capitolo X

Cara Mamma ti scrivo...

... e siccome sei molto lontana più forte ti scriverò…

Non una poesia ma stralci di lettere scritte da Giacomo Leopardi (Sole in Cancro, Luna opposta a Saturno) a una madre fredda, distante, inesistente. Vi si legge tutta la sofferenza del poeta nel sentirsi da lei rifiutato e giudicato e il desiderio invece di essere amato che si fa supplica, come spesso succede in chi ha vissuto l’esperienza dell’abbandono (Plutone in quarta casa)…


Carissima signora Madre,

già ben prevedo, che una critica inevitabile mi sia preparata. Questa composizione, mi par di sentire, è troppo breve, ed in qualche luogo lo stile è basso. Io non so che rispondere a questa critica, ma mi contento di pregarla a considerare la scarsezza del mio ingegno e a credermi. Di lei carissima signora madre.


Dev.mo, Umil.mo, Obbl.mo Servo Giacomo Leopardi

Ma soprattutto la prego a volermi bene, com’è obbligata in coscienza, tanto più ch’alla fine io sono un buon ragazzo, e le voglio quel bene ch’Ella sa o dovrebbe sapere. Le bacio la mano, il che non potrei fare in Recanati. E con tutto il cuore mi protesto

Suo figlio d’oro Giacomo-alias-Mucciaccio.

Un altro esempio di rapporto conflittuale con la madre è quello di Charles Baudelaire (Luna quadrata a Saturno), come espresso dalla seguente lettera scritta alla mamma in cui alterna amore e rancore…


Mia cara madre,

se possiedi davvero il genio materno e se sei ancora in forze, vieni a Parigi, vieni a trovarmi, e a cercarmi. Io, per mille ragioni terribili, non posso venire a Honfleur per cercare ciò che vorrei tanto, un po’ di coraggio e carezze. Alla fine di marzo, ti scrivevo: non ci rivedremo mai! Ero in una di quelle crisi in cui si vede la terribile verità. Darei non so cosa per passare qualche giorno con te, te, il solo essere su cui la mia vita è sospesa, otto giorni, tre giorni, qualche ora. […]


Chissà se un giorno potrò svelarti una volta ancora la mia anima nella sua interezza, da te mai apprezzata né conosciuta! Lo scrivo senza esitazione, per quanto sono sicuro sia vero. C’è stata durante la mia infanzia, un’epoca di amore appassionato per te; ascolta e leggi senza esitazione. Non te l’ho mai detto. Mi ricordo di una passeggiata in fiacre; tu eri uscita da una casa di cura in cui eri stata relegata, e mi facesti vedere, per dimostrarmi che avevi pensato a tuo figlio, dei disegni a pennino fatti per me. Credi che io abbia una memoria terribile? Più tardi, la piazza Saint-André-des-Arts e Neuilly.


Le lunghe passeggiate, la costante tenerezza! Mi ricordo dei lungofiumi, che erano così tristi la sera. Ah! Quelli sono stati per me i bei tempi della tenerezza materna. Ti chiedo scusa per chiamare bei tempi quelli che senz’ombra di dubbio per te sono stati dei brutti momenti. Ma ero sempre vivo in te. Tu eri unicamente mia. Tu eri alle volte un idolo, alle volte una compagna. Sarai probabilmente stupita di come io possa parlare con passione di un periodo così addietro nel tempo. Io stesso ne sono stupito. Può essere perché ho concepito, una volta ancora, il desiderio della morte, che le cose del passato si tingono di colori così vivi nel mio animo.


Tutte le volte che prendo la penna per spiegarti la mia situazione, ho paura; ho paura di ucciderti, di distruggere il tuo corpo debole. E io, io sono sempre, senza che tu lo possa sospettare, sull’orlo del suicidio. Io credo che tu mi ami appassionatamente; con un animo cieco, tu hai il carattere così grande! Io ti ho amato appassionatamente durante la mia infanzia; più tardi, sotto la pressione delle tue ingiustizie, ti ho mancato di rispetto, come se un’ingiustizia materna potesse autorizzare una mancanza di rispetto filiale; me ne sono pentito spesso, anche se, per mia abitudine, non ho detto nulla. Non sono più il bambino ingrato e violento di un tempo. Lunghe meditazioni sul mio destino e sul tuo carattere mi hanno reso possibile comprendere tutti i miei sbagli e tutta la tua generosità. Ma insomma, il male è stato fatto, fatto dalle tue imprudenze e dai miei sbagli. Noi siamo evidentemente destinati ad amarci, a vivere l’uno per l’altro, a finire le nostre vite il più onestamente e dolcemente possibile. E nel frattempo, nelle circostanze terribili in cui mi trovo, sono convinto che uno dei due ucciderà l’altro, e che alla fine noi ci uccideremo reciprocamente. […]


Addio, sono stremato. Per tornare a parlare di salute, non dormo né mangio da quasi tre giorni; la mia gola è serrata – e bisogna lavorare.

No, non ti dico addio; poiché spero di rivederti.


Oh! Leggimi molto attentamente, fai in modo di comprendere bene.

So che questa lettera ti colpirà in maniera dolorosa, ma tu vi troverai certamente un accento di dolcezza, di tenerezza, e anche di speranza che tu hai compreso in troppe poche occasioni

E ti amo

C.B. (Charles Baudelaire)

In questa lettera di Antonio Gramsci, scritta alla madre poco prima della sua incarcerazione, c’è invece tutta la sofferenza del figlio che sa quanto dolore possa arrecare alla mamma la scelta di essere autenticamente se stesso…


Carissima mamma,

sto per partire per Roma. Oramai è certo. Questa lettera mi è stata data appunto per annunziarti il trasloco. Perciò scrivimi a Roma d’ora innanzi e finché io non ti abbia avvertito di un altro trasloco.


Carissima mamma, non ti vorrei ripetere ciò che ti ho spesso scritto per rassicurarti sulle mie condizioni fisiche e morali. Vorrei, per essere proprio tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna siano per darmi.


Che tu comprendessi bene, anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione.


Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso. Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta stretta perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente.


La vita è cosí, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.


Ti abbraccio teneramente.

Nino

In quest’altra lettera Gramsci esprime alla madre, nonostante le diverse posizioni religiose (Luna opposta a Mercurio), tutto l’affetto che a lei lo lega:


Carissima mamma,

ho ricevuto la lettera che mi hai scritto con la mano di Teresina. Mi pare

che devi spesso scrivermi così; io ho sentito nella lettera tutto il tuo spirito e il tuo modo di ragionare; era proprio una tua lettera e non una lettera di Teresina. Sai cosa mi è tornato alla memoria? Proprio mi è riapparso chiaramente il ricordo quando ero in prima o in seconda elementare e tu mi correggevi i compiti: ricordo perfettamente che non riuscivo mai a ricordare che “uccello” si scrive con due c e questo errore tu me lo hai corretto almeno dieci volte. Dunque se ci hai aiutato a imparare a scrivere (e prima ci avevi insegnato molte poesie a memoria; io ricordo ancora Rataplan e l’altra “Lungo i clivi della Loira – che quel nastro argentato – corre via per cento miglia – un bel suolo avventurato”) è giusto che uno di noi ti serva da mano per scrivere quando non sei abbastanza forte. Scommetto che il ricordo di Rataplan e della canzone della Loira ti fanno sorridere. Eppure ricordo anche quanto ammirassi (dovevo avere quattro o cinque anni) la tua abilità nell’imitare sul tavolo il rullo del tamburo, quando declamavi Rataplan. Del resto tu non puoi immaginare quante cose io ricordo in cui tu appari sempre come una forza benefica e piena di tenerezza per noi. Se ci pensi bene tutte le questioni dell’anima e dell’immortalità dell’anima e del paradiso e dell’inferno non sono poi in fondo che un modo di vedere questo semplice fatto: che ogni nostra azione si trasmette negli altri secondo il suo valore, di bene e di male, passa di padre in figlio, da una generazione all’altra in un movimento perpetuo. Poiché tutti i ricordi che noi abbiamo di te sono di bontà e di forza e tu hai dato le tue forze per tirarci su, ciò significa che tu sei già da allora, nell’unico paradiso reale che esista, che per una madre penso sia il cuore dei propri figli. Vedi cosa ti ho scritto? Del resto non devi pensare che io voglia offendere le tue opinioni religiose e poi penso che tu sei d’accordo con me più di quanto non pare.


Ti abbraccio teneramente con tutti di casa.

Antonio

Cara mamma
Cara mamma
Elena Balsamo
Spunti per una maternità consapevole.Una miscellanea di scritti dedicati al tema della maternità, con spunti e riflessioni per viverla in modo autentico e consapevole. Dalla penna delicata di Elena Balsamo, una miscellanea di scritti che l’autrice ha voluto dedicare al tema della maternità.Cara mamma non è un testo di informazioni pratiche su come prepararsi alla nascita del bambino, ma un omaggio a tutte le madri che svolgono o hanno svolto, silenziosamente, con pazienza e umiltà, il mestiere più importante del mondo.Un libro dedicato a tutti i figli che sono impegnati nel faticoso processo di elaborazione della propria storia personale, così come a tutte le madri e a coloro che si apprestano a diventarlo. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.