La motricità fa parte dei rapporti tra corpo e mente che sono stati studiati in maniera empirica. Aleksandr Luria, il grande neuropsicologo russo, ha parlato di “melodie cinetiche”, appunto per indicare la fluidità degli schemi motori che noi raggiungiamo quando abbiamo la possibilità di possedere uno schema: cioè fare pratica di azione e di inibizione, pratica di movimenti che diventano una memoria procedurale, non ci pensiamo più, andiamo in automatico. In qualche modo, un aspetto della nostra coscienza e autoconsapevolezza è legato al fatto che noi registriamo ciò che succede nel corpo sia che ciò si verifichi sia che noi lo immaginiamo. Noi possiamo praticare un movimento o immaginare un movimento, in ogni caso il corpo si trova in uno stato di preallarme in cui i muscoli sono più tesi. Quindi prima dell’azione c’è la pre-azione cioè la preparazione all’azione. Nella nostra mente, concepire un movimento è qualcosa di simile a quanto avviene per una serie di processi immaginari: ad esempio, io vedo una rosa e lo stimolo visivo finisce nella corteccia primaria, dove viene codificato; se io immagino una rosa, nella mia corteccia visiva succede la medesima cosa di quando la vedo; questo è un parallelismo che esiste tra immaginare un movimento e realizzarlo. Ecco, nel nostro cervello ci sono delle aree che si attivano quando noi pensiamo a delle entità linguistiche, a delle memorie linguistiche legate a percezioni. Per esempio, se pronunciamo una parola che riguarda un colore, c’è un’associazione tra la parola e le aree che decodificano il colore, e questa è una correlazione fortissima.
Quindi in molti casi, quando noi utilizziamo delle parole che hanno a che vedere con la motricità (saltare, correre…), attiviamo dei codici linguistici e delle strutture legate alla motricità, da qui la creazione di tante metafore linguistiche che hanno a che vedere, sempre, con la motricità.
Inoltre, noi inglobiamo ciò che vediamo fare dagli altri. È il caso dei
così detti “neuroni specchio”, scoperti a Parma dal gruppo di Rizzolatti, in cui in qualche modo si costruisce una sorta di ponte tra osservatore e attore. Ci sono molti critici nei confronti dei neuroni specchio, perché forse sono stati utilizzati per spiegare troppe cose, però è indubbio che giocano un ruolo fondamentale nell’apprendimento, in quanto molte attività difficilmente possono essere spiegate a parole, ma vengono realizzate attraverso l’imitazione. Per esempio, non posso dire a un bambino di tre o quattro anni come fare una capriola descrivendogliela a parole; posso dirgli di piegarsi, mettere la testa in giù, spingere con le gambe e così via, però non arriverà mai a fare una capriola. Ma se vede un altro bambino fare la capriola, lo imita; e, secondo molti aspetti studiati dal gruppo di Parma, il vedere realizzare un’azione motoria in qualche modo attiva strutture nel suo cervello che lo preparano a eseguire quell’azione motoria. Il gruppo di Parma ha studiato in particolare quell’area azzurra che è la corteccia premotoria, quella che si attiva quando voi decidete di fare un movimento ma non lo eseguite. Io posso decidere di prendere quel pacchetto lì, ma poi mi trattengo. Però la mia corteccia premotoria, insieme a un’altra parte della corteccia, è in preallarme ed è pronta a far scattare un meccanismo nel momento in cui io dico: “Vai e prendila”, quindi ci sono, sia a livello di primati non umani sia a livello di primati umani, dei neuroni che si attivano quando servono a compiere azioni motorie abbastanza semplici. È l’esempio che penetra nella mente dell’osservatore e lo porta a compiere quella determinata azione, ma non per pura e semplice imitazione bensì perché i suoi neuroni “rispecchiano”, si attivano, nel momento in cui vede l’azione dell’altro; questo è stato definito come una sorta di ponte tra l’attore, cioè colui che compie l’azione, e l’osservatore. Naturalmente l’azione deve essere semplice e tanto più avviene quando l’azione è di tipo orale, per esempio portarsi alla bocca del cibo e via dicendo.
Da Andrew N. Meltzoff e M. Keith Moore, prima della scoperta dei neuroni specchio, sono state usate delle fotografie. Meltzoff mostrava al proprio figlio e ad altri bambini delle boccacce e i bambini piccoli, con grande sforzo, ripetevano tali boccacce. Bene, in gran parte questo non è soltanto legato ad un aspetto imitativo, che pure è proprio di tutti i primati: l’imitazione per noi è molto importante, nel bene e nel male tendiamo ad imitare gli altri. Ma esistono anche dei meccanismi di “rispecchiamento” che portano a rispecchiare un’azione motoria che abbiamo osservato: quindi questo è uno degli aspetti, se volete, montessoriani.
Diciamo che l’agire insieme porta in qualche modo a facilitare il compito, perché involontariamente i bambini guardano gli altri: a volte agiscono da soli, a volte guardano gli altri e semplici azioni motorie in qualche modo entrano nella loro mente e facilitano l’apprendimento.