Appendice 2

La gestione del denaro
in famiglia

Il tema dei soldi avrebbe meritato un corposo capitolo, anche se molto di quanto avete letto finora riguarda l'uso (o il non-uso) che facciamo del denaro. Oggi cambiare rotta, avere uno sguardo critico e costruttivo è molto importante e ha un legame forte anche con l'ambiente. Per non sostenere economicamente (magari senza saperlo) chi sfrutta il pianeta e usurpa il territorio, dobbiamo sapere come viene usato il denaro che affidiamo alla nostra banca di fiducia e aiutare i nostri figli a fare un uso consapevole dei soldi, fin da bambini.


Crisi, speculazione finanziaria, sacrifici delle famiglie sono tutti legati a doppio filo a questo tema e a quello dello sfruttamento o della valorizzazione delle risorse.


“Lui e lei” ci aiutano a comprendere come può orientarsi una famiglia sulla gestione dei risparmi, della liquidità e sull'educazione dei figli ad un corretto uso del denaro.

Presentazione

Lui: sono un ottimista, un “tecnico” che ama il suo lavoro e ci investe gran parte delle sue energie, come succede spesso a chi lavora in proprio; non rinuncio ad interessarmi del mondo, all'impegno sociale e allo sguardo verso il futuro.


Lei: sono una “figlia della parsimonia”, per educazione ed esperienze vissute; ho studiato economia e lavoro in un'azienda di grandi dimensioni dove mi occupo, fondamentalmente, di soldi. Tra famiglia e lavoro mi resta poco tempo, che dedico al volontariato.


Noi: siamo sposati e abbiamo due figli in età scolare, che vivacizzano le nostre giornate e impegnano le nostre risorse psico-fisiche, morali ed economiche.


Insomma, siamo una famiglia come molte altre, verrebbe da dire normale.

Probabilmente sono meno consuete alcune scelte che abbiamo fatto nella gestione del salvadanaio di famiglia; comunque niente di stratosferico o che non sia alla portata di molti.


Abbiamo respirato fin da bambini cristianesimo e solidarietà e abbiamo vissuto l'esperienza educativa scout (per i non addetti ai lavori, ricordiamo che il primo articolo della legge scout riguarda il “meritare fiducia” e in tema con le riflessioni di oggi c'è anche l'essere “laboriosi ed economi”): con tutti i limiti e le fatiche che ciascuno sperimenta nella vita, cerchiamo di far corrispondere le nostre azioni ai nostri ideali, anche nella gestione del denaro.

La gestione dei risparmi

La richiesta di raccontare la nostra esperienza nella gestione del denaro e del risparmio in famiglia è stata per noi una buona occasione per interrogarci sulle scelte fatte e per rivedere insieme i percorsi, che a piccoli passi ci hanno portato fin qui.


Siamo stati educati – e abbiamo poi scelto e fatto nostro questo principio – ad uno stile di vita sobrio (ben prima che il loden di qualche politico diventasse di moda…) e ad essere previdenti (leggi “risparmio”) per poter far fronte a spese non programmate, all'istruzione dei figli o ai periodi di “carestia” (poco lavoro? pensione? malattie?).


È stato, quindi, naturale accantonare dei risparmi (e, ovviamente, una fortuna poterlo fare). Ma cosa farne in attesa di utilizzarli per le esigenze della famiglia? Come farli diventare uno strumento di crescita vera e comune? Come le nostre scelte economiche influiscono sulla realtà che ci circonda? Lasciamo che siano altri a gestire l'uso delle nostre risorse o vogliamo esserne consapevoli?


Il nostro percorso, frutto di esperienze, incontri, riflessioni, ci ha fatto comprendere che anche la gestione economica della famiglia ha, nel suo piccolo, un impatto sociale, che può essere positivo o negativo; con le nostre decisioni possiamo contribuire realmente a costruire un mondo più vivibile oppure amplificare le disparità esistenti. In ogni caso, abbiamo la responsabilità delle nostre azioni (quotate e non) e di quanto altri faranno con il denaro che affidiamo loro.


Non sempre abbiamo trovato un sostegno nelle realtà in cui viviamo; gli ambienti che frequentiamo ci hanno aiutato molto nelle riflessioni di principio e un po' meno nell'esempio concreto, essendo ancora oggi l'uso del denaro un tabù per molti. D'altro canto, la mancanza di iniziativa altrui non avrebbe giustificato una nostra inerzia.


Noi abbiamo scelto di non rincorrere il rendimento fine a se stesso e di evitare operazioni speculative. Queste, infatti, generano un ritorno economico magari interessante nell'immediato, ma possono nascondere processi di impoverimento e sfruttamento, molto lontani dai nostri princìpi di solidarietà e di salvaguardia dell'ambiente. Per esempi concreti provate a giocare su www.nonconimieisoldi.org.


La nostra esigenza di essere consapevoli, di sapere come vengono impiegati i nostri risparmi e quali effetti provocano, ha incontrato dapprima i più “prossimi”, familiari o amici che abbiamo temporaneamente sostenuto in alcuni momenti di necessità: una forma di microcredito di vicinanza.


Poi il cerchio si è allargato ad esperienze che si trovano sul territorio, sostengono l'economia reale e hanno una valenza sociale significativa, nell'ambito del commercio equo e solidale (cooperativa Unicomondo, www.unicomondo.org), nel sostegno ad attività educative (Coop. Veneta Scout, www.cvsonline.org) nella telefonia (Livecom, operatore non profit dove lavorano anche persone diversamente abili o con disagi, www.livecom.coop).


Oltre a esserne “clienti” – perché il senso di queste iniziative si perderebbe se nessuno le utilizzasse – abbiamo deciso di diventare soci delle cooperative, con l'acquisto di quote sociali, e di sostenerle anche tramite lo strumento del “prestito sociale”.


Il prestito sociale è, molto semplicemente, un finanziamento che i soci danno alla cooperativa e che viene remunerato a un tasso d'interesse deciso a inizio anno dalla cooperativa, più vantaggioso per lei rispetto ai tassi di finanziamento di mercato.

Nel caso di Livecom, invece, non si tratta di prestito ma di anticipo sui consumi, a fronte di uno sconto sui servizi erogati (bolletta).

La gestione della liquidità

Anche per la gestione quotidiana della liquidità (i soldi che ci servono per le spese correnti e quelli che devono essere presto disponibili in caso di imprevisti), abbiamo cercato un soggetto che ci desse garanzie sull'impiego che ne avrebbe fatto.


Dalle informazioni raccolte, ci eravamo fatti l'idea che molti istituti del circuito bancario convenzionale utilizzassero i fondi depositati per lo sviluppo dell'economia reale e non invece a fini speculativi; tuttavia non ne avevamo trovato nessuno che fornisse informazioni esaustive e trasparenti.

Nel 1995 abbiamo incrociato il cammino di Banca Popolare Etica (www.bancaetica.com), o meglio di chi ne stava avviando la costituzione.


Un gruppo eterogeneo di associazioni di volontariato e soggetti attivi nella cooperazione internazionale stava raccogliendo adesioni al progetto della prima banca etica in Italia, con l'obiettivo di dare credito – e quindi fiducia – agli operatori del Terzo Settore, compresi quelli non bancabili secondo i criteri in vigore nel sistema abituale. L'attenzione era rivolta in particolare alla cooperazione sociale, alla cooperazione internazionale, all'ambiente, all'associazionismo. Uno dei criteri guida da seguire era proprio la trasparenza.


Ci è sembrata subito una bella occasione per dare concretezza alle nostre idee e abbiamo deciso di partecipare attivamente al progetto. Ricordiamo con affetto la prima assemblea dei soci alla quale siamo andati con tutta la famiglia (siamo tutti soci): molto partecipata, molto colorata (rarissimi i completi grigio-bancario), con bambini che giravano dalla sala al kinderheim, la discussione accesa e la sensazione che non fosse tutto già deciso ma ci fosse un reale spazio di democrazia.


L'istituto ha aperto il primo sportello nel 1999 e conta ora sedici filiali e circa 40 banchieri ambulanti (promotori finanziari) su tutto il territorio nazionale, oltre 37.000 soci; 40.000 depositanti e 7.000 affidati. La peculiarità di Banca Etica è quella di avere come riferimento sul territorio i soci che a titolo di volontariato, tramite i GIT (Gruppi di Iniziativa Territoriale), sono parte attiva nella vita della banca e sono promotori della finanza etica.


I soggetti finanziati (le persone giuridiche) sono sottoposti alla valutazione economica – Banca Etica è una banca a tutti gli effetti e non un ente benefico – e anche ad una valutazione socio-ambientale “etica”. Quest'ultima è svolta da rappresentanti dei soci locali (tramite un Valutatore sociale opportunamente formato), che hanno potere di bloccare la pratica di affidamento nel caso il soggetto da finanziare non rispetti i parametri “etici” che la banca ha stabilito.

Non esiste altra banca in cui i soci locali possono intervenire nel processo di erogazione del credito, dare il loro assenso “etico” o segnalare alla banca situazioni di criticità o addirittura di non opportunità di finanziamento.


Sul sito web della banca sono indicati, per ogni provincia, i soggetti beneficiari di finanziamento, l'importo, lo scopo e la durata dei finanziamenti.

Queste sono la partecipazione attiva e la trasparenza che cercavamo e perciò Banca Etica è diventata la nostra banca1.

Figli e soldi: porcellino, “banca mamma” e barattolo

Ai nostri figli abbiamo insegnato ad utilizzare quello che c'è: ad esempio, che possono riciclare i vestiti e i giochi dei cugini o amici più grandi e che, a loro volta, possono regalare abiti e gran parte dei giochi “da piccoli” ai cuginetti.


Abbiamo spiegato anche che noi facciamo volentieri regali per il compleanno e le feste comandate o se c'è qualcosa di speciale da festeggiare, ma di regola non è possibile vedere un gioco e comprarlo subito, nemmeno se costa pochissimo, così come noi genitori non compriamo tutto quello che ci piace.


Da dire che, essendo pochissimo esposti alla pubblicità, non ci hanno mai stressato troppo con richieste varie; comunque, per far fronte a improvvisi raptus da acquisti, i ragazzi possono utilizzare la “paghetta”, che abbiamo concordato in 2 euro settimanali (non rivalutabili secondo l'indice Istat), nonché le mance ricevute occasionalmente dai nonni.


I soldi che i ragazzi vogliono tenere a disposizione sono conservati nel classico porcellino-salvadanaio, mentre i risparmi accantonati in vista di acquisti impegnativi sono depositati presso “banca mamma”, un libricino dove la mamma annota i versamenti e i prelievi di ogni figlio. Sugli acquisti impegnativi la mamma ha diritto di veto (la risposta classica al “ma sono soldi miei!” è: “e tu sei figlio mio! Se tu volessi comprare con i tuoi soldi una bottiglia di liquore, cosa pensi che dovrei fare?”).


Abbiamo notato che sono diventati capaci di resistere quasi sempre alle sirene dei distributori automatici di cianfrusaglie e, abbastanza spesso, a quelle delle bustine di carte di vario genere, specialmente quando l'obiettivo è l'acquisto di un gioco costoso (mesi e mesi di rinunce più tutta la mancia per le pagelle per una scatola grande di Lego, ma che soddisfazione poi!). Inoltre, con questo sistema riescono a vagliare i loro desideri, identificando le cose alle quali tengono veramente.

Infine, c'è in cucina un barattolo con l'etichetta “Caritas” dove raccogliamo quello che ciascun membro della famiglia vuole mettere a disposizione di chi si trova in difficoltà, perché siamo convinti che l'attenzione agli altri e la condivisione si imparano da piccoli e cominciando in casa2.

Eco-famiglie
Eco-famiglie
Elisa Artuso
Riflessioni, esperienze, idee per una maggiore consapevolezza e un orientamento più sostenibile.Suggerimenti e proposte concrete per essere più ecologici e per insegnare ai nostri figli il valore dell’eco-sostenibilità. Eco-famiglie di Elisa Artuso raccoglie proposte concrete per essere più ecologici senza spendere una follia, per ridurre i consumi inutili e per insegnare ai bambini il valore dell’eco-sostenibilità, consigli pratici per organizzare gli acquisti, ricette di autoproduzione, proposte creative per giocare, andare in vacanza e gestire i rifiuti. Ogni capitolo è corredato da testimonianze di chi sta sperimentando un’ecologia nuova e concreta, senza estremismi: il vero cambiamento parte dalle piccole cose, se si pensa solo in grande si rischia di non iniziare mai.Un cambiamento concreto che ci consenta di consegnare alle generazioni future un ambiente salutare e pulito non è solo necessario, ma improcrastinabile, e può avvenire solo se le famiglie imparano a costruire relazioni virtuose tra di loro, che aiutino a modificare gradualmente le abitudini all’insegna del consumo critico e responsabile, della mobilità sostenibile, di un nuovo modo di vedere la pulizia e la propria cura personale, di costruire le nostre case e di gestire il nostro denaro. Conosci l’autore Elisa Artuso, libera professionista e blogger, si occupa di comunicazione digitale e scrive di ambiente ed infanzia.È socia fondatrice di un gruppo d’acquisto solidale e autrice di Mestiere di mamma, un blog-magazine per famiglie amiche dell’ambiente. Vive a Bassano del Grappa.