E, ad oggi, nonostante siano ormai noti a tutti e universalmente accettati i grandi pregi del latte materno, invertire questa tendenza non è impresa semplice. “Chissà se avrai latte”. Ecco una frase che non di rado la futura mamma rischia di sentirsi dire. Un dubbio che non ha ragione di essere, e che sicuramente non si sarebbe posta la nostra bisnonna (e probabilmente la nostra nonna) e che non sfiora neppure lontanamente le donne di molti altri Paesi del mondo, la nostra gatta, il nostro criceto, le tigri e le balene… Perché allattare dovrebbe essere una fortuna? Lo hanno fatto milioni di donne dagli albori delle prime civiltà, cosa hanno di meno le madri di oggi? Lo fanno milioni di madri ogni giorno in buona parte del mondo…
Così come il corpo femminile è in grado di accogliere una nuova vita, farla crescere dentro di sé e darla alla luce, è naturalmente “predisposto” anche per nutrire al seno il proprio cucciolo. Da parte sua il neonato è, di norma, predisposto per poppare al seno, tanto che un bebè appena nato lasciato tranquillo sul petto materno è in grado di trovare da solo il capezzolo e succhiare le prime gocce di colostro. Come mai, allora, tante madri non “riescono” a nutrire al seno i propri piccini e ricorrono all’alimentazione artificiale? Questo è il risultato di una serie di trasformazioni socio-culturali che a partire dagli anni cinquanta hanno visto la crescita e la diffusione del mercato di latte artificiale e alimenti per l’infanzia, la medicalizzazione della gravidanza e dell’evento nascita, la separazione precoce di madre e figlio, con l’invenzione delle nursery e poi con una serie di regole e restrizioni “educative” destinate a ridurre il contatto…
L’allattamento, nei Paesi sviluppati, ha ceduto il passo a un’alimentazione artificiale condotta secondo rigidi schemi e orari. L’“arte” di nutrire al seno è andata perduta, le madri di oggi nella maggior parte dei casi non hanno ricevuto il latte della loro mamma e, spesso, non hanno mai visto un’altra donna allattare al seno. Si sono perse delle competenze, non si conoscono più le dinamiche e la “normalità” di un allattamento al seno e, in assenza di informazioni corrette e sostegno, nutrire il proprio piccino, superando eventuali interferenze e ostacoli iniziali, può diventare più difficile del previsto.
Il problema non è quindi fisiologico: la donna di oggi può allattare esattamente come le generazioni di donne che l’hanno preceduta nei secoli, esattamente come tutte le altre femmine di mammifero. Solo una minima percentuale di donne non può allattare, dal punto di vista strettamente biologico, ancor meno dell’1%25. A questo proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità assicura che potenzialmente tutte le donne possono secernere latte; rare sono le cause puramente fisiopatologiche che impediscono l’allattamento al seno26. Alla luce di questa affermazione ci sentiamo di dire che il latte in formula non è necessario per la stragrande maggioranza delle donne che diventano madri. La sua utilità è ristretta a un numero piuttosto limitato di situazioni, in cui per gravi motivazioni psichiche o fisiche la mamma non è in grado di allattare o il bimbo non è in grado di succhiare al seno. E anche in quest’ultimo caso, prima di ricorrere al latte in formula, si suggerisce di valutare la possibilità di offrire al bambino il latte della sua mamma estratto dal seno o latte di donna fornito da una Banca del Latte Umano.