CAPITOLO 12

Una lezione dal passato

Quasi per caso ho scoperto una, anzi tre, lezioni sulle tecnologie e l’educazione che arrivano da un’epoca lontana, da più di settant’anni fa, attraverso Maria Montessori. Non scherzo, per me le idee della Dottoressa sono sempre attualissime, anche e soprattutto in un’era tecnologica come la nostra.


Qualche anno fa, nell’archivio Montessori che si trova ad Amsterdam, sono state ritrovate un paio di paginette vergate a mano dalla Dottoressa che dovevano diventare la prefazione a un libro indiano sull’uso della tecnologia nelle scuole. Dico “dovevano” perché non c’è indicazione dell’anno, né del libro dove sarebbero state pubblicate, ma si presume siano state scritte in India attorno al 1947. Il testo mi è arrivato come numero speciale della rivista dell’Associazione Montessori Internazionale ed è corredato da un’introduzione che ci restituisce l’immagine di una donna positivamente interessata alle tecnologie e proiettata verso un futuro in cui queste avrebbero avuto un positivo impatto sulla società: “Montessori era affascinata dalla tecnologia del suo tempo, che assolutamente la incantava e dove vedeva opportunità per unire il nostro mondo e un mezzo attraverso il quale una società mondiale interconnessa avrebbe potuto dare sostegno agli altri e così far avanzare il genere umano. Le piacevano i viaggi aerei, la tecnologia d’invio dei telegrammi e il poterli ricevere mentre era a bordo di un piroscafo in alto mare, amava il cinema e si rese conto molto presto dell’importanza delle riprese per documentare l’osservazione nelle sue scuole”1 .


La prima lezione, proveniente da un’epoca in cui la tecnologia digitale non esisteva, la troviamo nelle pagine successive2 : “Credo […] che l’introduzione di ausili meccanici diventerà una necessità generale nelle scuole del futuro. […] Vorrei, però, sottolineare che questi ausili meccanici non sono sufficienti per realizzare la totalità dell’educazione”. Ecco. Montessori ci insegna che dobbiamo mettere nel giusto ordine di importanza tablet e smartphone. Dobbiamo, cioè, considerarli in secondo piano dopo l’educazione e la crescita della personalità dei nostri giovani, certamente, senza dimenticare le immense opportunità che la tecnologia ci può offrire.


Continuando la lettura troviamo la seconda lezione in cui la Dottoressa diventa ancora più esplicita: “I bambini non imparano e non sviluppano il loro carattere semplicemente ascoltando e guardando. Gli aiuti uditivi e visivi, quindi, sebbene molto importanti, sono solo aiuti parziali. Il bambino impara attraverso la propria attività e se gli viene data l’opportunità di apprendere attivamente, sviluppa anche il suo carattere e la sua personalità”3 . Convinciamoci, quindi che una App educativa non farà meraviglie se la diamo da usare al nostro pargolo. Pensiamo invece che cosa può fare attivamente con le mani, che cosa può stimolare tutti i suoi sensi. Già raccontavo che al Centro di Calcolo una volta all’anno organizziamo una giornata di orientamento per i ragazzi dell’ultima classe delle medie in cui, attraverso varie attività, presentiamo loro che cosa possono aspettarsi se scegliessero di fare un apprendistato presso di noi. Lo facciamo attraverso molta pratica, come installare il sistema operativo Linux su un computer oppure smontandolo e rimontandolo, non con discorsi teorici.

La terza lezione di Maria Montessori la troviamo nel suo libro Dall’infanzia all’adolescenza4 scritto, guarda caso, negli stessi anni del testo precedente. Qui parte dal considerare la velocità di sviluppo della tecnologia, con dei pensieri ancora più attuali oggi che nei suoi anni: “Il male che affligge la nostra epoca viene dallo squilibrio originato dalla differenza di ritmo secondo il quale si sono evoluti l’uomo e la macchina: la macchina è andata avanti con grande velocità mentre l’uomo è rimasto indietro”. La conseguenza che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno è che “così l’uomo vive sotto la dipendenza della macchina, mentre dovrebbe essere lui a dominarla” e quindi “nella nuova civiltà la macchina deve solo sostituire lo schiavo”. Per i genitori questo che cosa vuol dire? Vuol dire che la crescita armoniosa della personalità dei nostri figli viene prima di qualsiasi tecnologia e che i giovani hanno bisogno innanzitutto di un’educazione a tutto tondo e non di un addestramento tecnologico.


Un esempio che può suonare fantascientifico lo troviamo nel mondo delle intelligenze artificiali e più precisamente in quelle che governano le automobili a guida autonoma. Chi dà agli algoritmi la capacità di scegliere il male minore in situazioni in cui sono coinvolti esseri umani? Scegliere se mettere sotto un pedone o schiantarsi contro un muro uccidendo il guidatore dipende da un algoritmo che è stato progettato da un umano che ha un suo senso morale e che dovrebbe aver studiato e riflettuto anche sugli aspetti etici della sua professione. Oppure un algoritmo che decide quali lavori elencare su un sito di ricerca lavoro e che ne offre di meno prestigiosi se l’utente è una donna non fa altro che rendere concreti i pregiudizi di chi l’ha creato e addestrato. Questi due casi purtroppo sono accaduti realmente. Guardando poi molti adolescenti ci si rende tristemente conto che essere “sotto la dipendenza della macchina” non è poi una previsione così lontana dalla realtà odierna.


È incredibile come queste intuizioni di Maria Montessori che hanno il potere di cambiare il futuro di tante persone e di tanti bambini, non derivino da teorie astratte o da “wishful thinking”, da pii desideri. Sono invece idee solide, sviluppate con metodo scientifico, sperimentando e osservando, come fanno ancor oggi tutte le maestre Montessori. E questo è ciò che mi ha catturato e convinto che l’educazione Montessori è stato il regalo più bello che potessi fare a mio figlio.

Il Montessori in famiglia

Qualche genitore preso dall’entusiasmo vorrebbe spingersi oltre e portare in famiglia non sa bene cosa di quel che vede o sente raccontare della proposta Montessori. Girando in rete o visitando una libreria si vede proporre “attività montessoriane”, oggi tanto di moda, senza però avere le conoscenze necessarie per capire quali derivano dalle idee di Maria Montessori e quali di Montessori hanno solo il nome. Per le tecnologie digitali va ancora peggio, le “App montessoriane” che promuovono l’uso di simil-materiali Montessori sul tablet e smartphone vanno per la maggiore.


Andiamo con ordine. Per prima cosa domandiamoci se ha senso portare a casa dei materiali Montessori e trasformarla così nella succursale di una scuola Montessori. No, non ha senso e per tre motivi molto validi. Primo perché oltre ai materiali c’è un grande corpus di conoscenze sul come usarli in maniera efficace e le maestre diplomate affrontano un lungo iter formativo per poterli presentare in maniera corretta ai bambini. Secondo, perché così facendo togliamo al bambino, se frequenta una scuola Montessori, la sorpresa e l’interesse per questi materiali rovinando così il lavoro della maestra.


La terza ragione è la più forte. Dobbiamo considerare che il centro della proposta montessoriana, ancor prima dei materiali o di quello che riempie le giornate nelle sue scuole, è niente meno che una “rivoluzione copernicana” nei rapporti fra adulti e bambini. È rispettare il bambino come persona e riconoscere le meravigliose capacità della sua mente. Per questo non è più l’adulto il centro dell’educazione ma il bambino stesso che, attraverso la sua libera scelta, risponde ai suoi bisogni e crea il suo percorso formativo.


Alla base di tutto questo c’è il rispetto, come abbiamo già visto. Qui non sto parlando di grandi problemi o situazioni vergognose, ma del rispetto che si concretizza nel tenere da conto i tempi del bambino, le sue aspirazioni e desideri guidandolo e non addestrandolo. Dopo il rispetto, l’autonomia. È evitare di tagliare la carne nel piatto del bambino quando vorrebbe fare da solo, per esempio. Una cosa sì, la possiamo prendere dalle scuole Montessori: le cosiddette “attività di vita pratica”. A scuola queste attività propongono in piccolo ciò che facciamo a casa, come farsi aiutare nel riordino di una stanza o nelle pulizie, nel lavare i piatti o nel riempire la lavatrice. Così rendiamo nostro figlio autonomo e rafforziamo la sua personalità rendendogli possibili libere manipolazioni sull’ambiente. Come vedete, il solo metterlo al centro della nostra azione educativa è già tantissimo ed è quello che realmente possiamo fare per portare il Montessori in famiglia, non servono le “attività montessoriane” o i materiali che rubiamo alla scuola.


Ho trovato tutto questo riassunto in modo intelligente da un genitore che una volta mi disse: “Montessori è un’attitudine, non un tipo di scuola”, perché sta “semplicemente” rivoluzionando il rapporto tra adulti e bambini. Niente di meno.

Non facciamoci abbindolare

Appiccicare la parola Montessori su un oggetto non lo rende automaticamente adatto a far crescere il mio bambino. Oggi si trova di tutto: la cameretta Montessori, il barattolo della calma Montessori, l’album da colorare Montessori e, purtroppo, altro ancora. Chi le crea e soprattutto le vende non ha capito su cosa si basa l’efficacia del Montessori e, credo, non si sia fermato nemmeno un istante a osservare i bambini.


Tornando nel mondo digitale, che dire delle App Montessori? A parte quanto dicevo prima sui materiali Montessori a casa, con queste applicazioni non si usano i sensi e le mani per manipolare oggetti fisici e in più alla fine c’è una ricompensa, che non è una pratica montessoriana. E poi dov’è l’autonomia? È il genitore che ha installato l’App, non il bambino che l’ha scelta. Prendiamo un esempio: le lettere smerigliate che il bambino traccia con un dito per apprenderne la forma. Sono ritagliate nella carta smerigliata per dare al bambino un ritorno sensoriale se sta muovendo il dito sulla forma della lettera o meno. Certo, si possono riprodurre in uno smartphone, magari usando la vibrazione per simulare la ruvidità, ma non è la stessa cosa. Come faccio a prendere più di una lettera e metterle vicine? Come posso sbagliare e correggermi? Come faccio a sentire il peso e la differenza di altezza di alcune lettere? Come posso avere una visione d’assieme, per esempio, di tutte le vocali?


Quando parliamo di Montessori, non parliamo di un’attività tra le altre. Non si può dire: “facciamo un’ora di Montessori”, non ha senso, così come non ha senso un Montessori “a modo mio” che prende solo gli aspetti che fanno comodo della proposta. Dobbiamo pensare che questo progetto ha dietro una lunga storia di osservazione e studio che non potremo mai replicare senza formazione, lavoro e tempo. E poi il Montessori non è rigido, è serio. Evolve seguendo i cambiamenti del tempo, come un’opera lirica che si adatta a differenti scenografie e regie, ma nessuno ne toglie pezzi della partitura o ne cambia le note. Se l’infarinatura di Montessori, presente nel migliore dei casi, ci porta ad applicarlo “a modo mio”, dopo non posso lamentarmi se non vedo miglioramenti nei miei figli e non posso concludere che l’educazione Montessori non funziona.

Non aspettiamoci che il Montessori faccia di mio figlio un genio

A volte pensiamo che immergere i nostri figli nella tecnologia o comprare loro i gadget digitali all’ultimo grido li prepari adeguatamente al futuro, così come alcuni genitori sotto sotto pensano che se iscrivono i figli alla scuola Montessori, questa ne farà dei geni.


Però ogni scuola e, a maggior ragione, ogni scuola Montessori dovrebbe mettere in pratica quello che scrisse Maria Montessori5 : “È vero, come ho già detto prima, che noi non possiamo formare un genio, [ma] soltanto aiutare l’individuo a realizzare le sue potenzialità”. Se poi il bambino o il ragazzo ha le potenzialità per diventare un genio, ben venga, ma non è questo l’obiettivo. È anche vero che fra gli ex-alunni Montessori c’è una lunga lista di persone che se non sono geni, poco ci manca. Guardiamo però attentamente alcune loro affermazioni che spesso ci mostrano più che dei geni nel senso di persone molto intelligenti, delle persone molto dotate di competenze non accademiche. Si portano come esempio gli ex allievi Larry Page e Sergej Brin, i fondatori di Google e Jeff Bezos, che ha fondato Amazon, dimenticandosi però di tutti quelli che stanno al di fuori dell’ambito tecnologico. Qui troviamo Julia Child, famosa tanto per il suo fantastico senso dell’umorismo quanto per le sue abilità culinarie, che ha attribuito alla sua educazione Montessori la nascita del suo amore per la scoperta, per il lavorare con le mani e la sua continua ricerca dell’eccellenza senza mai stancarsi di imparare nel vero senso montessoriano. Oppure il Premio Nobel Gabriel García Márquez6 che raccontava con gratitudine della scuola Montessori aperta nella sua città natale e della sua maestra Rosa Elena Fergusson con cui “studiare era una cosa meravigliosa come giocare a essere vivi” e concludeva affermando: “Non credo che ci sia un metodo migliore di quello montessoriano per rendere i bambini sensibili alle bellezze del mondo e per destare in loro la curiosità dei segreti della vita”.


Allora quali sono le lezioni che ho ricevuto da Maria Montessori attraverso il tempo e lo spazio? La prima è che come genitore devo preoccuparmi dello sviluppo del carattere dei miei figli e che non posso delegare questo compito alla tecnologia, seppur avanzatissima. La seconda è che devo dominare le macchine e non esserne schiavo così da poter trasmettere questo atteggiamento ai miei figli, cosa di cui del resto abbiamo già parlato. L’ultima lezione mi spinge a sforzarmi di osservare e riconoscere le meravigliose capacità dei bambini e avere fiducia in loro, come sicuramente avrà fatto la maestra di Larry e Sergej. Come vedete sono lezioni attualissime anche oggi.

Pratica!

1. Approfondiamo le idee Montessori. I due libri di Grazia Honegger Fresco che propongo più avanti: Montessori: perché no?7 e Maria Montessori, una storia attuale8 sono un’introduzione molto completa. Anche un libricino come quello di Terry Malloy9 può essere una utile introduzione. Del materiale lo trovate anche sul mio sito10 .


2. Fidiamoci e cerchiamo chi il Montessori lo vive e lo applica come si deve. Una volta che ci siamo chiariti le idee fidiamoci degli insegnanti, se nostro figlio frequenta una scuola Montessori, e fidiamoci di chi queste idee le ha fatte proprie e le vive. Vi posso assicurare che una persona formata come insegnante Montessori si riconosce per come parla e come ti osserva.


3. Il Montessori in famiglia. Autonomia, fiducia, attività pratiche. Farci aiutare nei lavori di casa. Per i più grandi dare qualche responsabilità pratica per la vita famigliare. Questo è Montessori in famiglia, non la miriade di proposte etichettate così, ma lontane dallo spirito del progetto Montessori.

Le tecnologie digitali in famiglia
Le tecnologie digitali in famiglia
Mario Valle
Nemiche o alleate? Un approccio Montessori.Come risponde il cervello di un bambino alle sollecitazioni di un mondo tecnologico e che cosa possiamo fare per consentire un uso appropriato dei dispositivi tecnologici? Il mondo dei nostri figli è dominato dalla tecnologia: tablet, smartphone e computer costituiscono ormai parte integrante della loro vita; compito di noi genitori è quello di “prepararli al futuro” e educarli all’uso delle nuove tecnologie. Ma come?Mario Valle, esperto di supercomputer, nel libro Le tecnologie digitali in famiglia si rifà al pensiero di Maria Montessori (grande ammiratrice delle tecnologie del suo tempo e profonda conoscitrice della mente del bambino) per provare a delineare questo futuro: come risponde il cervello di un bambino alle sollecitazioni di un mondo tecnologico e che cosa possiamo fare per consentire un uso appropriato di questi dispositivi?Non si tratta, quindi, di demonizzare o idolatrare la tecnologia, ma di analizzare il presente per prepararsi al futuro. A questo punto si impone una riflessione: la civiltà ha dato all’uomo, per mezzo delle macchine, un potere molto superiore a quello che gli era proprio ma, perché l’opera della civiltà si sviluppi, bisogna anche che l’uomo si sviluppi. Il male che affligge la nostra epoca viene dallo squilibrio originato dalla differenza di ritmo secondo il quale si sono evoluti l’uomo e la macchina: la macchina è andata avanti con grande velocità mentre l’uomo è rimasto indietro. Così l’uomo vive sotto la dipendenza della macchina, mentre dovrebbe essere lui a dominarla.Maria Montessori, Dall’infanzia all’adolescenza Conosci l’autore Mario Valle lavora da oltre trent’anni nei campi più disparati della scienza e dal 2003 è al Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS) di Lugano, a stretto contatto con scienziati e ricercatori, utilizzando quotidianamente supercomputer e tecnologie di punta.Tramite suo figlio, che ha frequentato una scuola Montessori, si è avvicinato a questo mondo e si è appassionato alla concreta scientificità delle idee della Dottoressa Montessori. Ora studia e approfondisce questi temi e condivide le sue riflessioni in pubblicazioni, corsi e presentazioni pubbliche.