CAPITOLO 14

Tiriamo le fila

Finalmente ci siamo. Il nostro viaggio assieme termina qui. Magari non abbiamo percorso tutti i possibili sentieri che attraversano il mondo della tecnologia e dell’educazione, ma spero di essere riuscito a condividere con voi, colleghi genitori, la mia esperienza di papà e di scienziato immerso quotidianamente nella tecnologia più avanzata. Ora, prima di vedere se abbiamo risposto alla domanda posta nel titolo del libro, rivediamo assieme le tappe del nostro percorso.


Abbiamo iniziato questo viaggio assieme esplorando il futuro dove vivranno i nostri figli e abbiamo concluso che la strategia migliore per prepararli è rafforzarne il carattere in modo che siano capaci di adattarsi a un qualsiasi futuro, ma soprattutto perché siano capaci di inventare il loro futuro.


Nella tappa successiva ci siamo interrogati riguardo al nostro rapporto con le tecnologie, alle nostre paure e aspettative in questo campo e al nostro ruolo di guide. È un campo dove dobbiamo lavorare di più per riuscire sempre meglio a guidare i nostri giovani e a dare l’esempio senza limitarci a vietare e condannare. Del resto il mondo tecnologico è un mondo come tutti gli altri e il rispetto, il dare fiducia, lo sviluppare l’autonomia valgono qui come negli altri mondi.


Pochi passi più avanti, uno sguardo agli altri attori dell’arena tecnologica ci ha convinti, spero, che gli appetiti commerciali fanno dei nostri giovani e giovanissimi una ricca riserva di caccia per le aziende tecnologiche. Dobbiamo esserne consapevoli e difendere i nostri figli per quanto possiamo. In questa resistenza dovremo essere ancor più forti del necessario perché, se mostriamo qualche dubbio riguardo al far entrare la tecnologia nell’educazione dei figli, veniamo spesso etichettati come “retrogradi” che non capiscono dove va il mondo.


Così, per comprendere il ruolo non superficiale e aneddotico delle tecnologie nello sviluppo fisico e mentale dei nostri piccoli, abbiamo continuato a seguire il percorso dando uno sguardo a come si sviluppa il loro cervello nei primi anni formativi. Abbiamo così estratto dei punti fermi per collocare al giusto posto e nel giusto tempo l’accesso a computer e schermi.


In questa parte del cammino ci siamo presi del tempo per considerare quei comportamenti che percepiamo pesantemente toccati dall’uso di dispositivi digitali, ovvero l’apprendimento, l’attenzione e la concentrazione. Una tappa strettamente collegata al “riempire di vita gli anni” che ci suggeriva Rita Levi Montalcini, anche se per i nostri figli gli anni sono ancora pochi.


Abbiamo poi toccato un altro settore importantissimo per accedere al futuro, quello che riguarda immaginazione e creatività, importanti ancor prima delle conoscenze tecnologiche. Abbiamo visto come possiamo aiutare e incoraggiare quel “sognare”, quella “immaginazione creatrice” di cui parla anche Montessori.


Nell’ultima tappa ci siamo immersi nella società virtuale della rete in cui i nostri figli si muovono con sicurezza, per provare a capire, oltre le ovvie apparenze, come vivono lì i loro rapporti personali.


In questo percorso ci ha accompagnato Maria Montessori le cui idee che sono valide e attuali ancora oggi. Lei che già cinquant’anni fa nella tecnologia vedeva “opportunità per unire il nostro mondo e un mezzo attraverso il quale una società mondiale interconnessa avrebbe potuto dare sostegno agli altri e così far avanzare il genere umano”. Non solo osservando che “questi ausili meccanici non sono sufficienti per realizzare la totalità dell’educazione” ma basando le sue proposte e idee su come effettivamente funziona il cervello umano che, tecnologia o meno, funziona sempre nella stessa maniera.


Ho lasciato per ultimi gli aspetti negativi che ci spaventano, il lato oscuro della tecnologia digitale con i suoi possibili attacchi alla salute dei più giovani e i tanto sbandierati rischi e problemi. I rischi ci sono e reali, non dobbiamo negarli o minimizzarli, ma abbiamo visto come nel lavoro educativo sia più importante formare dei figli forti, capaci di rispondere a ogni sollecitazione e opportunità del futuro. Del resto, potremmo mai prevedere e difenderci da ogni minaccia? Solo pochi mesi fa, chi avrebbe pensato alla pandemia e ai conseguenti cambiamenti drastici nella nostra vita quotidiana?


A questo punto, arrivati alla fine del percorso, possiamo domandarci se abbiamo risposto alla domanda posta nel titolo del libro. Ci eravamo chiesti se le tecnologie digitali in famiglia siano delle nemiche o possano essere delle alleate. Da quello che abbiamo visto possiamo rispondere con certezza che, messe al loro posto, le tecnologie non sono certamente delle nemiche, non sono qualcosa da demonizzare o da eliminare dalla vita famigliare. Non sono qualcosa da affrontare con le strategie utilizzate da molti genitori. Vietare per partito preso o, al contrario, lasciar fare non sono buone strategie perché responsabilità di noi genitori è principalmente quella di guidare i nostri figli che, spesso inconsciamente, ce lo chiedono. Allo stesso modo, essere paralizzati dalla paura di catastrofi tecnologiche non paga. È un po’ come aspettare lo smartphone più avanzato. Ce ne sarà sempre uno più innovativo di quello che sta per uscire, ma aspettando non lo acquisteremo mai. Prepararli al futuro è un obiettivo ammirevole, ma non deve essere limitato all’addestramento tecnologico. Del resto, l’educazione tutta non è un preparare per il futuro? Cosa rimane allora? Rimangono a mio avviso due punti fermi: primo, convincerci che ci sono capacità che dobbiamo coltivare nei nostri figli, come lo spirito critico, l’immaginazione e la creatività, capacità che saranno fondamentali per inventarsi il proprio futuro o per utilizzare qualsiasi tecnologia non ancora concepita dagli esperti. Queste sono capacità che penso debbano venire acquisite prima di ogni preparazione tecnologica. Il secondo punto fermo ce lo dà quel chilo e mezzo di materia grigia del nostro cervello, con i suoi tempi e i suoi modi per svilupparsi ed evolvere, che quindi dobbiamo ascoltare e conoscere anche quando parliamo di tecnologia digitale.


Da ogni viaggio portiamo a casa dei souvenir, dei ricordi. Che cosa possiamo portare a casa dal nostro? Qual è l’idea cardine che vorrei essere riuscito a trasmettervi? La parola che penso possiamo portare a casa è innanzitutto consapevolezza. Consapevolezza del nostro rapporto con la tecnologia, consapevolezza delle incertezze del futuro, consapevolezza delle capacità nascoste e spesso ignorate dei nostri “abitanti del futuro”. Consapevolezza e non vivere e utilizzare la tecnologia con il pilota automatico senza essere presenti a quello che si fa.


Se siamo genitori-guide che hanno messo la tecnologia al giusto posto nella propria vita, se teniamo conto dei tempi di sviluppo dei nostri figli e figlie, allora la tecnologia digitale potrà diventare un potente alleato per il loro sviluppo intellettuale e sociale.


Per concludere, non dimentichiamoci che anche nel mondo della tecnologia digitale è un viaggio che dobbiamo fare assieme ai nostri figli. Nel cammino possiamo e dobbiamo collaborare con loro, ognuno contribuendo con quello in cui è bravo: i più giovani con la scioltezza in campo tecnologico, noi con lo sguardo lungo sui perché, sulle implicazioni della tecnologia. Possiamo così guidare i nostri nativi digitali a conoscere veramente la tecnologia e a formarsi quella forte personalità che li preparerà a qualsiasi futuro verrà riservato loro. O a inventarselo, che sarà ancora più entusiasmante.


E allora: “Buona strada!” come ci si augura nello scoutismo.

Le tecnologie digitali in famiglia
Le tecnologie digitali in famiglia
Mario Valle
Nemiche o alleate? Un approccio Montessori.Come risponde il cervello di un bambino alle sollecitazioni di un mondo tecnologico e che cosa possiamo fare per consentire un uso appropriato dei dispositivi tecnologici? Il mondo dei nostri figli è dominato dalla tecnologia: tablet, smartphone e computer costituiscono ormai parte integrante della loro vita; compito di noi genitori è quello di “prepararli al futuro” e educarli all’uso delle nuove tecnologie. Ma come?Mario Valle, esperto di supercomputer, nel libro Le tecnologie digitali in famiglia si rifà al pensiero di Maria Montessori (grande ammiratrice delle tecnologie del suo tempo e profonda conoscitrice della mente del bambino) per provare a delineare questo futuro: come risponde il cervello di un bambino alle sollecitazioni di un mondo tecnologico e che cosa possiamo fare per consentire un uso appropriato di questi dispositivi?Non si tratta, quindi, di demonizzare o idolatrare la tecnologia, ma di analizzare il presente per prepararsi al futuro. A questo punto si impone una riflessione: la civiltà ha dato all’uomo, per mezzo delle macchine, un potere molto superiore a quello che gli era proprio ma, perché l’opera della civiltà si sviluppi, bisogna anche che l’uomo si sviluppi. Il male che affligge la nostra epoca viene dallo squilibrio originato dalla differenza di ritmo secondo il quale si sono evoluti l’uomo e la macchina: la macchina è andata avanti con grande velocità mentre l’uomo è rimasto indietro. Così l’uomo vive sotto la dipendenza della macchina, mentre dovrebbe essere lui a dominarla.Maria Montessori, Dall’infanzia all’adolescenza Conosci l’autore Mario Valle lavora da oltre trent’anni nei campi più disparati della scienza e dal 2003 è al Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS) di Lugano, a stretto contatto con scienziati e ricercatori, utilizzando quotidianamente supercomputer e tecnologie di punta.Tramite suo figlio, che ha frequentato una scuola Montessori, si è avvicinato a questo mondo e si è appassionato alla concreta scientificità delle idee della Dottoressa Montessori. Ora studia e approfondisce questi temi e condivide le sue riflessioni in pubblicazioni, corsi e presentazioni pubbliche.