È inevitabile che tale pratica non possa assumere le medesime caratteristiche in ogni situazione, tuttavia è necessario distinguere tra sonno condiviso sicuro e sonno condiviso pericoloso; e se le modalità possono variare da famiglia a famiglia, quello praticato è definibile come “sonno condiviso” qualora vi sia uno scambio di coccole e di abbracci e si dorma abbastanza vicini da permettere la percezione e l’interazione reciproche – indipendentemente dalla condivisione della stessa superficie – e quando almeno un adulto si interessi del benessere del bambino.
È molto importante precisare che per sonno condiviso non si intende solo la condivisione del letto ma, ad esempio, anche la condivisione della medesima stanza, o qualsiasi situazione in cui genitori e figli dormano a portata di abbraccio ma non necessariamente sulla stessa superficie. Una delle difficoltà che ci siamo trovati ad affrontare è stata trovare un accordo circa il fatto che se non tutte le forme di condivisione del sonno sono sicure, esse non sono neppure da considerarsi tutte pericolose. Diverse autorità in campo medico, ad esempio, affermano a torto che “il sonno condiviso è pericoloso”, quando in realtà intendono dire che è il sonno condiviso sul divano o sul sofà a essere pericoloso (il che è sempre vero) oppure che, secondo loro, condividere il letto è pericoloso (il che è vero fino a un certo punto: dipende da come lo si fa). Parlare di sonno condiviso senza specificare il tipo di condivisione a cui ci si riferisce crea più polemiche e confusione del necessario. Se è quasi inevitabile incontrare pareri discordi rispetto all’interpretazione dei dati scientifici (riportati di seguito) relativi alla condivisione del letto, si è in genere più concordi di quanto non sembri su alcune di queste tematiche.
Non esiste un solo modo giusto di condividere il sonno, né un’unica configurazione corretta. Se alcune modalità sono più sicure, altre non lo sono affatto. Una cosa è certa: a prescindere che si dorma sulla stessa superficie o su superfici diverse, o nella medesima stanza piuttosto che in stanze separate, ricordate che nessuno conosce vostro figlio meglio di voi e nessuno è in grado di anticiparne o soddisfarne i bisogni più immediati quanto voi. Le famiglie hanno condiviso materassi, materassini, stuoie, pavimenti, amache. Nel mondo i genitori continuano a dormire con i figli a portata di abbraccio – cullandoli in dondoli appesi al soffitto, avvolti in panni o pelli, o accolti in marsupi in pelle di cammello, o ancora ponendoli in culle fissate al letto.
Molti genitori dormono con i figli sul pavimento. In America c’è chi elimina la struttura del letto per evitare i rischi legati agli interstizi tra le varie parti di mobilio, ponendo il materasso al centro della stanza lontano dalle pareti – se si decide di dormire insieme al proprio bambino, questo è, forse, il sistema più sicuro. Altri dormono nella stessa camera, in stretta vicinanza, l’adulto nel lettone e il bimbo in una culla o in un lettino a pochi centimetri di distanza. Altri ancora si addormentano in stanze separate, per poi riunirsi durante la notte (per la poppata o se, al momento del risveglio, si desidera cambiare letto).
Il sonno condiviso può essere un processo in continua evoluzione: il bimbo che si è addormentato nel proprio lettino all’inizio della nottata raggiunge i genitori nel lettone, in una culla accanto al loro letto, per poi tornare nel proprio lettino. Dai colloqui intrattenuti nel corso degli anni con migliaia di genitori ho dedotto che, di solito, non esiste un unico ambiente in cui far dormire il proprio bambino, ma più di uno. Vostro figlio potrebbe addormentarsi nel lettone restandoci tutta la notte, oppure addormentarsi nel lettone per poi essere spostato mentre dorme, o ancora addormentarsi altrove e, durante la notte, essere accolto nel lettone per la poppata. Potreste, invece, essere voi ad addormentarvi nella sua cameretta, restandoci qualche ora o tutta la notte. Il sonno condiviso può svolgersi sempre nella medesima maniera, notte dopo notte, o assumere modalità diverse man mano che il bambino cresce e il genitore manifesta il bisogno di cambiare.
Tanta variabilità mostra quello che i genitori dei neonati non tardano a scoprire: il ritmo del sonno di un figlio è soggetto a frequenti cambiamenti, e a volte è difficile prevedere il luogo preciso in cui dormirà ogni singolo bambino. Al momento della dentizione potrebbero presentarsi problemi del sonno; crescendo e iniziando a camminare, lo sviluppo cognitivo ed emotivo influirà sui suoi bisogni notturni. Quando il piccolo inizia a dare un senso alle esperienze vissute durante la giornata (alcune delle quali spaventose) potrebbe aver bisogno di più rassicurazioni per riuscire a gestire il maggior smarrimento e gli incubi. Nei momenti di difficoltà trascorrere la notte accanto a vostro figlio è particolarmente rassicurante per lui. Accogliere il proprio bambino nel lettone e allattarlo durante la notte sono la risposta più semplice ai suoi bisogni, indipendentemente dal reddito, dalla cultura o dal ceto sociale della famiglia.
Per gran parte delle famiglie appartenenti a culture non industrializzate dormire con i propri figli risulta naturale, ma quelle che vivono in società industrializzate si trovano spesso a dover “reimparare” metodi specifici di condivisione del sonno. In altre parole la maggioranza di noi ha pochissima esperienza di sonno condiviso – non avendolo, con ogni probabilità, praticato i nostri genitori – e si trova impreparata.
È vero che è necessario essere ben consapevoli del modo in cui condividere il sonno. Se si dorme nel medesimo letto, è bene scegliere con cura dove porlo e come sistemare gli altri figli, eventuali animali domestici e i mobili. Per assicurare la salvaguardia e il benessere del bambino è necessario conoscere le strategie più sicure di condivisione del sonno, specie se si sceglie di condividere il letto. Il corpo delle madri è di certo in funzione del sonno accanto ai figli, tuttavia uno dei possibili problemi è rappresentato dal fatto che lo stesso non vale per i letti di più recente, complessa e svariata realizzazione dove le madri occidentali sono solite dormire. Altri fattori di rischio comprendono la condivisione del letto con una madre fumatrice, o il sonno accanto a un adulto che faccia uso di alcol o di droghe. Le modalità e il luogo scelto dalla famiglia per condividere il sonno possono, tuttavia, adattarsi, o modificarsi, in base alle vostre necessità e a quelle del bambino, per dormire nella maniera più confortevole – e più sicura – per tutti.
Come verrà spiegato nel corso del libro, i genitori devono impegnarsi a fondo per garantire la massima sicurezza del luogo deputato al sonno condiviso. Un impegno che porterà, ai genitori così come ai figli, enormi soddisfazioni. È importante considerare l’effetto positivo che il tipo di condivisione del sonno può esercitare sulla nascita e sul mantenimento di un legame saldo (specie per i genitori costretti a stare lontani dal proprio figlio molte ore al giorno), e quanto esso risulti prezioso soprattutto per il sostegno alla relazione di allattamento materno. Il sonno condiviso ha assunto, oggi come nel corso della storia, un ruolo essenziale nella promozione del benessere e della sopravvivenza infantili, non mancando mai di dare il proprio contributo nel breve e nel lungo periodo a un sano sviluppo.