e figure geometriche realizzano idee astratte che si formano nella mente umana. Esse hanno relazioni fisse tra loro, ma non hanno rapporto in termini di dimensioni o di spazio occupato. Quando osserviamo queste figure quello che facciamo è un lavoro mentale sulla forma di queste figure, non sulle dimensioni delle loro forme. Se riusciamo a vedere certe relazioni fisse tra le forme indipendentemente dalle loro dimensioni, allora abbiamo preso le forme in modo astratto, separandole dalla quantità.
Nell’apparato sensoriale isoliamo solo una delle qualità della materia. Nelle figure geometriche isoliamo la forma. Abbiamo qui un quadrato inscritto in un cerchio. Il quadrato è formato da quattro triangoli uniti tra loro. Due lati di ciascuno di questi quattro triangoli partono dal centro del quadrato e ognuno è uguale al raggio del cerchio.
Un pentagono inscritto in un cerchio è formato da cinque triangoli, ognuno dei quali ha due lati pari al raggio del cerchio. Un esagono inscritto in un cerchio è formato da sei triangoli. È diverso dalle altre figure perché tutti e tre i lati di ogni triangolo sono uguali al raggio del cerchio. Anche in un ottagono a otto lati, composto da otto triangoli, due lati di ogni triangolo sono uguali al raggio del cerchio. Nel caso del quadrato e del pentagono, in ogni triangolo il lato che forma la curva del cerchio è più lungo del raggio del cerchio. L’esagono può essere collocato al centro, perché contiene sei triangoli equilateri. Nell’esagono il lato del triangolo che forma una curva con il cerchio è uguale al raggio del cerchio. Nei poligoni successivi all’esagono il lato che forma la curva del cerchio diventa via via più piccolo del raggio del cerchio.
All’aumentare del numero di lati del poligono, la lunghezza del lato del poligono diminuisce e il poligono occupa una parte maggiore della superficie del cerchio. Possiamo pensare a un poligono con venti, quaranta o addirittura cento lati! Forse i nostri occhi e le nostre mani non sarebbero in grado di tracciare correttamente le linee di una simile figura. Anche se si riuscisse a farlo, non sarebbe un cerchio, ma solo un poligono di cento lati! Potremmo fare un cerchio molto grande e inscrivervi un poligono di mille lati, e ciononostante troveremmo sempre spazio tra il lato del poligono e la circonferenza del cerchio. Anche un poligono di centomila lati sarebbe diverso dal cerchio. Usando la nostra immaginazione, possiamo vedere che aumentando il numero dei suoi lati, un poligono tende ad assomigliare sempre di più al cerchio senza mai raggiungerlo, quindi senza mai superarne il limite. Con l’autorità che ha, il cerchio dice al poligono: “Sei libero di crescere, ma entro un limite. Non potrai mai diventare più grande di me. Sarai sempre contenuto in me!” Questo limite può sembrare infinito, ma è un limite molto preciso, molto esatto. Anche quando abbiamo un poligono con centomila lati, siamo in grado di distinguerli liberamente, perché la forma è indipendente dalla dimensione. Indipendentemente dal numero di lati, un poligono sarà sempre contenuto nel cerchio; avrà sempre un numero di lati inferiore a quello del cerchio.
Questo ci porta a un’idea filosofica. Il poligono può crescere fino a fondersi con l’infinito: il cerchio. Questo infinito ha un limite, il cerchio è limitato, un limite che il poligono non potrà mai raggiungere o superare! Queste forme, quindi, sono per la mente astratta gli strumenti con cui può organizzarsi. Quando la mente astratta si organizza, lo fa secondo i propri mezzi. Non tutte le menti arrivano allo stesso punto, alcune crescono e capiscono di più, altre di meno. Questo dipende dalla capacità dell’individuo. Tuttavia, tutti sono aiutati dal mondo esterno a sviluppare il proprio mondo astratto. Tra gli infiniti poligoni che si possono inscrivere in un cerchio ce n’è uno, uno solo, il cui lato è uguale al raggio del cerchio: l’esagono. Ciascuno dei triangoli che compongono l’esagono è un triangolo equilatero. Di tutti questi infiniti triangoli, solo uno si distingue dagli altri e può essere rappresentato come un centro, non un centro in termini di quantità, ma di forma. Oltre l’esagono di sei lati, ci sono un numero qualsiasi di poligoni, mentre prima dell’esagono ce ne sono solo tre. Quindi la chiamiamo forma centrale, perché prima dell’esagono i lati delle figure sono maggiori del raggio del cerchio, dopo di esso i lati sono minori.
Il triangolo che compone l’esagono, il triangolo equilatero, ha la facoltà di costruire le forme più armoniose. Se si divide un triangolo equilatero in due triangoli rettangoli e li si unisce con le ipotenuse che si toccano, si ottiene un rettangolo. Questo rettangolo, che nasce dal centro della forma, dal centro della proporzione, è considerato la forma più bella, più armoniosa, che rappresenta un centro di assoluta bellezza. Se tagliamo un rombo lungo la diagonale corta otteniamo due triangoli equilateri. Quindi il rombo perfetto è formato da due triangoli equilateri, il triangolo equilatero centra sempre nella perfezione. Se mettiamo altri due triangoli equilateri ai due lati di un triangolo del rombo, otteniamo un triangolo equilatero.
Tutte queste combinazioni ci mostrano che, mettendole insieme o scomponendole, possiamo comporre delle figure. Non si tratta di uno studio di geometria, ma della semplice osservazione delle forme. Il lunghissimo esercizio con cui combiniamo e scomponiamo certe figure è un lavoro mentale. Il movimento del bambino e i suoi sensi attivi costituiscono la base di questo lavoro mentale. Combinando questi oggetti, facendo questo lavoro, il bambino organizza la propria mente. Allo stesso tempo l’attività è anche un esercizio per la mano, perché può maneggiare gli oggetti e spostarli. Man mano che il bambino combina le figure attraverso il rapporto di grandezza, impara i rapporti proporzionali che queste figure hanno tra loro.
Invece di dare ai bambini dei giocattoli, diamo loro questi oggetti da maneggiare. La forma di questi oggetti si radica nella mente del bambino, il che è necessario per lo studio della geometria negli anni successivi. Gli oggetti incarnano la forma e le relazioni di forma nella mente del bambino.