La gestione dei risparmi
La richiesta di raccontare la nostra esperienza nella gestione del denaro e del risparmio in famiglia è stata per noi una buona occasione per interrogarci sulle scelte fatte e per rivedere insieme i percorsi, che a piccoli passi ci hanno portato fin qui.
Siamo stati educati – e abbiamo poi scelto e fatto nostro questo principio – ad uno stile di vita sobrio (ben prima che il loden di qualche politico diventasse di moda…) e ad essere previdenti (leggi “risparmio”) per poter far fronte a spese non programmate, all'istruzione dei figli o ai periodi di “carestia” (poco lavoro? pensione? malattie?).
È stato, quindi, naturale accantonare dei risparmi (e, ovviamente, una fortuna poterlo fare). Ma cosa farne in attesa di utilizzarli per le esigenze della famiglia? Come farli diventare uno strumento di crescita vera e comune? Come le nostre scelte economiche influiscono sulla realtà che ci circonda? Lasciamo che siano altri a gestire l'uso delle nostre risorse o vogliamo esserne consapevoli?
Il nostro percorso, frutto di esperienze, incontri, riflessioni, ci ha fatto comprendere che anche la gestione economica della famiglia ha, nel suo piccolo, un impatto sociale, che può essere positivo o negativo; con le nostre decisioni possiamo contribuire realmente a costruire un mondo più vivibile oppure amplificare le disparità esistenti. In ogni caso, abbiamo la responsabilità delle nostre azioni (quotate e non) e di quanto altri faranno con il denaro che affidiamo loro.
Non sempre abbiamo trovato un sostegno nelle realtà in cui viviamo; gli ambienti che frequentiamo ci hanno aiutato molto nelle riflessioni di principio e un po' meno nell'esempio concreto, essendo ancora oggi l'uso del denaro un tabù per molti. D'altro canto, la mancanza di iniziativa altrui non avrebbe giustificato una nostra inerzia.
Noi abbiamo scelto di non rincorrere il rendimento fine a se stesso e di evitare operazioni speculative. Queste, infatti, generano un ritorno economico magari interessante nell'immediato, ma possono nascondere processi di impoverimento e sfruttamento, molto lontani dai nostri princìpi di solidarietà e di salvaguardia dell'ambiente. Per esempi concreti provate a giocare su www.nonconimieisoldi.org.
La nostra esigenza di essere consapevoli, di sapere come vengono impiegati i nostri risparmi e quali effetti provocano, ha incontrato dapprima i più “prossimi”, familiari o amici che abbiamo temporaneamente sostenuto in alcuni momenti di necessità: una forma di microcredito di vicinanza.
Poi il cerchio si è allargato ad esperienze che si trovano sul territorio, sostengono l'economia reale e hanno una valenza sociale significativa, nell'ambito del commercio equo e solidale (cooperativa Unicomondo, www.unicomondo.org), nel sostegno ad attività educative (Coop. Veneta Scout, www.cvsonline.org) nella telefonia (Livecom, operatore non profit dove lavorano anche persone diversamente abili o con disagi, www.livecom.coop).
Oltre a esserne “clienti” – perché il senso di queste iniziative si perderebbe se nessuno le utilizzasse – abbiamo deciso di diventare soci delle cooperative, con l'acquisto di quote sociali, e di sostenerle anche tramite lo strumento del “prestito sociale”.
Il prestito sociale è, molto semplicemente, un finanziamento che i soci danno alla cooperativa e che viene remunerato a un tasso d'interesse deciso a inizio anno dalla cooperativa, più vantaggioso per lei rispetto ai tassi di finanziamento di mercato.
Nel caso di Livecom, invece, non si tratta di prestito ma di anticipo sui consumi, a fronte di uno sconto sui servizi erogati (bolletta).