Un bene senza prezzo a costo zero

Un bene senza prezzo a costo zero

Abbiamo definito il latte materno l’alimento ideale in assoluto, il meglio che possiamo assicurare ai nostri figli, garantendo allo stesso tempo dei vantaggi anche per la salute materna. Ebbene, non solo il latte di mamma è un bene inestimabile, ma è anche a costo zero. Nessuna spesa per l’acquisto di costose confezioni di latte artificiale, nessuna spesa per procurarsi biberon, tettarelle, sterilizzatori. Nessun consumo energetico per preparare, scaldare, conservare l’alimento destinato al bebè, né per lavare e sterilizzare i biberon.

Ma non è tutto. Oltre ai vantaggi individuali per il bambino e la sua famiglia, l’allattamento ha degli effetti positivi anche a livello sociale. Pensiamo al sistema sanitario nazionale: il bimbo allattato inciderà meno sulla spesa nazionale dato che, in genere, avrà bisogno di un minor numero di visite mediche e medicinali.

Una scelta etica ed ecologica

Le donne che come te hanno deciso di allattare i loro bambini fanno la differenza nel mondo: proteggono l’ambiente, migliorano lo stato di salute dei loro figli e di se stesse e risparmiano risorse preziose, mentre il loro amore e la loro disponibilità costituiscono un esempio di vita per le loro famiglie e la comunità in cui vivono.
La Leche League

Quella di allattare non è una scelta privata che ha ricadute soltanto per la coppia madre-figlio o all’interno della cerchia famigliare. Non sottovalutiamo questo gesto così semplice e spontaneo: la sua portata è molto superiore14.


Il latte materno non necessita di confezione, non ha imballaggio e non viene somministrato con biberon e tettarelle, il che significa un grande risparmio di risorse e meno rifiuti da smaltire. I processi produttivi necessari per realizzare il latte artificiale hanno un impatto ambientale considerevole e comportano un grande spreco di risorse, pensiamo al numero di mucche che producono latte e ai pascoli per mantenerle, alla lavorazione industriale (con conseguente inquinamento), agli imballaggi, al consumo di carburante e all’inquinamento ambientale per il trasporto di questo prodotto.


Chi ti aiuta ad allattare?

Un bimbo appena nato posato sul grembo materno è in grado di “trovare” il seno e cominciare a succhiare. Da parte sua ogni madre (tranne in rarissimi casi in cui c’è un impedimento fisico o psichico) ha le potenzialità per nutrire al seno il proprio cucciolo. Ma se allattare è un gesto assolutamente naturale, non significa che sia per tutte sempre facile e immediato. Nella nostra società, infatti, le neomamme devono fare i conti con una generale mancanza di esperienza, molto spesso sono “figlie del biberon” e ancor più spesso non hanno avuto occasione di vedere una donna allattare. Per quanto riguarda la preparazione dei professionisti sanitari e degli ospedali la situazione in Italia è molto disomogenea: se l’importanza dell’allattamento è ormai universalmente riconosciuta, non tutte le strutture sono però in grado di offrire le informazioni e il supporto necessario perché la neomadre inizi ad allattare con successo. Dato che la diffusione dell’alimentazione artificiale ha fatto sì che le donne perdessero l’atavica “confidenza” con l’arte dell’allattamento, spesso può rendersi necessario l’aiuto di una persona esperta, soprattutto se ci si trova ad affrontare qualche ostacolo o difficoltà iniziale.


Per ricevere indicazioni corrette e suggerimenti pratici è possibile rivolgersi al consultorio (ormai in tutte le città, presso i consultori familiari sono stati organizzati degli “spazi mamma” dove si offre assistenza alle madri che allattano), alle consulenti professionali (IBCLC, ovvero International Board of Lactation Consultant Examiners)15 per l’allattamento materno, alle consulenti volontarie de La Leche League (Lega per l’allattamento materno)16 o, ancora, ai gruppi di auto-aiuto17 composti da mamme che hanno allattato felicemente e mettono a disposizione delle altre madri la propria esperienza.


Quando serve una scorta di latte

La mamma che nutre al seno e ha la possibilità di trascorrere insieme al suo bebè i primi mesi successivi al parto, non ha bisogno di nessun accessorio. Un discorso a parte merita, però, la situazione in cui la madre debba separarsi dal suo piccino, ad esempio per riprendere l’attività professionale, prima che il bimbo abbia iniziato lo svezzamento. In questo caso, si rende necessaria una scorta di latte da lasciare a chi si prenderà cura di lui.


Ma come procedere per estrarre il latte? La mamma potrà ricorrere ad un tiralatte oppure optare per un altro metodo, forse meno noto, ma molto pratico (ed economico!), ovvero la spremitura manuale.

La spremitura manuale

Si tratta di una tecnica semplice che si effettua massaggiando e stimolando il seno per facilitare il riflesso di emissione del latte. Ecco come si procede:

  • si posizionano indice e pollice (le mani devono essere ben lavate), vicino al bordo esterno dell’areola e si esercita una moderata pressione verso la parete toracica, poi si stringe leggermente, in pratica si “spreme”, e si torna alla situazione iniziale.
  • Durante l’operazione si devono ruotare le dita intorno all’areola per spremere tutti i dotti.

I tempi necessari per completare l’operazione sono destinati a ridursi, man mano che si acquisisce un po’ di pratica. Inizialmente può essere utile consultare un esperto in allattamento che mostri alla mamma i movimenti da eseguire18.

Tiralatte: quale modello?

Nei casi in cui sia necessaria un’ampia scorta di latte – perché la mamma riprende il lavoro quando il bimbo è ancora molto piccolo o perché resta lontana per diverse ore al giorno –, per abbreviare i tempi si può utilizzare il tiralatte.


L’ideale è un modello professionale elettrico doppio, che permette di estrarre il latte da entrambi i seni contemporaneamente: in questo modo i tempi dell’operazione si dimezzano. Naturalmente questo tipo di tiralatte non si acquista, ma si prende a noleggio in farmacia (o in centri specializzati). La spesa non è molto alta, e dipende da quanto tempo si trattiene il mastosuttore.


Se la quantità di latte che la mamma desidera estrarre non è particolarmente consistente, potrà utilizzare un modello di tiralatte singolo, manuale o elettrico19.


Per quanto riguarda i contenitori per conservare il latte che viene estratto non sono necessari recipienti particolari: si possono utilizzare dei barattoli in vetro o i vasetti vuoti dello yogurt (lavati accuratamente e ben chiusi)20.

Latte artificiale

Inizia con fiducia il tuo allattamento: tu e il tuo bambino siete perfettamente attrezzati per attuare questa normale funzione, che altro non è che la naturale prosecuzione della gravidanza e del parto.
La Leche League
Le cause che di fatto riducono la percentuale delle donne che allattano non sono di tipo biologico, ma d’altra natura: sociale, culturale, psicologica, sanitaria…
Franca Maffei
Statisticamente, è più facile vincere il primo premio alla lotteria di Natale che soffrire di ipogalattia.
Carlos González


Formula artificiale: costosa in termini economici (soprattutto in Italia, dove i prezzi sono stati per anni più alti rispetto ad altri stati europei21) e ambientali, impegnativa (poiché richiede tempo e spostamenti per l’acquisto, la preparazione, il lavaggio dei contenitori con cui viene offerto al bambino) e, soprattutto, una seconda scelta rispetto al latte di mamma che è in assoluto l’alimento ideale per ogni bebè22. La differenza tra alimento materno e artificiale23 resta, ad oggi, incolmabile; il latte di mamma è un vero e proprio tessuto vivente, di cui ancora non si conoscono neppure tutti gli “ingredienti” (nonostante ne siano stati identificati più di trecento).


Eppure, intere generazioni sono cresciute con la “formula”, per quello che è stato definito il più grande esperimento che la specie umana abbia fatto su se stessa. Un esperimento che ha privato molte donne della gioia di nutrire i propri figli e molti bambini dell’alimento migliore per la loro crescita; ma anche un esperimento che ha avuto conseguenze catastrofiche nei Paesi in via di sviluppo, dove migliaia di bimbi hanno pagato a caro prezzo la presunzione dell’uomo di eguagliare il latte materno e gli interessi economici24.

E, ad oggi, nonostante siano ormai noti a tutti e universalmente accettati i grandi pregi del latte materno, invertire questa tendenza non è impresa semplice. “Chissà se avrai latte”. Ecco una frase che non di rado la futura mamma rischia di sentirsi dire. Un dubbio che non ha ragione di essere, e che sicuramente non si sarebbe posta la nostra bisnonna (e probabilmente la nostra nonna) e che non sfiora neppure lontanamente le donne di molti altri Paesi del mondo, la nostra gatta, il nostro criceto, le tigri e le balene… Perché allattare dovrebbe essere una fortuna? Lo hanno fatto milioni di donne dagli albori delle prime civiltà, cosa hanno di meno le madri di oggi? Lo fanno milioni di madri ogni giorno in buona parte del mondo…


Così come il corpo femminile è in grado di accogliere una nuova vita, farla crescere dentro di sé e darla alla luce, è naturalmente “predisposto” anche per nutrire al seno il proprio cucciolo. Da parte sua il neonato è, di norma, predisposto per poppare al seno, tanto che un bebè appena nato lasciato tranquillo sul petto materno è in grado di trovare da solo il capezzolo e succhiare le prime gocce di colostro. Come mai, allora, tante madri non “riescono” a nutrire al seno i propri piccini e ricorrono all’alimentazione artificiale? Questo è il risultato di una serie di trasformazioni socio-culturali che a partire dagli anni cinquanta hanno visto la crescita e la diffusione del mercato di latte artificiale e alimenti per l’infanzia, la medicalizzazione della gravidanza e dell’evento nascita, la separazione precoce di madre e figlio, con l’invenzione delle nursery e poi con una serie di regole e restrizioni “educative” destinate a ridurre il contatto…


L’allattamento, nei Paesi sviluppati, ha ceduto il passo a un’alimentazione artificiale condotta secondo rigidi schemi e orari. L’“arte” di nutrire al seno è andata perduta, le madri di oggi nella maggior parte dei casi non hanno ricevuto il latte della loro mamma e, spesso, non hanno mai visto un’altra donna allattare al seno. Si sono perse delle competenze, non si conoscono più le dinamiche e la “normalità” di un allattamento al seno e, in assenza di informazioni corrette e sostegno, nutrire il proprio piccino, superando eventuali interferenze e ostacoli iniziali, può diventare più difficile del previsto.

Il problema non è quindi fisiologico: la donna di oggi può allattare esattamente come le generazioni di donne che l’hanno preceduta nei secoli, esattamente come tutte le altre femmine di mammifero. Solo una minima percentuale di donne non può allattare, dal punto di vista strettamente biologico, ancor meno dell’1%25. A questo proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità assicura che potenzialmente tutte le donne possono secernere latte; rare sono le cause puramente fisiopatologiche che impediscono l’allattamento al seno26. Alla luce di questa affermazione ci sentiamo di dire che il latte in formula non è necessario per la stragrande maggioranza delle donne che diventano madri. La sua utilità è ristretta a un numero piuttosto limitato di situazioni, in cui per gravi motivazioni psichiche o fisiche la mamma non è in grado di allattare o il bimbo non è in grado di succhiare al seno. E anche in quest’ultimo caso, prima di ricorrere al latte in formula, si suggerisce di valutare la possibilità di offrire al bambino il latte della sua mamma estratto dal seno o latte di donna fornito da una Banca del Latte Umano.

Se il bimbo non è allattato

Abbiamo detto che praticamente tutte le madri possono allattare. E questo è un fatto. Naturalmente, però, non è detto che tutte le donne lo vogliano. E, ancora, la mancanza di informazioni corrette e sostegno, può determinare l’insuccesso dell’allattamento. Quando la mamma ha deciso di non nutrire al seno o, purtroppo, per una serie di motivi e situazioni, non ci è riuscita, a quale latte si dovrà ricorrere?


In questi casi, sottolinea Carlos González, nel suo libro Un dono per tutta la vita27, la soluzione è la formula artificiale. Ho visto genitori che sembravano decisi a dare al figlio qualunque cosa che non fosse latte artificiale, spiega infatti il pediatra spagnolo, preferiscono usare latte di soia, latte di mandorle, latte di riso, latte di capra. Per favore, non mettete in pericolo la salute di vostro figlio con invenzioni esotiche. È un secolo che l’industria sta facendo ricerche e sta migliorando il latte artificiale, ed esiste una legislazione internazionale molto rigida che ne regola la composizione. Quando un bambino non può prendere il latte materno, la cosa migliore è dargli il latte adattato per lattanti.


Per le famiglie che utilizzano latte artificiale, un suggerimento pratico che potrebbe rivelarsi utile è quello di privilegiare l’acquisto del prodotto nei supermercati, dove il prezzo è quasi sempre inferiore rispetto alla farmacia, e optare per confezioni più grandi che in proporzione sono più convenienti. Anche la scelta di marche meno “famose” consente di risparmiare notevolmente.


Per quanto riguarda le modalità con cui nutrire il bebè che non viene allattato, si sottolinea l’importanza del contatto – visivo e pelle a pelle – durante il pasto: mentre gli offrite il biberon, stringete a voi il vostro piccino, guardatelo negli occhi, parlate con lui…


Il suggerimento di stare il più possibile “a contatto” in vari momenti della giornata e della notte, è ancor più valido, dato che viene a mancare l’occasione di frequente vicinanza rappresentata dalle numerose poppate al seno28.


Per minimizzare il rischio di contaminazioni

Non sono molto conosciute, eppure sono nate con l’obiettivo di minimizzare il rischio di contaminazione del latte in polvere. “Il Salvagente”, settimanale dei Diritti, dei Consumi e delle scelte, ha dato ampio risalto alle Linee guida per una preparazione, conservazione e manipolazione sicura del latte in polvere emanate da OMS e FAO, e recepite solo parzialmente (e in alcuni casi praticamente ignorate) dalle aziende produttrici di formula artificiale nello stilare le istruzioni riportate sulle confezioni. Nell’articolo di Linda Grilli, Ma sulle etichette dei prodotti italiani qualcosa non torna29, si legge: oltre alle normali prassi igieniche, che prevedono l’uso di contenitori puliti e disinfettati, per minimizzare i rischi di infezioni da Salmonella o da Enterobacter sakazakii viene raccomandato di: utilizzare, per la ricostituzione del latte, acqua a una temperatura superiore a 70°; assicurare il raffreddamento rapido del prodotto ricostituito fino alla temperatura di somministrazione; preparare il biberon subito prima della poppata e consumarlo rapidamente; non riscaldare né riutilizzare l’eventuale latte rimasto nel biberon dopo la poppata.


Quando serve un’aggiunta

Nei rari casi in cui un’aggiunta di latte è necessaria30 poiché le poppate al seno non sono effettivamente sufficienti per garantire un’adeguata crescita del bebè, ci sono due cose importanti da tenere in considerazione.


Se l’ostacolo è un problema di suzione inefficace, l’aggiunta potrà essere di latte materno, non è quindi indispensabile ricorrere a quello in formula. La madre può estrarre dal seno il latte da offrire in più al suo bimbo dopo la poppata. Solo se il latte estratto non sarà sufficiente si dovrà ricorrere alla formula.


L’altra cosa da non dimenticare è che un allattamento misto non è per sempre; gradualmente, infatti, la mamma può tornare (o iniziare) ad allattare esclusivamente al seno, eliminando le aggiunte. In questo percorso, il pediatra è il punto di riferimento per tenere sotto controllo il benessere del bambino e, nel frattempo, può essere utile rivolgersi a una figura esperta in allattamento per risolvere i problemi incontrati nella gestione delle poppate e/o aumentare la produzione di latte.

E quando non serve…

Il ricorso a un’integrazione di formula artificiale dovrebbe sempre essere prescritto da un medico. Ci sono, infatti, situazioni che possono indurre la neomamma a credere di non avere latte a sufficienza, quando invece non è così. Vediamo insieme alcuni “falsi allarmi” per cui non sono necessarie aggiunte.

  • Le poppate sono molto numerose. È normale: nelle prime settimane di vita i neonati poppano in media 10-12 volte (o più) nell’arco delle 24 ore.
  • Gli intervalli tra i pasti sono brevi. L’allattamento non segue tabelle e orari prestabiliti, ma solo i ritmi fisiologici del bebè. Poppate frequenti sono la norma. Inoltre, al seno i bimbi soddisfano non solo la fame e la sete, ma anche il bisogno di contatto e rassicurazione.
  • Usando il tiralatte si estraggono quantità minime o nulle. Per imparare a stimolare il riflesso di emissione ed estrarre il latte con un tiralatte è necessaria una certa pratica. Il fatto di non riuscire a “tirare” il latte non significa che la mamma non ne produca in quantità adeguate per il proprio piccino.
  • Ad allattamento già ben avviato, il bebè attraversa una fase in cui vuole poppare molto più spesso del solito31. Si tratta di una richiesta da assecondare con cui il bimbo che sta crescendo sollecita una produzione di latte adeguata al suo aumentato fabbisogno.

In tutti questi casi, l’assunzione di altri liquidi o di un’integrazione non è necessaria e rischia di interferire con il naturale meccanismo di domanda e offerta che regola la produzione di latte.

Integrazioni nei primi giorni di vita

Un discorso particolare meritano eventuali integrazioni di latte, acqua o glucosata, somministrate nei primissimi giorni di vita del bebè, quando il piccino si trova ancora in ospedale. A questo proposito la Società Italiana di Neonatologia (SIN)32 sottolinea l’importanza dell’esclusività dell’allattamento per i bimbi sani e nati a termine: esistono situazioni mediche (per esempio un calo ponderale neonatale eccessivo, maggiore al 10% o mal tollerato), si legge nelle Raccomandazioni stilate nel 2001 da una commissione consultiva33, in cui è indicato ricorrere a delle supplementazioni, ma queste non vanno estese alla totalità dei bambini sani, a termine, di peso appropriato per non correre il rischio di interferire con il successo dell’allattamento. Del resto la supplementazione di soluzione glucosata nei primi due giorni di vita non è necessaria per evitare l’ipoglicemia, mentre può in certe situazioni associarsi ad un maggior calo ponderale da parte del neonato e ad una sua ospedalizzazione più prolungata. (…) Le supplementazioni interferiscono concretamente con il processo naturale dell’allattamento in quanto annullano il meccanismo di feed-back tra madre e bambino, su cui si basa l’adeguata calibrazione dell’offerta materna. Inoltre possono minare la fiducia della madre nelle proprie competenze di nutrice e di madre. Il ricorso alle supplementazioni rappresenta infine un indicatore delle difficoltà materne e dei limiti di competenze specifiche sulla gestione dell’allattamento al seno da parte degli operatori sanitari.

In merito alla somministrazione di liquidi aggiuntivi dopo la nascita del bebè si è pronunciata anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ne “I 10 passi” stilati da OMS-Unicef per indicare ai reparti di maternità le pratiche necessarie per promuovere l’allattamento al seno e ottenere il prestigioso riconoscimento di “Ospedale Amico del Bambino”34, si raccomanda di non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica.


In una dichiarazione congiunta OMS/UNICEF35 del 1989 si legge: in genere ai neonati non bisognerebbe somministrare oralmente nient’altro che latte materno durante la permanenza in ospedale o in clinica. La somministrazione con biberon o tettarella di acqua, infusi alle erbe, soluzioni glucosate o, ancora peggio, preparati a base di latte, non solo è superflua dal punto di vista nutritivo, ma riduce anche la capacità di suzione del neonato e quindi lo stimolo materno alla lattazione. Aumenta inoltre il rischio di infezioni e, nel caso di preparati a base di latte, di sensibilizzazione del neonato alle proteine del latte vaccino. In condizioni normali le riserve idriche e caloriche naturali sono sufficienti al sostentamento del neonato nei primi giorni di vita mentre l’organismo si prepara alla lattazione.


Le raccomandazioni di queste autorevoli associazioni non solo incoraggiano le neomamme in merito alle loro potenzialità di nutrici, ma offrono informazioni che potrebbero rivelarsi utili in occasione della degenza in ospedale: in assenza di una precisa indicazione medica, le integrazioni non sono necessarie, ma anzi sconsigliate. Un dato di fatto che i genitori potranno far presente, se necessario, presso il nido dell’ospedale, chiedendo espressamente di poter allattare il bimbo – giorno e notte – senza che gli vengano somministrati liquidi aggiuntivi36.

Tisane e camomilla

Camomilla, tisane al finocchio e alle erbe, tè deteinato, prodotti solubili per il bebè destinati a dissetarlo, favorire il sonno, alleviare o prevenire le coliche…


Ecco un argomento che non lascia adito a dubbi: queste bevande non sono necessarie per la crescita e il benessere del bebè (in molti casi, tra l’altro, contengono zuccheri) e possono interferire negativamente con la buona riuscita dell’allattamento al seno.


I liquidi aggiuntivi sono da evitare in particolar modo nel periodo che va dalle quattro alle sei settimane dopo il parto, in cui mamma e bebè prendono confidenza con i tempi, i ritmi e le modalità dell’allattamento al seno, il neonato apprende l’arte del poppare e il corpo materno si adatta a produrre nutrimento.


In questa fase, detta di “calibrazione”, il seno “impara” quanto latte deve fornire al bimbo che è nato e la produzione di latte si assesta in base alla richiesta: più il piccolo succhia e più latte si produce. Quando il bebè distanzia le poppate perché si è dissetato diversamente, si crea un’interferenza con il naturale meccanismo di domanda e offerta. Questa interferenza può impedire al neonato di assumere la giusta quantità di latte (se beve un po’ di tisana tra un pasto e l’altro, può capitare che alla fine della giornata abbia poppato una o due volte in meno del necessario) e al seno di produrne adeguatamente. C’è inoltre il rischio che il bimbo sviluppi una modalità di suzione meno efficace37, come si spiega nei paragrafi successivi, relativi a ciuccio e biberon.


Eventuali integrazioni possono inoltre contribuire al verificarsi di un ingorgo mammario, poiché si allungano gli intervalli tra le poppate e diminuisce il tempo trascorso al seno dal bebè38 (se il seno non viene drenato con adeguata frequenza si favorisce il ristagno di latte e la comparsa di problematiche quali ingorgo e mastite). È quindi fondamentale praticare un allattamento esclusivo a richiesta, poiché la somministrazione di qualsiasi liquido aggiuntivo può compromettere l’allattamento stesso.

Il discorso riguarda anche l’acqua: non c’è da temere che il neonato possa soffrire la sete, perché se è allattato a richiesta e ha quindi libero accesso al seno ogni volta che lo desidera, può poppare per dissetarsi. La natura ha pensato anche a questo e all’inizio della poppata il bebè trova un latte più acquoso e zuccherino, ideale per placare la sete. Proprio per questo quando fa caldo, di solito, il piccolo si attacca di frequente, ma solo per pochi minuti: in questi casi, infatti, la poppata serve a placare la sete, più che la fame.


A questo proposito Lorenzo Braibanti, primo medico in Italia ad avere sperimentato il parto dolce secondo le metodiche Leboyer e attento studioso dell’allattamento al seno, scomparso nel 1989, affermava: normalmente il latte contiene l’85% circa di acqua adatta al bambino, alla temperatura giusta, senza microbi, con gli elettroliti idonei per quel bambino. Ecco perché è un grosso errore dare da bere acqua al bambino39.


Tisane al finocchio, meglio evitare!

Le tisane al finocchio che spesso vengono proposte come rimedio per le ‘colichette’ del neonato e alle neomamme per aumentare la produzione di latte, non sono indicate per i piccolissimi e per le donne in gravidanza e durante l’allattamento. Questi i risultati di un recente studio sull’estragolo, sostanza naturale presente nei semi di finocchio e, di conseguenza, nelle tisane a base di questo ingrediente, che già nel 2001 era stato riconosciuto come sostanza cancerogena e genotossica a livello europeo, tanto da bandirne l’aggiunta come aromatizzante agli alimenti trasformati. Lo studio, realizzato dall’INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, e pubblicato nel 2010 su Food and Chemical Toxicology, ha preso in considerazione i prodotti in commercio per la preparazione di tisane al finocchio (bustine da tè, tisane solubili istantanee e semi sfusi) e ha tratto queste conclusioni: “I livelli di estragolo rilevati dalle analisi confermano che l’esposizione a questa sostanza è troppo elevata perché il consumo di tisane possa essere considerato sicuro, per lo meno nel caso dei neonati”. Nel comunicato dell’INRAN si legge inoltre: “Questi risultati confermano le indicazioni in materia dell’EMEA, l’Agenzia europea che si occupa della valutazione scientifica dei farmaci, secondo la quale, il consumo di tisane al finocchio non è raccomandato nei bambini al di sotto dei 4 anni, a meno di una specifica indicazione del pediatra, così come non è raccomandato nel caso di donne in gravidanza e durante l’allattamento40.


Vitamine, sali minerali, fluoro

Vitamine, sali minerali, fluoro. Ecco un argomento di particolare interesse per tutti i neogenitori, desiderosi di assicurare al proprio piccino tutto ciò di cui ha bisogno per una crescita sana ed equilibrata. Una risposta autorevole, in merito alla necessità di integratori per bimbi sani e nati a termine, allattati esclusivamente al seno, viene dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN), che dichiara: nei primi sei mesi di vita non sono necessarie supplementazioni nutrizionali routinarie, né di ferro, né di zinco, né di fluoro, né di vitamina D, che possono tuttavia essere indicate per singoli lattanti. Pur essendo povero di vitamina D, il latte umano non pregiudica la mineralizzazione ossea. La supplementazione di vitamina D andrà riservata ai bambini di pelle scura, quando poco esposti alla luce del sole o allattati da donne carenti di vitamina D. Per quanto riguarda il ferro, ricordiamo che il latte materno ne contiene in quantità modeste, ma in una forma altamente assimilabile dall’organismo del bebè (tra il 20 e il 40% del ferro contenuto nel latte di mamma viene assorbito, contro il 4% di quello contenuto nel latte formulato arricchito in ferro)41. L’assorbimento del ferro è, infatti, favorito dagli alti livelli di lattosio e vitamina C, presenti nel latte materno42.

Bebè a costo zero - Terza edizione
Bebè a costo zero - Terza edizione
Giorgia Cozza
Guida al consumo critico per accogliere e accudire al meglio il nostro bambino.Una guida al consumo consapevole per scoprire cosa è davvero indispensabile o utile acquistare durante la gravidanza e la prima infanzia. Carrozzine, vestitini, omogeneizzati: quanto costa avere un bambino oggi?Le statistiche parlano di un investimento di migliaia di euro solo nel primo anno di vita. Bebè a costo zero di Giorgia Cozza, è la guida al consumo critico e consapevole nell’affollato mondo dei prodotti per l’infanzia per scoprire cosa sia davvero indispensabile o utile durante la gravidanza e la prima infanzia, distinguendo tra reali esigenze e bisogni indotti dalla pubblicità. Il libro offre proposte e suggerimenti pratici per evitare spese inutili, con un occhio di riguardo all’ambiente e, soprattutto, per circondare il bambino solo di quanto può favorirne lo sviluppo psico-fisico, facendone una persona serena e armoniosa. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.