Ad oggi esistono diversi studi1,2,3 sui motivi per cui alcuni genitori decidono di condividere il sonno con i figli nello stesso letto, e pare esistano una miriade di ragioni, prima fra tutte il fatto di “dormire tutti meglio”. Motivo che si lega alle altre ragioni principali: il fatto che alle madri risulti più agevole allattare quando si condivide il letto, e il fatto di sentire che “è giusto così”. Da un’indagine transculturale condotta su oltre 200 famiglie negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia, Canada, Australia e Nuova Zelanda risultò che tra le ragioni della scelta di condividere il sonno comparivano il timore di non riuscire a raggiungere i propri piccoli abba-stanza velocemente in caso di terremoto o di incendio, la paura della SIDS o dell’insorgenza improvvisa di una grave malattia o di febbre, persino la preoccupazione che il bimbo si sentisse solo. “Tranquillità”, “comodità”, “amore” e “protezione” sono tutti termini che comparivano ripetutamente nella descrizione di quanto la condivisione del letto rappresentasse per i genitori. “Lavoro tutto il giorno in ufficio”, raccontava una mamma. “Dor-mire con mio figlio è un modo per recuperare il legame con lui”.
Esistono poi motivi che comportano la scelta di condividere il letto a cui è difficile pensare, ad esempio il caso in cui il bambino, o il genitore, sia non vedente o non udente. Una madre, cieca dalla nascita, scriveva: “Come avrei mai potuto crescere il mio bambino se non mettendomelo accanto? Io mi sentivo una madre totalmente appagata e lui neppure si accorgeva che la mamma non vedeva. Anzi, anch’io spesso dimenticavo di essere, di fatto, cieca grazie all’immensa gioia che procurava a mio figlio avermi sempre accanto a sé”. E la mamma di un bambino sordomuto aggiungeva: “Ho sempre trovato un po’ strano il fatto che (mio figlio) vivesse al buio e non sentisse nulla, quindi, abbandonato il ‘preconcetto’ secondo cui sarebbe sbagliato far dormire i bimbi nel lettone, l’ora della nanna è diventata molto più tranquilla”4.