CAPITOLO IX

Educazione al vasino e rispetto per l'ambiente

I pannolini lavabili

Quali sono le motivazioni che spingono i genitori a togliere il pannolino ai loro bambini? A volte decidono di avviare questo percorso semplicemente perché si avvicina l’inizio della scuola materna oppure perché si sono superati i due anni ed è ora di iniziare; tuttavia molti genitori sono mossi dal desiderio di togliere il pannolino al bambino per motivi ecologici, oltre che per questioni educative.


Nei suoi primi tre anni di vita un bambino cambia in media oltre cinquemila pannolini usa e getta (valutando in media sei cambi al giorno fino al primo anno di vita, cinque cambi fino al secondo anno e tre fino al terzo anno), che si trasformeranno in una tonnellata di rifiuti non riciclabili4.


Per produrre i pannolini usa e getta vengono impiegati notevoli quantità di prodotti chimici come plastica, sbiancanti, ma anche acqua, energia e un’ingente quantità di cellulosa. È come dire che ogni bimbo contribuisce ad abbattere l’equivalente di una decina di alberi ad alto fusto. Infatti è stato calcolato che cinquecento pannolini corrispondano a un albero di medie dimensioni.


I pannolini monouso, a causa della loro particolare composizione e del contenuto di residui organici, rappresentano una delle tipologie di rifiuto più difficili da gestire e smaltire. Una volta finiti in discarica necessitano di circa 450 anni per decomporsi e possono essere causa di contaminazioni del suolo e delle falde acquifere5. Se invece finiscono in inceneritore, la combustione dei materiali sintetici di cui sono composti può dare origine a diossina6. A tutto questo si aggiungono i dati dell’inquinamento dovuto ai processi di produzione e al trasporto su TIR in giro per l’Europa.


Per questi motivi alcune mamme e papà sensibili si sono così informati sull’uso dei pannolini lavabili di stoffa e si sono trovati molto bene: permettono di risparmiare, la pelle del bambino è a contatto con la stoffa anziché con la plastica, sono pratici, ergonomici e sagomati come un usa e getta, si lavano e asciugano con facilità.


Ma quale tipo di pannolino è utile usare per agevolare l’educazione al vasino? Anche se la questione può essere discutibile poiché non è provato scientificamente che i lavabili anticipino la continenza sfinterica, le famiglie che hanno usato i pannolini lavabili sono concordi nell’affermare che il bambino con i pannolini di stoffa sia più facilitato nell’identificare l’asciutto e il bagnato e sia quindi più consapevole dei suoi bisogni.

I pannolini di stoffa hanno inoltre il pregio di essere amici dell’ambiente e della pelle, in quanto riducono il volume dei rifiuti e proteggono il bambino dagli arrossamenti che possono verificarsi con i tessuti poco traspiranti degli usa e getta7.


La spesa per i pannolini usa e getta è ingente, mentre se decidiamo di usare i pannolini di stoffa il costo iniziale ben presto verrà ammortizzato. L’Osservatorio di Federconsumatori segnala una spesa di 585-980 euro per i pannolini monouso nel primo anno di vita (da moltiplicare per almeno 2-3 anni), ai quali aggiungere 24-75 euro per prodotti destinati all’igiene, 34-98 per le creme varie e 65-142 in salviette8.


Per contro, per l’acquisto di un kit di venti pannolini lavabili, sei mutandine (due per taglia) più una scatola di veli raccogli feci (si trovano scatole con cento veli a cinque euro) si spenderebbe in tutto tra i 500 e i 650 euro, a seconda dei modelli e della marca scelta. Quindi più o meno un terzo rispetto alla spesa richiesta per i monouso. Considerando anche la spesa per i lavaggi, il costo dell’uso dei lavabili sarebbe tra i 500 e i 1100 euro9.


Se poi aggiungiamo che questi pannolini possono essere riutilizzati per altri figli a “costo zero” il risparmio aumenta. Se invece non servono più, invece di buttarli si possono donare ad associazioni, che li danno in beneficenza a mamme e bambini che ne hanno bisogno.


Ma sono davvero ecologici questi pannolini? Oppure sommando produzione e lavaggio alla fine inquinano quanto i pannolini monouso? La domanda è lecita, perché un genitore prima di affrontare un’ingente spesa e l’ulteriore compito del lavaggio vorrebbe essere sicuro che la sua scelta sia davvero ecocompatibile. La risposta non è semplice: per confrontare correttamente le due tipologie di pannolino e calcolare il loro impatto complessivo occorre considerare tutto il loro ciclo vitale, dalla coltivazione o estrazione delle materie prime, al loro trasporto dal luogo di produzione, alla lavorazione, al trasporto alla sede di distribuzione, all’utilizzo ed eventuale riutilizzo, fino alla dismissione. In pratica, occorre calcolare la loro LCA - Life Cycle Assessment.


A oggi due ricerche (una inglese, l’altra australiana) hanno cercato di calcolare in modo preciso l’LCA delle due tipologie di pannolini, tenendo conto delle variabili principali, che sono per esempio la frequenza dei cambi, l’età di spannolinamento, la temperatura di lavaggio, la classe energetica della lavatrice, l’asciugatura al sole o meccanica.


La ricerca inglese ha evidenziato che l’utilizzo di pannolini monouso per due anni e mezzo per un solo bambino corrisponde mediamente all’emissione di 550 chilogrammi di CO2. L’utilizzo di pannolini di stoffa lavati in condizioni standard, invece, corrisponde in media all’emissione di 570 chilogrammi di CO2, riducibili però del 40% (pari a 200 chilogrammi CO2) se i pannolini sono utilizzati in condizioni ottimali (lavaggio a bassa temperatura, asciugatura al sole, riutilizzo dei pannolini lavabili per un altro bambino).


La ricerca australiana ha evidenziato che per tutti i quattro parametri considerati, l’impatto ambientale dei lavabili è uguale o minore di quello dei monouso, assunto che il lavaggio del pannolino venga effettuato a medie temperature e con l’asciugatura al sole.


L’analisi approfondita dei due studi indica che l’impatto dei pannolini lavabili sul riscaldamento globale è comparabile a quello degli usa e getta; ma, a parità di emissioni di CO2, i lavabili contribuiscono in maniera incisiva alla riduzione di rifiuti solidi, che richiedono centinaia di anni di decomposizione10.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Bernardo ha usato i pannolini lavabili fin dalla nascita: questo significa che il cambio era più frequente rispetto agli usa e getta e noi genitori siamo stati molto più attenti ai suoi bisogni, ai suoi tempi, orari, modalità che coincidevano o meno con la poppata o la pappa. Questa attenzione, sembrerà strano ma è così, era mancata con i fratelli maggiori di Bernardo. Loro avevano i pannolini usa e getta che portano a trascurare il fatto che i bebè facciano pipì e popò, perché trattengono tutto anche per molte ore e i bisognini non sono prioritari finché non ti accorgi che il bambino è diventato grande e deve sbrigarsela da solo. Ma a quel punto spesso è troppo tardi e il bambino non risponde bene al cambiamento. Infatti la mia secondogenita, Emma, non volle togliere il pannolino fin quasi a tre anni; so che in questo ha giocato un ruolo anche il fatto che nell’estate in cui lei compiva due anni io ero stanca, perché a gennaio ero rientrata al lavoro e avevo ancora i bambini piccoli (tre e un anno e mezzo), perciò il menage famiglia/lavoro era abbastanza duro.

Silvia con Tommaso (8 anni), Emma (6 anni) e Bernardo (20 mesi)



Sono poche le mamme che, come me, pur andando al lavoro e affidando i loro figli a tagesmutter o nonni, hanno la perseveranza e la convinzione di usare e soprattutto far usare i pannolini lavabili, e d’altra parte il più delle volte chi usa i pannolini lavabili sono mamme che dedicano molto più tempo ai loro figli e hanno la possibilità di ascoltare e assecondare con più continuità i segnali che portano al passaggio al vasino e al water. Al nido i bimbi sono tanti e che usino i lavabili o gli usa e getta, spesso si va in bagno a orario e in gruppo e se il bimbo non ha già imparato a esprimere il bisogno di far pipì difficilmente si azzardano a lasciarlo senza pannolino! Figuratevi un bimbo più timido o molto preso dal gioco.

Stefania



Con il mio ometto, due anni appena compiuti, stiamo completando l’educazione al vasino.

Potentissimi alleati sono stati per me:

- l’estate;

- il giardino;

- i pannolini lavabili: il bimbo capiva quando “se la faceva addosso”, quindi è stato facilissimo educarlo al controllo degli sfinteri (nonostante un’operatrice del servizio pediatrico mi ripetesse che fino a tre anni i bambini non hanno il controllo degli sfinteri). Non solo: con la sua infinita sensibilità, aveva capito che per me lavare i pannolini era pesante, e soprattutto sottraevo tempo ai giochi con lui, quindi… mi ha dato una mano!;

- l’aiuto del papà, che dava il buon esempio al bambino andando in bagno insieme e insegnandogli a fare pipì in piedi.

Simona



Quando Giada aveva sui sei o sette mesi ho sentito parlare dei pannolini lavabili, ma avevo qualche perplessità, così ne ho parlato con la pediatra, una persona che sostiene molto le scelte naturali e che, avendo tre figli, ha esperienza anche come mamma. Lei stessa me li ha consigliati per molti motivi… così, ho comprato un bel misto di vari tipi e qualità per poter valutare i diversi modelli di pannolini. Mi sono trovata molto bene da subito.

Cinzia, mamma di Giada (35 mesi)



Con la mia bambina a maggio abbiamo avuto alcuni problemi con la pipì. Abbiamo trascorso due settimane a fare avanti e indietro dal pronto soccorso per svuotare la vescica in quanto riusciva a trattenere la pipì anche per 24 ore e così si temeva un’infezione alle vie urinarie. Le settimane passavano, ma il suo bruciore sembrava non passare, i pianti erano all’ordine del giorno ogni qual volta le veniva lo stimolo di urinare. Stick batteriologici, uroculture, cateteri, esami del sangue… e nessun esito. Dopo il terzo ingresso in pediatria mi hanno consigliato di iniziare l’antibiotico, con mio grande disappunto, ma non vedevo altre soluzioni… Il sangue mi si fece amaro quando una settimana dopo eravamo ancora nella stessa situazione. Le abbiamo tolto il pannolino e abbiamo cercato di spiegarle che quel BRUCIA BRUCIA se ne se sarebbe potuto andare facendo pipì e un po’ alla volta non lo avrebbe più sentito.


Sapevamo quanto insistere fosse controproducente nell’educazione al vasino, ma purtroppo in quelle condizioni è più facile a dirsi che a farsi, quindi eravamo sempre lì a scongiurarla di farla… Dopo due mesi arriva l’intuizione della pediatra: allergia ai tessuti del pannolino. Aveva il sedere tutto rosso e il prurito non le dava pace, riusciva a grattarsi da sopra a tutti gli indumenti fino a procurarsi il sangue…


Ora a distanza di un paio di mesi la nostra bimba usa il pannolino solo di notte e comunque alla mattina è sempre asciutta. Per le lunghe uscite, se le scappa e ce l’ha ancora addosso se lo toglie da sola e va di corsa a farla nel vasino, si pulisce con un “PETZO CATTA”, come dice lei, e versa il contenuto nel WC; dopodiché sale sullo sgabello per raggiungere il lavandino e sciacquarsi. Per la popò abbiamo ancora qualche disguido, ma sono sicura che dopo le vacanze avremo abbandonato il pannolino definitivamente.

Greta, mamma di Matilde (2 anni)



Riccardo è nato il 17 settembre 2008 e da novembre, appena raggiunti i 4 chilogrammi e mezzo abbiamo cominciato a usare i pannolini lavabili.

Mi è sembrata la scelta più naturale, per la salute di mio figlio e per favorire uno sviluppo armonico nella presa di coscienza del suo corpo e delle sue funzioni. Per scelta non ho usato altro. Solo pannolini lavabili, cambiati spesso. Verso febbraio 2010, a diciassette mesi circa, Riccardo ha cominciato a dirmi quando faceva cacca e pipì. Oggi, a quasi venticinque mesi, Riccardo è completamente senza pannolino e autonomo nella gestione degli stimoli.

Elena, mamma di Riccardo

Quale pannolino?

L’uso dei pannolini lavabili è molto aumentato rispetto ad alcuni anni fa per merito della maggiore informazione e degli incentivi offerti da alcuni comuni virtuosi, sensibili alle tematiche ambientali11. Si possono acquistare ormai anche nei grandi negozi per neonati e bambini, ma la loro grande diffusione è avvenuta soprattutto grazie alla vendita online: molti negozi virtuali italiani ed esteri offrono un vastissimo repertorio di modelli, marche e tipologie di tessuto tanto che un genitore potrebbe sentirsi disorientato di fronte all’enorme offerta. Ma vediamo insieme i principali modelli di pannolino e le loro caratteristiche, premettendo che tutti quanti sono sagomati ed ergonomici quanto un usa e getta, asciugano facilmente (soprattutto quei modelli in tessuto tecnico traspirante) e si differenziano di molto dai vecchi ciripà che utilizzavano le nostre nonne.


I pannolini “in due pezzi” sono composti da un pannolino di spugna o di cotone e da una mutandina esterna impermeabile in tessuto traspirante (per evitare le fuoriuscite di pipì). Essendo composti da due parti staccabili, asciugano e si lavano facilmente.


I pannolini tutto in uno, all in one, sono composti da un’unica parte che comprende l’interno in tessuto morbido, che può essere spugna oppure tessuto sintetico traspirante, e uno strato esterno impermeabile. Si mettono e si tolgono come un usa e getta, l’unica differenza è che dopo l’uso si buttano in lavatrice anziché nel bidone della spazzatura.


I prefold sono dei triangoli di stoffa che vanno piegati per adattarsi al corpo del bambino, vanno fissati con un gancetto e coperti da una mutandina impermeabile. Il loro vantaggio principale è quello di essere molto economici, pratici da usare e di facile asciugatura.


I pocket sono costituiti da un pannolino con imbottitura interna e mutandina esterna cuciti insieme. In più hanno una tasca in cui si possono infilare uno o più inserti a seconda della quantità di pipì prodotta.


I tessuti di cui sono composti i pannolini sono moltissimi: si va dal poliuretano della parte esterna impermeabile, al cotone sbiancato o grezzo, alla lana, al bambù. I genitori avranno l’imbarazzo della scelta: quelli più attenti all’ecologia opteranno per i materiali più naturali come la lana e il cotone; altri, più sensibili alla praticità, potranno scegliere i materiali tecnici più veloci nella fase di asciugatura.


I pannolini possono essere di varie taglie: piccole per neonati o più grandi per bambini più cresciuti. I più diffusi però sono quelli a taglia unica la cui lunghezza può essere regolata con dei pratici bottoncini che si adattano al peso e alla lunghezza del bambino. La scelta della taglia unica è ovviamente molto consigliata per il notevole risparmio economico.


Si possono poi acquistare a parte i veli raccoglipopò in materiale biodegradabile: sono l’unica parte monouso del pannolino lavabile, non sono indispensabili (come vedremo nel prossimo paragrafo), ma sono sicuramente utili e comodi.


Per chi non si sente pronto per i pannolini di stoffa esiste una possibilità intermedia: l’uso di pannolini normali “usa e getta” fabbricati con materbi (materiale termoplastico a base di amido di mais, biodegradabile e compostabile12) o in PLA13 (materiale anch’esso ricavato dagli amidi vegetali).

Come lavare i lavabili?

I pannolini di stoffa non hanno bisogno di molte cure: i materiali di cui sono costituiti sono adatti a essere lavati ad alte temperature, ma in genere anche un lavaggio in lavatrice a 40 gradi è sufficiente: i pannolini diventano puliti, la spesa di energia elettrica non sarà elevata e l’ambiente risulterà preservato.


Alcune mamme trovano utile mettere in lavatrice l’aceto al posto dell’ammorbidente, questa sostanza ha infatti un potere sia deodorante che ammorbidente. Un altro deodorante per pannolini molto usato è l’olio di tea tree.


L’ideale è l’asciugatura al sole poiché in questo modo scompariranno anche le macchie di feci, che altrimenti sarebbero difficili da pulire; le feci, infatti, contengono una sostanza, la bilirubina, responsabile del loro colore, che sporca i tessuti ed è difficile da smacchiare. Con l’asciugatura al sole però, le macchie scompaiono senza usare prodotti chimici o smacchiatori dannosi per l’ambiente e per la pelle del bambino. Ognuno troverà all’occorrenza la modalità di lavaggio che ritiene più adeguata. Alcune famiglie usano il percarbonato per assicurare maggiore pulizia e bianco ai pannolini.


Alcune mamme, pur usando i pannolini lavabili, cercano di mettere il bebè sul vasino o sul water al momento giusto in modo che riesca a fare la cacca fuori dal pannolino. In questo modo si evita di dovere usare i veli raccogli-popò.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Per la mia esperienza, il modo migliore di utilizzare i pannolini di stoffa senza avere il fastidio di smacchiare è far fare la cacca fuori dal pannolino. Sì, avete capito bene. Se fin dai primi giorni si asseconda la naturale predisposizione dei neonati a liberarsi al di fuori del pannolino (dando loro la possibilità di stare con le gambette rannicchiate al petto sopra il vasino o il water, come suggerisce la pratica dell’elimination communication), il bambino si abituerà a liberarsi sempre in questo modo e solo in casi eccezionali troverete la cacca nel pannolino.


Chiunque può capire quanto sia più piacevole e sano per un bambino non imbrattarsi, anche per un bebè che porta il pannolino usa e getta; e quanto più comodo sia per la mamma non dover pulire ogni volta la cacca dal culetto e dai pannolini14.



Tommaso ha diciotto mesi e usiamo i pannolini lavabili da quando gli è caduto il cordone ombelicale, per cui praticamente da quando è nato.

Verso gli otto mesi, quando mi accorgevo che stava spingendo per fare la cacca, lo portavo a farla sul water, dicendogli “dài Tommaso, che andiamo a fare la cacca nel gabinetto”. Non è mai accaduto che si bloccasse se lo interrompevo e così gli toglievo il pannolino, poi ci mettevamo insieme sul water, la sua schiena appoggiata alla mia pancia e con le mani lo tenevo sotto alle ginocchia, con le gambine piegate sul ventre per aiutarlo ad evacuare. Poi abbiamo preso l’abitudine di metterlo sul gabinetto a ogni cambio pannolino, a volte faceva qualcosa a volte niente.

Una mamma



Come organizzarsi con i pannolini di stoffa…


La nostra decisione di usare i pannolini lavabili risale a molto prima che il nostro bambino nascesse. Ne avevamo sentito parlare leggendo di buone pratiche riguardo a decrescita, ecologia e comuni virtuosi che addirittura ne promuovono l’utilizzo regalando kit di prova ai nuovi nati. Le ragioni per preferire i pannolini lavabili a quelli usa e getta erano di natura sia ecologica che economica.


Più raccoglievamo informazioni più scoprivamo innumerevoli altri vantaggi anche a livello igienico/sanitario e psicologico. Certo ci sono anche i contro, ma eravamo convinti e motivati, perlomeno a provarci.


L’aspetto principale che scoraggia di più è il fatto che si debbano lavare e non sia quindi sufficiente sfilarli al bimbo e gettarli nel cestino turandosi il naso.


Questo richiede indubbiamente un po’ più di tempo e di buona volontà ma riteniamo che sia sufficiente un po’ di sana organizzazione domestica. Abbiamo iniziato facendo in anticipo un bell’ordine in internet di pannolini lavabili, optando per un mix delle varie soluzioni (prefold, gancetti, all in one, pocket), in modo da poterli provare tutti, scoprire quale modello fosse più comodo nelle varie situazioni (in casa, fuori casa, in inverno o in estate) e quale potesse essere più assorbente o traspirante.


Poi abbiamo organizzato il bagno, dove abbiamo il fasciatoio, posizionando sotto il lavello due bidoncini e un piccolo cestino, tutti con il loro coperchio per evitare cattivi odori: il cestino per buttare i foglietti raccogli-pupù, un bidoncino per metterci i pannolini in ammollo e un altro per quelli in attesa di finire in lavatrice.


Pronti all’uso invece spazzola di plastica per strofinare, sapone di Marsiglia per lavare via subito eventuali macchie evidenti e del bicarbonato per l’ammollo. Sul fasciatoio, una bella pila di pannolini già ripiegati (in caso di prefold) o già pronti (all in one e pocket). In pratica la sequenza di cambio differisce di pochissimo da quella classica. Al posto di gettare il pannolino chiuso nel cestino, lo si getta nel bidoncino dell’ammollo, oppure, in caso di cacca, si separa il foglio raccogli-pupù dal pannolino e al pannolino si dà una sciacquata e una strofinata (questo può avvenire in un secondo momento, magari quando il piccolo è tranquillo e pulito).


Fuori casa può sembrare un po’ più complicato perché poi non possiamo buttare il pannolino e i pannolini ecologici vanno cambiati un po’ più di frequente. Noi abbiamo risolto con un paio di buste di plastica spessa a chiusura sigillata, una dentro l’altra, sufficienti per evitare perdite e fuoriuscite di odori da zaini o borse15.

I pannolini lavabili fuori casa e al nido

Molte famiglie che hanno deciso di usare i pannolini lavabili si sono informate preventivamente sul modello più adatto al loro bambino e al loro stile di vita.


Molto spesso però l’uso dei pannolini lavabili rimane confinato all’ambito familiare: se per esempio il bambino viene affidato ai nonni, i lavabili vengono sostituiti dagli usa e getta per non lasciare un’incombenza in più a chi si occupa del piccino.


Al momento attuale, anche gli asili nido difficilmente accettano l’uso dei lavabili, adducendo solitamente questioni igieniche.


L’ostacolo però non è insormontabile. In alcuni nidi, dopo avere consultato l’azienda sanitaria locale, si è giunti a stilare un protocollo d’intesa per un corretto uso dei lavabili anche in comunità promiscue in cui convivono tanti bambini. Il protocollo prevede che i genitori mettano a disposizione del nido un bidoncino in plastica dura, non trasparente, lavabile, chiuso con coperchio, di circa 50 centimetri di altezza e 40 centimetri di diametro che verrà tenuto al di fuori dei locali dove soggiornano i bambini. I pannolini sporchi verranno messi nel bidoncino in sacchetti in plastica chiusi e prelevati ogni giorno dai genitori; inoltre verranno messi a disposizione sempre dai genitori cinque pannolini puliti al giorno. Il personale del nido si prenderà cura di disinfettare il bidoncino ogni giorno16.


Abito a Roma e il mio bambino frequenta un asilo nido comunale. Già dall’anno scorso ho usato per lui i pannolini lavabili anche al nido. C’è da dire che la cosa è possibile grazie alla collaborazione fattiva delle educatrici; sono stata fortunata e ho trovato delle maestre sensibili al tema. Del resto non è così complicato: la mattina porto in una sacca i pannolini puliti (di solito tre) più la sacca portapannolini bagnati, e il pomeriggio mi riporto via il tutto. Se eccezionalmente il bambino si sporca di più utilizzano un usa e getta (l’eccezione è prevista!).

Paola, mamma di Claudia

Lavare in modo ecologico

Durante l’educazione al vasino capiterà spesso di trovarsi a pulire occasionali “incidenti” sul pavimento, sedie o altro, oppure a smacchiare i pannolini lavabili chiedendoci quale sia il prodotto più ecologico. Non serve ricorrere a prodotti aggressivi; si possono usare sostanze semplici e di uso comune, biodegradabili, che rispettano la salute del bambino e nello stesso tempo l’ambiente.


L’aceto per esempio è una combinazione di sostanze tra le quali l’acido acetico, che gli conferisce il caratteristico odore. Quest’ultimo per le sue proprietà chimiche si rivela un ottimo detergente; inoltre, essendo a pH acido, scioglie il calcare e possiede quindi un’ampia varietà di usi per le pulizie domestiche. È economico, biodegradabile, commestibile e ha un’azione deodorante. Un’abitudine altrettanto economica e pratica è quella di tenere sempre a portata di mano uno spruzzatore, anche riciclato da una vecchia confezione di detergente, con una soluzione di acqua e aceto in diluizione al 20% o 30% o 40%17 per lavare il pavimento e togliere i cattivi odori durate l’educazione al vasino.


Sarebbe meglio evitare il più possibile i prodotti usa e getta, come la carta a rotolo a uso cucina, le salviettine inumidite o i tovaglioli e i fazzoletti monouso; se i genitori usano i pannolini di stoffa per non incidere sul bilancio ambientale del pianeta, non faticheranno a eliminare ben presto anche molti di questi prodotti usa e getta. Semplici asciugamani di spugna o straccetti lavabili e riutilizzabili possono tranquillamente sostituire le onnipresenti salviettine per il cambio del bambino o i rotoli usa e getta per asciugare le pozzette; se pur più comode e pratiche, le salviettine profumate spesso contengono prodotti chimici che possono irritare la pelle nel lungo o breve periodo.

Oltre all’aceto ci sono altre sostanze naturali che possono aiutare nella pulizia della casa dove vive una famiglia con bambini, soprattutto se piccolissimi o in fase di educazione al vasino, dove capita di avere grandi quantità di biancheria da lavare o pavimenti da risciacquare. Questi sali sono il bicarbonato e il percarbonato18.


Il bicarbonato è di facile reperibilità e si trova in polvere in tutti i supermercati; è economico, commestibile e altamente versatile, neutralizza e previene gli odori, impedisce la formazioni di muffe e funghi e la proliferazione di batteri che vivono in un ambiente neutro e acido.


Per quanto riguarda la pulizia di un bambino piccolo, il bicarbonato può essere usato per lavare gli indumenti e i pannolini di stoffa (a mano e in lavatrice), perché elimina quegli odori che non scomparirebbero con un lavaggio a basse temperature (necessario nel caso di fibre delicate o colori poco resistenti). Le dosi sono: un cucchiaio raso se aggiunto al detersivo, un cucchiaio colmo se si usa da solo nella vaschetta del detersivo o nella pallina dosatrice.


Si può tenere pronto all’uso uno spruzzatore di bicarbonato sciolto nell’acqua. Le dosi da rispettare sono 96 grammi per litro. Il bicarbonato va usato in acqua fredda o tiepida, se la temperatura fosse più elevata di 40 gradi si trasformerebbe in carbonato-soda e diventerebbe troppo aggressivo. Lo spruzzatore di acqua e bicarbonato può essere usato per lavare lavello e sanitari, avendo cura di risciacquare sempre. Essendo commestibile, il bicarbonato è indicato nel caso in cui ci fossero bambini che usano il bagno: portandosi spesso le mani alla bocca, questi potrebbero inavvertitamente ingerire residui di detersivi pericolosi per la salute.


Il percarbonato è uno sbiancante per il bucato, che si può usare in alternativa ai normali detersivi a base di cloro e boro, che sono inquinanti. In lavatrice il percarbonato si può usare come prelavaggio (quindi da solo), oppure aggiungere al normale detersivo; dovrete controllare se il detersivo che usate non lo contenga già, perché in questo caso l’uso del percarbonato sarebbe superfluo.


Non è facile reperire il percarbonato poiché di solito è addizionato ad altri elementi per la sua instabilità e spesso l’etichetta non indica il contenuto in modo preciso; si consiglia di cercarlo nei negozi di biologico o in internet. La dicitura internazionale è Sodium Carbonate Peroxide.


Per il lavaggio in lavatrice con il percarbonato bisognerà regolare la temperatura sui 50 gradi e usarlo da solo come prelavaggio (un cucchiaio da tavola raso nella vaschetta del prelavaggio e il detersivo nella vaschetta del lavaggio), oppure nel lavaggio aggiungendone un cucchiaio da tavola raso al normale detersivo nella vaschetta principale, tenendo presente che è compatibile con altri additivi anticalcare.

I detergenti per bambini

Gli elementi che compongono i detergenti per i bambini possono irritare la loro pelle delicata; potremmo trovare delle sorprese anche nei prodotti acquistati nei negozi di biologico oppure in erboristeria.


Addentrarsi nei meandri dei componenti tossici dei prodotti per l’igiene personale sarebbe lungo ed esula da questo contesto, vediamo però alcune osservazioni. I genitori, nell’igiene del loro bambino, dovrebbero tenere presente che il loro piccolo non è come un adulto: la sua pelle è più sensibile e meno grassa, e di conseguenza gli additivi potenzialmente tossici non dovrebbero essere presenti nei prodotti per la loro igiene.


Purtroppo però in questi ultimi decenni il concetto di igiene si è trasformato, e se all’inizio del secolo la mortalità era dovuta alla scarse condizioni di igiene, oggi si è giunti alla situazione opposta. Non che si muoia di troppa igiene, ma la nostra pelle soffre e le allergie sono aumentate.


Gli elementi dannosi per l’igiene contenuti nei detergenti per bambini sono davvero tanti: gli ftalati negli shampoo, la paraffina negli oli per bambini, i profumi in generale.

Secondo una recente ricerca19, nell’acqua del bagnetto sono state individuate concentrazioni molto alte di alcuni elementi potenzialmente nocivi per la salute di adulti e bambini tra cui, per esempio, cumarina e linalolo. Il linalolo, in particolare, sarebbe pericoloso per sospette interferenze con i meccanismi della memoria. Da un rapido confronto di prodotti per l’igiene personale, questi due elementi non solo sono presenti in molti prodotti per bambini che si trovano sugli scaffali dei supermercati, ma anche in molte linee biologiche dedicate proprio ai più piccoli.


Nel bagnetto dei nostri bambini occorre quindi usare il buon senso: la pelle del bambino non è sporca; nell’igiene di tutti i giorni, che è molto importante, possiamo privilegiare l’azione naturalmente detergente e disinfettante dell’acqua del rubinetto, anche per l’igiene intima.


Senza dubbio la pelle profumata dà una piacevole sensazione all’olfatto, ma va ricordato che i profumi contenuti nei detergenti sono i maggiori responsabili delle principali allergie cutanee. È l’assenza di cattivi odori che dev’essere considerata indice di pulizia. Se proprio vogliamo sentire la pelle del nostro bambino profumata, controlliamo bene la lista degli ingredienti prima di scegliere un prodotto.


Dal 2005 è entrato in vigore il regolamento europeo che prevede l’obbligo da parte del produttore di indicare in etichetta gli ingredienti in percentuale in termini di peso. In internet deve essere reperibile la scheda tecnica completa, indicante in ordine decrescente di concentrazione tutti gli ingredienti del detergente in questione, con nomenclatura INCI20.


Per la pelle del bambino i detergenti sono da usare davvero con parsimonia, se proprio vogliamo usare il sapone possiamo utilizzare il sapone di Marsiglia; la sua composizione originale è basata su materie prime naturali, ossia gli olii vegetali, per questo è un prodotto delicato sulla pelle e un ottimo modo per limitare l’inquinamento delle acque e ridurre gli imballaggi.


Non sempre però si trovano in commercio dei saponi di Marsiglia di buona qualità e soprattutto non tutti sono uguali: i saponi per il bucato in vendita nei supermercati, per esempio, sono spesso costituiti di materie prime non di origine vegetale, ma animale, e gli additivi che si trovano all’interno potrebbero essere potenzialmente pericolosi se messi a contatto con la pelle del bambino o dell’adulto. Per l’acquisto è preferibile orientarsi sui prodotti biologici, ma anche in questi casi occorre guardare bene l’etichetta e privilegiare i prodotti con la lista degli ingredienti più breve, eviterete così di utilizzare un sapone con eccipienti che potrebbero essere dannosi. Tenete presente inoltre che se nella lista degli ingredienti compare la scritta “profumo” quasi sempre di tratta di elementi di origine sintetica potenzialmente pericolosi21.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Quando nacque la mia bambina, pensai che mi sarei occupata di lei in modo responsabile non solo riguardo ai principi della sua educazione, ma anche riguardo alle implicazioni etiche e ambientali del mio stile educativo. Volevo che quest’ultimo rispecchiasse le scelte che finora avevo fatto nei confronti del rispetto per l’ambiente.


Come genitori abbiamo il dovere di vivere in questo mondo in modo responsabile pensando sempre a come lasceremo la natura che ci circonda alle generazioni future.


Già in gravidanza avevo iniziato a chiedermi quale tipo di pannolini usare per lei. È risaputo che i pannolini usa e getta contengono dei materiali super assorbenti praticamente indistruttibili e sono una vera tragedia ambientale. Avevo iniziato quindi a informarmi sull’uso dei pannolini lavabili. Guardando i cataloghi di cose ecologiche però le informazioni erano davvero confuse, e poi che prezzi! Nessuna mamma di mia conoscenza usava i pannolini lavabili, per cui decisi di rimandare tutto a un altro momento. Ero convinta che con il mio primo bambino avrei curato prima di tutto l’aspetto relazionale e il modo in cui l’avrei nutrito, diedi quindi priorità a queste cose e mi ripromisi di ritornare a occuparmi della questione pannolini una volta instaurato un buon legame con la mia neonata.


Anche se non sopportavo l’idea di vedere pile di pannolini stipati nel sacco della raccolta differenziata, continuai per un periodo a usare gli usa e getta. Un giorno però mi capitò di leggere un libro che parlava di igiene naturale del bambino o Elimination Communication. Era davvero interessante e fu una vera rivelazione scoprire le possibilità di comunicazione tra me e la mia bambina da questo punto di vista. Già dalla nascita si poteva iniziare a stabilire un dialogo con il bambino sul controllo sfinterico: non con le parole, ma con i gesti, con la routine data dalle abitudini quotidiane, con i segnali inviati dal bambino e con le intuizioni e la capacità di ascolto dei genitori.


Fin dal quinto mese, al mattino, se la prendevo in braccio e la sostenevo sotto le ginocchia sopra il WC lei faceva subito i suoi bisognini, precisa come un orologio. Com’era possibile? Evidentemente aveva capito che quello era un buon momento per farla, e anche se si fosse trattato solo di un riflesso condizionato, qualcosa era successo… stava imparando una cosa importantissima: che i bisogni si possono fare senza il pannolino e nello stesso posto dove li fanno mamma e papà.


I bambini hanno delle competenze comunicative molto superiori a quelle che noi crediamo. Appena nascono possiedono una capacità di interazione con l’ambiente circostante davvero incredibile, ma molto spesso tutto questo rimane latente o non viene notato dagli adulti.


Per quanto riguarda l’educazione sfinterica, una capacità matura di decidere quando andare da soli in bagno con le proprie gambe o la capacità di comunicare il momento in cui fare i bisogni viene raggiunta a partire dai 18/24 mesi circa. Prima di questa età esiste nel bambino una competenza in divenire di trattenere feci e urina. Non si tratta di un meccanismo completamente pronto, perché il bambino ancora non ha raggiunto la capacità linguistica e la maturazione psicologica ed emotiva di attendere e decidere in autonomia il momento giusto per fare i suoi bisogni. Però queste competenze esistono già, e allora perché non iniziare già a prendere confidenza con questa capacità anche se non è ancora completamente sviluppata?


Si tratta di una linea di continuità, il bambino non impara da un giorno all’altro a essere indipendente dal punto di vista sfinterico. Non facciamo lo stesso con il linguaggio? Parliamo con il bambino anche quando sa dire solo alcune sillabe oppure ci rivolgiamo a lui solo quando sa pronunciare una frase compiuta, densa di significato?


In seguito poi non riuscii ad applicare totalmente l’Elimination Communication: le esigenze lavorative e gli impegni extrafamiliari non mi permisero di condividere questo approccio con chi si prese cura della mia bambina e inoltre in alcuni periodi la necessità di asciugare le pozzette a terra mi rendeva la vita difficile e mi sembrava che togliesse del tempo per fare altre cose con lei. Credo che sia un approccio molto valido, ma molto spesso di difficile applicazione per un genitore moderno che affronta una vita frenetica fuori casa e solo in rari casi ha la possibilità di dedicarsi completamente alla cura del suo bambino. Molto spesso nonni, baby sitter e nidi non sono in grado di condividere e applicare questo approccio.


Personalmente io continuai però a mettere la mia bambina sul vasino o sul water e a comunicare con lei riguardo al controllo sfinterico, cercando di focalizzare la sua attenzione di tanto in tanto su questo aspetto. Continuai a usare i pannolini, questa volta di stoffa, perché nel frattempo avevo trovato una comunità di mamme con cui condividere questa esperienza scambiando consigli, pareri, suggerimenti sul loro utilizzo, sul loro lavaggio, sulla possibilità di acquistarli e venderli usati.

Francesca, mamma di Ester (19 mesi)

Via il pannolino!
Via il pannolino!
Elena Dal Prà
Come dare l’addio al pannolino in una prospettiva educativa, etica ed ecologica.Suggerimenti e consigli pratici per togliere il pannolino, affrontando il percorso dello spannolinamento in modo sereno e senza forzature. Togliere il pannolino è una delle fasi più importanti nel percorso di crescita del bambino. Il percorso di apprendimento è duplice: non si tratta solo di imparare a usare il vasino, ma anche di abbandonare l’uso del pannolino.Via il pannolino! illustra quale sia il percorso più semplice e piacevole per togliere il pannolino , senza che vengano a generarsi forzature e conflitti, ma tenendo presente che non esistono ricette precostituite e che, anzi, molto dipende dal temperamento del bimbo e dall’effettiva disponibilità del genitore.Nel suo libro, Elena Dal Prà sfata così i miti più comuni sull’educazione all’uso del vasino, sull’enuresi e sull’età in cui dovrebbe iniziare il processo di “spannolinamento”, e prende in considerazione i diversi approcci esistenti, alla luce delle più recenti ricerche scientifiche e con la consapevolezza di come questo particolare momento della crescita rappresenti una pietra miliare nella maturazione fisica e psicologica del bambino, nonché uno dei primi passi che conducono alla sua autonomia, il tutto in un’ottica educativa, etica ed ecologica.Il volume è arricchito da numerose testimonianze di mamme e papà che hanno voluto condividere le loro esperienze per aiutare gli altri genitori che sono alla ricerca di consigli e suggerimenti e che desiderano informarsi per poter affrontare questo percorso in modo sereno, aiutando il bambino a leggere i segnali del proprio corpo. Conosci l’autore Elena Dal Prà è pedagogista e insegnante di massaggio infantile, approfondisce tematiche legate all’allattamento, alla crescita dei bambini, alla disciplina dolce e in particolare alle questioni educative e ambientali relative allo svezzamento da pannolino.Dal 2005 svolge attività di consulenza per enti pubblici e associazioni per il sostegno della donna, madre e lavoratrice. Scrive per il web aggiornando siti dedicati alla genitorialità e moderando forum di discussione.