CAPITOLO III

I gatti di Pottenger

Negli anni ’40 il dottor Francis M. Pottenger jr. era proprietario di una clinica per la cura delle malattie respiratorie non tubercolari nei pressi di Los Angeles; in questa struttura i pazienti venivano trattati soprattutto mediante una riabilitazione dietetica in cui, oltre a cibi integrali e sani, era fondamentale l’uso di ormoni surrenalici, estratti dalle ghiandole surrenali di bovini. Poiché all’epoca non vi erano procedure chimiche per standardizzare tali estratti, chi li produceva doveva per forza di cose effettuare esperimenti su animali per dosarne la potenza: dal momento che i gatti muoiono senza le loro ghiandole surrenali, si utilizzava l’estratto surrenalico per mantenere in vita i gatti. La dose minima per mantenerli in vita era anche misura della qualità e della potenza dell’estratto stesso.


Al fine di ottimizzare lo stato di salute dei gatti prima di sottoporli all’operazione di adrenalectomia, Pottenger li nutriva con una superdieta a base di latte crudo (non pastorizzato) di ottima qualità, olio di fegato di merluzzo e avanzi di carne cotta che comprendevano muscoli e interiora. Tale dieta era considerata dai nutrizionisti di allora la più ricca in elementi nutritivi di qualità; la tecnica chirurgica impiegata per le adrenalectomie era la più avanzata.


Ciò nonostante Pottenger doveva constatare, con sua grande perplessità, che la mortalità dei gatti durante il decorso postoperatorio era piuttosto alta.


In più, i gatti dell’allevamento erano stranamente affetti da segni di disfunzioni morfologiche e funzionali. Tutti manifestavano una riduzione della capacità riproduttiva e molti dei gattini nati in laboratorio presentavano deformità scheletriche e disfunzioni organiche.


In un momento in cui la richiesta di avanzi di carne cotta superava le forniture disponibili, Pottenger dovette accontentarsi di avanzi di carne cruda, che vennero impiegati per nutrire un gruppo di gatti a parte. Nel giro di pochi mesi si accorse che lo stato di salute generale di questi gatti era superiore a quello degli altri, ancora nutriti con gli avanzi di carne cotta: i cuccioli dei gatti nutriti con carne cruda risultavano più forti e, cosa ancora più curiosa, la loro mortalità postoperatoria si era molto ridotta.


Questa osservazione inaspettata spinse il dottor Pottenger a realizzare un esperimento controllato. Perché i gatti nutriti con carne cruda sopravvivevano alle operazioni più dei gatti alimentati con carne cotta? Perché i primi erano più forti? Perché la dieta a base di carne cotta non sembrava in grado di fornire tutti gli elementi nutritivi necessari a conservare la buona salute? Pottenger intuì che la risposta a queste domande poteva essere illuminante per capire a fondo le basi della nutrizione nei mammiferi, compresi gli esseri umani.


Lo studio dei gatti del dottor Pottenger è importante perché unico. Non esiste, in tutta la letteratura medica, un altro esperimento del genere con questa attenzione al protocollo, con un numero di campioni così elevato (900) e con un follow up così lungo (10 anni, che corrispondono, in tempi vitali umani, a circa 60 anni e 4 generazioni).


I risultati patologici e chimici vennero supervisionati da Pottenger stesso e controllati da Alvin Foord, docente di patologia alla University of Southern California e patologo all’Huntington Memorial Hospital di Pasadena. Nello studio vennero impiegati i più rigorosi standard scientifici dell’epoca, il protocollo scelto venne osservato con costanza e i controlli furono meticolosi. Le osservazioni effettuate vennero pubblicate in molti articoli su diverse riviste mediche fra il 1932 e il 1956.


Una frequente e giusta critica al lavoro di Pottenger è che esso riguarda il metabolismo dei gatti e le conclusioni che se ne deducono non possono essere estese in tutto e per tutto al metabolismo e alla dieta degli esseri umani. Va però sottolineato che Pottenger non ebbe mai la pretesa che quanto osservato sui gatti potesse essere valido al 100% per gli esseri umani; sosteneva, però, che le disfunzioni osservate nei gatti erano così simili a quelle osservabili su esseri umani che seguono una dieta a base di alimenti artificiali e denaturati, che sarebbe stato quantomeno ingenuo e imprudente trascurare tale similitudine, visto l’alto grado di degenerazione fisica nella società occidentale moderna.


Quanto poi al fatto che davvero questi risultati sui gatti non abbiano alcuna relazione con quanto avviene sugli esseri umani, almeno chi è dentista potrà dire l’esatto contrario.

L’esperimento

I gatti dell’esperimento venivano lasciati in grandi recinti all’aperto, in modo da consentire una sufficiente esposizione al sole. Avevano a disposizione anche una tettoia per ripararsi e un recipiente pieno di sabbia pulita. Ogni giorno un addetto rimuoveva i resti di cibo non consumati, puliva e riempiva i contenitori d’acqua e rimuoveva gli escrementi sepolti sotto la sabbia, accumulandoli in mucchi contrassegnati in base alla dieta dello specifico campione di gatti.


Tutti gli animali furono sottoposti alle stesse procedure di controllo. Ogni gatto aveva la propria cartella clinica, che veniva aggiornata per tutta la durata della sua vita. Tutti i gatti venivano pesati, numerati e descritti fisicamente. I cuccioli appena nati venivano descritti con cura e notizie quali la data di nascita, l’albero genealogico ed eventuali difficoltà della madre durante il parto venivano prontamente annotate. I gattini nati morti erano subito sottoposti ad autopsia, alla ricerca di anomalie o difetti di nascita visibili a occhio nudo o al microscopio.


Su alcuni gatti venne effettuato uno studio radiografico per verificare gli effetti di certe diete sperimentali sullo sviluppo scheletrico. Inoltre, sulla maggioranza dei gatti venivano determinati i valori postmortem di calcio e fosforo, sulla base delle dimensioni, del peso e del contenuto di questi minerali nei femori degli animali.


Dopo 10 anni, 600 dei 900 gatti studiati avevano la loro storia medica completamente registrata. Tutta questa documentazione è tuttora posseduta dalla Price-Pottenger Nutrition Foundation.

Risultati

Con l’impiego di diete sperimentali controllate siamo riusciti a indurre alterazioni nello sviluppo strutturale e funzionale dei gatti. Abbiamo verificato che manifestazioni allergiche e alterazioni dentali paragonabili a quelle che presentano gli esseri umani si producono mediante la manipolazione della preparazione dei cibi”.

I gatti randagi vivono di topi, uccelli, rettili, insetti, pesci e alcuni vegetali, mantenendo intatte la loro struttura e le loro capacità funzionali, generazione dopo generazione. Anche i gatti domestici, se vivono comunque all’aperto e sono allo stato semiselvatico, mantengono le loro caratteristiche peculiari di generazione in generazione.


Al contrario, i gatti a cui viene impedito di cacciare liberamente, abituati a una vita “facile” con cibi precotti a disposizione, tendono a sviluppare alterazioni corporee e funzionali.


In uno studio si confrontano due gruppi di gatti, nutriti a base di latte crudo e olio di fegato di merluzzo; unica differenza, in un gruppo mangiano carne cruda, nell’altro cotta. La carne è per tutti costituita da interiora, muscoli e ossa.

  • I gatti che mangiano carne cruda presentano un ottimo sviluppo maxillofacciale e una dentizione normale (ciò nonostante, non risultano perfetti come quelli randagi che si procurano il cibo da soli); il ricambio dei denti da latte avviene senza problemi e senza ritardi. Tali caratteristiche si mantengono costanti di generazione in generazione. Il tono dei tessuti molli è eccellente, così come la qualità del pelo; il contenuto di calcio e fosforo nelle ossa è normale; sono resistenti alle infezioni e ai parassiti; non mostrano segni di allergie; in generale si dimostrano giocherelloni, curiosi, il loro comportamento è predicibile; se lanciati da un’altezza di 6 piedi per testarne la coordinazione, atterrano sempre sulle zampe e tornano per giocare ancora; si riproducono in modo normale, senza difficoltà durante il parto; la mamma partorisce in genere 5 gattini di circa 119 grammi di peso medio, che allatta regolarmente.
  • I gatti che mangiano carne cotta, al contrario, sviluppano ogni tipo di malformazioni della faccia, delle mascelle e dei denti. Anzitutto, generano gattini tutti diversi fra loro per taglia e conformazione scheletrica (le caratteristiche fisiche non si mantengono costanti di generazione in generazione; esistono tante differenze morfologiche quanti sono i gatti, e nessun gatto risulta simile all’altro); perdono tutti i denti incisivi e la maggior parte dei molari nel giro di 3-5 anni di vita, per rammollimento delle ossa alveolari; mostrano crani allungati e ristretti, che si riducono dalla seconda alla terza generazione; per questo, anche la mandibola e la mascella si restringono, cosicché molti denti si ritrovano affollati o non riescono ad erompere; sono molto frequenti le malocclusioni da retrusione o protrusione mandibolare; i seni frontali e gli archi zigomatici sono sottosviluppati; spesso vi sono ritardi nel ricambio dei denti; l’eruzione dei denti permanenti è spesso accompagnata da gengive sanguinanti, rinorrea, febbri e stato di prostrazione generale; i denti permanenti si presentano più piccoli e di forma più irregolare; per riduzione della crescita in lunghezza delle ossa mascellari, i molari possono rimanere inclusi nel ramo mandibolare; la corona di questi denti risulta perpendicolare alla superficie masticatoria anziché parallela (come i denti del giudizio inclusi degli esseri umani); l’agenesia (assenza), soprattutto dei denti incisivi, è molto comune; le alterazioni morfologiche sono così evidenti che basta poco anche al non esperto per riconoscere un gatto di questi da uno nutrito con cibi crudi; le ossa lunghe tendono ad allungarsi, a ridursi di diametro, e possono curvarsi, con gli arti posteriori più lunghi di quelli anteriori; alla terza generazione si osserva una palese condizione di osteogenesi imperfetta.

Questi gatti poi sono affetti con più frequenza da problemi di cuore; miopia e presbiopia; distiroidismi; infezioni a reni, fegato, testicoli, ovaie, e vescica; artriti; infiammazioni del sistema nervoso con paralisi e meningiti. In essi si osserva una riduzione del volume viscerale; uno studio microscopico dei loro polmoni mostra tessuti respiratori anormali; in molti casi si ha ipotiroidismo. Le gatte sono molto irritabili e inclini alla litigiosità, danno morsi e graffi con facilità e non fanno le fusa; i gatti maschi, invece, sono troppo docili e presentano disinteresse all’accoppiamento quando non un interesse invertito; è evidente un pervertimento comportamentale, con le femmine che aggrediscono maschi piuttosto passivi: tali deviazioni non si osservano fra i gatti che si cibano di alimenti crudi.


Sono molto diffusi parassitosi e vermi intestinali; molto frequenti allergie e disturbi dermatologici che peggiorano da una generazione all’altra, con un’incidenza del 100 % alla terza generazione; le allergie più comuni sono nei confronti del latte; in questi gatti allergici, l’autopsia rivela una lunghezza del tubo digerente, che si presenta atonico e ipoelastico, in media da 72 a 80 pollici, contro i 48 dei gatti normali; gli aborti sono comuni, andando dal 25% delle gravidanze della prima generazione degenerata, fino al 70% della seconda; i parti risultano difficili, e molte femmine ne muoiono subito o dopo 3 mesi, per esaurimento; le gatte gravide mostrano infiammazioni e infezioni gengivali; le femmine manifestano crescenti difficoltà al concepimento, quando non addirittura sterilità; la mortalità fra i gattini neonati è alta, perché a volte nascono morti, altre volte sono troppo deboli per cercare il seno materno; il peso medio alla nascita è di 100 grammi.


Soprattutto, arrivati alla terza generazione, i gatti degenerati sono così instabili dal punto di vista metabolico che nessuno sopravvive oltre il sesto mese di vita, ponendo fine così alla linea riproduttiva.


Se gatti già adulti, che hanno trascorso la vita a cacciare prede vive, iniziano a essere nutriti con carne cotta, non mostrano quasi alcuna alterazione della morfologia cranica; la loro prole, però, presenterà crani anomali.


Quando i gatti della prima o seconda generazione degenerata vengono nutriti di nuovo con carne cruda, si definiscono gatti rigenerati: i loro discendenti continuano a essere nutriti con carne cruda, per misurare quanto tempo ci vuole per farli tornare animali con funzioni e morfologia fisiologiche. Ci vogliono circa 4 generazioni per ristabilire uno stato di salute normale; tuttavia, a causa delle difficoltà riproduttive, pochissimi animali riescono a riguadagnare uno stato di salute normale;le manifestazioni allergiche e le malformazioni scheletriche e dei tessuti molli persistono fino alla terza generazione di gatti rigenerati; alla quarta generazione la maggioranza dei sintomi e segni di disfunzione metabolica sono scomparsi, anche se quasi mai in modo completo.


I risultati degenerativi sono i medesimi se alla dieta di carne cotta e latte crudo si sostituisce una dieta di latte denaturato (ossia pastorizzato, oppure liofilizzato, oppure condensato e zuccherato) e carne cruda. I maggiori danni degenerativi si inducono con il latte condensato e zuccherato, seguito dal latte in polvere e infine dal latte pastorizzato.


La dieta influisce senza alcun dubbio anche sul grado di mineralizzazione delle ossa. I contenuti di calcio e fosforo diminuiscono in proporzione al grado di degenerazione dei gatti. Le loro ossa possono essere morbide, spugnose e porose. I disturbi della mineralizzazione vengono trasmessi da una mamma degenerata ai cuccioli, ma in forma aggravata. Anche l’anemia è un’altra delle patologie che possono affliggere i gatti di Pottenger.


La degenerazione sperimentale che può essere prodotta in un gattino nato da genitori di genealogia sana non raggiunge il grado di gravità di quella indotta in un gattino nato da una gatta già degenerata. Il latte prodotto da una gatta degenerata manca infatti dei nutrienti indispensabili alla crescita e allo sviluppo della prole; inoltre, l’assenza di tali nutrienti aggrava lo stato di degenerazione già presente in questi gattini sin dalla nascita. D’altro canto, se ai gattini degenerati vengono forniti adeguati nutrienti durante il periodo dell’allattamento, si può fare molto per migliorare il loro metabolismo.


La nostra esperienza ci ha dimostrato che sia le gatte che non hanno latte, sia quelle che ne hanno troppo, risultano avere problemi metabolico ormonali”.

I nutrienti presenti nei cibi crudi, efficaci nel promuovere la crescita e lo sviluppo fisiologici nei gatti, sono termolabili, ossia vengono alterati o distrutti con facilità dal calore e dall’ossidazione (contatto con l’aria). Sappiamo con certezza che la normale cottura denatura le proteine, rendendole più difficili da digerire. Tutti gli enzimi tissutali vengono inattivati. La vitamina C e altre del complesso B vengono anch’esse danneggiate, e i minerali vengono resi meno solubili per alterazione del loro stato fisico-chimico.


È molto probabile, pertanto, che l’induzione sperimentale della degenerazione metabolica nei gatti sia riproducibile semplicemente alterando lo stato fisico-chimico dei cibi presenti nella loro dieta.

Conclusioni

Possiamo ritenere che un esperimento effettuato sui gatti sia per noi di reale interesse pratico? Noi siamo esseri umani, siamo diversi, non possiamo essere paragonati ad altri animali…


Io stesso, prima di occuparmi più in profondità della storia dei gatti di Pottenger, ho sempre avversato la facile tendenza a trarre conclusioni che si basino su ricerche animali, soprattutto quando si vuole far intendere che quanto succede negli animali sia sovrapponibile a quanto avviene nell’essere umano.


Eppure la questione qui sembra diversa.


Non solo per l’accuratezza del metodo adottato e la vastità dell’esperimento (sugli esseri umani uno studio con questi criteri di qualità non è stato mai pubblicato), ma soprattutto perché i risultati sono davvero sorprendenti: i gatti manifestano, con le stesse tempistiche in termini generazionali, lesioni analoghe a quelle degli esseri umani che vadano incontro a una transizione epidemiologica simile a quella dei primitivi inurbati e civilizzati di Weston Price.


I gatti, dopo un massimo di due generazioni in condizioni di vita “artificiale”, iniziano a manifestare lesioni caratteristiche (quindi non casuali) analoghe a quelle manifestate dagli esseri umani.


Le più precoci sono a livello dei denti. Alla luce delle esperienze di Price e Pottenger i denti storti, le agenesie (denti che non nascono perché non presenti nemmeno come gemma dentale), le inclusioni dentarie, i denti più piccoli fino a sembrare conoidi, i denti del giudizio che non erompono perché inclinati in avanti, nonché i ritardi nello sviluppo dello scheletro della faccia sul piano frontale e sagittale (cioè di profilo) acquisiscono un significato diverso.


Tra le problematiche più precoci troviamo, fra i gatti, le stesse allergie che hanno i nostri figli; e, cosa davvero curiosa, perfino gatti con le estremità più lunghe, quindi gatti più “alti” (se fossero dotati di stazione eretta come noi).


Chi non è rimasto meravigliato della bassa statura delle persone fino ad appena cinquant’anni fa? Se entriamo in un vecchio convento o osserviamo la lunghezza dei sarcofagi in pietra nelle antiche chiese, ci stupiamo di quanto gli stipiti delle porte fossero bassi e di quanto i sarcofagi fossero corti. Si ritiene, in genere, che la maggiore altezza delle ultime generazioni sia da collegarsi a un miglioramento nelle condizioni di vita, ma non possiamo evitare che gli esperimenti e le osservazioni dei due medici della prima metà del secolo scorso insinuino in noi un dubbio: e se l’aumento dell’altezza, come succede nei gatti, fosse invece un segno di degenerazione?


Francis M. Pottenger jr., oltre al suo celebre studio sugli effetti metabolici e morfofunzionali di alimenti precotti e artificiali sui gatti, si accorse che anche sulle ultime 4 generazioni di americani (1900, 1920, 1940, 1960) erano avvenuti importanti cambiamenti morfologici e funzionali: l’uomo di inizio secolo presentava spalle larghe, collo robusto e fianchi stretti, mentre quello degli anni ’60 spalle strette e deboli, collo più lungo e fianchi larghi. Al contrario, mentre la donna americana d’inizio secolo mostrava spalle strette e fianchi larghi, quella degli anni ’60 aveva spalle larghe e fianchi stretti. Fu tra i primi medici a denunciare i danni da inquinamento dell’aria di Los Angeles, così come i rischi ambientali provenienti dall’uso di pesticidi come il DDT. Sempre negli anni’40, conobbe i lavori del dottor Weston Price, che rivelavano gli stessi effetti della nutrizione a livello antropologico e medico più esteso.


Le ricerche originali, i numerosi articoli e volumi pubblicati da questi due medici sono ancora oggi diffusi dalla Price-Pottenger Nutrition Foundation.


Nota

Il presente capitolo, come si evince dalla bibliografia, riporta dati di diversi decenni fa. Tuttavia le osservazioni scientifiche in esso contenute sono tuttora valide.


La scelta di ripubblicarle è dettata anche dal desiderio di avvicinare i lettori (soprattutto quelli qualificati in ambito medico) alla conoscenza di una letteratura medica, quella precedente agli anni ’60, ispirata da spunti di rara potenza speculativa, stupefacente per il livello del sapere semeiotico degli autori, pervasa da una freschezza di contenuti non ancora abbrutita da una “statistica a tutti i costi” e, soprattutto, guidata nei suoi intenti dal ragionamento di medici che si basavano sulla clinica, non solo e principalmente sugli esami strumentali e di laboratorio. A quell’epoca era ancora diffuso fra i medici l’interesse per la ricerca e la condivisione di dati riguardanti la medicina di base. Oggi, al contrario, la prevalenza degli argomenti medici riguarda in modo diretto o indiretto gli effetti di farmaci o di operazioni chirurgiche, relegando la figura del medico a una funzione spesso passiva rispetto al prevalere della tecnologia e della farmacologia (il medico come azionatore di macchine o dispensatore di pasticche).


Il giusto respiro
Il giusto respiro
Andrea Di Chiara
Proteggere i bambini da adenoidi ingrossate, allergie, infezioni respiratorie ricorrenti e altre patologie.Come alleviare i problemi di adenoidi ingrossate, allergie e infezioni respiratorie nei bambini e favorire una crescita naturale ed equilibrata. Siamo sicuri che problemi come allergie, adenoidi ingrossate, denti storti, raffreddori frequenti, asma, siano caratteristici di tutti i bambini? Studi epidemiologici dimostrano che questi problemi sono in netto aumento nei paesi occidentali e che lo stato di salute pediatrico è cambiato nel corso del tempo, passando dalle malattie acute infettive a quelle croniche, caratterizzate da risposte alterate del sistema immunitario; denominatore comune di tale fenomeno pare essere l’alterazione degli automatismi di respirazione e deglutizione nei bambini piccoli, indotta da uno stile di vita poco indicato e da ritmi artificiali. Respirare è una funzione vitale e la sua sede propria è il naso, ma ecco che, quando il respiro si fa corto, in modo naturale la bocca si apre e risponde alla situazione di emergenza. Respirare con la bocca è indice di un profondo disagio del bambino, il quale coinvolge le sfere psichica, neurologica, endocrina, digestiva e immunitaria. Il libro Il giusto respiro dell’odontoiatra Andrea Di Chiara vuole fare il punto della situazione, dando alcuni suggerimenti pratici alle famiglie per il trattamento domiciliare del bambino adenoideo allergico e, più in generale, per una crescita naturale ed equilibrata. Conosci l’autore Andrea Di Chiara è un odontoiatra, agopuntore, perfezionato in occlusione e postura in chiave chinesiologica ed esperto in strategie per la rieducazione respiratoria dei bambini adenoidei/allergici/respiratori orali.È promotore e Presidente dell’Associazione Italiana per la Prevenzione della Respirazione Orale (AIPRO), sul cui sito, www.aipro.info, sono disponibili informazioni rivolte agli insegnanti, ai consumatori, ai genitori, agli enti locali, ai medici. Si occupa da sempre della relazione tra la forma e la funzione negli organismi viventi.