CAPITOLO VII

Una mamma per tre, per quattro,
per cinque, per...

I bambini che possono crescere insieme a un fratellino sono fortunati. Quelli che possono crescere con più di un fratello lo sono ancor di più!


I suggerimenti che trovate nei capitoli precedenti per accompagnare il bambino verso la nascita di un fratellino, valgono per i primogeniti, ma anche per i secondogeniti e poi per i terzogeniti e poi… Insomma, sono utili per ogni bimbo che sta per diventare fratello maggiore. Anche se in famiglia ci sono altri figli, per cui il fatto di essere un fratello non è più una novità, quando arriva un nuovo bimbo il cambiamento di ruolo c’è, ed è importante! Da fratello più piccolo a fratello più grande di un altro piccino.


Per quanto riguarda invece il primogenito, quando arriva un terzo bebè, vanta già una certa esperienza di fratellanza, e non è più tutto nuovo e sconosciuto come la prima volta; qualche assestamento tuttavia sarà ancora necessario. Un po’ come una mamma quando aspetta il secondo figlio: sa già molto, e questo le dà tranquillità, ma deve comunque affrontare dei cambiamenti.


In generale possiamo dire che nelle famiglie numerose l’arrivo di un nuovo bimbo può essere vissuto con grande naturalezza. I bambini, il primogenito e il secondogenito, sanno già che “di mamma ce n’è per tutti”. Lo sanno perché lo vivono, ogni giorno. Sanno che a volte si deve aspettare un pochino per veder soddisfatti i propri bisogni, ma sanno anche che quei bisogni verranno soddisfatti.


Il primogenito ha scoperto di persona che la nascita di un fratellino non lo ha privato dell’amore dei genitori e ha potuto constatare gli aspetti positivi del ruolo di fratello maggiore. Il secondogenito è nato già fratello, sa per certo che le mamme sanno e possono volere bene a più di un figlio. E sa che può contare sull’affetto del primogenito: qualunque novità debba affrontare, non la affronterà da solo.


Naturalmente ciò non significa che non ci sia bisogno di qualche bella conferma! L’arrivo di un nuovo bimbo porta con sé un cambiamento. In meglio, certo, ma i mutamenti richiedono sempre un po’ di tempo per trovare nuovi equilibri e per rivedere il proprio ruolo. In questa fase di assestamento è fondamentale accompagnare ogni figlio, esserci: per ascoltare, accogliere, rassicurare. Che i figli siano tre, quattro, cinque o più, il segreto per stare bene è sempre quello di far sentire tanto amato ogni bambino. E in una famiglia numerosa, c’è un sacco di amore in circolazione!

Una mamma per tre

Quali emozioni prova una donna che aspetta il suo terzo bambino? Come cambiano sensazioni e aspettative dalla seconda alla terza gravidanza? E come si modificano gli equilibri all’interno della famiglia quando i figli sono tre e il secondogenito da piccolino di casa diventa a sua volta fratello maggiore?


Lasciamo la parola alle tris-mamme per scoprire le dinamiche che possono verificarsi con l’arrivo del terzo bebè.


A distanza di due anni dalla nascita di Stefano, il mio secondo bimbo, con gioia è arrivata una nuova gravidanza. Grazie ad alcuni libri sulla nascita e in particolare al libro Alice sorella maggiore (in cui si vede una mamma che allatta, che “porta” il fratellino, che usa i pannolini lavabili, tutte consuetudini da me esperite quotidianamente), ho condiviso con i miei figli l’approssimarsi della nascita.


Per mesi Simone e Stefano si sono presi cura dei loro bambolotti, anticipando la venuta del fratellino, mettendoli a sedere sul seggiolone durante i pasti, sul vasino per la “cacca di gruppo”, distribuendo sciroppo per la tosse…

Io e mio marito abbiamo preparato i bambini all’arrivo del fratellino/ sorellina dicendo loro che avrebbe dormito molto, bevuto tanto latte della mamma, pianto per farsi capire e fatto molta cacca e pipì.


La mattina in cui ci siamo recati in ospedale abbiamo avvisato Simone e Stefano che al nostro ritorno avremmo portato a casa un altro bimbo/bimba. Visto il desiderio (e la necessità!) di rientrare il prima possibile per riunire la famiglia, abbiamo optato per un parto ambulatoriale e poche ore dopo la nascita siamo tornati a casa.


Chiara ha dormito fin dalla prima notte con mamma, papà e i suoi fratelli! A Simone e Stefano l’abbiamo presentata come “un fiore delicato, da toccare con dolcezza e accarezzare con delicatezza e attenzione”. A distanza di tre mesi sono ancora loro a suggerire a parenti ed amici di trattarla così.


Pare proprio che, più che la gelosia, sia ancora il bisogno di proteggerla e coccolarla ad animarli. Del resto le loro energie sono tutte concentrate sul contendersi costantemente cibo e giocattoli! Che dire? Meglio di così…

Laura, mamma di Simone, 4 anni, Stefano, 2 anni e mezzo, Chiara, 3 mesi


Io ho tre bimbi piccini: il grande ha cinque anni, il medio quattro, e la piccola diciotto mesi. Ogni giorno è una meraviglia… I grandi si prendono cura (a modo loro) della piccola: oggi ho scovato il medio che cercava di metterle le scarpine, mentre quando fanno il bagnetto il grande lava la testa alla sorellina e il medio le lava gambe e piedi… Sono consapevoli del fatto che lei sia piccina, e l’aiutano in tutto. I due maschietti, nati a poco più di un anno di distanza, hanno sempre vissuto quasi in simbiosi, nel senso che pur essendo individui totalmente diversi (fisicamente e mentalmente), sono davvero affiatati. Non abbiamo ma avuto problemi di gelosia con nessuno, né problemi di bagnare il letto, regressione, ecc.


Mamma c’è per tutti e tre, così come loro ci sono per i propri fratelli e per mamma e papà. Sono bimbi ad alto contatto, o meglio, hanno iniziato tutti ad alto contatto per poi spiccare il volo al momento giusto. La piccola è ancora molto dipendente da me ma la vedo già pronta, con la grinta che ha, ad affrontare il mondo.


Certo, a volte è dura stare appresso a tutto e tutti, io sono una sola e non ho aiuti da parte della famiglia d’origine poiché vivo all’estero con mio marito, ma ciò ha reso anche tutto più bello. Senza interferenze stanno crescendo come volevo farli crescere io. Il rispetto per il prossimo è la cosa principale. Non navighiamo nell’oro, ma sappiamo fare economia (pannolini lavabili, riciclo e riuso, autosvezzamento dopo allattamento al seno prolungato, anche in gravidanza). Siamo soprattutto una famiglia normale che ha messo i bimbi al centro del nucleo famigliare. Avevamo in mente di farne tre già prima di iniziare col primo, e il desiderio del quarto si sta facendo sempre più vivo, giorno dopo giorno.


Ieri sera, poi, tutti e tre si sono messi a giocare a girotondo (la versione inglese) divertendosi come dei matti, ed è lì che ho proprio sentito di aver fatto la cosa giusta.

Irene, mamma di Francesco, 5 anni, Luca, 4 anni, Viola, 18 mesi


Adesso che Flavio ha quasi un anno e interagisce molto di più con Gaia e Peppe, spesso mi fermo ad osservarli, guardo come giocano insieme, come ridono, gli sguardi complici che si scambiano e capisco che lo hanno “accettato” nel loro piccolo gruppo, non sono più una coppia ma un trio!

Mary, mamma di Gaia, 5 anni, Peppe, 3 anni, Flavio, un anno


Quando cominciavo a vedere la fine del tunnel con l’iscrizione alla scuola d’infanzia di entrambe, la doccia fredda! Ero di nuovo incinta. A dire il vero sembravamo stupiti solo noi, le nostre figlie erano felicissime, lo chiedevano da tempo e non vedevano l’ora che nascesse un fratellino. Erano più grandine, quindi si è potuto parlare di più. Ho comprato un libro che descriveva bene il parto in casa, l’abbiamo letto insieme più volte. Abbiamo discusso su cosa sarebbe successo con il nuovo bimbo, come l’avremmo accudito.


Aspettavano l’autunno per conoscerlo e finalmente, di notte mentre loro dormivano, è arrivato. Non dimenticherò mai la gioia sul loro viso quando sono venute a conoscerlo! Erano così felici che battevano le mani e saltavano. È stato difficile contenerle. Ora è un po’ difficile accontentare tutti, la seconda patisce un po’ che la mamma abbia meno tempo per le coccole e che non possa esaudire le sue richieste mentre allatta. Però adora il suo bimbo, lo coccola, mi aiuta a cambiarlo, mi avverte quando piange e vuole tetta e finalmente comincia a “svezzarlo” con cibo vero. La prima lo mette in fila tra le sue bambole e gioca a fare la maestra di asilo nido! Quando ho preparato i vestitini per il bebè mi sono fatta aiutare, ho regalato a loro qualche vecchia tutina perché ci giocassero con i loro bambolotti. Ora le aiuto a legarsi i “bimbi” addosso, mostro loro come allattarli, come cambiare i pannolini. Racconto spesso cosa facevo quando erano piccole: a loro piace un sacco farsi dire quali parole dicevano e come. Poi regrediscono e strisciamo per terra… allora cerco di non perdere la pazienza e di assecondarle almeno un po’. Intanto la scuola credo aiuti: lì hanno uno spazio tutto loro e possono essere grandi senza confronti tra loro e con il fratello. Momenti di panico quando urlano in contemporanea e c’è anche la pasta da scolare… però dicono entrambe che vogliono avere tanti figli, spero significhi che non stanno vivendo così male in questa confusa famiglia numerosa!

Gemma, mamma di Eleonora, 6 anni, Manuela, 4 anni, e Gabriele, 6 mesi


Ora Alessandro ha tredici anni e sta per sostenere gli esami di terza media. Alice compie tre anni a settembre e Lorenzo ne compirà due a febbraio. La notte non dormo bene da quasi quattro anni e ci sono giornate in cui faccio fatica solo a pensare di alzarmi, ma se da lassù dovessero decidere di farci arrivare un altro bimbo… beh non avremmo esitazioni!


Io non lavoro più, ma facendo le giuste rinunce arriviamo a fine mese e ci stiamo godendo i nostri figli, assaporando ogni attimo.

Maria, mamma di Alessandro, 13 anni, Alice 3 anni, Lorenzo 2 anni


Da piccolino di casa a fratello maggiore

L’ultimo nato della famiglia è quello che si trova ad affrontare il cambiamento più grande con l’arrivo di un nuovo bebè.


Ecco perché è importante accompagnare il secondogenito verso la nascita, così come abbiamo già fatto con il nostro primo bimbo, coinvolgendo entrambi, rendendoli partecipi, raccontando di quando loro erano piccini (per il secondogenito può essere d’aiuto sapere che suo fratello ha vissuto la stessa esperienza che sta vivendo lui).


E dopo la nascita, grande festa per il primogenito che diventa “fratello maggiore due volte” (un vero veterano della fratellanza!) e per il piccolino che diventa “fratello maggiore”! Da una parte si potranno sottolineare i vantaggi del suo nuovo ruolo, dall’altra non dimentichiamo di rassicurarlo con tante coccole per confermargli che è sempre il nostro piccolo.


Una mamma per quattro

Quattro figli sono una bella squadra. C’è tanto da fare, certo, ma c’è anche tanta complicità e i fratelli sono un importante punto di riferimento l’uno per l’altro. Come raccontano le mamme…


Ho quarant’anni e quattro figli, tre maschi di quindici, dodici e nove anni e una femminuccia di nove mesi. Tutti cercati e voluti con amore, nonostante i famosi commenti non richiesti (“Ma non avete la televisione?”, “Ora finalmente hai la femmina, ti fermi, no?” e “Ma l’hai voluto o è capitato?”).


Devo dire che questa gravidanza è stata diversa dalle altre, vuoi per la mia età, vuoi perché è passato tanto tempo dall’ultima, o perché è venuta subito dopo un aborto spontaneo ed è stato necessario stare a riposo a causa delle contrazioni… Ma le emozioni della nascita e della scoperta del nuovo membro della famiglia sono sempre travolgenti, anche se le plurimamme si devono dedicare contemporaneamente sia al nuovo nato, sia alla gestione del resto della famiglia e al riequilibrio delle dinamiche di relazione tra i fratelli, riservando a tutti tempo e attenzione, il che non è sempre facile quando scarseggiano gli aiuti e il sostegno esterno.


La casa (piccolissima) è un campo di battaglia e a volte il nervosismo e la stanchezza si fanno sentire, ma si cerca di fare per loro sempre il massimo, insegnando loro, per quanto possibile, a collaborare con piccoli compiti alla vita familiare (apparecchiare, mettere in ordine, guardare la sorellina quei dieci minuti per riuscire almeno a farmi la doccia!).


Sicuramente con Giulia ho scoperto una maggiore consapevolezza e serenità. Cresce quasi da sola, facciamo autosvezzamento, co-sleeping, elimination communication1, vive in fascia dai tre mesi… Il problema sarà a settembre quando dovrò purtroppo tornare al lavoro e lei andrà al nido. La nostra società spesso pone in grande difficoltà noi mamme che cerchiamo di conciliare famiglia e lavoro.


I fratelli all’inizio volevano un altro maschio (aiuto!), poi però hanno mostrato molta curiosità nei riguardi della sorellina, anche perché non ricordavano molto di quando aspettavo il terzo, erano piccoli!


Il terzo è stato quello che all’inizio l’ha vissuta peggio, tuttora mi rimprovera di “stare troppo con Giulia”, anche se non disdegna di infilarsi nel letto la mattina per i nostri dieci minuti di coccole del risveglio!


Ora tutti e tre stravedono per la sorellina, che crescendo sta diventando sempre più smorfiosa, cerca i fratelli e li accoglie con urli e risate.

Simona, mamma di Daniele, 15 anni, Davide, 12, Gabriele, 9, Giulia, 9 mesi

La preparazione del primogenito rispetto alla nascita della sorellina è stata ovviamente più delicata e complessa che per le successive nascite. E questo non solo per un discorso di gelosia o di timore di non riuscire a voler bene al secondo quanto al primo (questo l’ho pensato anche per l’ultimo!), quanto per il fatto che il primogenito è l’unico che ha goduto in maniera esclusiva degli spazi, degli oggetti e degli affetti di casa.


Con i successivi, invece, la strada era in qualche modo già spianata: i primi due bimbi avevano già sperimentato che l’affetto, il tempo, le attenzioni e gli “oggetti” di fatto non calano con l’aumentare dei bambini presenti, ma anzi aumentano le possibilità di relazioni sociali.


E quindi la comunicazione di un altro arrivo è stata vissuta da noi con maggiore serenità ed è sempre stata felicemente accolta. Anzi, fosse per loro ancora adesso chiederebbero un altro fratellino.


Quando è arrivato il quarto figlio, ho avuto la fortuna che la terza bimba ancora non frequentasse l’asilo, così abbiamo vissuto tutto il primo anno insieme, condividendo problemi, soluzioni e progressi, coinvolgendola sempre il più possibile. Nonostante avesse solo due anni e mezzo, spesso lo imboccava o mi passava il pannolino. I risultati sono stati ottimi e ancora oggi loro due hanno un rapporto strettissimo e particolare, tanto che io li ho soprannominati “Cip e Ciop”.


Per quanto riguarda i genitori, credo che il passaggio più grosso sia quello da uno a due figli. Questo perché l’arrivo del primo, se vissuto bene, non cambia tanto la vita abituale. Si continua a fare tutto più o meno come prima (spesa, vacanze, commissioni) portandosi con sé il piccolo.


Con due figli, invece, molte cose diventano più complesse. Passato lo scoglio, averne due o tre o quattro non cambia poi molto.


Anzi, a differenza di quanto accade con il primogenito che spesso reclama la mamma per giocare o anche per prendere qualcosa dall’armadio, quando ci sono più figli i fratelli si aiutano e spalleggiano a vicenda. Sanno sostenersi nei momenti difficili e rispondere a una richiesta se io non sono immediatamente disponibile. Non è impossibile farsi una doccia (mentre a volte lo era, quando il bambino era solo uno), semplicemente perché il piccolo rimane in compagnia degli altri. Non è impossibile preparare il pranzo, per la stessa ragione. Diventa anche possibile riuscire a fare una telefonata… Incredibile vero?!


Il che non significa che sia tutto facile! Giusto il mese scorso il più grande ha preso i pidocchi al campo estivo… In quel momento avrei tanto voluto fosse figlio unico, perché non sarei andata avanti un mese a cercare pidocchi nella testa di uno e dell’altro!


Per concludere, aggiungo che la nostra esperienza di famiglia numerosa è particolare, perché l’annuncio di un nuovo arrivo non è limitato alle “nascite naturali”, ma riguarda anche le “nascite mentali” che la scelta dell’accoglienza richiede. Infatti, da quando siamo sposati, ancora prima della nascita del primo figlio, abbiamo accolto bambini in affido. Ora con noi c’è una bimba di cinque anni. Periodicamente ci troviamo a parlare con i bambini (soprattutto i più grandi) delle richieste di accoglienza che riceviamo e della loro opinione a riguardo. E quindi della loro disponibilità ad accogliere nei loro spazi fisici e affettivi un altro bambino che, ovviamente, ha bisogni e richieste particolari e spesso impegnative.

Daniela, mamma di Cristian, 11 anni, Silvia, 9, Simona, 5, Nicola, 3

Una mamma per cinque

Sono mamma di cinque bambini, la grande ha undici anni e il piccolo cinque mesi. Da noi è stato tutto molto naturale, anche negli errori e nelle difficoltà. Non abbiamo scelto di avere una famiglia numerosa per motivi religiosi. Non l’abbiamo neanche tanto pianificato. Nella nostra immaginazione forse arrivavamo a pensare al terzo figlio, poi invece la vita ci ha sorpreso e siamo contentissimi. Le gelosie esistono, soprattutto tra i primi due. Forse la differenza la farebbe la presenza dei nonni che potrebbero compensare un po’ la mancanza inevitabile di attenzioni e coccole quando in casa arriva un neonato. Noi non li abbiamo perché abitiamo a Bologna ma siamo originari delle Marche e della Puglia.


Colei che forse è stata meno, o peggio preparata rispetto a tutti quanti è stata la primogenita, Francesca. Durante la gravidanza ricordo di averle parlato pochissimo del fratellino in arrivo. Credo abbia giocato molto a sfavore la mia inesperienza e il fatto di non avere nonni o comunque figure parentali che ne facessero le veci e che trasmettessero a me e a lei un po’ di “tradizione alla preparazione” attraverso le parole, i modi di dire, le domande, i racconti.


Con gli altri all’inizio ho parlato di un semino nella pancia della mamma che se tutto andava bene si sarebbe trasformato in un fratellino o in una sorellina. Ho avuto due aborti spontanei e in quei casi i miei figli hanno saputo che il semino non si era sviluppato, come hanno visto diverse volte accadere nei vasi da loro stessi coltivati. Per il resto non ho fatto niente di particolare se non parlarne come di un altro membro della famiglia che presto sarebbe arrivato in mezzo a loro… Con l’ultimo arrivato hanno scelto loro il nome!

Mariella, mamma di Francesca, 11 anni, Giovanni, 9, Chiara, 6,Giuseppe, 3, Marco, 5 mesi

Una mamma per sei

Non c’era, all’inizio del nostro matrimonio, un progetto di famiglia così numerosa. Cioè, a quei tempi avevamo solo voglia di iniziare la nostra vita insieme, e non abbiamo mai parlato esplicitamente di quanti figli avremmo desiderato avere. L’unica cosa certa era: mai il figlio unico. Lo siamo tutti e due, e non volevamo proprio far ripetere l’esperienza a un nostro figlio.


Così, quando Cecilia, la prima figlia, aveva dieci mesi, ricordo di aver pensato (e condiviso con mio marito): “Ne voglio un altro”. Cecilia è sempre stata molto brava e tranquilla, ha sempre dormito molto, e forse anche per questo, avendo avuto una splendida esperienza, non temevo per nulla la fatica di ricominciare, così velocemente. E al desiderio è seguita subito la realizzazione: non ho fatto in tempo a pensarci, che la seconda gravidanza è arrivata (sono una donna fortunata, lo devo proprio ammettere!). Forse proprio in seguito alla nostra esperienza di figli unici, nemmeno per un istante abbiamo pensato di togliere qualcosa (tempo o affetto) a Cecilia con la nascita del fratellino. Un po’, forse, anche perché in noi era maturata la scelta di farmi restare a casa dal lavoro, per cui mi dedicavo 24 ore su 24 alla mia bambina. Pensavamo entrambe che un fratello sarebbe stato un di più per tutti. Così, alla nascita di Matteo, quando Cecilia è venuta a trovarci in ospedale, appena entrata nella stanza, non mi ha quasi degnata di uno sguardo, ma si è fiondata sulla culla, dicendo: “Il bimbo è mio!”. E aveva più o meno diciannove mesi!


La nostra vita a tre (quando mio marito era al lavoro) la ricordo con molta serenità, Cecilia non ha mai mostrato nessun segno di gelosia palese. Solo si svegliava qualche volta di notte (cosa che non succedeva da mesi), ma bastava qualche coccola per rasserenarla.


Di giorno cercavo di fare tutto con loro: mentre allattavo mettevo qualche bella canzone per bambini, e mentre stavo seduta sul tappeto Cecilia ballava intorno a noi. Abbiamo giocato tanto con la pasta di sale e fatto lunghe passeggiate.


Il terzo figlio è arrivato di sorpresa. E devo dire che un pochino di paura all’inizio l’ho avuta, non fosse altro perché gli inizi delle mie gravidanze (tranne l’ultima) sono stati tutti piuttosto pesanti, con iperemesi gravidica spiccata e molteplici ricoveri per re-idratarmi. Eppure ce la siamo cavata, con l’aiuto di qualche amico, e verso il settimo mese abbiamo affrontato anche un trasloco.


L’arrivo di Tommaso è praticamente coinciso con i primi giorni di asilo di Cecilia: lei desiderava ardentemente già da mesi andare a giocare con gli altri bambini, e facevo fatica a riportarla a casa al pomeriggio!


Matteo allora non aveva ancora due anni e ha fatto un po’ di fatica, soprattutto con l’allattamento: per i primi dieci-quindici giorni piangeva mentre allattavo suo fratello, avrebbe voluto la mamma per sé. Io anche in questa occasione non sono riuscita ad agitarmi, semplicemente continuavo ad accarezzare e coccolare il mio “ragazzo grande”, mentre il cucciolino ciucciava di gusto.


Cecilia non dava segni di gelosia; d’altra parte, quando ormai da mesi andava in bagno da sola, ha iniziato a chiedermi “Mi scappa la pipì con te!” e voleva essere accompagnata in bagno. Ovviamente l’abbiamo assecondata in questo, era lo spazio che si era scelta, tutto per sé, e ci è sembrato giusto concederlo.


Mio marito è stato davvero prezioso in questi primi anni. Ogni volta che nasceva un cucciolo si è sempre dimostrato disponibile e attento, soprattutto nei confronti dei figli più grandi.


Dell’arrivo della quarta e della quinta figlia ricordo la grande gioia dei miei bambini. Certo, ogni volta che rientro dall’ospedale, mi sento sempre un po’ sopraffatta, perché tutti pensano: “Finalmente la mamma è tornata”, e forse non si rendono conto che la mamma ha partorito e magari da quel momento non ha più chiuso occhio… Qui la fatica grande è stata mia, nel riuscire a dosare le forze, soprattutto perché con tutte e due le bimbe le notti sono state belle vispe per tanti mesi.


In linea generale, con i più piccoli ho sempre cercato di far sentire la mia vicinanza, anche con un neonato in braccio, soprattutto con le coccole, con un bel libretto (allattare e leggere si fa benissimo!). Con i figli più grandini, quando c’è qualche difficoltà è più facile parlarne: ricordo più di una volta di aver condiviso con loro la fatica del fratellino. A tutti loro ha sempre fatto piacere sentirsi dire che capivo benissimo come fossero stanchi di dover fare piano perché il fratellino dormiva, o di sentirsi rispondere “dopo” perché la mamma stava allattando o cambiando un pannolino.


Sentirsi dire: “Mi piacerebbe proprio passare un’oretta tranquilla con te, peccato che la sorellina continui a piangere, ora proviamo a metterla in fascia, oppure aspettiamo che rientri il papà, e ci facciamo aiutare” è molto diverso da un semplice: “Ora non posso, non vedi che tua sorella piange?!” (che pure qualche volta mi è sfuggito, perché non sono di marmo nemmeno io!).


Secondo me è importante parlare, lasciare esprimere la fatica, senza censurarla, anzi, accogliendola e condividendola. Spesso i grandi si sentono in colpa per i “cattivi pensieri” che fanno rispetto ai fratelli più piccoli e hanno bisogno di sentirsi capiti e accompagnati. Quando poi dico “Sai, faccio fatica anche io, vorrei che piangesse meno, che dormisse un po’ di più, che mi lasciasse libera di stare un po’ con te…”, vedo sempre i volti illuminarsi.

Una grande risorsa è stata quella di fare le cose insieme: farmi aiutare nel bagnetto, scegliere insieme la tutina, riporre i pannolini (lavabili).


E poi ho imparato, dalla mia amica Petra (un’amica stupenda, cui potevo telefonare a qualsiasi ora, che mi dispensava i suoi consigli, e mi confortava con la sua compagnia), che un nuovo arrivo non può bloccare la vita di una famiglia. Certo, i primi giorni la mamma è stanca e ha bisogno di conoscere il suo bambino e i suoi ritmi, ma una volta partito bene l’allattamento, se pure i ritmi della vita necessariamente cambiano un po’, io ho cercato di continuare a seguire i figli più grandi. Sono andata molte volte a riunioni scolastiche, spettacoli, feste di compleanno e quant’altro con il neonato al seguito. D’altra parte un neonato non è di vetro, e se sta bene non c’è motivo di tenerlo chiuso in casa, o farlo uscire solo per la passeggiatina di rito (cosa che noi raramente abbiamo fatto, c’era già da uscire per prendere i fratelli a scuola…). Così i miei bambini fin dai primissimi giorni di vita hanno partecipato alla vita della famiglia, e crescendo non ho notato nemmeno quella gelosia di senso inverso, del più piccolo per il più grande (so che a volte succede), per cui il piccolino, abituato a dettare i ritmi di tutta la famiglia, non riesce ad accettare, crescendo, di adattarsi alle esigenze del fratello maggiore.


La sesta gravidanza è stata accolta da tutti con gioia: non so se le piccole abbiano capito bene, ma continuano a farmi coraggio, parlandomi del bimbo che hanno loro nella pancia (sono molto empatiche!). I grandi si sono sentiti investiti di una certa responsabilità, e pur restando bambini normalissimi, si occupano di me, cercando di prevenire la mia stanchezza (quando suona il telefono fanno tutti le corse per portarmelo, senza farmi alzare). Vedo nel mio secondo figlio, a volte, un po’ di preoccupazione, e anche qui è proprio necessario aiutarlo a parlarne, a condividere i dubbi e le ansie. Ma mi colpisce molto la capacità che ha di immedesimarsi, la preoccupazione per la mia fatica, per il dolore che comporterà il partorire. Dico sempre che la donna che lo sposerà avrà da ringraziarmi!

Cristina, mamma di Cecilia, 11 anni, Matteo, 9 e mezzo, Tommaso 7 emezzo, Maria 4, Caterina 2, in arrivo… Stefano!2

Una mamma per sette

Sono mamma di sette figli, la più grande ha quasi quindici anni, il più piccolo sedici mesi. Le dinamiche a ogni nuova nascita restano sempre le stesse, siamo noi genitori che con l’esperienza cambiamo e impariamo a gestire meglio e accettare anche le manifestazioni negative. Al momento della nascita c’è sempre la grande festa, il coro di “Oh che meraviglia!”, “Lo voglio tenere in braccio”, poi subentra giustamente la normalità della routine e lì può cominciare a presentarsi magari un po’ di gelosia mentre allatti e ti occupi del piccolo. Però l’esperienza mi ha insegnato che è giusto che buttino fuori piuttosto che tenere dentro questi sentimenti, così possiamo dare un nome a ciò che provano e agire. Io di solito li coinvolgo molto e mentre mi occupo del più piccolo racconto che le stesse cose le facevo con loro. Spesso racconto aneddoti che li riguardano: cerco di fargli capire che, anche se non lo ricordano, loro per primi sono stati accuditi così come vedono accudire adesso il fratello o la sorella più piccoli.

Elena, mamma di Gaia, 15 anni, Ruggero, 12, Edoardo, 9, Azzurra, 7,Angelica, 4, Ruben, 30 mesi, Davide, 16 mesi


Un'associazione per le famiglie numerose

Una famiglia numerosa è un dono per i suoi membri, ma anche per la società. In un Paese anziano come il nostro, i bimbi - futuri cittadini di domani - sono preziosi! C’è un’associazione che è nata per promuovere e salvaguardare i diritti delle famiglie numerose. Si tratta dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, da anni impegnata per ottenere il riconoscimento del ruolo sociale, educativo e formativo per la società, delle famiglie con tre o più figli. Per conoscere progetti e iniziative del sodalizio è possibile telefonare al numero 030/2294033 e/o visitare il sito www.famiglienumerose.org


Sorriso di bimbi

Beatrice, 4 anni, secondogenita di tre fratelli, ieri sera, in un estremo attacco di stanchezza, dice: “Ma perché le mamme devono sempre fare un bambino? Uffa, che noia!”

Simona


Aspettiamo il terzo maschietto. A chi mi dice: “Peccato signora un altro maschio”, Federico, 5 anni, risponde: “La mamma fa i maschi perché le vengono bene!”

Elisa


Mentre stanno venendo in ospedale a trovare me e il fratellino appena nato, Emma, 4 anni, dice alla sorellina Angela: “Ma come faremo ad occuparci di lui?”

E Angela, 6 anni, risponde: “Ascolta: siamo io, te, il papà, la mamma, il nonno, la nonna e lo zio Mirko: sette adulti. Vuoi che non ce la facciamo con un bambino piccolo?!”

Federica

Benvenuto fratellino, benvenuta sorellina - Seconda edizione
Benvenuto fratellino, benvenuta sorellina - Seconda edizione
Giorgia Cozza
Favorire l’accoglienza del nuovo nato e la relazione tra fratelli.Tante informazioni utili, suggerimenti pratici e spunti di riflessione per coinvolgere i fratelli maggiori nell’attesa e nell’accoglienza del nuovo nato. La nascita di un bambino è un evento di grande gioia per tutta la famiglia, un evento che può essere vissuto con partecipazione ed entusiasmo anche dal primogenito, se accompagnato dall’affetto e dalla comprensione di mamma e papà.Il libro Benvenuto fratellino, benvenuta sorellina di Giorgia Cozza risponde ai dubbi e agli interrogativi dei genitori, offrendo utili informazioni e suggerimenti pratici per coinvolgere i fratelli maggiori nell’attesa e nell’accoglienza del nuovo nato. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.