Le mamme raccontano
Ecco la testimonianza di alcune mamme che raccontano come hanno preparato il primogenito all’arrivo del fratellino. Dalla loro esperienza possiamo trarre numerosi spunti e suggerimenti pratici che potrebbero rivelarsi utili anche per la nostra famiglia.
Quando Sirio si è installato nella mia pancia abbiamo cominciato subito a parlarne con Aynarah che all’epoca aveva un anno e mezzo. Abbiamo fatto un fotolibro con le foto della gravidanza di Aynarah e di lei che poppava e lo abbiamo guardato e commentato spesso. Lei ha seguito la gravidanza passo per passo, a ogni visita ostetrica, ecografia, addirittura a ogni prelievo di sangue andavamo tutti insieme. Abbiamo fatto il possibile per far sì che fosse chiaro che quella pancia era una cosa di famiglia, non qualcosa “della mamma” che avrebbe preso posto prepotentemente nella vita degli altri.
Quando a trentasette settimane Sirio si è improvvisamente capovolto posizionandosi podalico, anche lei gli ha parlato come noi dal pancione chiedendogli che si rimettesse a posto, che nascesse da solo senza bisogno di bisturi. “Girati fratello su!” gli diceva. E lui ci ha ascoltati, per fortuna!
Veronica, mamma di Aynarah, 3 anni, Sirio, 8 mesi
Le abbiamo comprato un libro, Aspetto un fratellino di Marianne Vilcoq, Camilla l’ha praticamente consumato a forza di sfogliarlo, le piaceva vedere come cresceva la pancia della mamma e come cresceva il fratellino.
Una sera, guardando un CD di Barbapapà in cui uno dei personaggi si prende cura di una neonata, lei ha realizzato che quel fratellino sarebbe nato “piccolo”: non un bambino con cui giocare, ma un cucciolo di cui prendersi cura. Per diversi mesi voleva solo sentire storie di lei che curava il piccolo: gli cambiava il pannolino, gli insegnava a parlare, a camminare, a nuotare…
Un mese prima della nascita le ho chiesto se voleva aiutarmi a preparare il corredino.
Lei ha scelto tra le sue cose quelle che gli voleva regalare (quello che non voleva, come il seggiolone, è rimasto in soffitta; avrei cercato di convincerla più avanti), ha comprato il primo bavaglino con i soldini del suo salvadanaio, ha scelto la culla e il pupazzetto per Chicco.
Le ho detto che non mi ricordavo tanto bene com’è avere per casa un bimbo piccolo, abbiamo fatto dei giochi di ruolo in cui lei era la piccolina (le facevo i massaggi, le mettevo il borotalco, le davo il biberon, le parlavo facendo vocine e faccine) e nel giro di poco lei ha deciso che la piccola ero io e lei la mamma. Ho assecondato questa idea e forse calarsi in tutti e tre i ruoli le è servito. Forse è servito anche a me che vivevo questa gravidanza con un po’ di ansia visto che sono figlia unica e ancora adesso guardo il rapporto tra fratelli con un po’ di sospetto.
Roberta, mamma di Camilla, 4 anni e mezzo, Federico, 2 anni
Mano a mano che cresceva la pancia abbiamo condiviso l’esperienza dei primi calcetti e abbiamo cercato tutti insieme un nome per il bebè. Ho portato Alessandro ad assistere a una delle ultime ecografie, così ha visto quel pescetto che nuotava nella mia pancia e si ciucciava il pollice e ha sentito il cuoricino di suo fratello che sembrava un cavallino al galoppo.
Maria Cristina, mamma di Alessandro, 4 anni, Francesco, 1 anno
Noi non abbiamo mai fatto preparativi particolari, abbiamo sempre cercato di essere il più tranquilli e sinceri possibile. Eleonora ha visto la pancia lievitare e io le raccontavo che dentro stava crescendo un/a bimbo/a. Lei a volte era indifferente, a volte chiedeva qualcosa. Diceva che era un maschietto (secondo me ci prendeva in giro) oppure che non era un bimbo ma un “cocò” (uccellino). Ha partecipato alle visite dell’ostetrica con la quale ci preparavamo al parto in casa e ha sentito il battito della sorellina. Gli ultimi tempi era impaziente, ma lo eravamo anche noi!
Gemma, mamma di Eleonora, 6 anni, Manuela, 4 anni, Gabriele 6 mesi
La mia primogenita aveva solo dieci mesi quando sono rimasta incinta. Ho cercato di spiegarle quello che stava succedendo con più entusiasmo possibile (ho passato la gravidanza a vomitare) e mi sono sforzata di prepararla anche “concretamente” alla novità abituandola, ad esempio, a dormire con la nonna e dicendole che sarei dovuta andare via qualche giorno (ho partorito con cesareo programmato) e che sarei tornata a casa con la sua sorellina.
Ho scelto, però, di non coinvolgerla mai direttamente portandola alle ecografie, perché sono convinta che le pratiche mediche siano cose da adulti e i bambini è meglio ne siano esclusi, ed è per questo motivo che ho pensato fosse meglio non portarla neanche in ospedale dopo il parto.
Arianna, mamma di Sara, 3 anni, Ghaia, 17 mesi
Abbiamo cercato di coinvolgere Sofia, leggendole il libro Alice e il fratellino nel pancione, andando a far visita a chi aveva un fratellino, portandola alla seconda ecografia. Usciti dall’ospedale, è voluta andare a comprare un paio di scarpe per la sorellina. Da allora, ancora adesso, ogni volta che prendo una cosa per lei, Sofia vuole che ne prenda una per la sorellina.
Giada, mamma di Sofia Luna, 3 anni, Morgana Maia, 3 mesi