiale bisogna trovare un bravo pediatra che incentivi l’allattamento e che riesca a scoprire la vera causa del problema invece di “risolverlo” sopprimendo l’allattamento al seno.