capitolo 15

Gli ultimi anni

Maria aveva già compiuto sessant’anni quando fu costretta a lasciare anche la Spagna. Mario Montessori Jr conservava ricordi precisi di quel periodo:


Nel ’36 eravamo in Spagna mia nonna, M. Antonietta Paolini, mio fratello minore e io. Scoppiò la guerra che chiamarono civile, ma che era già guerra internazionale, tragica preparazione a quella ben più vasta che sarebbe cominciata tre anni più tardi. In quell’estate ci fu un congresso Montessori a Oxford [il quinto] e gli Inglesi la mandarono a prendere con una nave da guerra (“The Man of War”). Noi tre invece fuggimmo a Genova su “Il Conte Verde”, visti con sospetto dalle autorità fasciste. Dopo il congresso volevamo fermarci a Londra, ma per gli Inglesi eravamo una presenza scomoda. Così andammo in Olanda dove trovammo ospitalità, amicizia e per mia nonna la possibilità di continuare il suo lavoro nella piccola scuola a Laren.330


Come già detto, Mario Sr si era già da tempo trasferito a Oxford per preparare il V Congresso. Renilde – di circa otto anni – era rimasta in Spagna con la madre e raggiunse i fratelli in Olanda nel ’39. Laren è una cittadina pressappoco equidistante da Utrecht e da Amsterdam, divenuta un vivace centro culturale grazie alla presenza di numerosi artisti. Gli amici che ospitano la famiglia Montessori sono i ricchi e generosi coniugi olandesi Pierson e la loro figlia Ada331. I Montessori vanno ad abitare in una casa chiamata De Binckhorst332 insieme a Paolini. Raffinata, competente nel lavoro, “Pao” è stata forse l’allieva che più a lungo è vissuta in stretta e filiale comunanza con Maria. Ecco come ricorda quei giorni:


Eravamo profughi, ma la Dottoressa, malgrado la precarietà della situazione e i suoi anni, non perdeva l’entusiasmo e il coraggio di ricominciare daccapo. Ben presto al piano terra della nostra casa, aprimmo una Casa dei Bambini, ma la situazione era scomoda e limitata. Dopo un anno di lavoro, con l’aiuto del signor Pierson, trovammo a Laren una bella villa a lungo disabitata in Naarderstraat 49, di affitto modesto, malgrado la sua ampiezza e il giardino.333

L’esperienza di Laren

La Groenendaal era disposta su due livelli: al piano terra vennero sistemati i più piccoli; sopra, la scuola elementare, qualche bambino in difficoltà e alcuni ragazzi più grandi. Le fotografie riportate su un pieghevole dell’epoca mostrano le stanze curate, armoniose, l’ampio spazio esterno per giocare, lo stagno per l’osservazione di piante e animali, l’orto e il laboratorio con i ragazzi che lavorano il legno. Continua la Paolini:

C’erano grandi alberi, i piccioni, la capretta. Io non sapevo l’olandese, ma con i bambini m’intendevo lo stesso e poi c’era Ida Waller, cugina di Ada con cui parlavo in francese. Lei aveva fatto il Corso e mi aiutava.

L’idea di Maria era di creare una scuola-modello che avrebbe permesso nuove sperimentazioni e che inoltre potesse essere per lei «un tranquillo sicuro appoggio dal quale spostarsi per conferenze, congressi, visite a scuole in vari Paesi europei». In un’intervista rilasciata nel novembre del 1936 Paolini racconta ancora che la Montessori aveva dichiarato di aver voluto dare alla Scuola di Laren il suo nome (ed era in assoluto la prima volta) proprio per approfondire personalmente il concetto di «educazione come aiuto alla formazione umana»334. Poco tempo dopo Maria apre nella Groenendaal, sotto la sua direzione, anche un “Centro per la preparazione dei maestri”. E infine conclude:

Laren fu una fucina di esperienze e di idee. Era entusiasmante lavorare con i bambini e poi approfondire con lei. La sera, quando tornavo a casa (se non era venuta a scuola), sempre mi chiedeva che cosa fosse successo di par-ticolare con i bambini e io le raccontavo… Ad esempio avevo osservato che qualche bambino cercava di confrontare sovrapponendo i cilindri degli inca- stri solidi, ma il tentativo era frustrato dalla presenza dei pomelli. «Proviamo a fare una serie senza pomelli e senza blocchi in cui metterli». Così i bambini cominciarono a esplorarli in modo nuovo, sovrapponendoli, facendo torri e scale, trovando gli uguali… Sempre in base a osservazioni ripetutamente fat-te a Laren, la dottoressa elaborò i simboli per le parti grammaticali del discorso, il planisfero a incastro e, con l’aiuto di Mario, tutta la nomenclatura delle foglie. Dal ’36 al ’39 Laren fu davvero un’isola felice.335

Nell’estate del 1937, dopo il sesto Congresso, madre e figlio sono ospiti dei Pierson a Baarn, cittadina poco lontana da Amsterdam, e qui ricevono in visita il presidente della Società indiana di teosofia George Sidney Arundale con sua moglie Rukmini Devi336. Grandissima conoscitrice di danze sacre indiane e lei stessa raffinata danzatrice, aveva fondato in India il celebre Kalakshetra, Centro internazionale delle arti, che in seguito pubblicherà le conferenze della Montessori e le traduzioni di alcuni suoi testi. La coppia, con il sincretismo spirituale tipico dei Teosofi, è alla ricerca di nuove modalità educative rispettose del bambino. La visita si concluse con un invito in India per l’anno seguente. Paolini ricorda che la Dottoressa accettò tale proposta «con l’entusiasmo di sempre che la portava a far conoscere, ovunque fosse chiamata, la sua speranza nel bambino».


Il 14 gennaio 1939 Mario scrive a Sulea Firu: «In marzo andremo a Londra per cinque mesi, poi in India. Torneremo qui per il prossimo marzo». A settembre, durante i giorni in cui Hitler invade la Polonia, sono a Loguivy-de-la-Mer in Bretagna, ospiti della famiglia di Jean- Jacques Bernard che in seguito ricorderà: «Abbiamo vissuto con lei ore di angoscia»337.

In partenza per l’India

Nonostante la serietà della situazione, Maria decide di partire con il figlio a ottobre. A Napoli, dove Pao li ha accompagnati, si imbarcano su un aereo con destinazione finale Adjar, vicino a Madras, sede della Società Teosofica. Il viaggio durerà cinque giorni con numerose tappe: da Napoli ad Atene, poi Alessandria d’Egitto, Bagdad, Basra (Bassora) in Irak, Jask in Iran, Karachi in Pakistan, Hyderabad e Adjar in India338. Come tanti, anche loro non avevano colto l’estrema gravità dell’attacco nazista ai Sudeti avvenuto un mese prima.

Nel maggio del 1940 anche l’Olanda viene occupata e la bella Groe- nendaal requisita dai nazisti. Ciò segna la fine di tutte le attività già avviate a Laren. Particolarmente significative risultano alcune lettere che l’olandese Albert Joosten (Abs per gli intimi) scrive durante la guerra al suo amico Sulea Firu in quell’italiano non privo di imprecisioni ma molto espressivo che aveva appreso fin dall’infanzia. La madre, Rosy Chotzen, aveva avuto per anni frequenti rapporti con Maria contribuendo in modo stabile alla formazione dei maestri ad Amsterdam e, più in generale, alla diffusione del movimento in Olanda. Sulea mi mostrò quel carteggio nel 1994 e mi permise di copiare alcuni brani relativi al periodo della guerra. Anche lui conosceva piuttosto bene l’italiano che diceva di aver perfezionato durante gli anni della dittatura comunista leggendo e rileggendo i libri della Montessori.


L’11 febbraio 1940, dopo aver riferito del suo impegno nel movimento olandese, Abs parla delle condizioni di vita della Dottoressa, giunta ai suoi settant’anni:

La favola della sua esistenza agiata si è purtroppo diffusa, [ma non] la serie delle disgrazie subite quando dovette andare da un luogo all’altro vedendo sempre distrutto ciò che faticosamente e generosamente aveva costrutto [sic], sempre ricominciando e perdendo; per le vicende avversarie [sic] di un periodo della storia umana che si caratterizza per l’ininterrotta catena di scon-volgimenti locali e universali [non ha] la possibilità di dedicarsi senza preoccupazioni al suo lavoro di “bonifica umana”, e si persiste nel crederla ricca e spreoccupata [sic]. La verità è ben lontana, non la posso nemmeno rivelare e, se la sapesse, il mondo sarebbe ben sorpreso…

Il 9 aprile 1942 scrive da Laren:

Vivo tutto per il lavoro e abito [da] solo nella casetta dove visse Ma. [De Binckhorst]. Ho una parte importante nei corsi [ad Amsterdam] e cerco così di tener viva la fiamma autentica che essa ha riacceso; i ragazzi [i figli di Mario] stanno tutti e quattro da noi e se ne occupa una famiglia amicissima e generosissima con ammirevole abnegazione e amore.

Joosten mette da parte le difficoltà di quel periodo e accenna all’imprescindibile problema della formazione dei maestri cui Maria ha dedicato la maggior parte delle proprie energie. Simile dedizione è davvero ammirevole in un periodo in cui salvare la vita è già un miracolo. Abs continuò a vivere nella piccola De Binkhorst fino alla fine della guerra mantenendo in vita il corso ad Amsterdam affrontando spostamenti tutt’altro che facili da Laren alla grande città.

Quando i Montessori giungono in India, Maria riceve un’accoglienza premurosa, quasi regale. Si sente fatta oggetto di una sorta di venerazione, come si ricava dalle lettere inviate a Giuliana Sorge. La Società Teosofica le mette a disposizione un comodo alloggio chiamato “Olcott Gardens” e tutto quanto possa servirle per ambientarsi al meglio339. L’annuncio del corso ha avuto grande risonanza: la Dottoressa è conosciuta in India fin dal 1926, anno in cui era stata fondata la “Indian Montessori Society” e Il Metodo era stato pubblicato a Bombay nelle lingue hindi e gujarati.


Come era accaduto altrove, subito erano state aperte diverse scuole. In effetti le dottrine indiane sulla emancipazione dell’individuo attraverso la reincarnazione per stadi successivi di consapevolezza e di realizzazione del vero sé potevano sembrare affini all’idea montessoriana di educazione come liberazione del bambino e aiuto allo sviluppo dell’autoconsapevolezza.

Chi erano i Teosofi

Il movimento teosofico era stato fondato a New York nel 1875 dalla russa Helena Petrovna Blavatskij, che aveva soggiornato per lunghi periodi in Tibet e in India, e dall’americano Henry Steel Olcott. Entrambi impegnati in una ricerca degli elementi comuni a tutte le religioni, si erano particolarmente interessati al buddismo e all’induismo. Fu così che nel 1879 si trasferirono in India. Nel 1905 Olcott che, morta la Blavatskij, era rimasto solo alla guida della Società Teosofica, ne trasferì la sede ad Adyar. Dopo la sua morte, nel 1907, la direzione venne assunta da Annie Besant. Nonostante la strenua avversione – dai regimi autoritari europei di destra e di sinistra e la dura condanna della Chiesa cattolica – il movimento ebbe ampia diffusione, soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale, e furono aperte sedi della Società in varie nazioni340. Oggi esso conta più di trentamila aderenti e circa mille sedi in oltre cinquanta nazioni. La sede principale è rimasta quella di Adyar dove ha luogo ogni anno un’assemblea generale341.

Il pensiero teosofico, basato sulla massima apertura di pensiero e sul rispetto di ogni forma di ricerca spirituale, aspira a una fraternità universale, al di là delle differenze di sesso, colore, razza, fede religiosa o politica, e afferma il valore della non-violenza come fondamento del rapporto tra gli esseri umani. La teosofia si presenta non come una religione, ma come un movimento con forti aspirazioni spirituali, espresse anche attraverso lo studio comparato delle religioni, delle correnti filosofiche e delle acquisizione di carattere antropologico.


Per il corso indiano tenuto dalla Montessori fu scelto un vasto e arioso padiglione con il tetto di foglie di palma. Alcune fotografie mostrano Maria seduta in una comoda poltrona di vimini posta su un’ampia predella. Davanti a sé ha un tavolo, mentre alla sua sinistra c’è Mario che effettua la traduzione in inglese. Gli studenti, invece, sono seduti a terra sulle stuoie, i volti intenti all’ascolto342.

Si tratta di maestri già in servizio o in fase di tirocinio, iscrittisi su mandato del governo o giunti a titolo personale a prezzo di grandi sacrifici. In questo primo gruppo di allievi figurano i nomi di Gool Minwalla, Tehmina Wadia and Khurshed Taraporewalla, che diventeranno più tardi figure preminenti del movimento montessoriano in India. Malgrado le condizioni del corso non siano ideali, la loro partecipazione è intensa e vivace, caratterizzata da una empatica adesione a ciò che viene loro trasmesso. Fra l’altro, il fatto che ci sia un’unica serie di materiali rende difficili compiere le previste esercitazioni individuali, ma l’impegno degli studenti supplisce a questa carenza.


Il paese conquista l’anziana signora europea con il fascino delle sue millenarie tradizioni culturali, con la bellezza e i colori della natura, con l’eleganza dei costumi e la suggestione dei riti ancestrali che vi si praticano. La colpiscono la profonda spiritualità di cui è intriso ogni aspetto dell’esistenza e la dignitosa accettazione da parte dei suoi abitanti del proprio destino saturo di risvolti dolorosi come la fame, il regime delle caste, le violenze sulle donne. 

Durante il soggiorno Maria incontra le “grandi anime” dell’India che sente vicine nonostante le diversità: Mohandas Karamchand Gandhi – che nel 1931 aveva visitato una delle Case dei Bambini a Roma e la cui satyagraha, la lotta non violenta contro ogni forma di ingiustizia sociale coincideva con le aspirazioni nutrite dalla Montessori – e il poeta e drammaturgo Rabindranath Tagore, insignito del Premio Nobel per la letteratura nell’anno 1913, assai sensibile ai temi dell’universo infantile, malgrado la contraddizione di una sposa bambina343. Un elemento di forte consonanza con il pensiero della Dottoressa era la specifica partecipazione espressa nelle sue liriche alla sorte degli umili e dei derelitti in cui riconosceva la presenza di Dio. Il nonno di Tagore aveva fondato nel 1828 un movimento teistico, alla cui guida era successivamente subentrato il padre del poeta, nel cui portato teologico erano confluite idee di solidarietà e di compassione attinte al patrimonio spirituale cristiano e islamico.


Oltre che ad Adyar, la Montessori trascorre molto tempo ad Ahmedabad, nell’ospitale casa “The Retreat” di Saraladevi Sarabhai, vice-presidente della “Indian Montessori Society”. Una foto spesso riprodotta, mostra la donna accanto a Maria e a Mario, entrambi in abiti bianchi di foggia indiana344. Questa ricca signora, che ammira da tempo la scienziata italiana, ha scelto fin dal 1922 come precettore dei suoi tre figli Mortimer Standing, chiamato Benedetto dai Montessori. Nutre per Maria una sorta di venerazione, la chiama «mother» e le chiede di considerare la propria famiglia come la sua. Entrambe le donne sono dotate di una forte personalità e di un carattere deciso. Stabiliscono una proficua collaborazione e negli anni seguenti, aiutata dalla figlia e dalla nuora, Sarabhai aprirà una scuola per bambini e per ragazzi.


Quando il nostro Paese il 10 giugno 1940 entra in guerra, tutti gli Italiani presenti nelle isole inglesi e nelle colonie britanniche vengono internati. A Maria è concesso restare a Olcott Gardens, mentre Mario viene tradotto in un luogo di custodia. Vivaci proteste arrivano alle autorità da parte dei montessoriani inglesi. La separazione dura comunque poco: il 31 agosto, come un dono per il suo settantesimo compleanno, il viceré dell’India libera il figlio e le spedisce un affettuoso telegramma. È la prima volta che Mario viene ufficialmente riconosciuto come suo figlio. Una foto li ritrae seduti l’uno accanto all’altra, sorridenti, davanti alla residenza di Olcott Gardens. Maria ha sulla fronte un tilaka, il caratteristico segno rosso secondo l’uso indiano, e uno speciale ornamento di festa attorno al collo345.

A Kodaikanal

Al sopraggiungere del caldo clima estivo la Società Teosofica organizza il suo trasferimento in una zona collinare del Sud, al riparo dai monsoni, dove si spostano anche altri europei: Kodaikanal, detta anche Kodai, è nel distretto Dindigul, nello stato del Tamil Nadu.


Il soggiorno in India diventa così affascinante e fecondo che i Montessori si tratteranno un anno oltre la fine della guerra: le esperienze realizzate insieme alla preziosa, intelligente Lena Wikramaratne, allieva del corso ad Adjar nel 1940, sono state essenziali per mettere a punto il programma di studi scientifici per la seconda infanzia. Lena stessa lo ha raccontato nella già citata intervista346. Dopo avere frequentato il corso, mossa dal desiderio di approfondire quanto appreso, Lena si trasferisce come la sua maestra a Kodai dove, con l’aiuto finanziario del padre, prende un alloggio nei pressi della nuova casa che la Società Teosofica ha messo a disposizione della Dottoressa. Il luogo è molto bello: vi è un lago non troppo distante, piante esotiche, vegetazione lussureggiante, animali delle specie più svariate, ma soprattutto tanti bambini che vivono nei paraggi. Sono neonati indiani curati amorosamente dalle loro madri, bambini in età scolare, anche europei, già dotati di straordinario senso di indipendenza e di desiderio di avventura sviluppati dal contesto in cui vivono.

Lì Maria riprende a riflettere, a osservare e, dato che non può organizzare un corso vero e proprio come qualcuno le chiede, propone alla sua allieva, a un’altra signora indiana e a un’europea che abitano nelle vicinanze, di illustrare loro i materiali. Lena, che comincia a impratichirsi dell’italiano perché ha studiato latino, funge da interprete con le altre. Poiché le due signore hanno ciascuna due figli, avvia con loro una piccola scuola che a poco a poco crescerà e diverrà luogo di sperimentazione e di verifica per il progetto poi chiamato di “educazione cosmica”. L’esperienza di Kodaikanal si conclude, secondo il racconto di Lena,

nel marzo 1944, quando la guerra [contro gli italiani] finì e il governo inglese dette a Maria Montessori il permesso di circolare liberamente […]. Forse era stanca di essere confinata e limitata nei suoi spostamenti […], desiderava visitare la mia patria, l’isola di Ceylon [oggi Sri Lanka]. Mi disse che aveva sempre voluto conoscere la terra di Simbad il Marinaio di cui aveva letto da ragazzina. Così partimmo insieme per cominciare un nuovo lavoro, una volta ancora per collaborare per il bambino – il bambino nella natura e a Ceylon – e di nuovo quel successo si ripeté e le nostre scoperte di Kodaikanal trovarono ulteriori conferme.

Ogni volta che è posta di fronte a nuove realtà e a bambini che provengono da contesti differenti da quelli consueti la Montessori pare recuperare vigore ed energia. Soprattutto non cessa mai di provare stupore, interesse, entusiasmo. Gli anni trascorsi in India sono veramente fruttuosi. Tiene corsi a Madras, a Bombay, a Poona nel centro “Kalakshetra” di Rukmini Devi e, subito dopo la guerra, a Ceylon e in Pakistan, prima del definitivo ritorno in Europa.

Nel ’46 i Montessori rientrano in Europa

Il desiderio di rivedere le tante persona care che li attendono nel Vecchio Continente è grande, ma il distacco dall’immenso paese in cui hanno trascorso quegli ultimi anni è difficile. Molto probabilmente Maria pensa in cuor suo che non si tratti di un addio definitivo, bensì di una temporanea separazione e programma un ritorno in quei luoghi nei quali il suo messaggio si è prodigiosamente radicato.

Madre e figlio si fermano dapprima in Olanda, ansiosi di riabbracciare i ragazzi347 ed esprimere la loro riconoscenza ai Pierson che si erano presi cura di loro durante il periodo bellico. Subito dopo si recano a Londra per presentare gli ampliamenti da proporre nelle scuole elementari, quindi a Edimburgo dove Maria riceve il prestigioso diploma di Honorary Fellow of the Educational Institut of Scotland. In quest’occasione qualcuno le chiede di quale nazionalità sia, visti i suoi continui spostamenti da un luogo all’altro. «La mia patria è una stella che gira in torno al sole e che si chiama Terra», risponde. Non si tratta di una frase a effetto. Da tempo ha veramente superato la limitata categoria di nazionalità e le intense esperienze fatte in India, gli immani sconvolgimenti prodotti dall’ultimo conflitto mondiale l’hanno ulteriormente confermata nel convincimento che la vera patria dell’uomo è ogni luogo in cui viva un suo simile. Chiamata da ogni parte d’Europa a tenere conferenze e lezioni, continua a spostarsi senza sosta, destando sincera ammirazione in chi osserva la vitalità di questa donna che, ormai quasi ottantenne, sente di avere ancora molto da fare.


Nel luglio del ’47, Mario, da tempo separatosi da Helen, sposa Ada Pierson. È una donna solare e dotata di un fine senso dell’umorismo, prova ammirazione e tenerezza per questa suocera così speciale che da anni conduce una vita quasi simbiotica con un figlio ritrovato. Non ne è gelosa e nutre eguale affetto per i ragazzi che, negli anni peggiori, i Pierson hanno custodito come fossero stati i propri348.

Nel 1948 a Parigi Leon Blum consegna a Maria Montessori, a nome del governo francese, la rosetta della Legion d’Onore. A Berlino est le offrono una cattedra universitaria, ma lei declina l’offerta; in ottobre deve recarsi insieme a Mario di nuovo ad Adyar e ad Ahmedabad, poi nello Sri Lanka. Questa volta li accompagnano Ada e la giovane Renilde. Ancora numerose conferenze e visite nelle scuole di recente aperte. All’inizio del 1949 si spostano per un corso di alcuni mesi a Karachi, capitale del Pakistan appena nato dalla divisione dell’India, e colgono l’occasione per una nuova piacevole sosta nella frescura di Kodaikanal.

In Italia il primo grande incontro dopo la guerra

Ad agosto torna in Italia per l’VIII Congresso Montessori che ha luogo a San Remo. Moltissimi i partecipanti, tra cui anche numerose presenze ufficiali – secondo quanto risulta dagli Atti – provenienti da Austria, Cile, Grecia, Guatemala, Ceylon, India, Iran, Messico, Panama, Svezia, oltre a rappresentanti dell’UNESCO. Oltre quattrocento sono solo i congressisti italiani. Tra questi un’amica della prima ora che non ha mai cessato di esserle vicina, Maria Maraini.


Nella Villa Ormond, concepita dall’architetto ginevrino Émile Réverdin all’interno del grande giardino Hanbury, viene organizzata un’esposizione di materiali e di lavori infantili provenienti da classi di tutto il mondo. Come tradizione, al centro di una delle sale è collocata una piccola classe, separata dal flusso dei visitatori tramite semplici pareti di legno alte circa un metro.


Le sue quattro conferenze destano, come di consueto, un grande interesse. Per la prima volta si presentano al mondo montessoriano le esperienze iniziali con i neonati nella Scuola creata da Adele Costa Gnocchi con i suoi collaboratori in accordo con Maria.

Come nella Casa di vetro creata nel 1915 a San Francisco o nell’altra allestita per il Congresso di Oxford, anche qui bambini di varie età, figli di montessoriani o delle custodi della villa, o semplicemente capitati lì per caso, usano i materiali astraendosi dal contesto, totalmente assorbiti dalla loro attività, come se intorno a loro non ci fosse nessuno. Un fenomeno così insolito che, fin dall’Esposizione in California, è stato riproposto quasi a ogni congresso, a dimostrazione del fatto che i bambini possono essere molto diversi da come in genere li vediamo. Sono anni di grandi speranze, anche se la situazione economica è molto difficile. Maria – appena più magra del solito, con il lungo, morbido abito nero, i capelli tutti bianchi e la grande spilla a destra – ha da poco compiuto settantanove anni ma svolge da par suo le quattro conferenze previste, magnetica come sempre.


Dopo l’agosto del ’49 trascorso a San Remo, Maria accetta di tenere a Roma una serie di conferenze alla Sala Borromini. Nell’aprile del ’50 è invitata ad Amsterdam dagli allievi olandesi per un affettuoso incontro, che – data l’ampiezza della partecipazione – diventa un vero e proprio convegno sull’educazione cosmica. Nel frattempo, ha organizzato a Roma un altro corso che si terrà da gennaio a giugno: sarà il suo ultimo nazionale con oltre 200 iscritte (tra cui l’Autrice del presente volume). Intanto Paolini è a Perugia per organizzare nell’estate dello stesso anno il XXIX Corso Internazionale, altrettanto affollato, dal quale nascerà, presso l’Università Italiana per Stranieri, il “Centro Internazionale Montessori” per la formazione dei maestri di Casa dei Bambini. Fu una delle ultime gioie che la vita le riservava. Contemporaneamente si svolgeva a Perugia il primo Corso Internazionale che era un po’ per i Montessoriani della prima ora un emozionante ritorno alle origini: ricominciare proprio dove tutto aveva avuto inizio nel 1909, quando era stato celebrato il Primo Corso Nazionale Montessori.


La Dottoressa ribadisce i temi che le stanno più a cuore, quelli che ormai instancabilmente ha proposto a ogni sorta di uditorio e invoca la liberazione dell’infanzia; intorno le si stringono persone di paesi, religioni, ideali politici diversi, intervenute per ascoltare il suo messaggio di pace.

Nel settembre del ’49 il senatore Carlo Sforza, rettore dell’Università per Stranieri del capoluogo umbro, le aveva offerto a una cattedra e l’aveva invitata a Perugia per tre conferenze. Maria aveva accettato con l’entusiasmo di sempre. Le era di nuovo accanto la fida Pao, che trovò il modo di trasformare in una bella scuola lo storico Asilo Santa Croce, ancora tutto rovinato dall’occupazione degli sfollati durante la guerra. Il suo racconto:

Mi misi all’opera, con la comprensione del presidente del “Santa Croce” e delle autorità locali. Mi aiutò moltissimo Salvatore Valitutti, allora provveditore agli studi di Perugia. Per l’estate si organizzò un corso internazionale, il primo in Italia dopo la guerra. Le lezioni della dottoressa si svolgevano a Palazzo Gallenga, sede dell’università, mentre al “Santa Croce” era stata predisposta “l’aula rosa” con una balconata in alto (come c’era stata a suo tempo nella scuola di Viale Angelico 22 nei primi anni Trenta per consentire agli studenti di osservare i bambini al lavoro senza disturbarli). Il 31 agosto, ottantesimo compleanno di Maria Montessori, le dedicammo con una targa quest’aula e nello stesso giorno Perugia le offrì la cittadinanza onoraria con una solenne cerimonia nell’antica Sala dei Notai. In quello stesso anno aprimmo il “Centro Internazionale” sotto la guida diretta della Dottoressa.349

All’estate di quello stesso anno risale uno dei suoi ultimi cicli di conferenze, svoltosi a Innsbruck, in Austria. In autunno si trova in Olanda; un’operazione agli occhi – forse eseguita male – le toglie per un certo periodo la vista: anche stavolta lei non si abbatte, anzi riflette sull’esperienza350.

Ultimo corso nazionale, Roma 1950-51

Appena si ristabilisce riprende i suoi viaggi: dall’aprile al giugno del 1951 è a Roma per un corso nazionale, svolge le sue lezioni in parte alla Sala Borromini e in parte al pianterreno di Palazzo Venezia; oltre Mario, l’aiutano nelle presentazioni pratiche agli studenti – numerosissimi – le migliori allieve del gruppo romano (Marchetti, Gobbi, Guidi, Maccheroni per la parte musicale e Sorge, arrivata da Milano). Nell’estate, quando guiderà a Perugia un nuovo corso internazionale, tutte loro si affiancheranno a Paolini. Quegli ultimi corsi – ciascuno di tre mesi intensissimi, ben strutturato in ogni particolare e con un severo esame teorico-pratico alla fine – dettero ai partecipanti una preparazione molto approfondita. Durante il corso Maria va a Londra dal 15 al 19 maggio per il IX Congresso internazionale. In una di quelle ultime estati fa anche una breve sosta a Cortina d’Ampezzo: lo rammenta in un libro di ricordi Oreste Ghedina Jr351, maître all’Hotel des Alpes in riva al lago di Misurina, che la ebbe ospite in compagnia di quattro o cinque signore indiane. Racconta Ghedina che fra tanti personaggi conosciuti in albergo «l’incontro più importante e significativo fu quello con la dottoressa Montessori», che «stava sperimentando con queste allieve il suo metodo di cui fui molto ammirato e che successivamente mi servì molto. […] Adoperava delle figure geometriche diversamente colorate, cui associava precisi significati». Il suo commento finale, involontariamente ironico: «Poiché non ebbe in vita i meriti che le spettavano, fu effigiata postuma sulle banconote da mille lire».

“La casa al mare”

Maria ha lavorato con dedizione e inesauribile fiducia, ma ha anche pagato di persona e sofferto per la mancanza di ascolto, per gli attacchi gratuiti e per la resistenza opposta al cambiamento nella relazione educativa. I suoi nipoti Mario Jr e Renilde ricordano entrambi come ogni tanto sedesse sconsolata mormorando: «Non hanno capito niente» lamentando che l’avessero esaltata come un fenomeno senza accettare di sperimentare seriamente la sua visione ricca di speranza.

Negli ultimi giorni di aprile del 1952 progetta di andare con Mario in Africa (Costa d’Avorio o Ghana) e discute del prossimo corso a Londra. Si trova a Noordwijk aan Zee, non lontano da Leida, nella zona meridionale del paese dei tulipani, in un alloggio messo a disposizione ancora una volta dai Pierson: “Het Huis aan Zee”, “La casa al mare”. Ormai trascorre molte ore a letto, assorta nei suoi pensieri, guardando dalla finestra il mare del Nord con la nostalgia del Mediterraneo. In casa ci sono sempre Mario e Ada e da qualche tempo è giunta in visita una vecchia e cara amica romana: Lina Egidi Talenti. I nipoti – Marilena con il marito e i figli, Mario Jr e Renilde, sempre molto spumeggiante, come scrive suo padre – vengono di frequente a trovarla352. All’amica italiana confida un giorno: «Spererei di potermene andare senza dover dire addio a nessuno, silenziosamente e oscuramente»353.


Così avviene la mattina del 6 maggio 1952 per un’emorragia cerebrale. Assecondando il suo desiderio di evitare onori e cerimonie, viene sepolta con semplicità nel cimitero di Noordwijk con il rito cattolico. Sul recinto della tomba – un ampio semicerchio di marmo adorno di piante, madrepore e coralli, anelli di equilibro nell’economia di quella biosfera di cui aveva tanto parlato, è scolpita in italiano la frase: «Io prego i cari bambini che possono tutto di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo». L’epigrafe scelta riecheggia volutamente, adattandole, le parole che papa Benedetto XV aveva usato il 30 luglio 1916 in un’omelia tenuta nel corso di un incontro con i bambini di Roma nel pieno della Prima Guerra Mondiale354.


Con la sua morte il movimento non si è certo fermato, soprattutto grazie all’azione dell’AMI che si è assunta l’onere di preservare il lavoro da possibili adattamenti e contaminazioni che ne snaturino l’autenticità. Non si è mai interrotta l’organizzazione su scala planetaria di corsi annuali o biennali molto approfonditi. Anche altre organizzazioni locali o interregionali, alcune delle quali affiliate all’AMI, operano nella stessa direzione. Ma è stato soprattutto il lavoro fecondo e puntuale che Mario Sr ha svolto dagli anni Venti fino ai tre decenni successivi alla morte di Maria a sostenere l’AMI. Camillo Grazzini, che è stato il suo più stretto collaboratore, ne ha testimoniato l’indefesso impegno profuso nello studio e nella diffusione del pensiero della madre355.

Assicurare la continuità

Negli anni 1949-1950 Eleonora Caprotti Honegger, diplomatasi con Giuliana Sorge, aprì a Bergamo una bella e grande scuola Montessori per la fascia d’età compresa tra i 3 e i 12 anni, con l’aiuto di amici e conoscenti tra cui Myriam Agliardi, Tilde Tschudi e don Agostino Vismara, un prete sensibile e coraggioso, sopravvissuto alla deportazione a Dachau. Da qui la necessità di formare maestri elementari e l’importanza dell’aiuto prestato da Mario Sr per avviare un corso annuale a carattere internazionale: il primo ebbe luogo nel ’59-’60. Il CISM di Bergamo è tuttora attivo, oggi diretto da Baiba Krumins.

Come direttore generale dell’AMI Mario Sr ha istituito vari centri per la formazione dei maestri di bambini dai 6 ai 12 anni. Oltre che Bergamo, anche a Londra, Dublino, Washington. In diverse nazioni ha organizzato “Study Conferences” allo scopo di definire compiutamente l’approccio Montessori ai singoli aspetti della cultura contemporanea sia sotto il profilo psicologico, sia sotto quello metodologico. In tal modo ha reso operativa “la visione unitaria del mondo” secondo l’educazione cosmica le cui basi erano state impostate a Kodaikanal. Mario ha fornito un notevole contributo allo sviluppo e alla revisione dei materiali, non solo negli anni di continuo dialogo con la madre, ma anche dopo la morte di lei, in particolare nei campi dell’aritmetica avanzata, della biologia e della chimica per i ragazzi delle superiori. Ha soggiornato per lunghi periodi a Bergamo condividendo con i collaboratori e gli allievi tutto il suo patrimonio di conoscenze e di esperienze356.


Dopo la morte di Mario Sr e l’impegno di Ada all’interno dell’AMI, un forte contributo è venuto dai suoi figli: Mario Jr e in seguito Renilde la quale, dopo una lunga esperienza in un centro di formazione da lei creato e guidato in Canada, è stata segretaria generale dell’AMI dal 1995 al 2000 e presidente dal 2000 al 2004.


È praticamente impossibile citare gli innumerevoli collaboratori, direttori di corsi, di riviste, di scuole, i maestri, i genitori, i fabbricanti di materiali lungo le cui operose esistenze il movimento Montessori, ormai alla terza generazione, è giunto fino ad oggi357.


Malgrado l’imponente lavoro compiuto finora resta ancora moltissimo da fare. Troppi i nidi e le scuole di ogni ordine e grado che, pur usando il nome Montessori, mantengono modalità che non rispondono alle autentiche istanze formative che il genuino pensiero della Dottoressa propone. Continua a mancare la fiducia nei bambini; si pretende tanto da loro, ma si dà con poco amore.


Eppure, come ha sottolineato Renilde:


Le caratteristiche umane universali, leggibili in ogni bambino, ci indicano linee-guida luminose, chiare per l’educazione di tutti i bambini: compito dell’educatore è scoprirle, senza pregiudizi, né sentimentalismi e seguirle con rigore e precisione […]. L’arte di educare si realizza nel rispetto, nella fermezza e nel buon umore.358

Maria Montessori, una storia attuale
Maria Montessori, una storia attuale
Grazia Honegger Fresco
La vita, il pensiero, le testimonianze.Una biografia giunta alla terza edizione che accoglie numerosi aggiornamenti, correzioni e nuovi capitoli, grazie anche all’importante apporto della pronipote Carolina Montessori. Maria Montessori fu certo una donna straordinaria, in grado di sucitare gli entusiasmi più accesi e le condanne più ostili.Ancora oggi il suo pensiero e le sue scoperte provocano reazioni contrastanti. La biografia Maria Montessori, una storia attuale esamina tutte le fasi della sua vita: dai primi anni della formazione, contraddistinti dal fatto di essere una delle prime donne medico in Italia, alla vicenda infelice della maternità celata. Dalle battaglie femministe, che radicano in lei una nuova sensibilità di giustizia sociale, alla dedizione verso i bambini meno fortunati, fino alla sua rivoluzionaria idea pedagogica, fondata sulla promozione delle competenze e della libertà del bambino, dall’infanzia all’adolescenza. Questa terza edizione di Grazia Honegger Fresco accoglie numerosi aggiornamenti, correzioni e nuovi capitoli, grazie anche all’importante apporto della pronipote Carolina Montessori. “Maria Montessori, una storia attuale” è la migliore biografia di Maria Montessori che conosco, certo in Italia, ma forse anche nel mondo, assolutamente dello stesso valore di quella storica di Rita Kramer. Grazia Honegger Fresco è una montessoriana nel cuore e nell’anima, dotata di una profonda conoscenza della vita e dell’opera di Maria Montessori, e il suo libro non è una scialba riproposizione di notizie già note, né un’agiografia. L’Autrice ha fatto ricerche molto approfondite in Italia e all’estero, consultando documenti originali e privati di Maria Montessori e della sua famiglia, e ascoltando coloro che hanno conosciuto Maria intimamente. Il risultato è questo capolavoro del tutto originale.Carolina Montessori Conosci l’autore Grazia Honegger Fresco (Roma, 6 Gennaio 1929 - Castellanza, 30 Settembre 2020), allieva di Maria Montessori, ha sperimentato a lungo la forza innovativa delle sue proposte nelle maternità, nei nidi, nelle Case dei Bambini e nelle Scuole elementari. Sulla base delle esperienze realizzate con i bambini e i loro genitori, ha dedicato molte delle sue energie alla formazione degli educatori in Italia e all'estero.È stata presidente del Centro Nascita Montessori di Roma dal 1981 al 2003 e ne è stata Presidente onorario. È stata consulente pedagogica di AMITE (Associazioni Montessori Italia Europa) e nel 2008 ha ricevuto il premio UNICEF-dalla parte dei bambini.Ha pubblicato numerosi testi di carattere divulgativo.