capitolo IX

Mamma cara,
Mia diletta...

Alla madre da sempre sono stati dedicati versi e poemi, qui ne ricorderemo alcuni che per la loro bellezza e il loro significato simbolico possono aiutarci a delineare i tanti volti di questa figura così essenziale e al contempo complessa.

Ecco come la ricorda Giovanni Pascoli, della cui perdita fece presto esperienza:

Mia madre

Zitti, coi cuori colmi,

ci allontanammo un poco.

Tra il nereggiar degli olmi

brillava il cielo in fuoco.

... Come fa presto sera,

o dolce madre, qui!

Vidi una massa buia

di là del biancospino:

vi ravvisai la thuia,

l’ippocastano, il pino...

... Or or la mattiniera voce mandò il luì;

Tra i pigolìi dei nidi,

io vi sentii la voce

mia di fanciullo... E vidi,

nel crocevia, la croce.

... sonava a messa, ed era

l’alba del nostro dì:

e vidi la Madonna

dell’Acqua, erma e tranquilla,

con un fruscìo di gonna,

dentro, e l’odor di lilla.

... pregavo... E la preghiera

di mente già m’uscì!

Sospirò ella, piena

di non so che sgomento.

Io me le volsi: appena

vidi il tremor del mento.

... Come non è che sera,

madre, d’un solo dì?

Me la miravo accanto

esile sì, ma bella:

pallida sì, ma tanto

giovane! una sorella!

bionda così com’era

quando da noi partì.

Una madre non è tale solo per legame di sangue: può esserlo – a volte anche di più – chi ha saputo accogliere, nutrire e prendersi cura con dolcezza e tenerezza del bambino appena nato.


Umberto Saba in queste poesie rievoca la figura della sua balia dimostrando il grande affetto che li legava e lo straziante dolore per la loro separazione: il trauma del distacco improvviso dalla figura di riferimento affettivo può passare inosservato a un occhio adulto ma in un bambino lascia un segno duraturo…

Tre poesie alla mia balia

...Un grido

s’alza il bimbo sulle scale. E piange

anche la donna che va via. Si frange

per sempre un cuore in quel momento.

Adesso sono passati quarant’anni.

Il bimbo è un uomo adesso, quasi un vecchio, esperto

di molti beni e molti mali.

È Umberto Saba quel bimbo.

E va, di pace in cerca,

a conversare colla sua nutrice;

che anch’ella fu di lasciarlo infelice,

non volontaria lo lasciava. Il mondo

fu a lui sospetto d’allora, fu sempre

(o tale almeno gli parve) nemico.

Appeso al muro è un orologio antico

così che manda un suono quasi morto.

Lo regolava nel tempo felice

il dolce balio; è un caro a lui conforto

regolarlo in suo luogo. Anche gli piace

a sera accendere il lume, restare

da lei gli piace, fin ch’ella gli dice:

“È tardi. Torna da tua moglie, Berto”

Il contatto d’amore con la figlioletta risveglia nel poeta il ricordo di chi per primo si è preso cura di lui attraverso il tocco e il nutrimento: la sua amata balia…

Mia figlia

mi tiene il braccio intorno al collo, ignudo;

ed io alla sua carezza m’ addormento.

Divento

legno in mare caduto che sull’onda

galleggia. E dove alla vicina sponda

anelo, il flutto mi porta lontano.

Oh, come sento che lottare è vano!

Oh, come in petto per dolcezza il cuore

vien meno!

Al seno

approdo di colei che Berto ancora

mi chiama, al primo, all’amoroso seno,

ai verdi paradisi dell’infanzia


Insonne

mi levo all’alba.

Che farà la mia vecchia nutrice?

Posso forse ancora là ritrovarla, nel suo negozietto?

Come vive, se vive?

E a lei m’affretto,

pure una volta, con il cuore ansante.

Eccola: è viva; in piedi dopo tante

vicende e tante stagioni. Un sorriso

illumina, a vedermi, il volto ancora

bello per me, misterioso. È l’ora

a lei d’aprire. Ad aiutarla accorso scalzo fanciullo, del nativo colle tutto

improntato, la persona china

leggera, ed alza la saracinesca.

Nella rosata in cielo e in terra fresca

mattina io ben la ritrovavo. E sono

a lei d’allora. Quel fanciullo io sono

che a lei spontaneo soccorreva; immagine

di me, d’ uno di me perduto...

Una poesia di Ungaretti dedicata alla madre. Per me non commentabile, solo da assaporare a occhi chiusi come tutte le sue poesie…

La madre

E il cuore quando d’un ultimo battito

avrà fatto cadere il muro d’ombra

per condurmi, Madre, sino al Signore,

come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,

sarai una statua davanti all’eterno,

come già ti vedeva

quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,

come quando spirasti

dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,

ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,

e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Dedicati alla mamma e al suo neonato, invece, questi bellissimi versi del poeta indiano Rabindranath Tagore:

Maternità

Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?

Domandò il bambino a sua madre.

Ed ella pianse e rise allo stesso tempo e stringendolo al petto gli rispose:

tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio,

tu eri il Suo desiderio.

Tu eri nelle bambole della mia infanzia,

in tutte le mie speranze,

in tutti i miei amori, nella mia vita,

nella vita di mia madre,

tu hai vissuto.

Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa

ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,

e mentre contemplo il tuo viso, l’onda del mistero mi sommerge

perché tu che appartieni a tutti,

tu mi sei stato donato.

E per paura che tu fugga via

ti tengo stretto nel mio cuore.

Quale magia ha dunque affidato il tesoro

del mondo nelle mie esili braccia?

Una poesia di Rainer Maria Rilke dedicata alle mani della Madre Celeste, Maria

Le mani della Madre

Tu non sei più vicina a Dio di noi;

siamo lontani tutti.

Ma tu hai stupende

benedette le mani.

Nascono chiare in te dal manto,

luminoso contorno:

io sono la rugiada, il giorno,

ma tu, tu sei la pianta.

Ed ecco gli immortali versi, sempre rivolti alla Madre di Gesù, di Dante Alighieri:

Vergine madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’eterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti si’, che ’l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si riaccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’eterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre

sua disianza vuol volar senz’ali.

Cara mamma
Cara mamma
Elena Balsamo
Spunti per una maternità consapevole.Una miscellanea di scritti dedicati al tema della maternità, con spunti e riflessioni per viverla in modo autentico e consapevole. Dalla penna delicata di Elena Balsamo, una miscellanea di scritti che l’autrice ha voluto dedicare al tema della maternità.Cara mamma non è un testo di informazioni pratiche su come prepararsi alla nascita del bambino, ma un omaggio a tutte le madri che svolgono o hanno svolto, silenziosamente, con pazienza e umiltà, il mestiere più importante del mondo.Un libro dedicato a tutti i figli che sono impegnati nel faticoso processo di elaborazione della propria storia personale, così come a tutte le madri e a coloro che si apprestano a diventarlo. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.