capitolo 16

Il rapporto con il mondo cattolico:
storia di un incontro mancato

di Marcello Grifò359

Agnostica, teosofa, massona, indifferente o comunque distante dalla spiritualità cristiana, positivista e decisa sostenitrice dell’eugenetica. È questo il ritratto che sempre più frequentemente emerge dalle ricostruzioni del pensiero e dell’attività della scienziata marchigiana, mentre all’interno della sconfinata bibliografia montessoriana rimane marginale lo spazio occupato dagli studi che approfondiscono il tema della sua identità credente e della sua innovativa ricerca in ambito catechetico e liturgico.


Ancora oggi, a cento anni dal suo avvio, il Laboratorio Sperimentale di Barcellona col suo ricco corredo di rilievi, di iniziative e di proposte in campo religioso rimane un capitolo umbratile della storia professionale e umana di Maria Montessori e le poche righe con le quali vi si accenna nulla lasciano trasparire della sua grande rilevanza. Eppure quella stagione – che costituì un’autentica svolta nel paradigma educativo messo a punto dalla Dottoressa – permise al cosiddetto «Metodo dei bambini» di aprirsi alla riflessione sul senso della trascendenza nei fanciulli e allo studio delle modalità di trasmissione e di celebrazione della fede più adatte alla loro sensibilità.

È noto come, fino al varo della Casa dei Bambini di via Giusti, questi aspetti non facessero parte delle indagini sperimentali previste dalla Montessori, sebbene anche lì, come lei stessa terrà a precisare più tardi, l’educazione religiosa si avvalesse di metodi ordinari del tutto inadatti al compimento di studi e di osservazioni originali360. Malgrado ciò, quell’incontro schiuse agli occhi della scienziata un vastissimo campo di applicazione ancora inesplorato sotto il profilo scientifico, mentre proprio la constatazione dell’insufficienza dell’approccio convenzionale le suggerì l’idea di intraprendere un’indagine parallela e complementare nella grande casa romana che condivideva con le sue collaboratrici. L’iniziativa, decisamente innovativa per un’epoca in cui questo genere di istruzione era prevalentemente affidata a istituzioni ecclesiastiche, era «limitata ad alcuni bambini […] appartenenti a famiglie non religiose, che perciò non avevano subito alcuna influenza religiosa»361 e rappresentava pertanto una preziosa opportunità di verificare sperimentalmente l’innatismo dell’idea di Dio e il suo graduale emergere nella coscienza dei più piccoli.


Sul piano dei convincimenti personali è evidente che l’avere accettato la collaborazione con un istituto religioso – scelta che avrebbe potuto offuscare la sua immagine di scienziata rigorosamente laica presso gli influenti circoli che frequentava – denotava da parte della Montessori un’apertura nei confronti degli ambienti cattolici maggiore di quello che si suole riconoscerle. Tale disponibilità non tardò a trasformarsi in un sentimento di più intima familiarità, allorché nel nuovo contesto in cui erano adesso impegnate la Dottoressa e le sue compagne cominciarono a riconoscere l’orizzonte di senso da lungo tempo ricercato per quella che sentivano ormai come la missione a cui consacrare le proprie vite.


A questo percorso interiore, esitato in una più consapevole riscoperta della dimensione di fede, allude un passaggio di una lettera a Marie de la Rédemption, superiora generale delle Francescane Missionarie di Maria, in cui la pedagogista dichiara: «un poco le appartengo perché nacqui e desidero crescere con le sue cure»362.


Le nuove prospettive esistenziali e pedagogiche del gruppo sono adeguatamente illustrate dalle riflessioni contenute in un denso taccuino di “Regole”, datato 1910, verosimilmente redatte nella loro forma definitiva durante un corso formativo che la Montessori e il suo staff seguirono presso la casa di noviziato delle F.M.M. a Grottaferrata, in preparazione della professione dei loro voti privati363.

Con lucide linee carismatiche esse tracciano il solco profetico di un rinnovamento dell’azione pedagogica della Chiesa nei riguardi dei ceti più svantaggiati attraverso l’impianto di piccole comunità educative che dall’esterno avrebbero dovuto «sembrare l’abitazione di donne studiose» che coabitavano «a scopo d’economia per vivere in grandi centri»364. Le aderenti al sodalizio, vere missionarie delle periferie urbane, là dove si concentravano grosse sacche di salariati costantemente sul crinale dell’emarginazione sociale, si sarebbero stabilite nei casamenti operai – anche da sole, se necessario – con l’intento di educare i bambini che vi abitavano, ma anche per poter esercitare un’influenza diretta sulle loro famiglie365. Nessun segno esteriore avrebbe dovuto «rivelare il carattere speciale di questa benefica maestra di bambini che abita con essi e con i loro parenti»366.


Pronta con radicalismo evangelico a lasciare la propria casa per fare del popolo la propria famiglia367, questa singolare religiosa montessoriana avrebbe continuato ad applicare i medesimi principi pedagogici cui era stata formata anche nel dispensare il tesoro spirituale che le era confidato, fedele, però, alla forma di condotta «di chi impara, non di chi insegna: di chi dipende, non di chi comanda» in modo esattamente conforme al «Metodo, pel quale la maestra impara dai bambini, insieme i loro bisogni, la guida nella loro istruzione – e i segreti di Dio nelle anime umane»368. Si immaginava, così, l’avvento di una rivoluzionaria forma di istruzione religiosa che si riconosceva «dipendente dai fanciulli in quanto essi nella libertà spirituale dispiegano la volontà di Dio in loro e la maestra rigorosamente obbedisce alle leggi di Dio così in ciascuno rivelate369».


Il 10 novembre 1910, forse in una cappella dell’appartamento in cui la Montessori abitava, si svolse una cerimonia a carattere privato della quale nel corso degli anni a venire tutte le presenti avrebbero continuato a serbare un ricordo assai vivido, pur accennandovi in modo evasivo e sfumato, coerentemente con l’impegno al riserbo assunto370. Le parole che in quella circostanza furono pronunziate371 e la testimonianza di Cohen372 – il quale aveva appreso la notizia direttamente da Mario Montessori – non lasciano dubbi sul fatto che si trattasse di un rito di consacrazione. A confermarlo anche una veloce annotazione vergata a margine delle carte di quel periodo: «nella notte di Natale 1910 – nacque e restò – con noi»373. Era il primo Natale del nuovo istituto.

Dal carteggio tra la Superiora generale e un suo corrispondente abituale, il frate minore p. Raphaël Delarbre, è possibile ricostruire i passi compiuti in quei mesi dalla Montessori al fine di ottenere udienza dal Papa374. È probabile che, incoraggiata dalla particolare sollecitudine del pontefice per il tema della catechesi dei fanciulli e dalla pubblicazione del decreto Quam singulari Christus amore apparso agli inizi di agosto, la scienziata si riproponesse di presentare a Pio X i suoi progetti e di ottenere un riconoscimento ufficiale da parte della S. Sede per la sua attività.


Se al di là del Tevere la Dottoressa sembrava poter contare sul sostegno di personalità come mons. Francesco Faberj375 (a quell’epoca vice-gerente del Vicario di S. Santità per l’Urbe – colui che le aveva suggerito di richiedere l’udienza e le aveva addirittura prospettato la possibilità di aprire un asilo montessoriano posto sotto il patrocinio delle Scuole pontificie), all’interno dei Sacri Palazzi operavano anche influenti personalità che la avversavano.


Tra questi vi erano sicuramente il cardinale siciliano Mariano Rampolla del Tindaro, Segretario del S. Uffizio, che nell’ultimo conclave era stato a un passo dall’elezione al soglio pontificio, mons. Bistati e forse anche il segretario personale del Papa, mons. Giovanni Bressan. Alla studiosa nuoceva senza dubbio la sua passata militanza femminista, l’appoggio accordato alle rivendicazioni di parità tra i generi, le sue posizioni sulla morale sessuale376 e la sua partecipazione ad eventi quali il «Congresso Nazionale delle Donne Italiane», svoltosi a Roma nel tardo aprile del 1908, il cui palpabile pregiudizio anticlericale si era reso manifesto nella mozione che chiedeva la soppressione dell’insegnamento religioso nelle scuole.


La Montessori appariva, insomma, molto distante da quel modello di cristianesimo femminile, dedito alla filantropia e ossequioso delle indicazioni della gerarchia, qual era quello incarnato dalla contessa Elena Da Persico377, strenua avversaria delle rivendicazioni delle donne in campo sociale e politico e interessata, piuttosto, a guadagnarne il coinvolgimento nella lotta contro il Modernismo. Non minore diffidenza suscitavano in ampi settori della borghesia cattolica le nuove teorie pedagogiche, sommariamente accomunate a quelle suggestioni di ispirazione socialista e anarchica che puntavano sull’istruzione dell’infanzia proletaria in ordine alla costruzione di una cultura di classe da contrapporre a quella borghese378.

Si agitava, dunque, lo spettro di future tensioni prodotte dall’abbandono del tradizionale modello di educazione basato sulla disciplina, sullo spirito di sacrificio e sulla pacifica accettazione di un rigido impianto gerarchico posto a fondamento dell’ordine sociale. Erano questi, appunto, i valori inculcati a intere generazioni del ceto medio nei collegi della Compagnia di Gesù, la quale, non casualmente, era stata tra le prime voci critiche a levarsi contro il Metodo dalla tribuna della sua prestigiosa rivista379.


Di contro, subito dopo il suo arrivo in via Giusti, la Montessori aveva incassato il pubblico apprezzamento di p. Agostino Gemelli che alla reputazione di religioso esemplare univa le solide competenze dello scienziato. Egli aveva caldeggiato l’apertura di una Casa dei Bambini a Milano, si era attivamente adoperato perché ad assumerne la gestione fossero le F.M.M. e, infine, nell’aprile 1912, durante una conferenza tenuta nel capoluogo lombardo, aveva magnificato i «nuovi prodigi» del Metodo.


Questo endorsement aveva, però, provocato l’immediata reazione de «L’Unità Cattolica», e della «Sentinella Antimodernista», giornali integralisti considerati espressione ufficiosa del pensiero di Pio X, che dalle loro colonne avevano già avuto modo di attaccare duramente la scienziata380. Questa volta a essere chiamati in correità erano Gemelli e le Francescane Missionarie di Maria che si erano fatti garanti del sistema educativo montessoriano e ne avevano promosso la diffusione381. In maniera abbastanza esplicita la scienziata veniva accusata di modernismo382, biasimo in cui lo stesso Gemelli era incappato qualche anno prima in occasione della questione del polifilogenismo e della sua difesa delle idee posizioni evoluzioniste del gesuita austriaco p. Erich Wasmann. Quei fatti avevano allora prodotto un lungo e penoso strascico di polemiche.


È difficile non collegare alla viva preoccupazione di riaprire antiche e dolorose ferite il repentino inasprimento dei toni del frate, il quale in una lettera indirizzata nel settembre successivo a Marie de la Rédemption operava una vera e propria ritrattazione383. Affermava di avere solo tardivamente approfondito le premesse teoretiche della pedagogia montessoriana, di essersi con leggerezza fidato del giudizio di un suo collaboratore e di avere infine scoperto gli scritti della Dottoressa «insufficienti scientificamente e, oltre a ciò, dannosi per le persone di fede»384. Anticipava alla Generale la pubblicazione di un pamphlet di rilievi critici nei confronti del Metodo, temporaneamente differita per riguardo alla religiosa e ad alcune sue non meglio precisate considerazioni385. È plausibile che Marie de la Rédemption avesse espresso i suoi timori per il discredito che la Congregazione avrebbe subìto da una così clamorosa sconfessione e per l’imbarazzo che ulteriori polemiche avrebbero potuto crearle in Vaticano.


Intanto già durante il 1912 la Montessori non aveva prestato personalmente la sua opera nella scuola annessa al convento di S. Elena386, assorbita com’era dai crescenti impegni tra i quali il corso patrocinato dalla municipalità di Roma. Nel ’13 i contatti della scienziata con le Suore di via Giusti si allentano a tal punto che non viene ritenuto necessario informarla della chiusura dell’asilo sopraggiunta nel 1914, motivata con la requisizione dei locali per usi bellici. Le espressioni contenute in una lettera alla Generale non dissimulano i sentimenti di incredulità e di amarezza suscitati da quel gesto: «Quando sapemmo che l’Asilo di Via Giusti era chiuso, ci sentimmo colpite al cuore! Esso era il nostro appoggio e, in faccia al pubblico, il segno unico di pubblico amore e d’aperta approvazione della Chiesa […]. Quando sentimmo che senza una parola, senza un avviso era tutto scomparso, ci sentimmo smarrite»387. Ciò che queste parole esprimono è assai più del rincrescimento per un asilo chiuso, è il turbamento di un’intera comunità che vede la fine di un progetto in cui aveva fortemente creduto e che si sente di colpo privata della sua identità ecclesiale.

A questa e ad altre missive indirizzatele, Marie de la Rédemption opporrà d’ora in avanti un impenetrabile silenzio, lasciando senza risposta l’interrogativo più importante di tutta la storia: perché a un livello superiore si sia scelto di rinunciare all’opportunità di intestarsi la sensazionale “conversione” di una scienziata di fama internazionale. La risposta probabilmente va cercata al di là della figura della pedagogista e della storia personale e, quasi certamente, nel suo “Metodo dei bambini”. I fatti dimostrano che la Montessori avrebbe potuto essere integrata senza soverchie difficoltà nella compagine ecclesiale, ma non il suo Metodo, ormai troppo fortemente caratterizzato e troppo largamente diffuso per essere riformato. Per i suoi oppositori esso era il precipitato di ottimismo positivista, di kantismo, di velleitario auto-determinismo: di molti di quegli elementi, insomma, che avevano dato vita al pensiero modernista.

Maria Montessori, una storia attuale
Maria Montessori, una storia attuale
Grazia Honegger Fresco
La vita, il pensiero, le testimonianze.Una biografia giunta alla terza edizione che accoglie numerosi aggiornamenti, correzioni e nuovi capitoli, grazie anche all’importante apporto della pronipote Carolina Montessori. Maria Montessori fu certo una donna straordinaria, in grado di sucitare gli entusiasmi più accesi e le condanne più ostili.Ancora oggi il suo pensiero e le sue scoperte provocano reazioni contrastanti. La biografia Maria Montessori, una storia attuale esamina tutte le fasi della sua vita: dai primi anni della formazione, contraddistinti dal fatto di essere una delle prime donne medico in Italia, alla vicenda infelice della maternità celata. Dalle battaglie femministe, che radicano in lei una nuova sensibilità di giustizia sociale, alla dedizione verso i bambini meno fortunati, fino alla sua rivoluzionaria idea pedagogica, fondata sulla promozione delle competenze e della libertà del bambino, dall’infanzia all’adolescenza. Questa terza edizione di Grazia Honegger Fresco accoglie numerosi aggiornamenti, correzioni e nuovi capitoli, grazie anche all’importante apporto della pronipote Carolina Montessori. “Maria Montessori, una storia attuale” è la migliore biografia di Maria Montessori che conosco, certo in Italia, ma forse anche nel mondo, assolutamente dello stesso valore di quella storica di Rita Kramer. Grazia Honegger Fresco è una montessoriana nel cuore e nell’anima, dotata di una profonda conoscenza della vita e dell’opera di Maria Montessori, e il suo libro non è una scialba riproposizione di notizie già note, né un’agiografia. L’Autrice ha fatto ricerche molto approfondite in Italia e all’estero, consultando documenti originali e privati di Maria Montessori e della sua famiglia, e ascoltando coloro che hanno conosciuto Maria intimamente. Il risultato è questo capolavoro del tutto originale.Carolina Montessori Conosci l’autore Grazia Honegger Fresco (Roma, 6 Gennaio 1929 - Castellanza, 30 Settembre 2020), allieva di Maria Montessori, ha sperimentato a lungo la forza innovativa delle sue proposte nelle maternità, nei nidi, nelle Case dei Bambini e nelle Scuole elementari. Sulla base delle esperienze realizzate con i bambini e i loro genitori, ha dedicato molte delle sue energie alla formazione degli educatori in Italia e all'estero.È stata presidente del Centro Nascita Montessori di Roma dal 1981 al 2003 e ne è stata Presidente onorario. È stata consulente pedagogica di AMITE (Associazioni Montessori Italia Europa) e nel 2008 ha ricevuto il premio UNICEF-dalla parte dei bambini.Ha pubblicato numerosi testi di carattere divulgativo.