appendice

La via del cerchio
in sintesi

Dall’antica sapienza degli anziani di molte culture indigene potremmo distillare tre istruzioni essenziali per la bontà della vita, della società e del mondo. Se seguite con cura, contribuiranno alla felicità dell’uomo e al suo benessere, saranno di beneficio alla vita intera.


La prima istruzione è il rispetto. Il rispetto ci ricorda che la Creazione è un tutt’uno, ogni cosa è connessa e in relazione reciproca; quando ne tochiamo una parte stiamo toccando noi stessi, e quando facciamo del male a una qualsiasi delle sue parti lo stiamo facendo a noi; se guariamo o aiutiamo una parte del tutto è un aiuto e una guarigione anche per noi.


La seconda istruzione è il cerchio, per aggiungere al rispetto tanta unioe e vicinanza quanta siamo in grado di esprimerne con ogni parte della Creazione, unendoci in cerchi per sostenerci l’un l’altro. Vogliamo imparae il più possibile sull’universo nel quale viviamo e sulle altre creature che lo abitano insieme a noi. Pensiamo a questo nei termini di un cerchio che ci unisca tutti e nel quale siamo tutti importanti, interessanti, necessari e sacri. La vicinanza e i legami che ci uniscono con noi stessi, con le nostre famiglie, i vicini e i colleghi, gli estranei, le piante del giardino, gli alberi della foresta, gli animali, le acque, i venti, le stelle, e ognuna delle parti della Creazione, non fanno che riempirci di amore e gioia. Questo cerchio, esteso nel tempo, diventa una spirale che innalza l’evoluzione positiva del genere umano a un livello di comprensione e felicità ancora maggiore.


La terza istruzione è la celebrazione. Per essere sempre consapevoli e rendere grazie del meraviglioso dono della vita e della capacità di comprenderlo e apprezzarlo. Accade spesso che non si percepisca la meraviglia del nostro esistere, ma se con regolarità pratichiamo il ringraziamento e la celebrazione, ricordiamo a noi stessi che è nostra la scelta su come vivere ogni istante.


Essenziale al senso di unione è anche la comprensione della nostra natura: la bontà, la compassione, la gentilezza ci sono proprie; amiamo divertirci e godere della compagnia reciproca se non siamo confusi da schemi antichi e dolorosi che fanno da intralcio. Vogliamo essere d’aiuto, e l’aiuto migliore che possiamo offrire agli altri è ascoltarli, fare da specchio alla loro intima natura e stare al loro fianco mentre riconoscono gli schemi negativi e se ne liberano.


Siamo diventati umani attraverso un processo nel quale i nostri lontani antenati hanno imparato gli uni dagli altri a unirsi e cooperare per la sicuezza e il benessere. Quegli antenati svilupparono il complesso linguaggio che ha ampliato la portata del loro pensiero e del loro cervello. Il pieno sviluppo del cervello umano richiede anni, forse un quarto di secolo, ed è necessaria la metà di quel tempo perché un bambino immaturo sia in grado di sopravvivere senza dipendere dagli adulti.


Tutto questo è diventato possibile perché gli esseri umani sono riusciti a stare insieme, a sostenersi per sopravvivere, in unità più ampie di quelle familiari, in unità tribali. Forse per centomila anni la vita dell’uomo si è sviluppata in questi stretti cerchi tribali di mutuo sostegno.


Quando un bambino nasceva era una gioia e un dono per l’intera tribù, un motivo di festa. Tutti apprezzavano i più piccoli ed erano orgogliosi della loro crescita e delle loro conquiste. L’intera tribù li festeggiava dandogli il benvenuto nell’età adulta, celebrandone le unioni e i bambini che da loro sarebbero nati, e tutti avrebbero poi onorato e servito gli anziani che infine sarebbero diventati.


Questo è senz’altro il modello che ho appreso dagli anziani cresciuti in questo tipo di tradizioni nel Nord America. Ci sono state anche altre tribù nel mondo, in cui si sono sviluppate pratiche oppressive e nocive che chiameremmo disumane, pratiche alimentate dal dolore e dallo squilibrio, dalla superstizione, dalla paura e dalla dominazione. Queste tribù non sembrano rappresentare la norma e certo furono estremamente rare in Nord America.


Non raccomando un ritorno a nessuna delle antiche tradizioni, solo di poter apprendere da esse ciò che è meglio per la natura umana e vedere se sia possibile adattare quei princìpi al mondo odierno.


La vicinanza agli altri esseri umani sembra essere un aspetto essenziale della nostra umanità. È una vicinanza che dev’essere apportatrice di sostegno, di cure, di accettazione e conferme. Se i bambini sono rispettati e guidati con amore incondizionato e apprezzamento, la loro interazione con gli altri si fonderà a sua volta su questi princìpi guida.


I contesti sociali nei quali dobbiamo lottare per la sopravvivenza non sono sani, né offrono cura, sostegno, amore o affermazione. Sono alimentati da grandi istituzioni economiche e politiche controllate non certo dall’amore o dal servizio alla gente, quanto dal materialismo e dall’avidità. Si tratta di ambienti statici e trincerati che possono essere influenzati solo in minima parte e solo da massicci movimenti di agitazione volti al cambiamento.


Si dice che prima di cambiare il mondo sia necessario cambiare se stessi. Sì, d’accordo, ma da generazioni ormai le persone stanno producendo cambiamenti molto positivi su se stesse con effetti minimi sulle culture dominanti del mondo. Non è che ci manchi il potere, è solo che non basta esercitarlo nel modo in cui abbiamo fatto finora.


D’altro canto, esistono molte persone che riescono a produrre anche grandi cambiamenti. Mentre scrivo sono in migliaia nel mondo a costruire insieme i propri sogni. In luoghi come Tamera, Damanhur, Findhorn, The Farm, Christiania, Auroville e migliaia di altre comunità, anche più recenti, le persone si uniscono per far sì che la vita possa essere migliore per loro, i propri figli, per la Terra e il futuro.


Non è così semplice, poiché ci portiamo dietro molti dei problemi delle culture nelle quali siamo cresciuti. Il più grande, perché ha una ricaduta anche sul resto, è l’isolamento, dagli altri e da noi stessi.


Lo ripeto, il nostro isolamento reciproco è il problema maggiore poiché influenza anche tutti i problemi restanti.


A causa di questo isolamento e del fatto che non sappiamo come avvicinarci abbastanza agli altri, abbiamo smarrito la verità essenziale sul nostro potere, la nostra bontà intrinseca, il nostro amore e la nostra compassione, la nostra creatività e intelligenza, la nostra giocosità e gioia di vivere. Non trovandola negli altri non la vediamo neppure in noi stessi. Abbiamo bisogno che altri esseri umani liberi dalle nostre angosce ci facciano da specchio mostrandoci la nostra vera natura, potente, amabile, straordinaria! Lo strumento più efficace che abbiamo sviluppato si chiama Ascolto Empatico. Attraverso questo processo di ascolto sviluppiamo la fiducia e l’intimità, riusciamo a dar sfogo al dolore e a liberarci degli schemi negativi per recuperare appieno il nostro potere e il nostro sé più autentico.


È significativo che non abbiamo compreso del tutto che i fallimenti nel creare una buona società non siano colpa nostra. Non abbiamo compreso che la nostra confusione, i nostri sentimenti di disperazione, frustrazione e depressione, insieme a tutti quei sentimenti negativi che ci impediscono di conoscere ed essere noi stessi, non fanno altro che offuscare il nostro pensiero e la nostra capacità di creare un ambiente migliore in cui vivere. Soprattutto per far sì che questo ambiente migliore permetta al meglio l’espressione delle nostre nature amorevoli, creative e giocose.


Nel creare un simile ambiente dobbiamo essere certi di avere innanzi tutto un atteggiamento inclusivo e premuroso. Se iniziamo trattando male qualcuno o qualcosa non facciamo che ricreare le condizioni da cui stiamo cercando di fuggire. Anziché parlare male delle persone, esercitiamoci nel parlar bene degli altri. Notiamo e apprezziamo quello che gli altri stanno facendo. Congratuliamoci con noi stessi per i nostri successi, la nostra creatività e i nostri contributi positivi. Elogiamo non solo le bellezze della natura ma anche quelle delle nostra natura umana.


Per la terza istruzione è davvero utilissimo ricordarsi di apprezzare e celebrare spesso noi stessi e gli altri. Tutti rischiamo, a volte, di rimanere bloccati negli schemi, di scoraggiarci e confonderci. Tutti possiamo beneficiare di sostegno e incoraggiamento. Allora ricordiamoci l’un l’altro – vi prego ricordatemi – quanto siamo perfetti, meravigliosi e degni d’amore – e celebriamoci!


Nella Via del cerchio si dedica spesso del tempo alla celebrazione, con delle cerimonie. Si celebrano le stagioni, le nostre vite e quelle degli altri in momenti importanti: la nascita, l’inizio della pubertà, di una collaborazione, l’attribuzione di qualche onore, il tributo da offrire a un anziano e la dipartita dal cerchio della vita.


Si celebrano i compleanni e si chiede al festeggiato di dire cosa apprezza di sé, mentre poi diremo noi cosa apprezziamo di lui. Celebriamo i maestri e i leader nello stesso modo per ringraziarli del loro attento servizio a noi e al mondo. Alla fine dei nostri campi i clan hanno cerchi di celebrazione affinché ognuno possa apprezzare se stesso ed essere apprezzato da tutti.


Per coloro che sentono di voler utilizzare la designazione di Via del cerchio per le proprie attività: se queste istruzioni dei nostri anziani sono parte delle vostre attività allora dovrebbe essere del tutto appropriato utilizzare il termine Via del cerchio per ciò che fate. Quando siete insieme prendetevi del tempo per l’ascolto e l’apprezzamento reciproco, per parlare dei vostri successi, condividere bisogni, battaglie e problemi, progetti e speranze per il futuro, e per divertirvi. Nell’interesse di una vicinanza e un legame sempre più estesi, così come auspica la seconda istruzione, spero che chiunque utilizzi il nome Via del cerchio resti in contatto e tenga informati tutti gli altri e me di come procedono le cose.


Creiamo dei cerchi per aiutarci, è stato questo il proposito di chi ha dato vita al primo cerchio fra i nostri antenati. Ci uniamo per darci sostegno reciproco e ricevere l’aiuto di cui abbiamo bisogno. Gli anziani ci hanno sempre insegnato a non parlare mai in modo irrispettoso a nessun componente del cerchio, a non criticare né denunciare mai un’altra persona. È doloroso e dannoso non solo per chi ne è l’oggetto, ma anche per il resto del cerchio e per la persona che ha criticato o denunciato. Si crea una disarmonia che si estende ben oltre i singoli individui e i piccoli cerchi coinvolti, incrementando la separazione e la negatività ovunque giunga la critica.


Perciò i membri di un cerchio devono accettare concordi questa istruzione degli anziani, altrimenti non è la Via del cerchio. E se fanno un passo falso o se ne dimenticano, gli altri hanno il compito di ricordarglielo con gentilezza e affetto. Se pensiamo di essere in disaccordo con ciò che viene fatto da un altro, possiamo discutere del nostro disaccordo e delle nostre ragioni, ascoltare l’altro e lavorare per arrivare a una comprensione scevra da critiche, biasimi o giudizi reciproci.


E per quanto riguarda la denuncia e la critica di coloro che non sono parte di un cerchio, che non concordano con la Via del cerchio e con il nostro bisogno di aiutarsi a vicenda? Sfortunatamente non abbiamo influenza alcuna su ciò che fanno se si esclude quella del nostro amore e della nostra comprensione. Il nostro amore ci insegna che gli altri siamo noi, che anch’essi sono del tutto buoni e apprezzabili come ogni altro essere umano, solo che non lo sanno. La nostra comprensione ci insegna che, al pari di noi stessi e di tutto il genere umano, sono afflitti da schemi negativi, dovuti a ferite più antiche (per le quali non sono da biasimare e che ancora non hanno compreso del tutto), che si sommano alle ferite e agli offuscamenti più recenti oscurando la loro vera natura benigna, il loro desiderio di armonia e la voglia di divertirsi insieme a noi.


Sono convinto che se fossimo in grado di dedicare pensieri, tempo ed energie a questo, la nostra cura e i nostri sforzi raggiungerebbero infine quelle persone attraverso i loro schemi svelando il loro bisogno di unione e vicinanza. Se se ne presenta l’occasione e il modo, ne varrebbe certo la pena. Altrimenti, non serve starci male o farsi scoraggiare, anche se ci rende tristi. Non dobbiamo far altro che proseguire sul nostro cammino di amore incondizionato, unione e vicinanza che sia la più stretta possibile.


Siamo il risultato di Natura e Cultura, Geni e Ambiente. Alla nascita possediamo tutto ciò che serve per vivere una vita piena e soddisfacente. Se il contesto ce lo permette ed esalta la nostra crescita e il nostro apprendimento saremo premurosi, curiosi e creativi, condurremo delle vite produttive e appagate, legati ad altri esseri umani con i quali ci sosterremo e stimoleremo a vicenda.


Il nostro è il potere della scelta. Siamo creature fatte non solo di geni, ma anche influenzate dall’ambiente. Abbiamo il potere di sognare, progettare, creare un contesto sociale del tutto diverso da quello in cui viviamo ora. Quello in cui siamo cresciuti non fa che intrappolarci isolandoci gli uni dagli altri e limitando i nostri sogni. Uniamoci.


Sogniamo insieme di come vorremmo che fosse il mondo in cui viviamo noi e i nostri figli. Progettiamolo insieme. Rimbocchiamoci le maniche e costruiamolo insieme.


E non dimentichiamo mai di celebrare!

INSIEME NON C’È NIENTE CHE NON SI POSSA FARE

Crescere insieme nella gioia
Crescere insieme nella gioia
Manitonquat (Medicine Story)
Prendersi cura dei bambini nella via del cerchio.Manitonquat, storyteller nativo del Nord America, ci insegna a trasformare la vita quotidiana con i bambini in un’avventura consapevole e gioiosa. Crescere insieme nella gioia è un progetto meraviglioso che per noi genitori del ventunesimo secolo è difficile anche solo immaginare, ma si può realizzare. Significa vivere con piena consapevolezza il nostro coinvolgimento con l’ambiente che ci circonda e gli accadimenti del momento; quando siamo con i bambini, in una sintonia profonda, loro ci rendono partecipi del loro coinvolgimento, ci aprono le porte per esplorare nuovi mondi, e l’esperienza può essere condivisa a tutto tondo. Presi dal vortice frenetico delle preoccupazioni, dei ritmi di lavoro e delle esigenze familiari, non siamo neppure consapevoli dell’immensa solitudine che ci circonda, dell’incredibile e innaturale condizione dell’essere adulti del tutto soli (o quasi) a mandare avanti una serie di compiti che richiederebbe invece la presenza di un’intera tribù di persone, le quali, un tempo, sentivano l’urgenza di legarsi, di stare vicine, di cooperare e di unirsi in entità più grandi. Gli esseri umani hanno bisogno di legami affettivi e della vicinanza dei loro simili.Il processo di apprendimento per diventare un essere umano completo richiede quindi legami che forniscono un aiuto prezioso per guidare e proteggere il bambino fino alla sua trasformazione in un vero e proprio adulto; chi lo circonda dovrebbe instillare in lui fiducia e autostima e offrire il necessario senso di appartenenza. Manitonquat, storyteller nativo del Nord America, con la sua esperienza quarantennale a contatto con i bambini e le loro famiglie, ci illustra un bellissimo percorso alla scoperta dei tanti strumenti a nostra disposizione per trasformare la vita quotidiana con i bambini e i ragazzi in un’avventura divertente, consapevole, gioiosa; offre ai genitori aiuti preziosi per prendersi innanzitutto cura di loro stessi, per guarire le proprie antiche ferite e guardare alla relazione con i più giovani da una prospettiva nuova, pervasa da un profondo sentimento di rispetto e di amore incondizionato. Conosci l’autore Manitonquat, il cui nome tradotto in inglese è Medicine Story (la storia che cura), è narratore, poeta e guida spirituale della nazione nativa americana Wampanoag. Svolge attività di insegnante e formatore sui temi della pace e della non violenza, della giustizia, dell’ambiente e della presa di coscienza per una società più giusta.Negli Stati Uniti è responsabile di un programma di sostegno per nativi nelle carceri. Ha pubblicato numerosi libri e articoli.