CAPITOLO III

Il Massaggio al Bambino

Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti.

Pablo Neruda
(aforisma letto durante l’elogio funebre dell’autore, 1973)


In questo e nel seguente capitolo, parlerò degli aspetti più pratici legati al massaggio infantile e ai segnali che il bambino invia nelle sue interazioni quotidiane. Si tratta di una vera e propria comunicazione non verbale, – fatta solo di corpo e sensibilità “a fior di pelle” e di sguardi e gorgoglii –, che costituisce la base per lo sviluppo futuro della relazione. Le madri e i bambini creano un modo tutto loro di comunicare e stare insieme che passa attraverso incertezze, emozioni contrastanti e aggiustamenti.


3.1 Segnali e stati comportamentali

“Quando un organismo entra in contatto con un altro organismo avvia un processo bioenergetico. Le onde di eccitazione di un corpo mandano le loro vibrazioni nello spazio circostante e possono far vibrare altri corpi. L’abilità delle madri di sentire ciò che succede ai loro bambini dipende da questo tipo di connessione tra loro. Con il contatto […] la madre sa di cosa ha bisogno il bambino”1. Mentre noi siamo abbastanza consapevoli dei nostri stati d’animo e del fatto che siamo nel mood per il massaggio, il bambino, dal canto suo, non potrà comunicarci verbalmente la sua voglia o il suo rifiuto di essere massaggiato. La sua comunicazione è “senza parole” ma ricca di segnali non verbali che solo i genitori possono cogliere. T.B. Brazelton, famosissimo pediatra americano, sottolinea l’importanza per un genitore di osservare il proprio piccolo. Il comportamento del bambino potrà guidarvi: se gradisce ciò che state facendo tutto il suo corpo ve lo dirà, si illuminerà in volto, si muoverà allungando le braccia e le mani verso di voi. Se invece quello che fate non gli piace, comunque troverà il modo per farvelo capire: potrebbe irrigidirsi o voltarsi dall’altra parte, interrompendo il contatto visivo, o comincerà ad agitarsi e a piangere. Ogni neonato invia segnali chiari e ogni genitore, con i suoi tempi, impara a coglierli e a riconoscerli. Ovviamente è un percorso che passa anche attraverso errori e aggiustamenti. Ogni sbaglio rappresenta una risorsa e una forma di apprendimento che permette al genitore di “tarare” le sue scelte future.

Sempre Brazelton ci parla dei segnali e del susseguirsi degli “stati comportamentali” del bambino che in pediatria vengono monitorati per valutare il suo grado di reattività all’ambiente circostante e il modo di entrarvi in relazione. Attraverso tutti questi stati, il neonato e il genitore imparano a entrare in sintonia reciproca. Brazelton (1973) identifica sei “stati comportamentali” del neonato:

  • Sonno quieto: in questo stato, il bambino difficilmente viene svegliato e non reagisce agli stimoli. Il suo respiro è quieto e regolare, gli occhi sono chiusi e sono presenti attività involontarie come sussulti o movimenti a scatti. In questo stato, il bambino è ovviamente non predisposto al massaggio.
  • Sonno attivo o sonno REM: in questo stadio, al di sotto degli occhietti chiusi, si possono osservare rapidi movimenti oculari. I movimenti del neonato sono più fluidi e la respirazione più superficiale e irregolare. Il bambino reagisce agli stimoli ma è chiaramente poco disposto al massaggio.
  • Sonnolenza o dormiveglia: in questo caso gli occhi possono essere aperti o chiusi e i movimenti sporadici segnano un passaggio tra sonno e veglia o viceversa. Durante questo stadio può succedere che il bambino si svegli per un forte rumore o un bisogno impellente come la fame. In questo caso il bisogno non soddisfatto può portare al pianto o alla veglia attiva e poi quieta.
  • Veglia attiva: gli occhi del bambino sono aperti e vi è un’attività motoria pronunciata. I movimenti sono maggiori e più bruschi e la respirazione più veloce e irregolare. In questo stato comportamentale possono sorgere i primi bisogni come la fame o il bisogno di cambiare posizione. A causa dei suoi movimenti non è facile capire se il bambino voglia essere massaggiato o meno.
  • Veglia quieta: ecco lo stato comportamentale che aspettavamo e durante il quale il bambino dimostra apertura e curiosità. Ha dormito e mangiato a sufficienza e quindi potrà essere ricettivo e farvi capire il suo desiderio di contatto e godere appieno, insieme a voi, di piccole esperienze di massaggio.
  • Pianto: questo stato comportamentale merita un paragrafo tutto suo tanta è la ricchezza e la varietà di informazioni che ci porta sui vostri piccoli. Ovviamente durante il pianto, sia genitore che bebè non sono pronti e disponibili al massaggio a causa dell’attivazione e delle reazioni che il pianto genera in entrambi.

3.1.1 Il pianto

Tra le modalità di comunicazione adottate dal bambino, il pianto è sicuramente la più forte e immediata. È un potentissimo richiamo e, in senso lato, ha la funzione di portare la mamma al più presto vicino al piccolo per provvedere alla sua sopravvivenza. Ogni madre saprà in modo naturale come rispondervi adeguatamente, donando un bacio, il seno o parlando dolcemente, ma nelle prime settimane di vita del bambino, questo potrebbe essere difficile a causa delle molte sfumature di significato che il pianto può assumere.


Il pianto può arrivare da cause interne ed emozionali o da cause esterne, ambientali; la qualità del suono e della sua espressione sono tali da portare il genitore a sperimentare cambiamenti psicologici e fisiologici importanti, che generalmente attivano delle risposte innate e per lo più spontanee. Molto importante è poter rispondere al pianto del bambino rispettandolo e capendo i suoi ritmi e bisogni. Questo può risultare difficilissimo, in quanto molte mamme ricevono consigli discrepanti, a seconda dei contesti in cui vivono, e rischiano di non seguire il proprio istinto per rispettare degli schemi. Sola in casa, ogni madre sa come si sente quando il proprio piccolo piange, e nessuno potrà spiegarglielo dall’esterno.


I sentimenti che potrà provare sono tantissimi e certamente non tutti positivi. I primi di questi potrebbero essere sia l’angoscia, il sentirsi sopraffatta e inadeguata nel rispondere alle richieste del figlio, sia la paura e il panico di non riuscire a trovare una buona soluzione e quindi l’impotenza. In questi casi la cosa migliore è fare un passo indietro e tranquillizzarsi, poiché stimolare ulteriormente il bambino cercando di farlo smettere potrebbe avere l’effetto contrario. Prendete del tempo per capire in che modo questo pianto risuoni dentro di voi e trovategli un posto. Fatto questo, potete rispondere in modo più equilibrato alle richieste del piccolo, provando a immedesimarvi in lui e cogliendo alcuni segnali che vi invia; sicuramente con il tempo imparerete anche a distinguere i diversi tipi di pianto (secondo Brazelton entro le prime tre settimane dalla nascita).

Il comportamento e le reazioni genitoriali sono molto importanti e consentono al bambino di poter percepire il loro stato di relativa tranquillità nei confronti del suo pianto. Se il bambino potrà leggere nel corpo e negli occhi del genitore la sensazione di essere amato e accettato nonostante il suo pianto, potrà sperimentare fiducia e possibilità di autoregolarsi. Secondo Brazelton (2003) il bambino piange per moltissimi motivi: è stanco; è sovrastimolato e non è più in grado di ricevere e sopportare nuove informazioni e nuove esperienze; ha fame; ha il pannolino sporco; è triste; è annoiato o semplicemente sfoga il suo malessere dopo una giornata faticosa e ricca di attività. Ognuno di questi pianti ha caratteristiche ben definite e segnali corporei molto chiari. Il bambino potrà piangere anche in assenza di un apparente motivo ed è quello che può accadere durante le esperienze di massaggio. In questo caso il pianto serve a scaricare lo stress e le tensioni accumulate durante la giornata ed è funzionale a stabilire un equilibrio interno2. Purtroppo, in epoche passate (nel peggiore dei casi ancora adesso), si è creduto che rispondere immediatamente al pianto del neonato fosse nocivo per il rischio di “viziarlo” e vantaggioso poiché lo si “educava” a calmarsi da solo. Per fortuna, questa credenza non va più di moda.


Ogni genitore è sottoposto giornalmente a pressioni e pregiudizi culturali e sociali ma bisogna ricordare che sono solo loro, in quanto genitori, gli unici responsabili del modo di allevare i propri figli: seguire il proprio istinto e scegliere l’amore, non sono mai decisioni sbagliate.


3.2 Prima di iniziare, scegliete la giusta posizione

Se avete deciso di dedicare un po’ di tempo a voi e al vostro bambino, la cosa più importante è farlo in un ambiente il più possibile silenzioso e che vi consenta di sentirvi liberi da impegni o richieste esterne. La scelta del luogo è davvero fondamentale e potrà rendere il momento realmente piacevole. Durante uno dei miei primi corsi di massaggio accettai di tenerlo a domicilio a casa di una mamma. Il posto scelto era il soggiorno, comodo e spazioso, ma continuamente assediato da parenti, amici, telefono di casa e cellulari, citofono e anche un piccolo cagnolino! Sicuramente il ricordo che ho di quella famiglia è positivo, di vivacità e accoglienza, ma in quel primo incontro la mamma non era del tutto disponibile a cogliere i segnali del bambino a causa dei troppi stimoli esterni.


Scegliete una stanza calda, intima e illuminata preferibilmente da luci soffuse. Se la stagione lo permette e il bambino è un po’ più grande sarà bellissimo massaggiarlo all’aria aperta, magari all’ombra di un bell’albero, proteggendolo adeguatamente dal vento e dal sole.

Assicuratevi di essere comodi prima di iniziare a massaggiare e scegliete una posizione che vi permetta di tenere la schiena dritta. Preferite un abbigliamento comodo e che vi consenta di muovervi bene. Nessuno potrebbe rilassarsi con una camicetta stretta o dei jeans che premono l’addome! Se decidete di massaggiare il bambino adagiando dei cuscini e una coperta sul pavimento, potete scegliere una tra le seguenti posizioni.


3.2.1 Posizione tradizionale indiana

Il genitore è seduto a terra e il bambino è adagiato sulle sue gambe unite. In questa posizione si possono facilmente massaggiare braccia, mani, torace, addome e gambe ma potrebbe essere necessario piegare le gambe per massaggiare il viso. È la tipica posizione suggerita da Leboyer, attraverso la quale il bambino è costantemente a contatto con il corpo del genitore.

3.2.2 Posizione a nido

Quando il bambino è molto piccolo, la posizione ideale è quella detta “a nido”. Siete seduti sul pavimento o su una superficie morbida (per esempio il letto), con le ginocchia piegate e la schiena ben appoggiata, con le piante dei piedi che si toccano tra loro. Lo spazio che si crea tra le vostre gambe, che potrà essere riempito con una coperta o un cuscino, andrà a formare un nido nel quale il bambino potrà sentirsi accolto e al sicuro.


In alternativa si può usare un “cuscino-nido”, consigliato per allattare in modo più confortevole e realizzato in materiali naturali. Posizionate il bambino all’interno del cuscino, in cui potrà comunque sperimentare una sensazione di contenimento e sicurezza.


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3.2.3 Altre posizioni
  • Sulle ginocchia: vi potete inginocchiare sul pavimento facendo attenzione a poggiare le ginocchia su un tappeto o qualcosa di morbido e per una maggiore comodità potete posizionare un cuscino tra il sedere e i polpacci.
  • Gambe incrociate: sedetevi su un cuscino e incrociate le gambe. Potete posizionare il vostro bambino di fronte a voi. Sporgetevi in avanti e provate la comodità di questa posizione.
  • Gambe divaricate: sedetevi su un cuscino mantenendo le gambe allungate lungo il corpo del bambino. Potreste avere bisogno di due cuscini per mantenere la schiena dritta, soprattutto quando massaggiate il torace e il viso del bambino.

3.3 Iniziamo il massaggio

Potete praticare il massaggio nell’intimità della vostra casa o decidere di partecipare a un corso per genitori. Qualunque scelta facciate ovviamente sarà la più adatta alla vostra situazione e al vostro desiderio di condividere o meno l’esperienza con altri genitori e usufruire del supporto di una guida.


3.3.1 Preparativi

Una volta scaldata la stanza, preparato l’olio o la crema (a voi la scelta) e l’asciugamano. Potete svestire completamente il vostro bambino o partire scoprendo solo la parte che intendete massaggiare. L’intero massaggio dura circa 20 minuti oppure quanto voi e vostro figlio desiderate. È molto importante che il contatto venga dato su tutti e due i lati del corpo (ad esempio, braccio destro e braccio sinistro), poiché se viene massaggiato un solo lato il bambino potrebbe avvertire un senso di squilibrio dovuto al fatto che, mentre può provare una sensazione vitale e di leggerezza in un braccio o in una gamba, l’altra potrebbe risultare più pesante e con meno energia, e verrebbe quindi a crearsi un vissuto di incompletezza.


Prendete poco olio e strofinatelo tra le mani. Guardate negli occhi il vostro bambino, respirate profondamente e provate a connettervi a lui con il contatto delle vostre mani sulla sua pelle. Pochi secondi prima di toccarlo, potete chiedergli se sia pronto per iniziare. Cercate di leggere i segnali del bambino: se è pronto e aperto al massaggio ve lo farà capire con tutto il suo corpo e con il suo sguardo. Rispondere in modo appropriato ai suoi segnali, gli farà sentire che siete sensibili ai suoi bisogni. Il vostro bambino si sentirà molto rassicurato se manterrete il contatto visivo e verbale durante il massaggio.

Ogni momento di massaggio inizia con le “ali di farfalla”3 e con il radicamento della parte che volete massaggiare attraverso le mani.



3.3.2 Perché chiedere al bambino se vuole essere toccato e massaggiato?

Il vostro bambino è una creatura unica e ricettiva sin dal suo primissimo giorno di vita. È una persona con sue preferenze e fastidi, ma è anche una persona che non può comunicare a livello verbale il suo desiderio o il suo rifiuto di contatto. Durante i suoi primi mesi imparerete a capire, con la vostra sensibilità di genitori, tutti i suoi segnali ed è per questo che prima di iniziare il massaggio si chiede al bambino il “permesso”4 di farlo. Wendy McCarty5 ci spiega che le espressioni e le interazioni del neonato non sono casuali ma significative e intenzionali e per coglierne i significati dobbiamo prestare attenzione ad alcuni particolari come la mimica, il contatto visivo e il livello di tensione e rilassamento generali.


Poiché la finalità del massaggio è quella di creare un clima di empatia, benessere e sicurezza è bene fornire al bambino le risposte adeguate ai suoi segnali in modo da fargli percepire che lo capiamo e lo accogliamo anche se dovesse rifiutare il massaggio. Ancora Wendy McCarty sostiene che è sempre bene coinvolgere il bebè in quello che abbiamo intenzione di fare e in ciò che accade in quel momento intorno a lui, usando alcuni accorgimenti per comunicarglielo meglio:

Parlare direttamente al bambino. Coinvolgerlo nella conversazione. Aspettare una sua risposta prestando attenzione alle pause (poiché il bambino ha bisogno di tempi maggiori per elaborare l’informazione e creare una sua risposta interna)6.

È necessario ricevere la risposta e accoglierla, qualunque essa sia, e rispettare il suo diritto di comunicarci un rifiuto. Avendo chiaro il fatto che il bambino capisce tutto ciò che diciamo in base ai nostri atteggiamenti non verbali, sarà più facile stabilire una comunicazione attenta e “senza parole” fatta di sentimenti, sguardi e contatto. Il bambino dimostra disponibilità al massaggio se ha uno sguardo rivolto verso l’esterno e sorridente verso i genitori e se ha il viso e gli occhi luminosi. Inoltre dimostra disponibilità quando fa dei suoni come gorgoglii, mormorii, risolini e se è in uno stato di quiete e rilassamento.


Il piccolo, per essere disponibile al massaggio e avere un sano sviluppo, ha anche bisogno di “silenzio, morbidezza, coccole, contatto oculare, voci e musiche carezzevoli e soprattutto ha bisogno di tempo e di ritmi comodi”7.

Potete informare il vostro piccolo del fatto che il massaggio sta per iniziare semplicemente dicendoglielo e facendo scorrere tra le vostre mani dell’olio per massaggio. Anche questo gesto è molto importante in quanto il bambino (già a tre mesi) riesce ad associare degli stimoli e farsi delle “aspettative” sugli eventi.


Durante il momento del massaggio si possono creare dei modelli di interazione ricorrenti8 durante i quali il bambino ricorda gli affetti e il livello di attivazione corporeo che gli permettono di organizzare la sua esperienza interna.


3.3.3 Pressione e movimento delle mani

Iniziate il massaggio con un tocco leggerissimo e aumentate la pressione quando sentite che il vostro bambino ne ha più bisogno: sarà proprio lui a comunicarvi il modo giusto.


Se pensate che la pressione sia troppo forte, verificatene l’intensità sul vostro corpo: provate un breve automassaggio sul viso o sull’avambraccio. Quando pensate che la pressione sia quella ottimale tornate in contatto con il bambino. Accarezzate e massaggiate due o tre volte ogni zona del corpo descritta.

Alcune parti del corpo verranno massaggiate con una sola mano, altre con entrambe le mani in contemporanea. Nel corso del massaggio si può passare da movimenti delicati e continui a massaggi un po’ più intensi e localizzati ma l’importante è terminare con leggere carezze in modo da garantire il rilassamento reciproco. Fate scorrere e assecondate in modo istintivo massaggi e carezze così come voi e il bambino preferite.

La sequenza del massaggio proposta non è una scaletta rigida ma vi offre delle indicazioni di massima.

  • Contatto: si tratta di un appoggio deciso e gentile. Questo è un ottimo modo per iniziare e concludere il momento del massaggio per ogni parte del corpo. Nel massaggio ayurvedico è chiamato pranidhan (radicamento) e fornisce appoggio e sicurezza al bambino. Il contatto “caldo” invece è preceduto dallo sfregamento delle mani ed è chiamato teja (mani che riscaldano)9.
  • Carezze: significa far scivolare sulla pelle le dita o il palmo della mano.
  • Massaggi o frizioni: con le dita e il palmo della mano, muovete con delicatezza i muscoli sotto pelle.
  • Carezze leggere come ali di farfalla: lunghe e delicate carezze su tutto il corpo del bambino o sulla zona che si è appena finito di massaggiare.
  • Carezze circolatorie: movimento rotatorio fatto con tutte le dita della mano.
  • Pressioni circolari: appoggiando i polpastrelli sulla zona da massaggiare, premete leggermente con movimenti circolari.
  • Vibrazioni: servono a trasmettere vitalità ed energia al bambino e si possono eseguire con le dita o con l’intera mano.
  • In tutte queste indicazioni di massaggio è sempre bene tener presente quello che Ashley Montagu chiama “tocco gentile” e Berry Brazelton handling, ovvero delle modalità di base su come maneggiare e muovere il neonato:
    1. manipolare e muovere il piccolo con calma, lasciandogli il tempo per adattarsi ai cambiamenti e parteciparvi;
    2. cercare di trasmettere al bambino un senso di sicurezza con un contatto costante e solido, mantenendo, quando è possibile, tutta la mano a contatto con il suo corpo;
    3. far sentire il bambino sicuro e stabile prima di indurre i movimenti.

Amore a fior di pelle
Amore a fior di pelle
Barbara Bonci
L’importanza del contatto nel primo anno di vita.Un libro per imparare a praticare il massaggio infantile al proprio bambino e scoprirne i tanti benefici a livello psichico e fisico. Il massaggio infantile è un’arte antica praticata in tantissime parti del mondo.Negli ultimi 40 anni, grazie a pionieri come Frédérick Leboyer ed Eva Reich, questa pratica è arrivata anche a noi e ha potuto svilupparsi, entrando nelle case e nelle abitudini quotidiane di mamme e bambini.L’obiettivo principale del massaggio del bebè è quello di rafforzare la sintonia già esistente tra genitori e bimbi, soprattutto nei casi in cui siano stati separati fisicamente subito dopo la nascita, e contribuire alla creazione di un legame.Amore a fior di pelle di Barbara Bonci è il libro indispensabile per imparare a praticare il massaggio infantile e per scoprirne i tanti benefici a livello psichico e fisico. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Barbara Bonci, leccese di nascita ma romana di adozione, lavora come psicoterapeuta a Roma, dove organizza consulenze e corsi sul baby massage e incontri di supporto per la gestione di stress e ansia con tecniche psico-corporee.È psicologa e psicoterapeuta in analisi bioenergetica secondo il metodo di Alexander Lowen, specializzata presso l’ I.I.F.A.B. di Roma. Assistente alla Comunicazione in LIS (Lingua dei Segni Italiana) e tiflodidatta, ha potuto sperimentare il baby massage anche con mamme e papà sordi.È socio fondatore, e Presidente da maggio 2015, dell’Associazione di promozione sociale “Tiroidee-Benessere Psicologico e Informazione”, responsabile dei progetti di supporto psicologico in favore di pazienti con patologie della tiroide.