Il ciuccio

Il ciuccio

Quando succede che un bimbo si dedichi disperatamente al ciuccio o al proprio pollice? È chiaro: quando è solo, quando sta per addormentarsi, o, se è più grandicello, quando è avvilito o quando per una ragione o per l’altra
ha bisogno di consolazione.
Il bambino, in altre parole, si abbandona alla suzione
quando gli manca qualcosa ed è infelice. Ora, il qualcosa che gli manca di solito è un qualcuno, è una presenza umana.
Marcello Bernardi

Il succhiotto. Di silicone o caucciù, dalle forme più svariate (super anatomico, ultrapiatto o a ciliegia, che “imita” il capezzolo, ecc.), con la mascherina in plastica dura o morbida: ecco un classico, tra gli accessori per bebè. È molto probabile che parenti, amiche e conoscenti lo indichino come ausilio indispensabile soprattutto nel primo anno di vita del bambino. Naturalmente se i genitori decidono di offrire il ciuccio al proprio bimbo, ne dovranno acquistare un certo numero poiché i succhiotti cambiano tipologia e dimensione a seconda dell’età e, spesso, quando il piccino è un po’ cresciuto, si perdono, per cui ne serve sempre qualcuno di scorta (ci sono bimbi che non riescono ad addormentarsi senza, poiché il ciuccio fa parte della loro routine consolidata). Questo, naturalmente, finché il bambino non si sentirà pronto a rinunciare a tale abitudine (cosa che può accadere ad un’età variabile tra i due, tre, quattro anni e oltre), o i genitori non decideranno che è giunto il momento di convincerlo (impresa non sempre facile).


Tra i gadget che spesso accompagnano il ciuccio (e si sommano alla spesa complessiva impegnata per l’acquisto di accessori certamente non indispensabili) troviamo: la catenella per “ancorare” il ciuccio all’abito del bebè in modo da non farlo cadere e non perderlo e la scatolina portaciuccio, per riporlo quando il bimbo non lo usa43. È evidente che la scelta di abituare il proprio piccino a succhiare un ciuccio è basata sulla preferenza del genitore e non su una effettiva necessità del bimbo44. Il bambino non ha bisogno di alcun succhiotto, poiché al seno della madre soddisfa nel modo disposto dalla natura stessa ogni suo bisogno di suzione nutritiva e non. Il succhiotto è un surrogato del seno, un accessorio che potrebbe, magari, rivelarsi utile in determinate situazioni, ma non indispensabile.

Ciuccio, nemico dell’allattamento?

C’è però una cosa molto importante da tenere in considerazione nel valutare l’opportunità o meno di offrirlo al proprio bambino: il ciuccio può interferire negativamente con la buona riuscita dell’allattamento al seno.


Come abbiamo visto l’allattamento si basa su un meccanismo di domanda e offerta, più il bimbo succhia e più il seno produce: il ciuccio interferisce, soprattutto nelle prime settimane successive alla nascita, con questo meccanismo poiché il seno viene stimolato meno, e il neonato potrebbe non ricevere la quantità di nutrimento adeguata45. Nel primo volume de Allattamento al seno: il libro delle risposte (LLLIt, 2003)46 si afferma:


Ogni volta che si usa un sostituto al posto del seno, ci sono delle conseguenze e il ciuccio non fa eccezione.


Molte ricerche sono state effettuate per valutare le possibili conseguenze della consuetudine di offrire il ciuccio a un neonato, e i risultati di questi studi hanno mostrato una correlazione tra uso del ciuccio e precoce interruzione dell’allattamento stesso47. In effetti non è chiaro se il ciuccio sia la causa dell’interruzione o se, al contrario, la mamma che desidera diminuire le poppate utilizzi il ciuccio, ma non ci sono dubbi sul collegamento tra queste due situazioni. Secondo una ricerca brasiliana48 i bambini che utilizzano il ciuccio per molte ore al giorno hanno il quadruplo di possibilità, rispetto ai piccini che non lo usano, di essere svezzati dal seno entro i sei mesi di vita. Risultati analoghi hanno raggiunto studi condotti in Svezia e negli Stati Uniti49, secondo cui l’uso del ciuccio è collegato a poppate meno frequenti e più brevi e a una durata minore dell’allattamento stesso.


Quanto dimostrato da numerose ricerche appare evidente anche osservando una qualsiasi coppia madre-bambino: un piccino di poche settimane può cercare il seno molto spesso, per fame, per sete, per consolazione. A volte può avere voglia di succhiare solo per qualche minuto per trovare conforto a qualche piccolo disagio o semplicemente per assaporare il caldo abbraccio e il profumo della mamma o, ancora, per sprofondare dolcemente nel sonno.


Anche queste brevi ciucciate stimolano il seno e mantengono alta la produzione, oltre a contribuire nell’arco delle 24 ore ad assicurare un adeguato apporto di latte al bebè.


Se al bambino viene offerto il ciuccio anziché il seno, e lui si accontenta di questo surrogato, il numero delle poppate e il tempo che il neonato trascorre al seno si riducono. Uno dei rischi è quindi che la produzione diminuisca50 (non è detto che accada, ma non è neppure possibile escluderlo) e che poppate meno numerose influiscano negativamente sulla crescita del bebè51, dato che il piccolo riceve una minor quantità di latte.


Non solo. Uno dei motivi per cui si sconsiglia il succhiotto è che la suzione tanto diversa da quella al seno potrebbe confondere il neonato52. Una confusione che può rivelarsi molto dannosa ai fini di un buon avvio dell’allattamento poiché un piccolo che non succhia in modo efficace non stimola adeguatamente il seno (e quindi la produzione di latte), rischia di non ricevere una sufficiente quantità di latte e, inoltre, attaccandosi e succhiando in modo scorretto, può causare indolenzimento e dolore ai capezzoli53.

La differenza tra suzione al seno e con il ciuccio è ben spiegata da Lorenzo Braibanti, nel volume di Franca Maffei, Primo Cibo, primo amore54: (…) Il meccanismo consiste nel fatto che il bambino per far produrre il latte e riceverlo in bocca, spiega Braibanti, manda in avanti la lingua e il mento; in più schiaccia in quella zona che c’è tra l’areola e la mammella col naso. Il mandare lingua e mento in avanti è il meccanismo fondamentale della suzione. Ecco perché è un errore fondamentale dare il succhiotto al bambino o dargli il biberon: per ricevere il latte dal biberon o per tenere in bocca il succhiotto, il bambino deve mandare indietro la lingua e il mento. Quando le mamme, spinte da altri – e purtroppo qualche volta anche dai pediatri – danno il succhiotto, dicono che il bambino non l’ha voluto, l’ha sputato. Più semplicemente non l’ha trattenuto perché era abituato a mandare avanti mento e lingua. Quando poi comincia ad accettare il succhiotto nella sua testa si crea confusione e diminuisce l’istinto di suzione. Diminuisce quella meravigliosa capacità che lui ha di far produrre di volta in volta la quantità e la qualità del latte che gli è dovuto.


A sconsigliare l’uso di succhiotti e tettarelle anche le raccomandazioni OMS-Unicef per ottenere il riconoscimento di “Ospedale Amico del Bambino”55.


Si pronuncia in merito anche la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadendo che il ciuccio – pur potendo essere comodo per ridurre l’ansia materna dei primi giorni di vita –, può interferire con l’allattamento naturale riducendo il tempo speso dal bambino al seno e interferendo con la tecnica di suzione56. La Società Italiana di Neonatologia cita inoltre altre possibili conseguenze negative di un uso incondizionato di ciucci e tettarelle, ovvero malocclusioni, aumentata incidenza di otiti acute e ricorrenti, anormalità del timpanogramma (da possibile disfunzione della Tromba di Eustachio) e una ridotta attività del muscolo massetere.


In conclusione, il suggerimento è quello di evitare l’utilizzo del ciuccio almeno nelle prime settimane di vita, per tutelare l’avvio dell’allattamento, e in seguito di valutare l’eventuale utilità di questo accessorio nel proprio contesto familiare (ma non stupitevi se il vostro bambino dovesse rifiutarlo con convinzione: nessun succhiotto potrà mai competere con il seno morbido e caldo della mamma, fonte impareggiabile di benessere, affetto e rassicurazione!).

Il biberon

Ecco un accessorio che abbiamo imparato ad associare al neonato e alla sua alimentazione sin dall’infanzia, offrendo il biberon al nostro bambolotto per placare il suo pianto e vedendo generazioni di madri nutrire in questo modo i propri bambini.


Un accessorio di cui, nonostante la rivalutazione dell’allattamento al seno e la consapevolezza che il latte materno è sufficiente da solo a soddisfare le esigenze alimentari di ogni neonato, stentiamo a credere di poter fare a meno. Eppure è proprio così, il biberon non è indispensabile. Molti bambini non l’hanno mai usato, poiché sono passati dal seno al bicchiere, direttamente. Quando il bimbo inizia lo svezzamento – quindi verso il sesto mese – è, infatti, in grado di bere da una tazzina o da un bicchiere con i manici. I primi tentativi potranno causare lo spargimento di un po’ d’acqua, ma ben presto il bambino prenderà confidenza e imparerà a padroneggiare questa nuova modalità di dissetarsi.


Non è detto quindi che ci sia una fase in cui il biberon è effettivamente necessario. Chi decide di non utilizzare questo accessorio, risparmia anche la spesa di sterilizzatori (e pastiglie per lo sterilizzatore a freddo), scaldabiberon, portabiberon termico, tettarelle di ricambio, tutti prodotti che possono rivelarsi utili (ma non indispensabili!)57 per chi invece usa quotidianamente il biberon.


Nell’affrontare il discorso dell’alimentazione artificiale, delle eventuali aggiunte, delle tisane e dell’acqua, abbiamo già sottolineato l’importanza di non offrire altri liquidi al bimbo che viene allattato a richiesta per non interferire con il fisiologico meccanismo di domanda e offerta e quindi con la buona riuscita dell’allattamento. A interferire non sono però soltanto i liquidi, ma è il biberon stesso che può avere effetti negativi, se offerto al bimbo nelle prime settimane successive alla nascita: infatti, così come il ciuccio, il biberon può essere responsabile di una confusione nella suzione del bebè58.


Usando il biberon con bimbi molto piccoli, inoltre, c’è la possibilità che, una volta al seno, si innervosiscano o addirittura rifiutino di attaccarsi e poppare, disorientati dalla modalità completamente diversa di suzione e dal differente afflusso di latte (che nel biberon è immediato e costante, mentre al seno varia nel corso della poppata)59.


Secondo OMS e Unicef, le madri dovrebbero essere informate del fatto che, alternando uno stimolo artificiale (la tettarella di gomma) e uno naturale (il seno), si confonde soltanto la reazione orale del neonato. Poiché succhiare da una tettarella di gomma è meno faticoso, i muscoli delle guance si indeboliscono e si perde la voglia di succhiare al seno. Per evitare il ridursi della produzione di latte dovuto a una scarsa attività di suzione, non si dovrebbero dare né tettarelle artificiali né succhiotti ai neonati allattati al seno60.

Biberon, quale alternativa?

Come regolarsi quindi in quei casi in cui effettivamente sia necessaria un’alternativa al seno poiché, ad esempio, la madre deve assentarsi per alcune ore, riprendere la sua attività professionale o, ancora, in quelle situazioni in cui è indispensabile integrare le poppate con un’aggiunta (di latte materno estratto dal seno o di formula artificiale)?


Nelle raccomandazioni della Società Italiana di Neonatologia viene citato il bicchierino, come metodo alternativo al biberon, sicuro, e che interferisce meno con la buona riuscita dell’allattamento al seno61.


Oltre al bicchierino e alla tazzina (ideale, ad esempio, quella da caffè), si possono utilizzare, se il bimbo è molto piccolo, un cucchiaino, una siringa periodontale (privata dell’ago), o un contagocce62. Nella dichiarazione congiunta OMS/Unicef si legge: nei rari casi in cui sia necessario integrare l’alimentazione, il cibo può essere somministrato con cucchiaini, contagocce o tazzine.

Il dispositivo di alimentazione supplementare

Un’altra possibilità, nei casi in cui l’integrazione non sia occasionale, ma frequente e prolungata nel tempo, è rappresentata dal Dispositivo di Alimentazione Supplementare (DAS), un contenitore che la mamma appende al collo e da cui fuoriescono due tubicini sottili che vengono fissati al capezzolo: il bambino succhia insieme tubicino e seno, stimolando così la produzione ed evitando confusione di suzione63.


Considerati i limitati tempi d’utilizzo di questo accessorio, l’ideale sarebbe farselo prestare da una mamma che non lo usa più.


È inoltre possibile realizzare un dispositivo “fai da te”, con una siringa (senz’ago) e un tubicino di quelli utilizzati per le flebo64 o, ancora, si può usare un normale bicchiere alto (o una bottiglietta) collocato più in alto rispetto al capezzolo: un’estremità del tubicino si inserisce nel contenitore con il latte, mentre l’altra viene fissata a livello dell’areola con lo scotch medico o con cerotto anallergico, prima a un seno e poi all’altro.


La mamma che decide di utilizzare uno di questi metodi, ma ha qualche dubbio o incontra delle difficoltà, può rivolgersi a una figura esperta in allattamento per ricevere consiglio e indicazioni pratiche. Noi ci siamo limitati a elencare alcune soluzioni per mostrare come il biberon, contrariamente a quanto si tende a credere, non sia l’unica alternativa al seno e che evitarlo (soprattutto quando il bebè è molto piccolo e quindi il suo uso è sconsigliato) è possibile.

La bilancia pesa-bebè

La bilancia pesa-bebè è un oggetto che un tempo era ritenuto particolarmente utile. Fino ad alcuni anni fa era collegata all’usanza della doppia pesata, ovvero alla consuetudine di pesare il bimbo subito prima e subito dopo la poppata. Molto in voga ai tempi delle nostre madri, la doppia pesata è, ad oggi, decisamente sconsigliata poiché non è assolutamente indicativa (non solo la quantità di latte assunta in una singola poppata non è significativa dato che un bambino allattato non fa un numero di poppate fisso, né assume sempre la stessa quantità di latte, ma la composizione stessa del latte si modifica nel corso della giornata e della stessa poppata, per cui può accadere che il bimbo abbia assunto solo pochi ml, ma di un latte particolarmente ricco di grassi e proteine) e rischia di generare ansie inutili.


Per controllare che il bimbo stia crescendo bene, è sufficiente verificare l’incremento ponderale una volta ogni sette giorni nei primissimi mesi di vita, e successivamente in occasione dei normali controlli di crescita dal pediatra.


A questo punto risulta evidente che l’acquisto65 di una bilancia (che tra l’altro è destinata a un utilizzo molto limitato nel tempo) è superfluo.


Se la mamma desidera comunque avere in casa una bilancia potrà, ad esempio, affittarla in farmacia o in un negozio di articoli sanitari. Una soluzione forse ancora preferibile è però quella di recarsi presso il consultorio66. dove c’è la possibilità di confrontarsi con personale competente e di incontrare altre neomamme con cui scambiare qualche parola, condividere dubbi ed emozioni comuni nel periodo magico ma impegnativo del puerperio.


Ricordiamo, infine, che l’aumento ponderale non è l’unico indicatore di benessere del bimbo e per assicurarsi quotidianamente che il bebè riceva latte a sufficienza si può controllare che i pannolini bagnati siano almeno 5-6 nelle 24 ore67, l’urina sia chiara (segno di buona idratazione) e siano regolarmente presenti feci (che avranno una consistenza semiliquida di color giallo-verde).


~ A conti fatti

Vogliamo provare a quantificare il risparmio economico di una famiglia in cui la madre nutre al seno? Per farci un’idea è necessario prendere in considerazione il costo del latte in polvere, ma anche degli accessori collegati all’alimentazione artificiale. Ecco qualche prezzo. Per ogni prodotto riportiamo il prezzo più basso e quello più alto (tra marche diverse il prezzo cambia molto)68.

Latte artificiale

Una confezione di formula artificiale di tipo 1 (da 0 a 6 mesi):

# in polvere (800 gr): da 10,99 a 18,90 euro

# liquido (500 ml): 2,59 euro

Tentiamo una stima, basandoci sulle istruzioni riportate su una confezione di formula artificiale (di una delle marche più note): in sei mesi la spesa media è di 300 euro69. Una confezione di formula artificiale di tipo 2 (da 6 mesi):

# in polvere (800 gr) da 10,49 a 18,99

- Accessori70

Biberon: da 5,49 a 16,90 euro (in genere se ne utilizzano almeno 3)

Ciuccio: da 4 a 8,90 euro (in genere se ne utilizzano almeno 3)71

Contenitore porta ciuccio: da 2,90 a 5,50 euro

Sterilizzatore: da 2672 a 90 euro

Scaldabiberon: da 40 a 129 euro

Scovolino per biberon: da 2,90 a 6,69 euro

Totale accessori: da 70,37 a 271,80 euro

Non c’è che dire… con il latte di mamma si guadagna proprio in tutti i sensi!

Bebè a costo zero - 3a edizione
Bebè a costo zero - 3a edizione
Giorgia Cozza
Guida al consumo critico per accogliere e accudire al meglio il nostro bambino.Una guida al consumo consapevole per scoprire cosa è davvero indispensabile o utile acquistare durante la gravidanza e la prima infanzia. Carrozzine, vestitini, omogeneizzati: quanto costa avere un bambino oggi?Le statistiche parlano di un investimento di migliaia di euro solo nel primo anno di vita. Bebè a costo zero di Giorgia Cozza, è la guida al consumo critico e consapevole nell’affollato mondo dei prodotti per l’infanzia per scoprire cosa sia davvero indispensabile o utile durante la gravidanza e la prima infanzia, distinguendo tra reali esigenze e bisogni indotti dalla pubblicità. Il libro offre proposte e suggerimenti pratici per evitare spese inutili, con un occhio di riguardo all’ambiente e, soprattutto, per circondare il bambino solo di quanto può favorirne lo sviluppo psico-fisico, facendone una persona serena e armoniosa. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.