CAPITOLO IV

La Sequenza del Massaggio

In questa quarta parte del libro, con l’aiuto delle dolcissime foto di Viktoriya e David, vedremo la sequenza del massaggio tradizionale indiano arricchita di nuovi movimenti e indicazioni. Se ancora non lo avete fatto, vi consiglio la lettura del bellissimo libro di Frédérick Leboyer, Shantala. L’arte del massaggio indiano per far crescere i bambini felici, al quale molti di questi massaggi si sono ispirati. Negli anni mi sono sorpresa nello scoprire che molti di questi massaggi erano già entrati nella pratica quotidiana delle mamme, ma in modo istintivo e totalmente spontaneo. Questo ci può fare capire come davvero il massaggio sia un’arte innata e soprattutto frutto dell’amore dei genitori.


Troverete massaggi per ogni parte del corpo del vostro bambino. Queste tecniche non sono specifiche ma vogliono essere un ulteriore rinforzo alle coccole e alle tenerezze quotidiane e ogni genitore potrà adattarle alle sue esigenze e a quelle del bambino.


4.1 La parte frontale

Per iniziare a massaggiare il vostro piccolo sarà utile partire da una posizione viso a viso. Scegliete una delle posture proposte in precedenza e iniziate. Qualsiasi tipo di contatto offre al bambino la possibilità di un legame, ma massaggiarlo in questo modo offre una speciale vicinanza poiché è possibile stabilire un contatto visivo. Il vostro piccolo potrà guardare il vostro volto mentre sperimenterà e godrà del vostro amorevole contatto. Come per ogni tipo di massaggio non è necessario terminare l’intera sequenza di movimenti ma ciò che è fondamentale è poter godere insieme del reciproco calore. Anche se la tecnica non è perfetta o è mancante di movimenti specifici, è essenziale rimanere presenti e in grounding (vedi p. 78), ricordandovi di respirare con consapevolezza.


4.2 Il contatto come “ali di farfalla”1

Per iniziare il massaggio non c’è niente di meglio che preparare il bimbo facendogli sentire tutti i suoi confini corporei attraverso un tocco leggero. La combinazione dell’olio sulle mani con il movimento dall’alto verso il basso sulla pelle, crea una sensazione simile a quella di una carezza di “ali di farfalla”.


Dopo aver preso dell’olio, aver informato il piccolo del fatto che il massaggio sta per iniziare, e dopo aver osservato i suoi segnali positivi e di apertura, con le dita leggermente allargate, accarezzate dolcemente tutto il corpo, partendo dalla sommità del capo e arrivando fino alle dita dei piedini. Cercate di essere leggeri proprio come lo è una farfalla. Permettete alle vostre mani di seguire in modo naturale, fluido e affettuoso le linee del corpo del vostro cucciolo, ricordando di percorrere anche le braccia. Cercate di mantenere le vostre spalle e braccia rilassate.


4.2.1 Il radicamento

Potete iniziare il massaggio partendo da una zona del corpo che piace al vostro bambino o, se è la prima volta, potete provare a seguire le indicazioni del libro modificandole successivamente in base alle vostre preferenze e a quelle del bambino. Scelta la zona, prendete un po’ di tempo per osservare e cogliere i segnali del bambino (colorito, sguardo, respirazione) attraverso questo contatto ispirato alla tradizione ayurvedica2.


Appoggiate delicatamente entrambe le mani sulla parte del corpo del bambino che avete scelto e respirate, cercando di sintonizzarvi armonicamente con il vostro piccolo. Prendetevi del tempo per respirare, cercando di liberare la mente da pensieri e preoccupazioni. È difficile poter pensare solo al momento presente ma con la pratica potete riuscirci.


Osservate le vostre mani in proporzione al corpo del bambino e fate attenzione alle sue reazioni, tenendo presente che possono cambiare in modo molto rapido. Questo contatto è usato all’inizio e alla fine di ogni sequenza, così da creare una piacevole pausa tra i massaggi alle varie parti del corpo. Questo tocco vi potrà aiutare a cogliere le vostre intuizioni. Non abbiate fretta e lasciate scorrere liberamente il vostro respiro.

Se le vostre mani sono fredde, dopo aver preso dell’olio, potete strofinare i palmi tra loro su e giù oppure con movimenti circolari. Abbiamo già visto che questo movimento in Ayurveda è chiamato teja.


4.3 Le gambe

Massaggia le gambe di tua figlia, affinché possa camminare con grazia attraverso le pianure.

Proverbio maori (Nuova Zelanda)3


Iniziamo questa parte sul massaggio alle gambe sempre con un momento dedicato al contenimento e alla sintonizzazione. Se è la prima volta che massaggiate il bambino è consigliabile partire proprio dalle gambe e dai piedini perché queste aree sono le più inclini a essere toccate4 (soprattutto durante le attività quotidiane).


4.3.1 Carezze lungo le gambe e a risalire

Con questo massaggio andiamo a toccare la pelle in modo molto superficiale e delicato. Il movimento è molto semplice e non sovrastimola i muscoli del vostro bambino, per tale motivo è particolarmente indicato prima di andare a letto e per favorire l’addormentamento. Si può effettuare su una gamba alla volta o su entrambe, contemporaneamente. Con tutta la mano contattate i fianchi del vostro piccolo, lì dove solitamente c’è l’attaccatura del pannolino e lentamente, percorrendo lateralmente tutta la gamba, arrivate fino al piedino e risalite questa volta verso l’interno della gamba.


Questa carezza potrebbe essere un po’ fastidiosa per il vostro bambino poiché, essendo fatta a livello superficiale, potrebbe suscitargli solletico. Calibrate quindi la pressione a seconda delle sue risposte al tocco.


4.3.2 Il braccialetto

Questo massaggio si può effettuare su gambe e braccia. È un movimento che richiede una pressione un po’ più decisa in quanto va a stimolare i muscoli della gamba. Con la mano sinistra prendete delicatamente la caviglia sinistra del piccolo e tenetela un poco in questa posizione. Con la mano destra avvolgete la coscia sinistra, poi fatela scivolare lentamente lungo la gamba distesa verso di voi o verso l’alto, in direzione della caviglia. Una volta arrivata alla caviglia, la mano destra si ferma e quella sinistra le dà il cambio, afferrando la coscia. A mano a mano che il massaggio continua i movimenti diventano ritmici5. Le braccia vengono massaggiate con la stessa modalità dalla spalla verso il polso.

Una volta terminato il massaggio su tutte e due le gambe, contenetele entrambe tra le mani percorrendone i confini.



4.3.3 Avvolgere la gamba

Questo massaggio è molto simile al precedente nella pressione ma diverso nel movimento. Mentre nel massaggio a braccialetto la mano scorre sulla gambina del piccolo, in questo tutte e due le mani lavorano insieme e con movimenti opposti. Entrambe le mani (sempre a braccialetto) circondano la coscia del bambino e, lentamente, con movimenti di apertura e chiusura, scivolano verso la caviglia. Arrivate alla caviglia, le due mani ritornano alla coscia per ricominciare il massaggio6.


4.4 I piedini

Ognuno dei nostri piedi contiene circa 70.000 terminazioni nervose e per questo sono molto sensibili agli stimoli. Un tocco deciso ai piedi del bambino potrà evitare fastidi e solletico e potrà fargli sperimentare il contenimento e la sicurezza delle vostre mani su una parte che lo sosterrà e lo guiderà per tutto il resto della sua vita. Facendo esperienza di un senso di sicurezza e morbidezza su piedi e gambe, in futuro il bambino potrà sentirsi meglio ancorato alla terra e sviluppare un solido senso di sicurezza interiore e di grounding (radicamento). I praticanti di riflessologia ritengono che a ogni parte della pianta del piede corrispondano specifici organi del corpo. Pertanto, secondo questo principio, il solo massaggio dei piedi può migliorare la salute in tutto il corpo. Un buon contatto e una buona sensazione di contenimento della pianta dei piedini potrà aiutarlo a sviluppare il suo senso di radicamento e a essere maggiormente consapevole delle sue sensazioni interne ed esterne.


4.4.1 Il radicamento del piedino

Contenete con tutte e due le mani il piede del bambino. Tenetelo un po’ tra le mani spingendo i palmi sotto la sua pianta e contattando con il pollice le dita, facendo un po’ di pressione.


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Poi, con entrambi i pollici, iniziate a disegnare dei circoletti immaginari dalle dita al tallone, facendo una delicata pressione.


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Per finire, afferrate ogni ditino del piede fra il pollice e l’indice, tirando in modo impercettibile verso l’alto e immaginando di accarezzare i petali di un fiore7.


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4.5 La caviglia

Con i polpastrelli di entrambe le mani, massaggiate la caviglia del vostro piccolo. Cercate di mantenere le mani leggere in modo che il piedino possa muoversi.


4.6 L’addome

Questi massaggi possono aiutare e favorire nel bambino non solo il rilassamento ma anche la risoluzione di problematiche quali stipsi e coliche8. L’obiettivo comune di tutti questi massaggi è quello di liberare il tratto intestinale. È possibile eseguirli nell’ordine indicato o sceglierne uno o due, in base all’efficacia e alle preferenze del bambino.


È molto importante praticare questi massaggi con movimenti in senso orario, poiché solo in questo modo si può stimolare correttamente il tratto intestinale. Potete immaginare un orologio sulla pancia del vostro bambino e a ogni orario far corrispondere un tratto.

Nella pratica del massaggio ayurvedico questa zona del corpo è solitamente associata all’elemento Fuoco poiché coinvolge la digestione.


4.6.1 “Holding”

Se il bambino sta attraversando un momento di difficoltà legato a dolori addominali, potete provare a tranquillizzarlo assumendo la posizione di holding e cioè di contenimento. In accordo con la definizione che ne dà Winnicott, e per il quale l’holding è la capacità della madre di essere il contenitore delle angosce del bambino, proprio in questo momento di dolore e pianto la mamma contiene il bambino non solo con le sue mani, ma con tutta se stessa, con il suo corpo, il suo sguardo e la sua voce rassicurante. Il bambino è rivolto con la testa verso il basso, è appoggiato sull’avambraccio della mamma ed è avvolto da entrambe le mani che contengono il suo addome. Ora potete adottare un movimento ripetitivo, come per cullarlo9. In questa conosciutissima posizione (tutti i genitori la adottano prima o poi, poiché fa realmente tranquillizzare il piccolo), il bambino potrà sentirsi protetto e potrà sperimentare un senso di contenimento proprio nelle zone che gli procurano fastidio.

Quando il bambino si sarà calmato, potete provare con questi semplici massaggi.


4.6.2 Le onde

Questo, come gli altri massaggi dell’addome, potrebbe favorire il rilassamento e la fuoriuscita di gas e feci, alleviando la tensione e tranquillizzando il bambino dalle coliche o da piccoli malesseri che coinvolgono questa zona.

Posizionate le mani sotto l’ombelico e portatele dolcemente verso il basso, verso di voi; continuate poi con l’altra mano, come a creare un’onda. Facendo il movimento, assicuratevi che tutta la mano sia ben poggiata sull’addome del bambino e che la pressione non sia troppo forte.


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Per favorire la fuoriuscita di gas potete ripetere questo massaggio sollevando leggermente le gambe del bambino10.


Se il piccolo sembra infastidito o a disagio, provate con una pressione più leggera o interrompete il massaggio.

Nel massaggio ayurvedico l’onda viene chiamata vayu (vento), che con il suo movimento favorisce il sano fluire dell’energia11.


4.6.3 La chiocciola

Posizionate l’indice e il medio della mano destra, o di entrambe le mani, sotto l’ombelico del vostro bambino e iniziate a disegnare dei piccoli cerchi immaginari, facendo una leggera pressione.

Fate scorrere le dita sempre in senso orario e regolate l’intensità del massaggio a seconda delle preferenze del bambino.

Continuate questi massaggi verso l’esterno, come a creare una spirale che lentamente si ingrandisce.


Finiti i piccoli cerchi a spirale, posizionate la mano sotto l’ombelico del bambino, vicino al suo fianco destro, e, mantenendo l’aderenza dei polpastrelli e del palmo, formate dei cerchi sull’addome, sempre in senso orario.


4.6.4 La “X”

Questo è un massaggio che mi è stato suggerito da una mamma durante una consulenza. Nella sua esperienza aiutava a far calmare il bambino in caso di doloretti all’addome e a tre mesi di vita amava ripeterlo tutti i giorni. La zona interessata è quella subito sotto l’ombelico.

Posizionate i polpastrelli sotto l’ombelico e disegnate una “X”, partendo dal centro fino ad arrivare ai fianchi.


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Le coliche del bambino

a cura della dottoressa Sara Mecchia
naturopata, esperta di psicosomatica (F.I.N.R.)
Istruttore Mindfulness - Protocollo Clinico per la riduzione dello Stress (M.B.S.R.)
Premessa - Bambini e psicosomatica

I bambini piccoli hanno un apparato psichico in via di definizione e ciò rende tutto il loro sistema di mente, corpo e cuore più sensibile ed esposto.

Per un bambino piccolo, il corpo rappresenta la sua realtà, una realtà unica e primaria, una vera e propria centrale di smistamento di messaggi che si muovono costantemente dalla periferia al centro e dall’interno verso l’esterno.

Sin da neonati si inizia a sentire la qualità dell’emozione che si sta provando esclusivamente attraverso la pelle, e a rispondere agli stimoli in modo diretto, maggiormente istintivo, di pancia.


È bene, quindi, nella cura dei piccoli, orientarsi a un approccio olistico – (dal greco hòlos, ovvero “tutto”, “intero”) – che è basato su una visione unitaria dei fenomeni e che prova a cogliere il senso globale dei disturbi e della malattia. Il termine olismo è stato introdotto intorno agli anni ’20 e con esso ci si riferisce a una teoria che si è sviluppata in molti campi (neurologico, psicologico, epistemologico), secondo la quale l’organismo è qualcosa di più della semplice somma delle sue parti.


In questo senso può risultare estremamente utile unire agli approcci di cura più tradizionali anche una visione più naturale: la naturopatia infatti è una disciplina di studio, ricerca e consulenza che pone la persona, con tutta la sua ricchezza interiore, al centro dell’attenzione. I suoi concetti fondamentali sono: il rispetto delle leggi biologiche che regolano la vita; l’attenzione rivolta alla persona e non solo al suo disturbo; il riequilibrio energetico; la corretta alimentazione; la disintossicazione dell’organismo.


Non a caso, nel 2010, l’OMS ha affermato che: “La naturopatia miscela la millenaria conoscenza delle terapie naturali con gli attuali progressi nella comprensione della salute e dell’essere umano stesso”.

Infatti l’approccio dicotomico della scienza al problema della malattia ha da un lato arricchito il patrimonio di conoscenze, ma dall’altro ha settorializzato il sapere; proprio per questo una concezione “psicosomatica olistica” in supporto, e non in alternativa ai metodi allopatici tradizionali, riesce a individuare il legame di senso che unisce fenomeni apparentemente distanti e può fornire una lettura più completa e maggiormente esaustiva.


Il tramite di questo processo diventa il “simbolo”, che consente di interpretare il lato nascosto delle cose inaccessibili alla coscienza.

Il corpo umano si esprime e comunica proprio attraverso il simbolo, l’inconscio; il linguaggio del corpo è lo stesso linguaggio dell’inconscio che si muove sul registro dell’analogia e del simbolo. Quindi osservare e descrivere il funzionamento del corpo significa in qualche modo rintracciare il linguaggio specifico di ciascun organo che rimanda a un insieme di significati più profondi e universali.


Già da questo è intuibile come non esista nulla di più “psicosomatico” di un bambino. Questa connessione intima e così delicata ci fa immediatamente comprendere quanto sia importante il ruolo della famiglia, e in particolare la relazione con la madre.

L’apparato psichico nel neonato è ancora immaturo, e ogni tipo di sensazione e di emozione viene elaborata soprattutto a livello inconscio, quindi il suo sentire si traduce direttamente e in modo inequivocabile sul soma.

Non è un caso che molte patologie ricorrenti legate alla pelle (in particolare le dermatiti) e problematiche legata alla zona addominale (in particolare le coliche gassose) rappresentino un tentativo da parte del bambino di comunicare ciò che prova e non è in grado di riconoscere, e anche un metodo per richiamare l’attenzione della madre.


Il ruolo della famiglia, e principalmente della madre, sono fondamentali nella crescita psicofisica del bambino. Durante l’allattamento, infatti, la mamma può trasmettere sentimenti di serenità, tranquillità, gioia e partecipazione, ma nello stesso tempo anche apprensione, paura, disagio e fastidio.

Se è prevalente questo secondo aspetto, più tensivo, nel tempo si può verificare una vera e propria “alterazione” nella relazione fra genitore e figlio che può colorarsi sostanzialmente verso due direzioni: un senso di distacco e lontananza oppure in alternativa un senso di superprotezione. È intuibile quindi quanto conti provare a crescere insieme e trovare la giusta distanza verso un reciproco e personale equilibrio.


La pelle

Brevemente mi soffermerò sulla pelle e le sue problematiche psicosomatiche e a seguire affronterò in modo più puntuale il problema delle coliche gassose.

La pelle è per gli esseri umani un vero e proprio “perimetro” che descrive la nostra identità e per il neonato, ciò vale in modo assoluto: tutto ciò che è dentro la sua pelle è lui, tutto ciò che è fuori è l’altro. Il bambino piccolo vive “a pelle” qualsiasi esperienza, contatto, autocontatto, novità, ambiente ed ecco spiegato il motivo perché qualsiasi disagio si manifesta sulla cute; dal primo anno di vita in avanti è proprio la pelle a disegnare la salute ed eventualmente a tradire un malessere.


La pelle, con i suoi cinque strati – basale, spinoso, granulare, lucido e corneo –, è il confine che separa il mondo interno da quello esterno, una tela che mostra all’esterno le emozioni. Veicolate dal sangue che arriva in superficie, paura, rabbia, imbarazzo ecc., fanno arrossire e/o impallidire, portando fuori, rivelando, ciò che proviamo dentro in quel preciso momento.

La pelle non è solo visibile ma anche tangibile: ha un ruolo importante nelle relazioni umane in quanto, attraverso le terminazioni nervose del derma cutaneo, percepiamo ciò che ci circonda e con cui possiamo entrare in contatto; ed è anche simbolo di trasformazione e rinnovamento, rappresentando proprio l’evoluzione e il ciclo di vita, “morte” e “rinascita”. Le malattie cutanee manifestano nel corpo i difficili momenti di passaggio e le trasformazioni radicali dell’uomo.


La pelle è lo specchio del divenire interiore dell’esperienza (le rughe) e dello stato di salute.

Il bambino, attraverso la pelle – l’organo più esteso del suo corpo e in costante crescita ed evoluzione –, esprime l’ambivalenza della sua età: da una parte c’è la ricerca dell’individualizzazione, con una spinta sempre più potente verso l’autonomia, e dall’altra vi è il continuo bisogno di conferme, assistenza e cure.


Questa ambivalenza è altrettanto presente nella mamma che, nella maggioranza dei casi, ha difficoltà a trovare la distanza di cui accennavo all’inizio, e il giusto equilibrio tra protezione e fiducia.

Di solito la manifestazione cutanea è di arrossamento, d’infiammazione: la pelle appare in superficie screpolata e secca e ovviamente prude.

In psicosomatica possiamo leggere il significato di queste manifestazioni: il rossore infatti ci sta dicendo che le emozioni che sento, bruciano; la secchezza, che mi sta mancando affetto e morbidezza; il prurito che sicuramente c’è qualcosa che mi infastidisce e che desidero grattare via ecc. Nella routine quotidiana, a volte molto pesante, è utile ritagliarsi dei momenti sereni, delle vere e proprie occasioni di ascolto e di pace nelle quali l’automatismo dei gesti sia sostituito da uno scambio sincero e partecipe di coccole e messaggi positivi, per esempio durante il bagnetto e/o durante il cambio del pannolino.


Coltivare questa presenza mentale e leggere i sintomi che il bambino ci rimanda, anche da questa prospettiva ci è di aiuto, perché ci fa prendere consapevolezza che dentro di noi, come nel nostro piccolo, ci sono spazi e realtà più complesse, più stratificate e in perenne mutamento.

Nel tempo questa presa di coscienza ci porterà ad accettare le differenze, le dicotomie, e soprattutto a evitare i sensi di colpa, e a sospendere ogni forma di giudizio.


Le coliche

Fra i vari malesseri che possono affliggere i bambini fin dalle prime settimane di vita c’è sicuramente il mal di pancia, il quale, il più delle volte, si manifesta con crampi, gonfiori, e spesso si abbina a inappetenza, nausea e vomito; in molti casi è anche la diretta conseguenza di un’indigestione. Le coliche gassose, nello specifico, che possono comparire fin dai primi giorni di vita e continuare fino ai sei mesi circa, solitamente avvengono dopo i pasti e peggiorano verso sera.


Per colica del neonato s’intende una sindrome tipica del lattante caratterizzata da crisi di pianto disperato, accompagnata da acuto dolore addominale.

È piuttosto semplice ipotizzare una colica neonatale quando il lattante, oltre a piangere, si contrae tirando le gambe verso l’addome, il suo volto diventa paonazzo e alla palpazione dell’addome il pancino risulta piuttosto teso e dolente, tensione che cerca di ridurre piegando appunto le cosce sull’addome; il tutto è accompagnato anche da ripetuti episodi di flatulenza. Per quest’ultimo aspetto, l’emissione incontrollata di gas, trova probabile spiegazione nell’eccessiva ingestione di aria durante l’allattamento e nella fermentazione intestinale del latte materno.


È comunque doverosa la diagnosi differenziale, che attiene solo al medico, nello specifico al pediatra, tra coliche gassose e altre malattie neonatali come per esempio il caso di allergie al latte vaccino (in questa eventualità, la madre che lo allatta al seno dovrebbe evitare di assumere latte di vacca e derivati durante tutto il periodo di allattamento).

Dal punto di vista psicosomatico olistico, i fattori psicologici e l’atmosfera che circonda il nuovo arrivato svolgono un ruolo centrale.

La neomamma è spesso provata dal cambiamento radicale avvenuto nella propria vita, e il più delle volte è ansiosa e impaziente e scarica inconsapevolmente la propria inquietudine sul neonato che, insieme al latte, manda giù anche le tensioni materne.


L’irrequietezza del piccolo e la stanchezza dei genitori allarmano e peggiorano ulteriormente la situazione: non è un caso infrequente che la mamma in particolare possa sentirsi sola, inadeguata e impotente di fronte alle crisi del bambino, e come soluzione immediata, cerchi di consolare il proprio bambino offrendo ulteriore latte, sovraccaricando così l’apparato digerente del piccolo e generando un circolo vizioso.

In questi casi sarà sufficiente che la mamma, via via che fa esperienza, diventi più sicura di sé, impari a sintonizzarsi sui ritmi del suo bambino, trovando tempi e modi di comunicare con lui differenti dall’offerta di cibo.


Esistono poi alcuni metodi dolci che riporto a seguire, che ci sono stati tramandati nel tempo dalle generazioni precedenti, i cosiddetti “rimedi delle nonne”, che spesso si rivelano estremamente efficaci per gestire e superare anche le crisi più violente. Per prima cosa, quando un bambino allattato al seno accusa forti coliche gassose, è necessario che la madre faccia particolare attenzione alla dieta. Poi, si può cercare di calmare il bambino disperato, cullandolo dolcemente: appoggiatelo su un braccio, a pancia in giù, reggendogli la testa con il palmo della mano e, con l’altra, toccate la schiena del piccolo. Questa posizione è particolarmente utile per tranquillizzarlo. Oppure, ancora, potete avvolgere il bambino in una coperta e abbracciarlo per fargli sentire calore e soprattutto la presenza di un adulto; questo rimedio, apparentemente scontato, si rivela particolarmente efficace per placare il pianto. Anche massaggiare dolcemente la pancia del bambino, con movimenti circolari, può aiutare. Inoltre si può scaldare la zona addominale con una borsa dell’acqua calda (non bollente!).


A casa, con calma, prendendo il bambino in braccio, ci si può sedere sulla palla svizzera, dondolando insieme e cullandolo: il movimento ondulatorio ricorderà al piccolo la sensazione attutita e protetta del grembo materno e sarà piacevole anche per l’adulto, che ritorna con la memoria del corpo alla medesima esperienza.

Mantenere la calma e ritagliarsi un po’ di spazio per se stessi è un rimedio utilissimo per essere lucidi anche nelle situazioni più critiche. Il bambino, infatti, percepisce facilmente lo stress che lo circonda. Sorridere e far sorridere il bambino crea un clima di serenità e di gioia che distende sia i genitori sia i figli. Anche cantare una melodia dolce può distrarre il bambino dalla colica: il canto si rivela spesso efficace per placare il pianto. La musica, il suono più in generale, su alcuni bambini ha degli effetti estremamente calmanti; a volte anche rumori particolari, come quello dell’aspirapolvere e/o dell’asciugacapelli, possono portare al medesimo risultato.


Altre volte è possibile provare a lasciare il piccolo da solo per pochi minuti, in modo che attivi in maniera autonoma una capacità di rilassamento.

In questo caso, se c’è un riscontro positivo, probabilmente non si tratta di una colica neonatale vera e propria, ma solo di un tentativo di esprimere attraverso il lamento e il pianto un proprio nervosismo.

Infine, non si deve confondere il pianto di una colica gassosa con il pianto “capriccioso” di un bambino che ha fame; sembra molto ovvio, ma spesso accade.


Come già riportato in precedenza, oltre a regolare il regime alimentare della madre, che è la prima indicazione da seguire, la Natura, che è la nostra Madre Terra, ci viene in aiuto con erbe che attenuano i sintomi senza intossicare ulteriormente il tratto digerente, anche in caso di dissenteria o stitichezza. Le erbe amiche dei bambini, particolarmente consigliate per sedare le coliche, sono sostanzialmente tre:

- melissa (Melissa officinalis);

- camomilla (Matricariae recutita);

- finocchio (Foeniculum volgare).


Inoltre si possono usare i probiotici (batteri buoni/fermenti lattici) che rafforzano la flora batterica intestinale. I più usati sono i lattobacilli che contengono almeno 2 miliardi di unità colonizzanti. Nei bambini piccoli si somministrano in flaconcini o in gocce da aggiungere al latte.


Per un pronto intervento di tipo naturale, un buon rimedio è rappresentato dai semi di lino, ricchi di mucillagini stimolanti, ma solo se il bimbo è tendenzialmente stitico. Se ne aggiunge un cucchiaino allo yogurt, al budino o alle minestre, quando si comincia a svezzarlo. Possono anche essere tenuti a bagno una notte in un bicchiere d’acqua: la mattina si darà da bere al piccolo l’acqua di ammollo. Mai risolvere il problema con i lassativi di sintesi perché creano assuefazione e possono irritare ancora di più il colon. In caso di forte costipazione può andare bene un infuso di malva che, oltre a un’azione antidolorifica, è anche una cura antispastica.


Quando invece c’è diarrea, l’obiettivo principale non deve essere tanto bloccare le scariche, che sono fra l’altro un modo in cui il suo organismo espelle sostanze pericolose, come batteri, virus e parassiti, ma compensare la perdita di liquidi. La disidratazione è, infatti, il pericolo maggiore ed è fondamentale somministrare molta acqua per reintegrare i liquidi persi. Sono sconsigliati invece i succhi di frutta, che contengono zuccheri e fibre che favoriscono le scariche.


In genere, le cause che scatenano diarrea sono dovute a forme virali o batteriche (gastroenterite) e sono accompagnate da altri sintomi tipici, quali il vomito, l’inappetenza e la febbre. Altre motivazioni da considerare sono eventuali intolleranze (in particolare al latte), ma anche intossicazioni e/o errori alimentari, ad esempio una dieta eccessivamente abbondante nelle quantità di frutta e di grassi.


Infine non si può non tenere conto del punto di vista emotivo. Paure e tensioni giocano un ruolo importante e ricordiamoci sempre che esiste un rapporto diretto fra intestino e cervello; nella cultura orientale, ad esempio, questo organo rappresenta il primo cervello del corpo. L’intestino è il luogo in cui il cibo raggiunge la parte bassa del corpo, dopo aver subito la trasformazione della materia, assimilata fino a ridursi a scarto. La prima immagine a cui rimanda per la sua forma tortuosa è quella del labirinto, luogo buio, oscuro, dove ciò che avviene sfugge totalmente al controllo della coscienza.


Un altro aspetto importante riguarda la simbologia dello sporco come colpa e, proprio da un’analisi etimologica del termine “sporco”, si scopre infatti che queste due accezioni sono strettamente connesse. La parola greca lyma indica sudiciume ma anche, più estensivamente, vergogna, macchia, e veniva usata altresì in riferimento a questioni morali, additando quindi lo sporco che contamina quale traccia della colpa vergognosa.


Esiste anche un altro lato presente nella dimensione intestinale in quanto l’evacuazione delle feci rappresenta l’espiazione della colpa. Lo sporco, lo scarto e l’idea di morte possono quindi essere contemporaneamente la fine e l’inizio di un nuovo processo vitale. Si pensi, ad esempio, al concime, che rivela la propria ricchezza in quanto fornitore di sostanze biologiche importanti per la terra e si pone quindi come punto di passaggio verso un nuovo ciclo vitale.


A questo proposito esiste in natura un coleottero, le scarabeo stercorario, che deposita le proprie uova nella stessa palla di sterco di cui le future larve si nutriranno; per gli antichi Egizi questo insetto celava in sé il principio dell’eterno ritorno ed era raffigurato con il disco solare fra le zampe. Da un punto di vista psicosomatico, i disturbi legati alla dimensione intestinale riporteranno in misura minore e/o maggiore questi e altri aspetti simbolici; anche da adulti, rappresenteranno la parte “ombra” della personalità, quella legata agli istinti. In questo caso, ai prodotti e alle funzioni della parte bassa del corpo non viene riconosciuto alcun valore positivo. Ancora nell’ambito delle pratiche mediche complementari possiamo rivolgerci con fiducia alla medicina omeopatica, che, ricordiamolo, è una vera e propria pratica medica, in particolare se svolta correttamente seguendo il metodo unicista di Hahnemann, solo ed esclusivamente da medici omeopati.


Si tibi deficiant medici, medici tibi fiant haec tria: mens laeta, requies, moderata diaeta.


Se non hai medici a portata di mano, ti facciano da medici queste tre cose: mente serena, riposo e moderazione nel mangiare.


Scuola Medica Salernitana, Regimen Sanitatis Salernitanum


La Scuola Medica Salernitana è stata la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo (XI secolo); come tale è considerata da molti come l’antesignana delle moderne università. La Scuola si fondava sulla sintesi della tradizione greco-latina completata da nozioni provenienti dalle culture araba ed ebraica. Essa rappresenta un momento fondamentale nella storia della medicina per le innovazioni che introduce nel metodo e nell’impostazione della profilassi. L’approccio era basato fondamentalmente sulla pratica e sull’esperienza che ne derivava, aprendo così la strada al metodo empirico e alla cultura della prevenzione. Di particolare importanza, dal punto di vista culturale, è anche il ruolo svolto dalle donne nella pratica e nell’insegnamento della medicina. Le donne che insegnarono e operarono nella scuola divennero famose con il nome di mulieres salernitanae.


Bibliografia

Alexander, F.G., Medicina psicosomatica, Giunti-Barbera, Firenze 1972

Delbrück, M., La materia e la mente, Einaudi, Torino 1993.

Balconi, E., Le nuove psicoterapie. Cure tradizionali e terapie naturali, Xenia, Milano 2003.

Heisenberg, W., Natura e fisica moderna, Garzanti, Milano 1985.

Zanardi, M. (a cura di), Il pensiero olistico e la concezione psicosomatica, “Riza”, 2003.


Nota biografica della dottoressa Sara Mecchia

Laureata in Scienze Politiche (indirizzo politico-internazionale) presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Diplomata in Naturopatia presso l’Istituto di Medicina Psicosomatica Riza di Milano. Iscritta alla F.I.N.R. (Federazione Italiana Naturopati Riza). Esperta di Yoga e iscritta alla U.I.S.P. (Unione Italiana Sport per Tutti) nella sezione discipline orientali. Istruttore MBSR diplomata presso il CISM (Centro Italiano Studi Mindfulness) – protocollo clinico per la riduzione dello stress scuola americana del dottor Jon Kabat-Zinn. Negli anni ha maturato esperienza e competenza nell’ambito della formazione in diversi ambiti applicativi e dal 2008 è presidente e socio fondatore dell’ A.S.D. Pianeta Psiche centro discipline olistiche (Roma). Svolge la propria attività in collaborazione con lo Studio Ce.T.A.P. di Roma (Centro Terapia Alla Persona).


4.7 Il torace

Molti dei massaggi relativi a questa parte del corpo, associata al respiro, potrebbero aiutare ad alleviare problemi di congestione e a rendere più facile e armoniosa la respirazione del bambino. Durante la parte dedicata al torace potete includere inoltre dei piccoli massaggi alle spalle e il dolcissimo movimento dell’abbraccio, originario della Russia e praticato anche in Grecia12.


4.7.1 L’abbraccio

Dopo aver contenuto torace e spalle con le vostre mani calde, mettetevi sui palmi un po’ di olio e prendete le mani del bambino, tirando delicatamente le braccia verso il basso, lungo i fianchi, affinché le spalle possano rilassarsi.


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Procedete in modo molto delicato sentendo la muscolatura del bambino e verificando che la vostra spinta non sia troppo forte. Quando le spalle saranno rilassate, aprite le braccia del bambino e portatele a incrocio sul petto. Mantenete questa posizione per qualche secondo e ripetetela, se lo desiderate.


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Incrociare le braccia del bambino sul petto ha l’effetto di liberare le tensioni accumulate sulla schiena13 e la gabbia toracica, decongestionando la respirazione alta.


4.7.2 Respiro aperto

Accostate i palmi delle mani, tenendoli congiunti davanti al busto del bambino. Aprite lentamente le mani, partendo dal mignolo fino al pollice e accarezzate il torace dal centro verso le braccia. Al termine accarezzate le braccia con una leggera pressione e ricominciate.

Questo massaggio apre e distende tutto il busto e le spalle, migliorando la postura del corpo e favorendo l’irrorazione sanguigna.


4.7.3 Le bretelline

Ponete la mano aperta all’altezza dell’attaccatura esterna della coscia sinistra e massaggiate il bambino a partire da quel punto, procedendo attraverso il busto fino ad arrivare alla spalla opposta, senza passare dal centro della pancia. Ripetete poi il movimento sulla parte destra in modo da creare un incrocio. Massaggiate con movimenti lunghi, lenti e fluidi, che ripeterete più volte, alternando le direzioni.

Finito il massaggio, contenete il torace del bambino con tutte e due le mani ferme.

Questo massaggio, che potete effettuare anche sulla schiena, stimola il neonato a inspirare ed espirare profondamente e porta a un profondo rilassamento generale, allentando le tensioni muscolari di torace e spalle.

Secondo l’Ayurveda, il muco si deposita nello stomaco. Questo potrebbe provocare un rallentamento del lavoro degli organi della digestione e favorire il metabolismo rigenerando l’organismo14.


4.8 Le braccia

Le braccia del bambino hanno bisogno di essere toccate. Per massaggiarle potete usare gli stessi movimenti utilizzati per le gambe, che rivediamo insieme nella stessa sequenza. Per effettuare il massaggio alle braccia potete girare di poco il piccolo su un fianco, come consiglia Leboyer in Shantala, oppure mantenendo la posizione supina.


4.8.1 Carezze lungo le braccia e a risalire

Come ricorderete, durante questo massaggio, che è da considerarsi più una carezza, appoggiamo le mani sulle spalle del bambino e percorriamo la parte esterna delle braccia fino alle manine, prendendole tra le nostre. Potete fermarvi sulle manine per il tempo che lo desiderate per poi risalire con il palmo verso le ascelle e infine ripetere l’intero movimento.


4.8.2 Braccialetto

È un movimento che richiede una pressione un po’ più decisa in quanto va a stimolare i muscoli delle braccia. Con la mano sinistra prendete delicatamente il polso sinistro del piccolo e tenetelo un poco in quella posizione. Con la mano destra avvolgete il braccio sotto l’articolazione della spalla sinistra, poi fatela scivolare lentamente lungo il braccio disteso verso di voi o verso l’alto, in direzione del polso. Una volta arrivata al polso, la mano destra si ferma e quella sinistra le dà il cambio, afferrando il braccio in alto. A mano a mano che il massaggio continua, i movimenti diventano ritmici15. Come ricorderete, anche le gambe vengono massaggiate con la stessa modalità, verso la caviglia. Una volta terminato il massaggio su tutte e due le braccia, contenetele entrambe tra le mani percorrendone i confini.


4.8.3 Avvolgere il braccio

Questo massaggio è molto simile al precedente nella pressione ma diverso nel movimento. Mentre nel massaggio a braccialetto la mano scorre sul braccino del bimbo, in questo, tutte e due le mani lavorano insieme e con movimenti opposti. Entrambe le mani (sempre a braccialetto) circondano il braccio del bambino sotto l’articolazione della spalla e lentamente, con movimenti di apertura e chiusura, scivolano verso il polso. Arrivate al polso, le mani ritornano al braccio del bambino per ricominciare il massaggio16.


4.8.4 Le manine

Le manine del vostro piccolo sono molto importanti: a sei mesi potranno già prendere e afferrare gli oggetti e più in là potranno farsi spazio nella vita toccando, accarezzando, accogliendo o rifiutando e donando calore. Potete prendere tra le vostre le sue piccole mani: soppesatele e verificatene la rilassatezza. Poi andate ad accarezzare con i pollici il dorso della mano, facendoli scorrere dal polso alle dita, in modo alternato. Trasferite i piccoli movimenti circolari sul palmo e poi, come avete fatto con le dita dei piedi, andate ad accarezzare le dita della mano tirandole leggermente, una a una, come fossero dei petali delicati.


4.9 Il viso

Questa è una delle parti più delicate del massaggio al bambino. Inizialmente i vostri piccoli potrebbero non gradirlo, in particolare nelle prime settimane di vita e se il parto è stato lungo o traumatico. Ricordatevi che è una parte molto sensibile (il 50% della crescita della testa del bambino avviene durante il primo anno di vita). Potete provare questa parte del massaggio per qualche giorno ma se il vostro bambino non sembra goderne o addirittura mostra segni di irrequietezza decidete pure di tralasciarla.


Poggiate le vostre mani sulle sue guance per rassicurarlo e focalizzatevi su parti del corpo che gli procurano più piacere. Potrete riprovare il massaggio al viso quando il bambino sarà più grande e potrà sicuramente trarne maggiore beneficio. Ricordatevi che massaggiare la fontanella è troppo rischioso, quindi è da evitare.


Il viso del vostro bambino potrebbe trattenere molte tensioni muscolari dovute alla suzione, al riso, alla dentizione. Le mascelle, le labbra e gli occhi del vostro bambino, a causa del pianto o di altre emozioni forti, potrebbero contrarsi e accumulare tensione muscolare.


4.9.1 Il cuore sul viso

Entrambe le mani sono poggiate e aperte sulla fronte; lentamente si aprono, arrivano alle tempie e scendono lungo le guance fino al mento, come a formare un cuore sul viso del bambino.


4.9.2 Piccoli cerchi e pressioni sulla fronte

La fronte del vostro bambino può essere molto espressiva e può mostrarvi alcuni suoi stati d’animo. Durante i piccoli momenti di difficoltà e di malessere, sarà proprio questa parte del corpo a trattenere molta tensione.

Questi massaggi possono rilassarne e ammorbidirne i muscoli.

Con il pollice effettuate per qualche secondo una pressione circolare sul punto centrale della fronte, posto in mezzo alle sopracciglia.


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Poi appoggiate entrambi i pollici al centro della fronte e spostateli dolcemente verso l’esterno del viso, come a voler tracciare delle linee immaginarie. Ripetete questo movimento spostandovi su tutta la fronte.

Prima di terminare il massaggio alla fronte, appoggiate i pollici nella parte centrale, appena sopra le sopracciglia e scivolate fino alle tempie del vostro bambino. Fermatevi sulle tempie con delicati massaggi rotatori.


4.9.3 Zigomi e naso

Appoggiate i pollici su entrambi i lati del ponte del naso e, seguendone la sagoma, con un unico movimento fluido, effettuate delle frizioni fino alla parte superiore delle guance, ai lati del viso. Poi, con i polpastrelli di indice e medio, partendo sempre dal ponte del naso, scorrete frizionando fino alla parte inferiore delle guance, ai lati del viso.


4.9.4 Il baffetto

Appoggiate i pollici o i polpastrelli dell’indice al centro del viso, sopra il labbro superiore del vostro bambino, ed effettuate delle frizioni passando per le guance e le mascelle, fino alle orecchie. Finito questo massaggio appoggiate entrambi i pollici al centro, sotto il labbro inferiore, ed eseguite lo stesso movimento di apertura verso l’esterno, passando dalle mascelle fino alle orecchie.

Pensate a quante volte, durante la giornata, si contraggono le piccole labbra del vostro bambino. Con questo massaggio, dal centro alla periferia, andate a distendere e rilassare quei muscoli che tanto si sono impegnati a livello emotivo. Il massaggio al viso è importante anche durante il periodo della dentizione. Attraverso questi tocchi rilassanti, potete dare sollievo e coccolare il piccolo dopo i dolori e i fastidi provati.


4.9.5 Le orecchie e le mascelle

Con l’indice sostenete la parte posteriore delle orecchie e frizionate con i pollici entrambi i lobi, con un movimento di stiramento verso l’esterno.

Finito il massaggio alle orecchie, posizionate i polpastrelli delle due mani sul mento del bambino e con movimenti circolari muovete le mani lungo le linee della mascella e, sempre con piccoli cerchi, tornate indietro fino al mento.


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4.10 La schiena

Secondo Frédérick Leboyer, la manipolazione di questa parte del corpo è “il momento fondamentale del massaggio” e si divide in tre fasi:

  1. il dorso, di traverso;
  2. lungo il dorso fino al sederino;
  3. lungo il dorso fino ai piedi.


Nell’antica tradizione indiana tutti questi massaggi hanno la funzione di fortificare la muscolatura dorsale del bambino al fine di fargli sopportare meglio i pesi che si troverà a portare in futuro. Hanno inoltre l’effetto di allentare le tensioni dovute alla crescita, di stimolare l’irrorazione sanguigna e attivare la circolazione17.


4.10.1 Le posizioni

Potete accarezzare e massaggiare la schiena del bambino molto piccolo con una sola mano, tenendolo in braccio con il viso rivolto verso di voi. Se il bambino è un po’ più grande, o generalmente dai 4 mesi in su, potete adagiarlo sulle vostre gambe in modo trasversale.


4.10.2 L’onda sulla schiena

Entrambe le mani sono poggiate sulla schiena e la accarezzano con movimenti trasversali. Mentre la mano destra si muove in avanti, la sinistra accarezza in senso contrario.


Potete partire dalla nuca e, portando le mani in avanti e indietro, scendere fino al sederino. Cominciate con un tocco delicato, poi aumentate l’intensità in un vai e vieni continuo, come se fosse “una marea che sale e ridiscende. All’infinito”18.


4.10.3 L’abbraccio sulla schiena

Poggiate una mano all’altezza del sederino e con l’altra accarezzatelo dalla parte alta delle spalle in giù, fino a raggiungere l’altra mano. La vostra mano dovrebbe aderire completamente e in modo uniforme. Non esercitate troppa pressione sulla colonna ed effettuate movimenti lunghi e fluidi per provocare una sensazione di rilassamento e benessere.


4.10.4 La carezza dalle spalle ai piedini

In questo massaggio, la mano che prima sorreggeva il sederino va a prendere delicatamente tutte e due le caviglie del bambino. L’altra mano percorre la schiena partendo dalle spalle, attraversa le cosce, le gambe e arriva fino ai piedi. Man mano che si procede nel massaggio, il movimento diventa più ritmico (attivante) o più delicato (per favorire l’addormentamento), a seconda della situazione in cui vi trovate.


4.10.5 Piccoli cerchi lungo la schiena e le gambe

Sempre tenendo il bambino in posizione trasversale, appoggiate i polpastrelli delle mani a contatto con le sue spalle e disegnate dei piccoli cerchi immaginari lungo la colonna. Poi scendete fino a coinvolgere i piccoli glutei, le cosce, i polpacci e le piante dei piedi. Questi movimenti, insieme al prossimo, favoriscono un profondo rilassamento e un momento per ristabilire l’equilibrio, magari dopo una giornata ricca di esperienze da elaborare.


4.10.6 Percorrere la schiena

Con la mano aperta, appoggiate i polpastrelli a contatto con la nuca del bambino e percorrete la schiena tracciando una linea immaginaria fino al sederino o ai piedi. Se al bambino piace, potete partire anche dalla testa. Ripetete il movimento due, tre volte.

Questo massaggio chiude la sequenza dedicata alla schiena poiché tende ad avere un effetto calmante e rassicurante ed è comunque piacevole per il bambino.


4.11 Dopo il massaggio

Conclusa l’esperienza del massaggio potete rilassarvi e coccolarvi in un avvolgente abbraccio. Leboyer consiglia di appoggiare il bambino nuovamente sulla schiena e terminare il massaggio con degli esercizi, per rilasciare completamente tutte le tensioni muscolari. Questo è un momento tutto per voi e potrete decidere se cantare qualcosa al bambino, mettere una musica in sottofondo o semplicemente parlargli.

  • Incrocio di braccia. Come per l’abbraccio, prendete delicatamente le manine del bimbo tra le vostre e portatele in fuori, all’altezza delle spalle, per poi incrociarle sul petto. Potete ripetere questo esercizio 3-4 volte. In questo modo permettete alla schiena del piccolo di liberarsi delle tensioni accumulate e favorite il fluire della respirazione alta (Leboyer, Shantala, cit., p. 92).
  • Incrocio di gamba e braccio. Sempre mantenendo il bambino in posizione supina, prendete tra le mani la manina sinistra e il piedino destro, portandoli a incrocio verso il centro per poi riportarli in posizione di partenza. Potete ripetere l’esercizio per 3-4 volte e riproporlo incrociando braccio destro e gamba sinistra. In questo modo, opponendo la spalla all’anca opposta, fate in modo che la colonna vertebrale compia una torsione sul proprio asse liberandola da ogni tensione (Leboyer, Shantala, cit., p. 92).
  • Il loto. In questo esercizio, spiegato sempre da Leboyer nel suo libro Shantala, ma ripreso in seguito da molti altri autori, potete afferrare i piedini del piccolo e incrociare le gambe portandole verso l’addome, per poi riaprirle in senso inverso riportandole alla posizione di partenza. Con questo movimento aprite e rilassate le articolazioni del bacino.

Questi tre esercizi agiscono come ginnastica passiva per le articolazioni e i legamenti e fondano le proprie radici nei principi dell’Hatha Yoga (Leboyer, Shantala, cit., p. 93).


Generalmente, per i bambini più piccoli la fine del massaggio è anche il momento migliore per il bagnetto. Questo non perché il bambino necessiti di essere lavato ma per favorire ancora di più il rilassamento.

Amore a fior di pelle
Amore a fior di pelle
Barbara Bonci
L’importanza del contatto nel primo anno di vita.Un libro per imparare a praticare il massaggio infantile al proprio bambino e scoprirne i tanti benefici a livello psichico e fisico. Il massaggio infantile è un’arte antica praticata in tantissime parti del mondo.Negli ultimi 40 anni, grazie a pionieri come Frédérick Leboyer ed Eva Reich, questa pratica è arrivata anche a noi e ha potuto svilupparsi, entrando nelle case e nelle abitudini quotidiane di mamme e bambini.L’obiettivo principale del massaggio del bebè è quello di rafforzare la sintonia già esistente tra genitori e bimbi, soprattutto nei casi in cui siano stati separati fisicamente subito dopo la nascita, e contribuire alla creazione di un legame.Amore a fior di pelle di Barbara Bonci è il libro indispensabile per imparare a praticare il massaggio infantile e per scoprirne i tanti benefici a livello psichico e fisico. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Barbara Bonci, leccese di nascita ma romana di adozione, lavora come psicoterapeuta a Roma, dove organizza consulenze e corsi sul baby massage e incontri di supporto per la gestione di stress e ansia con tecniche psico-corporee.È psicologa e psicoterapeuta in analisi bioenergetica secondo il metodo di Alexander Lowen, specializzata presso l’ I.I.F.A.B. di Roma. Assistente alla Comunicazione in LIS (Lingua dei Segni Italiana) e tiflodidatta, ha potuto sperimentare il baby massage anche con mamme e papà sordi.È socio fondatore, e Presidente da maggio 2015, dell’Associazione di promozione sociale “Tiroidee-Benessere Psicologico e Informazione”, responsabile dei progetti di supporto psicologico in favore di pazienti con patologie della tiroide.