L’allattamento materno molto inferiore ai due anni, la sostituzione precoce del seno materno con surrogati il cui effetto neuromotorio è deviante (ciucci e biberon), e lo svezzamento precoce con cibi artificiali e di consistenza molle, sono senz’altro i tre fattori principali che impediscono e distorcono la corretta maturazione neuromotoria dei muscoli facciali, nonché di tutto il corpo.
Fino all’età della deambulazione, infatti, l’unico distretto muscolare veramente potente in un bambino è quello della bocca, e se questo non funziona, i successivi processi di maturazione subiranno, nella migliore delle ipotesi, almeno dei ritardi.
Esistono però anche molti altri stimoli a cui l’attuale stile di vita sottopone i nostri bambini, e che sono responsabili in larga parte delle disfunzioni che affliggono il sistema respiratorio e più in generale i sistemi adattativi di base (psicologico, neurologico e immunitario).
Ci riferiamo agli stress emotivi con cui convivono gli adulti e soprattutto le madri durante la gravidanza; all’utilizzo di farmaci di sintesi, nonché di alcol e fumo prima e durante la gestazione; all’uso abituale di farmaci come antibiotici e vaccini sin dal primo anno di vita, in un momento molto delicato nella formazione del sistema immunitario, ancora fragile e immaturo; alla vicinanza continua a campi elettromagnetici artificiali (elettrodomestici, computer, telefonini, Wi-fi, elettrodotti ecc.) sin dal concepimento; all’assenza prolungata e abituale dei genitori, che lavorano fuori casa, e al conseguente scarso contatto epidermico tra essi e i loro figli, il che spinge l’io del bambino a sentirsi fragile e inadeguato; alla riduzione eccessiva o addirittura all’assenza di contatto con gli stimoli fisici naturali (raggi solari, vento, terra ecc.), sia perché i bambini vengono vestiti troppo e con indumenti sintetici, sia perché nelle grandi città scarseggiano prati dove giocare e aria pulita da respirare, sia perché le mamme hanno il timore che i bimbi si raffreddino o si sporchino. Senza parlare della scarsità di movimento fisico e dell’alterazione delle qualità vitali dell’aria e dell’acqua, soprattutto nelle grandi città.
Le disfunzioni dell’apparato digerente e di quello respiratorio sono le prime a manifestarsi; la disfunzione respiratoria, in particolare, alterando la dinamica posturale della muscolatura della testa e del collo, modella le ossa del cranio e della colonna vertebrale, e, tramite le catene muscolari, arriva a determinare addirittura la postura dei piedi.
In questo capitolo e nel successivo racconteremo due storie che documentano e testimoniano in modo esemplare l’importanza di uno stimolo ambientale: l’alimentazione nello sviluppo del singolo individuo e dei suoi discendenti.
Vedremo la diversa epidemiologia (ossia la manifestazione all’interno di una popolazione) di carie e malocclusioni fra popolazioni moderne, che si nutrono di alimenti raffinati, e popolazioni al di fuori del commercio internazionale, che consumano alimenti naturali preparati secondo la tradizione.
Autore di queste osservazioni cliniche e antropologiche fu Weston A. Price, medico dentista e ricercatore nell’ambito delle patologie dentali, attivo nella prima metà del Novecento. Egli si occupò principalmente di studiare la correlazione fra le malattie dentali e le deficienze alimentari, in particolare le carenze minerali e vitaminiche, argomento che suscitava vivo interesse fra i ricercatori prima dell’ultima guerra mondiale. Leggere le osservazioni e le ricerche di Price ci consente di sapere come saremmo se non vivessimo in condizioni artificiali. È importante cogliere l’opportunità di verificare come l’inurbamento e la tecnologizzazione della vita non siano l’unica possibilità, che non è sempre stato così, e che forse le nostre scelte di vita ci privano anche di alcuni vantaggi molto importanti, potremmo dire vitali, sia in termini di qualità della vita, sia in termini di consapevolezza personale e sociale.
Sebbene, a prima vista, le malattie dentali non sembrino correlate alle allergie e alla respirazione orale, esse sono tuttavia un esempio di malattia cronica degenerativa propria di una società moderna. Le maloccusioni attuali, in particolare, sono da considerarsi una manifestazione accessoria della sindrome da disadattamento neurologico, endocrino e immunitario di cui fanno parte le allergie, in quanto prodotto della precoce alterazione posturale della muscolatura del viso e del collo, della respirazione e della deglutizione. Questa alterazione posturale è, infatti, sempre correlata alle conseguenze respiratorie della disfunzione linfatica e digerente che colpisce i bambini nelle società contemporanee.
Il lavoro di Price prende spunto da una considerazione in apparenza banale: non si può curare il malato se prima non è chiaro il concetto di stato di salute. Price tuttavia avverte che nel mondo a lui noto, gli Stati Uniti del primo dopoguerra, di individui con i denti sani ne esistono ben pochi. Anche il giovane ventenne privo di carie (caratteristica questa già poco comune nelle città di quei tempi) mostra nondimeno quei segni di disfunzione masticatoria propri di gran parte degli abitanti di una qualsiasi città europea e nordamericana.
“Non trovando adeguati termini di controllo fra gli individui ormai malati della nostra società, si rese necessaria una ricerca altrove, nel grande laboratorio biologico della natura”, è così che Price riassume la sua presa di coscienza. Ebbero quindi inizio i viaggi in giro per il mondo, alla ricerca di popolazioni rimaste isolate nel corso dei secoli. L’iniziativa di Price era sostenuta e finanziata dall’Associazione dei Dentisti Americani, interessata a conoscere l’origine della carie e delle malocclusioni, attraverso lo studio delle popolazioni che ne erano immuni.
Price selezionò 14 gruppi etnici primitivi, e studiò i rapporti e le differenze nelle condizioni fisiche, nutrizionali e psichiche rispetto a individui appartenenti agli stessi gruppi etnici, ma che non vivevano più in modo tradizionale, essendo ormai venuti a contatto con le abitudini e i prodotti commerciali dell’“uomo bianco”. Ovviamente, il confronto più significativo avvenne fra gli individui delle popolazioni tradizionali e i nordamericani, che conosceva molto bene e che scelse come esempio di moderna popolazione urbanizzata di stampo occidentale.
I gruppi etnici prescelti non dovevano avere fra loro alcuna affinità genetica o culturale: a tal fine, incluse Indiani nordamericani, Polinesiani, Melanesiani, Africani, Aborigeni australiani, Maori neozelandesi, Micronesiani malesi, Peruviani discendenti direttamente dagli Inca, Indiani andini e Indios dell’Amazzonia. Fra gli europei studiò gli Svizzeri di una valle racchiusa fra le Alpi, e gli abitanti delle Isole Ebridi, al largo delle coste scozzesi. Oltre a ciò, Price effettuò esperimenti dietologici su animali e studiò la composizione chimica degli alimenti “primitivi” (ossia tradizionali) e di quelli moderni occidentali.