CAPITOLO III

Recupero fisico dopo un cesareo

Il cesareo è un intervento di chirurgia maggiore, paragonabile a un intervento di appendicectomia (l’incisione del cesareo è di fatto più lunga), o di colicisti. Tuttavia, lo stesso termine “cesareo”, favorisce la sottovalutazione dell’intervento: “fare un cesareo” dà l’impressione di essere molto meno drammatico che dire “hanno dovuto operare per estrarre il bambino”, oppure “è stata sottoposta a un intervento di chirurgia maggiore addominale per partorire”. Inoltre, il cesareo è l’unica situazione in cui una paziente appena operata deve occuparsi di un neonato nelle ore immediatamente successive all’intervento.


In alcune società, la tradizione prevede che le puerpere rimangano in uno stato di semi riposo nelle settimane che seguono la nascita. La madre della partoriente e altre donne della comunità si occupano delle faccende domestiche affinché lei possa dedicarsi esclusivamente ad allevare il bambino. Viene rispettata l’importanza di queste prime settimane di vita del neonato, ed è risaputo che, affinché si stabilisca un solido vincolo e l’allattamento proceda senza problemi, la madre e il bambino hanno bisogno di stare in contatto per la maggior parte del tempo.


Nella nostra società, invece, le tradizioni hanno ceduto il passo a nuove abitudini che poco o nulla consentono di vivere la maternità. Molte donne partoriscono i loro figli lontane dalla famiglia di origine e possono a malapena contare sull’appoggio di altre donne. Anche quando vive vicina alla famiglia, spesso la madre si preoccupa di pulire e sistemare tutta la casa affinché risplenda per quando arriveranno i nonni o gli amici, visitatori che contempleranno il bambino e che probabilmente chiederanno se è buono o no. La presunta “bontà” del neonato viene solitamente stabilita in base a due criteri: il numero di ore che il bambino dorme di seguito senza svegliarsi e se è in grado di non piangere per lunghi periodi di tempo senza che nessuno lo tenga in braccio. Per il resto, l’onnipresente mito della bellezza perseguita anche le neomamme. Nelle riviste specializzate in puericultura, non mancano mai gli articoli su “Come recuperare la tua linea mentre giochi con il tuo bambino”, come del resto nei programmi televisivi si elogia la rapidità con la quale la VIP di turno ha recuperato una perfetta forma dopo aver partorito. “Essere madre è la cosa più meravigliosa che mi sia accaduta nella vita” è una frase frequente nelle copertine delle riviste di cronaca rosa e probabilmente è vero. Ma ciò non impedisce che le prime settimane o i primi mesi dopo il parto possano essere pieni di momenti angoscianti o semplicemente non assomiglino per nulla alla visione sdolcinata della maternità che i mezzi di comunicazione ci propongono.


Noi donne che siamo diventate madri in sala operatoria, con un cesareo, affrontiamo questa situazione con una difficoltà in più: l’intervento è comunque un fattore molto debilitante e quanti ci circondano, molto spesso, non si rendono conto della particolarità del nostro recupero.


Dopo un cesareo si ha bisogno di riposo e di molta tranquillità. Il recupero può essere molto diverso da donna a donna, perfino una madre sottoposta a vari cesarei può raccontare quanto siano stati diversi i suoi post-parto. Ovviamente lo stato di salute della madre prima della gravidanza e del parto influisce notevolmente. Allo stesso modo, la modalità in cui è stato praticato il cesareo e la presenza o meno di complicazioni successive, incideranno sensibilmente sul ritmo del recupero. Da un punto di vista fisico, alcune donne si riprendono immediatamente, mentre altre possono impiegarci varie settimane o mesi. Il problema è che non si può sapere in anticipo a quale categoria si appartiene, se ci si riprenderà in fretta o se il dolore e altri disturbi dureranno mesi o anni. Per questo, e proprio perché si tratta di settimane preziose per la vita del neonato e della famiglia, è preferibile andare piano e prendere seriamente la necessità di riprendersi dall’intervento.


Ad ogni modo, bisogna prendersela con calma ed evitare odiosi paragoni. In realtà l’unica cosa di cui ha bisogno il bambino è il seno materno e che la madre sia riposata, pertanto tutto il resto si può rimandare a un altro momento.


Le prime settimane di vita sono un periodo estremamente importante e cruciale per lo sviluppo affettivo del tuo bambino. Cerca di non occuparti di nulla che non siano il tuo recupero e il tuo bambino. Anche se ti senti bene, ti conviene fare le cose con calma: a volte l’euforia di sentirsi bene fa sì che si approfitti per risolvere tutto quello che si era lasciato in sospeso, con il carico aggiunto del bambino, ed è molto frequente che a una giornata positiva seguano due o tre giorni di profonda stanchezza. Inseguendo il mito diffuso di Superwoman, noi donne facciamo fatica a fermarci quando siamo stanche o a rimanere qualche giorno senza fare altro che riposare a letto, contemplando il nostro bambino o sonnecchiando fra una poppata e l’altra. Per questo è importante che chi sta accanto alla madre si renda conto dell’aiuto di cui ha bisogno e che lei stessa sappia chiederlo e accettarlo. Non bisogna avere alcuna fretta: ascoltando il nostro corpo e dandogli tempo, probabilmente esso tornerà a funzionare come prima. La maggior parte delle donne si sente fisicamente recuperata da un cesareo circa sei settimane dopo il parto, ma questa non è una regola matematica; c’è anche chi ci impiega sei mesi.

La degenza in ospedale

Le cure che l’ospedale fornisce dopo un cesareo variano molto da struttura a struttura. Alcune circostanze, quali ad esempio il sovraffollamento del reparto di ostetricia o l’insufficienza del personale di infermeria, possono far sì che le cure prestate non siano ottimali. A questo va aggiunta la filosofia che segue ciascun ospedale o reparto di ostetricia. Presso alcuni reparti il personale da anni lavora al fine di umanizzare le cure fornite alle madri e ai neonati: in altri, ci si dimentica ancora del fatto che il post-parto è un periodo molto particolare nella vita di una donna e del suo bambino e il trattamento che si riceve differisce assai poco da quello prestato al resto delle pazienti, vale a dire che non si rispetta l’unità familiare, che la madre e il bambino devono rimanere separati tranne che per alcuni momenti più o meno brevi, che non è permesso al padre di rimanere in ospedale durante la notte, ecc. Proprio come l’allattamento stesso può essere avviato durante la prima ora successiva al cesareo (a meno che un’urgenza medica lo impedisca, fatto alquanto eccezionale) non vi è nessuna ragione per cui i bambini nati con cesareo debbano di prassi rimanere separati dalla loro mamma e dal loro papà.


È importante che il post-parto venga seguito da ostetriche che conoscono i segreti dell’allattamento, della puericultura e del post-parto materno. Devono essere disponibili verso le richieste della madre al fine di potenziare il vincolo materno-infantile. Questo aspetto è fondamentale nel caso di un cesareo.


Tuttavia, indipendentemente da quale sia la pratica abituale dell’ospedale o della clinica nella quale è stato effettuato il cesareo, potete sempre richiedere (verbalmente e per iscritto è solitamente più efficace) una serie di misure che faciliteranno il recupero della madre. Se queste misure non sono facili di ottenere, ci si può anche rivolgere al Servizio di Attenzione al Paziente o richiederlo direttamente al Primario.


In realtà, se ti hanno praticato un cesareo, non dovresti mai rimanere sola nei primi giorni. Per quanto tu possa sentirti bene, avrai bisogno di aiuto per muoverti, per andare in bagno, per prendere il bambino o, semplicemente, per rispondere alle telefonate. La notte è un momento particolarmente delicato: è quando la madre si sente più stanca e quando il bebè solitamente piange.


Non vi è alcun motivo per cui debbano di regola separarti dal tuo bambino. Sebbene sia vero che, come madre convalescente, hai bisogno di riposare, se il padre o un altro familiare rimangono con te e con il tuo bambino in camera potranno cambiargli il pannolino, cullarlo dopo le poppate, aiutarlo a fare il ruttino o tenerlo in braccio per lunghi periodi accarezzandolo: il posto migliore in cui il neonato si possa trovare è fra le braccia di una persona amata. In questo modo tu potrai riposare fra una poppata e l’altra. Molte donne preferiscono dormire con il loro bambino accanto e in questo modo ottengono un doppio beneficio: il bambino può attaccarsi a richiesta e loro riposano mentre allattano.


La madre e il bambino devono rimanere insieme e in compagnia di qualcuno, ma è importante e necessario limitare le visite. Quando qualcuno è in convalescenza dopo un intervento di chirurgia maggiore, non ha certo bisogno di avere in camera sei persone che parlano fra di loro. Molte madri raccontano di sentirsi in dovere di acconsentire alle visite perché tutta la famiglia desidera conoscere il bambino, ma il loro stato d’animo può cambiare imprevedibilmente durante la giornata: la mattina sono piene di energia, mentre verso il pomeriggio desiderano soltanto piangere sotto le lenzuola. Per questo è conveniente limitare al massimo le visite; al resto della famiglia e degli amici si possono mostrare foto e video e spiegare loro che il momento in cui conosceranno il bambino sarà un giorno molto speciale per tutti, perciò la madre desidera rinviarlo fino a quando si sentirà più in forma.


Cerca di riposare il più possibile e ogni volta che il bambino dorme. Il riposo è fondamentale. Il numero di ore dormite nei giorni dopo il parto è un fattore di predizione della depressione post-partum: più dormirai e meno ti perderai d’animo. Benché si tratti di periodi assai corti, i piccoli riposini durante il giorno faciliteranno la tua ripresa. Questo è uno dei compiti principali di chi rimane accanto alla madre: evitare che venga interrotto il sonno della madre con telefonate, visite, ecc.

La verità è che noi madri, oggigiorno, abbiamo spesso difficoltà a chiedere aiuto. Abituate a una vita indipendente ed emancipata nella quale noi stesse risolviamo tutti i nostri problemi, di solito non accettiamo il riposo e facciamo fatica ad adeguarci all’idea di poter chiamare l’infermiera in qualsiasi momento: abbiamo l’impressione di sembrare noiose o di disturbare e sovraccaricare i sanitari con le nostre richieste. A volte ci dimentichiamo che il personale sanitario è lì per occuparsi della madre e del bambino. Tuttavia, nei primi giorni dopo il cesareo, soprattutto se si è primipare, bisognerebbe sempre avere a portata di mano il campanello per chiamare l’infermiera e manifestare anche il più piccolo dubbio.


Uno degli aspetti più importanti da ricordare è che l’evoluzione del cesareo è molto più favorevole se il dolore viene opportunamente trattato. Bisogna assumere i calmanti necessari; il dolore post-chirurgico è reale, non è un’immaginazione né un sintomo di debolezza. Non bisogna aver timore di danneggiare il bambino trasmettendogli i farmaci attraverso il latte: la maggior parte di essi non gli creerà alcun problema1. Al contrario, il mancato trattamento del dolore può intralciare notevolmente l’inizio dell’allattamento e il recupero fisico della madre. Inoltre può essere prevenuto facendo attenzione alla postura assunta, usando cuscini su cui poggiare per girarsi, sedersi, tossire o quando si allatta. Chiedi aiuto anche per muoverti, sederti e camminare.

È consigliabile non rimanere troppo tempo nella stessa posizione e soprattutto evitare di stare a letto troppo a lungo. E più opportuno alzarsi con l’aiuto di qualcuno entro 24 ore dall’intervento (in questo modo si previene la formazione di trombi nelle vene che potrebbero causare serie complicazioni). In un cesareo con normale evoluzione, il catetere vescicale può essere rimosso dopo 8-12 ore, al massimo dopo 24, per evitare infezioni urinarie. Nel frattempo bisogna fare attenzione al catetere poiché a volte si può ostruire e la ritenzione dell’urina causa un dolore insopportabile. Alcune donne notano, una volta tolto il catetere, di avere perdite d’urina o addirittura accusano una perdita di sensibilità; solitamente si tratta di un effetto transitorio. Il giorno dopo l’intervento puoi anche fare la doccia, con l’aiuto di qualcuno, se ne senti il bisogno. Dopo di che ti verrà cambiata la medicazione della ferita e ti verrà applicato un disinfettante. È bene lasciare per un po’ di tempo la ferita scoperta affinché si asciughi bene. Una doccia quotidiana aumenta l’autostima, ti fa sentire pulita e bella. Prova a passeggiare un po’ per la stanza, a sederti sulla sedia e a sdraiarti sul letto. Aumenta progressivamente la durata della passeggiata e il tempo che trascorri seduta. Per rimanere in piedi e passeggiare c’è chi raccomanda l’uso di una fascia post-parto (più che in un parto vaginale) che sostenga in modo efficace la zona della ferita, così da ridurre il dolore mentre cammini, tossisci o ridi. Questo ti può consentire di camminare più eretta e senza sostenere la ferita con le mani.


Una cosa che spesso non viene tenuta in considerazione nei parti, e meno ancora nei cesarei, è che la placenta appartiene alla madre. Nei parti in casa o in alcuni reparti maternità ci sono ostetriche che propongono alla madre cha ha appena partorito di mangiare la placenta (cruda, a piccoli pezzetti o frullata con succo di arancia o papaia), per il suo effetto ricostituente2. Questo accade raramente alle donne che hanno subìto un cesareo. Se lo desideri, prima del cesareo o in sala operatoria, puoi chiedere che conservino la tua placenta; sarà sufficiente che mettano il tuo nome e la conservino in un frigorifero. Anche se decidi di non mangiarla, puoi richiederla per motivi di tipo affettivo; molte famiglie decidono di piantarla nel loro giardino o in un luogo speciale. Di fatto nelle culture andine, la placenta viene restituita alla madre terra, la Pachamama, in segno di gratitudine e gioia per la nuova vita ricevuta.

Alcuni disturbi frequenti

La stitichezza successiva all’intervento è un disturbo frequente dopo un cesareo. Con l’anestesia, epidurale o spinale, ti possono somministrare liquidi dopo 8-12 ore dall’intervento. Prima, solitamente, offrono un po’ d’acqua fino a che sono sicuri che sia ben tollerata, poi succhi o brodo. La dieta leggera, vale a dire alimenti come la purea o il pollo lesso possono essere assunti dopo 16-24 ore, mentre la dieta normale dopo 36-48 ore. In alcuni reparti maternità vengono messe a disposizione delle sedie a dondolo nelle stanze di degenza poiché si tratta di un oggetto assai indicato quando ci si occupa di un neonato. È consigliabile usare una sedia a dondolo non appena possibile, per accelerare il recupero fisico e ridurre la ritenzione di aria. L’aria distende l’addome e il dolore può essere piuttosto intenso. Le infusioni (come la camomilla), e soprattutto camminare, aiutano a eliminarla. Se hai defecato il giorno del cesareo, è possibile che attendano 72 ore prima di prescriverti un lassativo, come ad esempio una supposta di glicerina. Più tardi sarebbe sconsigliabile. Questo metodo può essere utilizzato quotidianamente per evitare la ritenzione delle feci e sforzi dolorosi.


Alcune donne accusano prurito in tutto il corpo, che può arrivare a essere assai fastidioso. È causato dai farmaci derivati dagli oppiacei e utilizzati nell’anestesia del cesareo. Di solito passa dopo due o tre giorni. Questo disturbo non si manifesta solitamente in caso di anestesia epidurale. Dopo qualche giorno può diventare fastidioso il prurito del vello pubico che ricresce. Per evitarlo, prima del cesareo, si può chiedere che si rada il meno possibile la zona.


La sudorazione abbondante e i brividi sono normali nel post-parto. Come durante la gravidanza, nel post-parto e all’inizio del allattamento, la temperatura del corpo della madre è più alta del solito, ed è causa di una maggiore sudorazione. Questo si accentua 48-72 ore dopo il parto, sia vaginale sia cesareo, quando avviene la montata lattea; in questa circostanza la madre può arrivare ad avere un temperatura di 38 °C per alcune ore.


L’anestesia spinale, una variante dell’anestesia epidurale, usata solo per i cesarei, può causare cefalee, a volte intense, nei giorni successivi al cesareo. È un dolore che migliora con analgesici e riposo in posizione orizzontale.


La durata della degenza in ospedale è variabile. Nella maggior parte dei centri solitamente si dimette 5 o 6 giorni dopo il cesareo. Se il recupero si svolge in modo favorevole, alcune donne escono al terzo o quarto giorno dall’intervento.


Se non ti senti a tuo agio in ospedale e soprattutto se non riesci a dormire bene, puoi valutare di chiedere la dimissione a partire dal terzo giorno. Se tre o quattro giorni dopo, la ferita non presenta complicazioni, le cure da prestare sono assai semplici: acqua e sapone una volta al giorno, ferita ben asciutta e scoperta, disinfettante non iodato (clorexidina) e garze protettive. Se invece il bambino deve rimanere ricoverato, si può chiedere di restare in ospedale più a lungo, poiché recarsi da casa all’ospedale varie volte al giorno per vedere il bambino o allattarlo non agevolerà in nessun modo il recupero fisico dopo il cesareo.

Una volta a casa

L’aiuto domestico è il miglior investimento per il tuo recupero fisico: è meglio se non ti occupi di nulla. Bisogna solo saper chiedere aiuto alla famiglia o agli amici che, invece di fiori e cioccolatini, potrebbero portarti pasti pronti da mettere in freezer per i giorni successivi, fare la spesa o il bucato, farti un massaggio o portare a passeggio il figlio più grande. Gli aiuti sono sempre pochi.


Òccupati solo di te stessa e del tuo bambino. Non sollevare nulla che pesi più di lui. Ad ogni modo non ti angosciare pensando che potrebbero saltare i punti interni o esterni per via del troppo movimento. Il dolore che senti è un dato sufficiente ad avvisare della possibile rottura dei punti della cicatrice. Prepara vari fasciatoi affinché ti sia più facile mantenere il bambino pulito.


Controlla quotidianamente la tua cicatrice o chiedi a qualcuno di controllarla. Se diventa più rossa o mostra sintomi di infezione rivolgiti alla tua ostetrica. A volte il corpo reagisce contro il tessuto della sutura e si formano delle specie di granulomi; i punti fuoriescono, ma ciò non significa che la ferita uterina non sia cicatrizzata. Capita di frequente che la ferita rilasci in qualche punto un liquido chiaro, a volte contenente sangue; è il siero che si è accumulato sottopelle e non è segno di infezione. Accade spesso che bordi della ferita si induriscano; è normale. In questi casi un rimedio efficace e innocuo per facilitare il recupero della ferita è fare degli impacchi di argilla usando una garza protettiva per agevolarne il cambio ogni due-tre ore. Si sa con certezza che l’argilla applicata localmente ha una potente azione antisettica, antinfiammatoria e cicatrizzante. Facilita il drenaggio sottocutaneo, migliorando così l’indurimento della pelle stessa. La reazione granulomatosa alle suture può essere evitata tralasciando di mettere punti sul tessuto sottocutaneo (grasso). Recenti studi hanno dimostrato che la maggior parte delle volte sono inutili se non addirittura controproducenti, oltre ad essere esteticamente sconsigliabili.


Mangia in modo sano e bevi molti liquidi. Il miglior modo per facilitare la cicatrizzazione uterina è alimentarsi in modo equilibrato nei giorni successivi al cesareo. Assumi per tre o quattro settimane un integratore di ferro, biologico (non crea disturbi di stomaco) o acquistato in farmacia. Fai in modo di avere una bottiglia d’acqua a portata di mano quando allatti, poiché la sensazione di sete è intensa e istantanea subito dopo aver incominciato; in questo modo ti risparmierai inutili fastidi. Inoltre durante l’allattamento non si beve mai abbastanza.


Aumenta progressivamente l’attività senza avere fretta. Prendere un po’ di sole, anche in inverno, accanto alla finestra, è un beneficio sia per la madre che per il bambino. Al neonato fa molto bene ricevere luce solare – mai il sole diretto – per metabolizzare la bilirubina che giunge alla pelle e la ingiallisce nei giorni immediatamente successivi alla nascita. Questo processo, privo di gravità salvo in rare occasioni, avviene quando vengono distrutti i globuli rossi fetali che al bambino non servono più, e che rilasciano bilirubina come residuo metabolico. Viene messo il bambino in una stanza riscaldata vicino a una finestra con il solo pannolino addosso affinché la luce agisca sulla superficie del corpo.

Cure particolari

Quanto durano le lochiazioni? Dopo un cesareo alcune donne hanno perdite per svariati mesi. Durante la famosa “quarantena” si perde sangue proprio come durante le mestruazioni; in seguito il flusso di sangue diminuisce e si hanno perdite rosse o rosso-marroni per un tempo assai variabile che proseguono con un flusso abbondante giallastro, a volte rosso o marrone, dall’odore assai forte e di durata indefinita. Se la donna è in buono stato di salute, senza febbre né dolori particolari al di fuori di quello postoperatorio, non deve considerarsi malata nonostante le perdite.


Quando è possibile fare addominali, andare in palestra o alzare pesi? È consigliabile portare una fascia post-parto quando si cammina o si sta in piedi. Riduce il fastidio, conferisce più autonomia e aiuta i muscoli addominali a ritornare al loro posto dopo la gravidanza. Dopo tre o quattro settimane si può iniziare a praticare ginnastica passiva con il bambino appoggiato sul ventre e contraendo e rilassando gli addominali. Quando i muscoli cominciano a reagire senza provocare dolore, si può iniziare progressivamente a fare “la bicicletta” da sdraiate, con le gambe sollevate.


Si può fare qualcosa affinché la cicatrice rimanga quasi invisibile? Alcune donne sono propense ad avere cicatrici assai vistose e spesse, dette cicatrici ipertrofiche o, nei casi più gravi, dei veri e propri cheloidi che provocano inoltre un fastidioso prurito. Per prevenirli è consigliabile applicare sulla cicatrice alcune pomate tipo la jarulonidasi, il Traumel (pomata omeopatica al silicio) o l’olio di rosa moscheta. Esistono alcuni preparati a base di silicone sottoforma di gel che vanno applicati sulla ferita per evitare che si formino cheloidi. Benché vi sia una certa predisposizione genetica alla loro formazione, può anche influire il tipo di sutura praticata o il filo usato (la sutura intradermica continua unisce i bordi in modo omogeneo e forse riduce questa tendenza). Benché sia un bene lasciare scoperta la cicatrice, bisogna evitare l’esposizione diretta al sole per un anno (affinché la melanina non la renda scura).


È consigliabile prendere particolari precauzioni per prevenire le infezioni alle vie urinarie? Sebbene lo stress possa favorire la cistite (e avere appena partorito viene considerata una condizione di stress), non vi è alcun motivo che provochi una maggiore incidenza di infezioni alle vie urinarie durante l’allattamento, soprattutto quando si assumono liquidi per agevolare l’allattamento stesso. Ciononostante, anche quando credi di bere molto, se l’urina assume un colore intenso, bevi più acqua; è il metodo migliore per prevenire la cistite. Anche quando se ne manifestano i sintomi, è meglio sforzarsi di assumere liquidi, applicare calore localmente nella zona della vescica e, in caso di dolore, prendere un analgesico come la buscapina e attendere un po’ prima di andare dal medico e iniziare ad assumere antibiotici, molto spesso inutili.


Quanto tempo è consigliabile attendere prima di riprendere ad avere rapporti sessuali? Benché in teoria tutto vada bene, alcune donne provano dolore nel fare l’amore per mesi se non anni. Il dolore può avere un’origine emotiva come pure fisica: può essere doloroso avere un orgasmo per via della ferita. Dopo qualche settimana la cicatrice dell’utero solitamente non dà più dolore; può essere dolorosa la spinta sull’utero durante il coito dopo il primo parto, sia vaginale che cesareo, poiché l’utero risulta essere più mobile dopo la gravidanza e la penetrazione, se lo preme in eccesso, può causare qualche disagio. È anche possibile che le contrazioni uterine dell’orgasmo si notino più intensamente per un po’ di tempo. Gli ormoni del ciclo sessuale sono ridotti per effetto della prolattina rilasciata durante l’allattamento: è frequente notare una minore lubrificazione vaginale e un ridotto desiderio sessuale coitale. Dopo il ciclo mestruale il tutto si normalizza.


Quale metodo anticoncezionale è più consigliato dopo un cesareo? Fondamentalmente la questione va affrontata come dopo un parto vaginale. Se l’allattamento al seno è esclusivo e a richiesta, si ritiene che durante i primi tre mesi dal parto esista una sicurezza anticoncezionale pari al 98 per cento (simile alla spirale), sempre che non siano riprese le regole. Si tratta del cosiddetto metodo dell’amenorrea da allattamento. D’altro canto l’applicazione di una spirale (dispositivo intrauterino), può essere effettuata dopo due mesi e mezzo o tre dal parto in caso di cesareo. È un metodo ad azione locale senza conseguenze sulla madre né sull’allattamento e garantisce un effetto anticoncezionale per diversi anni. Attualmente esiste una pillola ormonale giornaliera compatibile con l’allattamento al seno poiché priva di estrogeni. Può produrre perdite ematiche irregolari o altre alterazioni. I profilattici sono comodi, innocui, si possono usare sempre e sono sicuri. Il diaframma, poco conosciuto in Spagna dai medici e dalle donne, è un altro anticoncezionale “di barriera” molto interessante. Va rimosso dopo il rapporto, è riciclabile ed economico e, poiché va inserito prima del rapporto, non interrompe i preliminari. Lo standard medico consiglia di aspettare un anno prima di intraprendere un’altra gravidanza dopo un cesareo. Benché questo lasso di tempo non sia molto rigido, è importante tenerlo in considerazione, non tanto per il pericolo di rimanere incinte, bensì perché il primo anno di vita del bambino richiede molta energia e dedizione da parte dei genitori, soprattutto della madre3.

Il parto cesareo
Il parto cesareo
Ibone Olza, Enrique Lebrero Martinez
Solo se indispensabile, sempre con rispetto.Spesso il parto cesareo viene proposto senza una reale scelta da parte della mamma. Come è possibile renderlo il meno tecnologico possibile? Negli ultimi anni alcuni Paesi hanno registrato un allarmante incremento dei parti con taglio cesareo, al punto che per molti costituisce addirittura il modo più frequente di nascere. Senza alcun dubbio questa cultura non tiene conto delle conseguenze psicologiche, oltre che fisiche, tanto per la madre quanto per il figlio. Contro questa tendenza, il saggio Il parto cesareo di Enrique Lebrero Martinez e Ibone Olza intende incoraggiare le madri a ritrovare la fiducia nel proprio corpo e a recuperare la dignità della nascita. Il libro si rivolge quindi sia alle donne e alle famiglie, sia agli operatori sanitari, e tutti coloro che hanno a che fare con l’evento della nascita. Conosci l’autore Ibone Olza, nata in Belgio nel 1970, è madre di tre figli. È laureata in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Navarra e dottoressa in Medicina presso l'Università di Saragozza, specializzandosi in Psichiatria e svolgendo la sua attività professionale nel campo della psichiatria infantile, giovanile e perinatale. Attualmente lavora come psichiatra infantile presso un Centro di Igiene Mentale di Madrid e appartiene all'associazione El Parto es Nuestro. Dal 1996 è socia del gruppo di sostegno all'allattamento "Via Lactea" di Saragozza e nel 2001 ha fondato, insieme a Meritxell Vila, il forum virtuale Apoyo Cesareas, che fornisce supporto psicologico a madri che hanno subito cesarei e parti traumatici.